“La nostra quota è del 15%”: il figlio del “signore delle fritture” De Luca affonda nello scandalo appalti rifiuti. Ma per i Tg la notizia è che una decina di grillini non RESTITUISCONO, parte del LORO stipendio…

 

De Luca

 

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“La nostra quota è del 15%”: il figlio del “signore delle fritture” De Luca affonda nello scandalo appalti rifiuti. Ma per i Tg la notizia è che una decina di grillini non RESTITUISCONO, parte del LORO stipendio…

“La nostra quota è del 15%”: il figlio di Vincenzo de Luca nello scandalo appalti rifiuti
Nunzio Perrella, ex boss della Camorra, per anni ha gestito il traffico dei rifiuti in tutta Italia. Dopo 21 anni passati agli arresti domiciliari, è tornato ad essere un cittadino libero, e ha proposto allo Stato di infiltrarsi di nuovo nell’ambiente, scegliendo poi Fanpage.it per mostrare il diffuso sistema delle mazzette ai politici negli appalti per la gestione dell’immondizia e mettendo a rischio la sua incolumità e quella dei suoi familiari.

Ecco le immagini raccolte per sei lunghi mesi di indagine sul ciclo dei rifiuti, da cui è scaturita l’inchiesta della Procura di Napoli che vede iscritti nel registro degli indagati, tra gli altri, Luciano Passariello,  consigliere regionale e candidato alla Camera per Fratelli d’Italia, e Roberto De Luca, secondogenito di Vicenzo, governatore della Regione Campania, oltre che assessore al Bilancio al Comune di Salerno.

Nella seconda puntata l’incontro con il figlio della governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, Roberto, attualmente assessore al bilancio al comune di Salerno che si siede con il nostro intermediario a parlare dello smaltimento delle ecoballe della regione.

 

QUI il video integrale

…ovviamente non ci perderemo le prossime puntate…

tratto da: https://youmedia.fanpage.it/video/aa/Wofx8uSwwSUBUYIW

 

Salvini dice di “adorare le canzoni di De André”, ma non c’è canzone di De André che non sputi su Salvini e sui suoi pensieri!

De André

 

 

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Salvini dice di “adorare le canzoni di De André”, ma non c’è canzone di De André che non sputi su Salvini e sui suoi pensieri!

 

Salvini dice di “adorare le canzoni di De André”, ma non c’è canzone di De André che non sputi su Salvini e sui suoi pensieri!

Salvini ringrazi Iddio che De André è morto… Sai quanti calci in culo gli avrebbe dato volentieri…

…………

Anarchico, ha cantato le vite degli zingari, dei profughi, dei colonizzati, degli eretici, dei marginali. Ha cantato il disprezzo per le guardie, per manettari e delatori, per la piccola borghesia che ha il culto dei cazzi propri. Ha persino fatto in tempo ad aiutare le famiglie di migranti che occupavano in via Altura. Senza averci capito una parola, Salvini dice di «adorare le canzoni di De André», ma non c’è canzone di De André che non sputi su Salvini.

da: https://www.trendsmap.com/twitter/tweet/951367166733045761

Salvini: «Grande, unico De André». Ma sui social: «Le sue canzoni contro la tua politica»
Dal Corriere della sera:

Il leader della Lega Nord: «Grande Fabrizio, dico grazie alla Rai». Ma in Rete gli rispondono: «Ignorante, tutta l’opera di De André è contro di te»

«Grande, unico Fabrizio. Per una volta dico grazie alla Rai». Un messaggio pubblicato su Facebook per esprimere tutto il suo apprezzamento per la fiction su Fabrizio De André «Principe Libero». Firmato da Matteo Salvini, che rivela di essere grande fan di De André. Peccato che questo scateni la polemica in Rete.

È bastato un messaggio di poche righe su Twitter e Facebook, per dire di aver apprezzato la fiction andata in onda sulla Rai, e subito sono arrivati i commenti polemici. «Ignorante e incoerente, l’intera sua opera è contro di te» gli scrivono. «L’opera di De André è una dichiarazione d’amore per gli ultimi, gli emarginati e le vittime di ingiustizia sociale. Chi ascolta e comprende De André non può che ritenere Salvini un avversario politico». E ancora, c’è chi gli scrive: «Non sei degno neanche di pronunciare quel nome, tu sputi continuamente sopra i valori contenuti nelle sue canzoni». «Se Faber fosse vivo – scrive un altro – le direbbe che lei è un misto di ignoranza e incoerenza». «L’arte è di tutti – si legge ancora fra i commenti – ma se De André fosse vivo si vergognerebbe di averti come suo fan».

Da: http://www.corriere.it/cronache/18_febbraio_14/matteo-salvini-loda-fiction-de-andre-ma-social-scoppia-polemica-db5bf488-1178-11e8-9c04-ff19f6223df1.shtml

Per rinfrescarVi la memoria – La parassita PD-Renziana da 20 mila euro al mese prende una multa? Va dal capo e gli dice: “Caro, ho preso questa multa. Vorrai mica che la paghi io? …Mettila tu nelle spese del gruppo”!! …E QUESTI FANNO LA MORALE AI CINQUESTELLE!

 

Renziana

 

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Per rinfrescarVi la memoria – La parassita PD-Renziana da 20 mila euro al mese prende una multa? Va dal capo e gli dice: “Caro, ho preso questa multa. Vorrai mica che la paghi io? …Mettila tu nelle spese del gruppo”!! …E QUESTI FANNO LA MORALE AI CINQUESTELLE!

 

La parassita PD da 20 mila euro prende una multa? Ecco cosa fa per farsela pagare. In una nazione civile sarebbe cacciata.
CARO, MI FAI RIMBORSARE LA MULTA? ECCO LA BRAGANTINI, RENZIANA DOC
“Caro, ho preso questa multa. Vorrai mica che la paghi io? Mettila tu nelle spese del gruppo alla Regione Piemonte e me la fai rimborsare”. E così il compagno dell’epoca, Andrea Stara, consigliere della Regione Piemonte del gruppo Insieme per Bresso, fece rimborsare con un trucco la multa a Paola Bragantini, attuale deputata del Pd e renziana di complemento visto che faceva parte della corrente di Dario Franceschini. L’episodio è venuto fuori in tribunale a Torino questa settimana, durante un’udienza del processo sulla rimborsopoli della Regione Piemonte. La Bragantini non risulta indagata per questo falso rimborso.Da quindici giorni circa però la parlamentare del Pd è indagata per truffa in un altro procedimento piemontese. La procura ha infatti scoperto che da presidente della V Circoscrizione di Torino (incarico ricoperto fino al 2013, quando divenne imputata) la Bragantini insieme ad altri del Pd si segnavano presenti a riunioni di giunta o di consiglio anche quando erano a centinaia o migliaia di km di distanza (alcuni addirittura in viaggio a Cuba). I verbali risultavano quindi falsificati, talvolta per prendere gettoni di presenza aggiuntivi, in altri casi per evitare decurtazioni dal fisso mensile. Ma la Bragantini naturalmente può fare quello che vuole nel Pd di Matteo Renzi inflessibile con tutti gli altri, ma tenerissimo con i suoi cari.
FONTE: 
http://bandabassotti.myblog.it/2017/04/16/per-rinfrescarvi-la-memoriax/
LEGGI QUI LA NOTIZIA:
http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/03/21/news/rimborsopoli_quando_stara_pago_la_multa_della_compagna_segretaria_pd-110112563/
http://www.liberoquotidiano.it/news/l-imbeccata/11769821/Caro–mi-fai-rimborsare-la.html

“Buffone, via dal meridione” … La calorosa accoglienza riservata a Salvini da Reggio Calabria

 

Salvini

 

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Buffone, via dal meridione” … La calorosa accoglienza riservata a Salvini da Reggio Calabria

 

Reggio Calabria, comizio blindato per Salvini tra ultradestra e scopellitiani. Fuori le contestazioni: “Buffone, via dal meridione”

Buffone, via dal meridione”. “Qui non lo vogliamo. Non c’è spazio per lui e per chi si candida con lui”. Sulle note di “Bella ciao” ieri Matteo Salvini è stato contestato a Reggio Calabria dove ha tenuto un comizio con gli altri candidati della Lega. Al cinema, dove è stato organizzato l’incontro, sono accorsi tutti i sostenitori dell’ex governatore Giuseppe Scopelliti, che è riuscito a fare inserire in lista anche il suo ex assessore Tilde Minasi.

Prima con An poi con il Pdl e oggi con il Movimento Nazionale per la Sovranità, Minasi oggi ha scoperto che “la Lega è l’unico partito che non inciucia”. In platea c’erano i nostalgici degli anni settanta, quelli della rivolta di Reggio, i “boia chi molla” che “per rispetto di Peppe Scopelliti” sono andati ad applaudire Matteo Salvini. Non prima però di aver minacciato alcuni giornalisti locali che dovevano intervistare il leader della Lega.

La convention è stata blindata dalle forze dell’ordine in assetto antisommossa che hanno impedito ai contestatori di avvicinarsi al cinema. “Salvini – dice un ragazzo – ha sputato sangue sul Sud Italia e soprattutto su noi calabresi. Non basta cancellare il nome Nord. Volevano la secessione”.

“Con quale faccia – aggiunge un signore – se ne viene qua a chiedere i voti? I coglioni e i lecchini lo voteranno. Nessuno dica che a Reggio il voto è libero”. “Parlo con la gente che è dentro il teatro. Ormai la Calabria è a Milano” ha precisato Salvini che, alla domanda su Belsito, preferisce la claque dei “boia chi molla”

 

fonte e video:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/15/reggio-calabria-comizio-blindato-per-salvini-tra-ultradestra-e-scopellitiani-fuori-le-contestazioni-buffone-via-dal-meridione/4162056/

Roberto Saviano sul Guardian: “Il fascismo è tornato, e sta paralizzando l’Italia”

 

Roberto Saviano

 

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Roberto Saviano sul Guardian: “Il fascismo è tornato, e sta paralizzando l’Italia”

Il quotidiano britannico pubblica un editoriale dello scrittore: “I partiti italiani hanno paura di perdere i voti degli xenofobi”. Macerata, l’omicidio di Pamela Mastropietro, ma anche il silenzio stampa: “Perché i media hanno difficoltà a definire ciò che succede come un attacco terroristico di ispirazione fascista?”

Il fascismo è tornato in Italia, e sta paralizzando il sistema politico. Con il suo stile conciso che non lascia spazio a frasi fatte, titola così il britannico The Guardian l’articolo pubblicato oggi di Roberto Saviano.

“Partiti di destra e di sinistra stanno spingendo le persone a non parlare di un incidente in cui sono stati feriti a colpi di arma da fuoco sei immigrati. Hanno paura di alienarsi un elettorato in aumento e sempre più xenofobo”. Subito dopo, la foto dell’arresto di Luca Traini, Macerata, 3 febbraio.

Guardarsi da fuori è come sentir leggere un libro che si pensa di conoscere. Diverso. Saviano parte dai fatti, li racconta in poche righe. “Macerata, una cittadina della provincia dell’Italia centrale”, i colpi sparati “da una Alfa Romeo nera” in movimento. Su Facebook, il sindaco che chiede ai cittadini di restare al riparo, in casa perché “un uomo armato sta sparando”. Poi un accenno alla puntata precedente.

“Un paio di giorni prima a Macerata, il cadavere, tagliato a pezzi, di una giovane donna, Pamela Mastropietro, trovato in una valigia e uno spacciatore nigeriano, Innocent Oseghale, arrestato per omicidio”. Premessa fatta, si torna a Traini. Preso dai carabinieri ancora avvolto nel tricolore italiano. “Sparare agli immigrati, il saluto fascista, il tricolore, cos’altro serve per chiamare ciò che è successo con il suo vero nome?” chiede Saviano.

Il suo stupore è rivolto ai media che non hanno il coraggio di usare la parola fascismo. “Perché i media italiani hanno tanta difficoltà a definire quello che è successo come un attacco terroristico di ispirazione fascista? Mi venne subito in mente un tweet che Matteo Salvini, il leader della Lega Nord, il partito xenofobo alleato di Silvio Berlusconi alle prossime elezioni, aveva postato due giorni prima dell’attacco, riferendosi alla morte di Pamela Mastropietro e all’arresto di Oseghale: ‘Cosa stava ancora facendo questo verme in Italia? […] La sinistra ha il sangue sulle sue mani”.

Definisce i media, timidi: “L’atto di un pazzo”, le definizioni, “Non parliamo di fascismo”, “Mantieni i toni bassi in modo da evitare che siano sfruttati”. Pochissimi politici parlano delle vittime dell’attacco perché prendere la parte degli immigrati significa perdere voti. “Solo un piccolo partito, il Potere al popolo, subito dopo l’attacco, ha visitato i feriti in ospedale. Wilson, Jennifer, Gideon, Mahamadou, Festus e Omar sono i loro nomi, tutti molto giovani che cercano di farsi strada in Italia”.

Tempo di elezioni nel nostro Paese, spiega lo scrittore, “un clima di continue campagne elettorali ha innescato una reazione a catena che nessuno sembra in grado di tenere a bada: l’intera campagna politica è incentrata sul tema dell’immigrazione”. Il Guardian sceglie poi una foto di Lugi Di Maio, con la didascalia che spiega come il Movimento 5 Stelle sia pronto a contestare il 4 marzo le prossime elezioni. Guardarsi da fuori.

Gli immigrati sono percepiti come la ragione principale della longevità della crisi economica e persino del rischio di attacchi in corso. “Ma se gli italiani hanno paura, ci deve essere una ragione per questo” scrive Saviano. “È quasi una perdita di tempo fornire dati e sottolineare che l’immigrazione non è una crisi, ma un fenomeno che, se gestito responsabilmente e con lungimiranza, siamo in grado di controllare”.

La sua resta una battaglia contro una coda che continua a mordersi. “Più parlo di migranti, più sono accusato di incoraggiare l’odio verso di loro. È una specie di logica back-to-front: come è possibile, mi chiedo, che se racconto quello che sta accadendo in Libia nei centri di detenzione, se parlo della macchina del fango contro le ONG che operano nel Mediterraneo, ottengo l’effetto contrario di ciò che sto cercando di fare?”

Non si salva nessuno, destra, sinistra, nessuno. “Dopo l’attacco, è successo qualcosa che in Europa finora non ha precedenti: Matteo Renzi, segretario del Pd e Luigi Di Maio, leader del M5S, hanno invitato tutti a tacere sugli eventi. Perché? Per non perdere i voti dell’elettorato xenofobo: questa è la loro paura, la conseguenza di un sistema politico ormai vacuo”. Vuoto, spaventato e utilitarista.

fonte: http://www.repubblica.it/politica/2018/02/13/news/roberto_saviano_fascismo_the_guardian-188757614/?ref=RHPPRB-BH-I0-C4-P1-S1.4-T1

Salvini candidato in Calabria. Sì, quello che disse: “questa Regione (la Calabria) mi fa vergognare di essere italiano” – Signori, questa non è un’elezione, è un test di intelligenza per i Meridionali…!

 

Salvini

 

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Salvini candidato in Calabria. Sì, quello che disse: “questa Regione (la Calabria) mi fa vergognare di essere italiano” – Signori, questa non è un’elezione, è un test di intelligenza per i Meridionali…!

 

Scrive Laura Ferrara

Era il 2015, e Salvini in visita in Calabria dichiarava che la nostra Regione lo faceva vergognare di essere italiano.
E non si tratta di una dichiarazione solitaria:
tutta la politica della Lega Nord è stata improntata all’odio e al disprezzo verso i meridionali.
Oggi, in campagna elettorale, Salvini cerca di dare nuova verginità al suo partitello, sostituendo i meridionali con i migranti.
Sono i migranti, oggi, l’oggetto del disprezzo della sua politica, mentre i calabresi, i napoletani, i pugliesi, i siciliani hanno subìto un upgrade, ma non perché realmente la Lega guardi loro con rispetto, ma semplicemente perché servono voti e anche quello dei meridionali, giocoforza, diventa un voto utile.
Ritrovarsi Salvini candidato in Calabria è uno schiaffo alla memoria di tutti i cittadini meridionali.
Io non credo che i calabresi e tutto il Sud sia così ingenuo da credere a promesse elettorali smentite da quanto fatto fino a ieri dalla Lega.
Io non credo che i cittadini meridionali siano pronti a sostenere chi fino a ieri li definiva parassiti, vagabondi, ndranghetisti.
Io non credo che i calabresi siano pronti a sostenere un partito di cui fa parte una sindaca che pochi mesi fa dichiarava che i medici calabresi devono guadagnare meno perché meno bravi.
Io non credo che i calabresi e tutto il Sud abbiano dimenticato come i leghisti abbiano fatto campagna elettorale, nell’ultimo referendum per le autonomie, in chiave indipendentista.
Io non dimentico. E voi?

 

Da Quicosenza.it:

Proteste per l’arrivo del leghista Salvini: ‘La Calabria mi fa vergognare di essere italiano’
‘Meglio una vita da clandestini che un’ora da Salvini’.  ‘Niente soldi per i rom e gli immigrati, per i diamanti sì? Lega Ladrona’.

LAMEZIA TERME  – Decine di persone stazionano con degli striscioni davanti l’hotel Phelipe di Lamezia Terme per protestare contro l’arrivo di Matteo Salvini oggi in Calabria. Il leader della Lega, dopo una conferenza stampa a Lamezia Terme, si recherà al centro d’accoglienza per i migranti di Isola Capo Rizzuto, al campo rom di Crotone ed infine a Catanzaro, dove parteciperà ad un convegno. Sugli striscioni sono riportate le frasi “I terroni non dimenticano”, “Per favore immigrati non lasciateci soli con i leghisti ladroni”, “Niente soldi per i rom e gli immigrati, per i diamanti sì? Lega Ladrona”, “Meglio una vita da clandestini che un’ora da Salvini”. Le situazione dell’ordine pubblico viene monitorata dalle forze dell’ordine.

 

Ad Isola Capo Rizzuto da una parte della strada statale 106 un gruppo di ragazzi che espongono uno striscione con la scritta “Crotone non ti vuole #maiconsalvini”; dall’altra lo schieramento di carabinieri e polizia. Così, davanti all’ingresso del Centro richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, si attende l’arrivo del leader della Lega Matteo Salvini che oggi visiterà la struttura. L’ingresso dell’area è rigorosamente off limits. Solo gli addetti all’assistenza, quelli che hanno concluso il turno di lavoro, escono fuori e raggiungono velocemente le loro auto. Anche qualche ospite supera i cancelli e si piazza all’ombra in attesa dei mezzi pubblici per raggiungere la città. Non sembra che ci sia una particolare attesa per l’arrivo del leader del partito che teorizza lo “stop all’immigrazione”.
“Salvini? Non lo conosco”. Ahmed viene dalla Mauritania e ha alle spalle la traversata del Canale di Sicilia. Da qualche giorno è ospite del Cara di Isola Capo Rizzuto, ma non sembra particolarmente interessato alla visita del leader della Lega Matteo Salvini nella struttura di Sant’Anna prevista per oggi. “Qui – dice Ahmed – sto imparando l’italiano e adesso spero solo di poter avere un futuro”.  Nel frattempo a Lamezia Terme il leader leghista sfoga la propria xenofobia. “I campi rom abusivi vanno rasi al suolo e su questo non cambierò mai idea. Si deve dare l’opportunità – ha aggiunto – a chi ha voglia di integrarsi. Al posto dei campi rom farei un parco giochi per bambini. Se i rom sono nelle case popolari lecitamente è un conto, ma se ci stanno illecitamente vanno buttati fuori”.

 

“Noi siamo qui per salvare la Calabria che ha dei record di disoccupazione giovanile e femminile perché evidentemente qualcuno non è stato capace di guadagnarsi lo stipendio“. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, nel corso di una conferenza stampa a Lamezia Terme. “La Calabria – ha aggiunto – ha un potenziale turistico incredibile, ma se non si arriva in spiaggia è impossibile lasciare qualche soldino in Calabria dove, ad esempio, per arrivarci da Milano in treno è più difficoltoso che arrivare a New York. C’è bisogno di una Calabria normale che perda la maglia nera dei record e c’è tanta strada da fare ed io mi rivolgo ai cittadini calabresi che non vanno a votare: noi, con i nostri limiti e difetti che ogni essere umano ha, non siamo uguali agli altri”. E’ un mix di incapacità e di mediocrità assoluta – ha dett Matteo Salvini circa l’azione del Governo -. Penso che si sia dimostrato per quello che è. Alfano stamattina ci dice di stare sicuri. Inviterei i presenti a fare gli scongiuri”

 

“Chi si vuole candidare con noi deve avere la fedina penale pulita. Altrimenti si candida con altri”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Lamezia Terme. “Bloccherei gli sbarchi. Non fare toccare il suolo italiano agli immigrati clandestini. Il modello c’è ed è quello australiano, che soccorre tutti ma non fa sbarcare nessuno. In attesa che le istituzioni internazionali si sveglino – ha aggiunto – propongo di smettere di pagare contributi italiani all’Europa e all’Onu. Mi fa piacere che dopo un anno Renzi si sia accorto che avevamo ragione anche se al momento la sua è una svolta a parole”. “E’ la fine dell’euro ed è la fine fortunatamente di questa Europa sbagliata, l’Europa della fame e della disoccupazione”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a Lamezia Terme. “Spero – ha aggiunto – che si possa tornare a dialogare con la Russia. Il popolo greco ha il merito di avere svegliato l’Europa”.

 

“In questo momento questa Regione mi fa vergognare di essere italiano”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, circa l’inchiesta sui rimborsi dei gruppi consiliari della Regione Calabria. “Se la giocano tra Calabria e Sicilia – ha aggiunto – a chi perde più assessori. Non pensavo che in Calabria ci fosse una Giunta regionale così ristretta. Che la Regione Calabria funzioni con un assessore e un presidente, si tratta di un record storico. In un paese normale si andrebbe a votare in autunno. Noi nel nostro piccolo siamo a disposizione perché la Calabria e l’Italia non hanno niente da imparare da nessun altro Paese europeo”. “Mi appello ai calabresi che non votano da anni – ha concluso Salvini – perché si facciano avanti perché noi non saremo un punto di riferimento per trombati e riciclati ma abbiamo bisogno di tanti cittadini che magari siano alla prima esperienza politica”.

fonte: https://www.quicosenza.it/news/calabria/44076-proteste-per-larrivo-de-lleghista-salvini-la-calabria-mi-fa-vergognare-di-essere-italiano

La partigiana Lidia Menapace a 93 anni nel corteo antifascista: “Fino a quando avrò voce ci sarò” – “L’antifascismo è una scelta di vita quotidiana”.

 

partigiana

 

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La partigiana  a 93 anni nel corteo antifascista: “Fino a quando avrò voce ci sarò” –  “L’antifascismo è una scelta di vita quotidiana”.

 

Macerata, la partigiana Lidia Menapace a 93 anni nel corteo antifascista: “Fino a quando avrò voce ci sarò”

Staffetta partigiana, storica esponente del movimento femminista, tra i fondatori del Manifesto, saggista, già parlamentare di Rifondazione. A 93 anni  è venuta da Bolzano per partecipare alla manifestazione antifascista e antirazzista a Macerata: “Avrei potuto dormire questa mattina ma ho preferito venire qui. Finché avrò voce e forza io manifesterò in mezzo alle persone che capiscono il tempo in cui siamo”, ha detto. “Per le prossime elezioni mi auguro che questo movimento influenzi la politica e le generazioni successive. Mi auguro che la politica torni alle basi, torni al popolo”.

QUI il video

 

Rivoluzionaria con il sorriso

Lidia Menapace, di ritorno dalla manifestazione di Macerata, commenta la sua candidatura al Senato con Potere al Popolo: “L’antifascismo è una scelta di vita quotidiana”.
L’inossidabile Lidia Menapace – 93 anni, staffetta partigiana, militante femminista e pacifista, già assessora provinciale della DC in Sudtirolo e senatrice di Rifondazione Comunista dal 2006 al 2008, ora candidata al Senato per “Potere al Popolo” nel collegio Bolzano-Bassa Atesina – è di ritorno dalla manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata cui hanno preso parte decine di migliaia di persone. Dorme poco, Menapace, e come è sua abitudine viaggia di notte o alle prime luci dell’alba in lungo e in largo per l’Italia: alle 5 del mattino è salita sul bus con i compagni bolzanini diretti nella cittadina delle Marche. “Mi dispiace non averla salutata, Lidia mi ricorda Alexander Langer” ha scritto Adriano Sofri, anche lui presente a Macerata, in un bellissimo resoconto della giornata maceratese.

Lidia Menapace ai microfoni di Repubblica.it: “Avrei potuto dormire, preferisco dormire poco. Finché avrò voce, forza e voglia preferisco manifestare in mezzo alle persone che capiscono il tempo, il mondo in cui siamo. Questo è un luogo di sinistra perché pensa che il popolo sia il soggetto centrale della politica. Per le elezioni mi auguro una buona affermazione di questo movimento che si sta mettendo in moto, che la politica torni nelle mani del popolo”.

Salto.bz: Il corteo pacifico e festoso di Macerata ha smentito gli allarmismi della vigilia – in primis quelli del sindaco PD Romano Carancini, che ha disertato la piazza. Il Ministro dell’Interno voleva impedire la manifestazione, salvo poi fare un passo indietro. La condanna all’atto terroristico fascista da parte delle massime cariche dello Stato è stata debole e tardiva. Quali sono le sue impressioni?

Lidia Menapace: Le mie impressioni sono molto positive, dato che la risposta del popolo è stata grande, convinta, allegra e non aggressiva, molto ironica: non potrei volere niente di meglio. Che le “autorità” non l’abbiano capito è un segno della loro insufficienza, davvero da brutto voto scolastico.

A contendersi il seggio di Bolzano-Bassa Atesina ci saranno anche “i fascisti del terzo millennio” di Casa Pound, che nel capoluogo hanno eletto ben tre consiglieri comunali. Crede che l’antifascismo rischi di rimanere una “corteccia ideologica” e non sia perciò sufficiente a fronteggiare l’ascesa dei neofascismi in Italia?

L’antifascismo non è una pura affermazione verbale o corteccia ideologica, come la chiama elegantemente lei. L’antifascismo è una scelta di vita, un modo di essere quotidiano; non ci vuole di meno per respingere, contenere, cancellare il neofascismo.

Lei è già stata senatrice nella XV legislatura, la stessa in cui Franca Rame lasciò il Senato dichiarando che le «istituzioni sembrano impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato». Il senatore uscente Francesco Palermo ha spesso usato toni simili. Lei che fu espressione di un partito, Rifondazione Comunista, come visse l’esperienza senatoriale?

Ero stata candidata come indipendente nelle liste di Rifondazione nei collegi del Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo: fui eletta in ambedue e poi fu scelto che rimanessi nel collegio della regione a statuto speciale. La legislatura durò meno della metà e poi fu fatta cadere (si tratta del secondo governo Prodi, ndr); la mia esperienza senatoriale fu interessante, ma di breve durata e non molto influente, nemmeno economicamente nella mia vita.

Anche a questo appuntamento elettorale le sinistre si presenteranno divise. Da un lato, “Potere al Popolo”, dall’altro “Liberi e Uguali”, sostenuti in Sudtirolo dai Verdi che a Bolzano candidano Laura Polonioli. Una convergenza, sulla base della vicinanza dei programmi, non era proprio possibile?

Non si può usare il termine sinistra in modo generico, occorre partire da una analisi della situazione della crisi capitalistica e su questo terreno le differenze sono appunto strutturali e non conciliabili, il che non vieta di trattarsi con decoro rispettoso e ironia.

La lotta alla violenza di genere sta avendo un grande risalto internazionale, grazie al movimento “Non una di meno” e alle denunce del #metoo. Di recente, un appello-manifesto delle attrici italiane ha rilanciato il tema anche nel nostro paese – sebbene con cautela e senza suscitare particolare clamore mediatico. Il movimento femminista in Italia, già capace di ottenere importanti conquiste, sarà in grado anche questa volta di rompere il silenzio della politica?

Sono convinta che il movimento delle donne debba e possa ripartire dalla costatazione che le donne sono ormai la maggioranza stabile della popolazione del pianeta e di ogni paese che lo compone, come da dichiarazione delle Nazioni Unite di più di un anno fa. Finora sembra di poter affermare che la minoranza maschile della popolazione non ne tenga affatto conto, nemmeno nell’uso del linguaggio inclusivo dei generi: si tratta della più grande e possibile rivoluzione della storia umana.

Chi teme di più a queste elezioni? Renzi, Di Maio, Salvini – o il ritorno di Berlusconi?

Spero in una visibile affermazione di Potere al Popolo, è il primo punto, il punto di avvio per costruire una risposta, un’ipotesi di progetto della rivoluzione culturale necessaria.

Non essendo alla sua prima campagna elettorale, con quale spirito sta affrontando questa candidatura al Senato?

Sono lieta di essere stata richiesta di candidarmi per Potere al Popolo, l’unica candidatura che corrisponde al tipo di conoscenza pratica e politica che mi sento di rappresentare: cercherò di rispondere in coscienza al mio meglio. La politica mi ha sempre appassionato e quanto maggiore è la posta in gioco, tanto più mi appassiona: poche volte, dunque, come questa.

da: https://www.salto.bz/it/article/13022018/rivoluzionaria-con-il-sorriso

Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo” …E che cazzo, non se ne può più di questi buonisti… Pensate che già 80 anni fa rompevano i coglioni. Li chiamavano “pietisti” e, non ci crederete, avevano pietà per quelle carogne degli Ebrei…!

Gasparri

 

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Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo” …E che cazzo, non se ne può più  di questi buonisti… Pensate che già 80 anni fa rompevano i coglioni. Li chiamavano “pietisti” e, non ci crederete, avevano pietà per quelle carogne degli Ebrei…!

 

Da Fanpage:

Gasparri: “Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo con ingaggio di 300mila euro”

Gasparri critica il monologo di Favino al festival di Sanremo: “Il buonismo ormai si è infilato ovunque, nei tg, nelle canzoni. Trovo grave che oggi ci siano 60mila clandestini da gestire in Italia.

“Il monologo di Favino a Sanremo? Eccesso di buonismo a 300mila euro… faccia un vaglia. Si fa la sua pubblicità al suo spettacolo prendendo 300mila euro”. È questa la risposta che ha dato Maurizio Gasparri, candidato al Senato per Forza Italia, rispondendo oggi al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Giorgio

E allo stesso modo è intervenuto sul suo profilo Twitter spiegando meglio il concetto: “Il buonismo ormai si è infilato ovunque, nei tg, nelle canzoni. Trovo grave che oggi ci siano 60mila clandestini da gestire in Italia. Basta recitare buonismo con un ingaggio di 300mila Euro”.

Gasparri si riferisce al monologo, tratto da “La notte poco prima delle foreste” di Bernard-Marie Koltès, e recitato dall’attore e conduttore del festival Pierfrancesco Favino, che ha riscosso molto successo tra il pubblico sui social e il pubblico in tv. Nell’intervista Gasparri spiega che ha trovato inopportuna la performance teatrale visto che quello di Sanremo è una kermesse dedicata alle canzoni. E poi ha aggiunto che non ha gradito la prova attoriale in sé: “A me non piace neanche la recita di uno che deve imitare uno straniero. Recitalo nel modo in cui parli tu”. E torna a parlare del problema della sicurezza e dell’immigrazione: “Non siamo mica analfabeti, ma questo grande pezzo teatrale d’autore, messo lì, sembra un’ulteriore predica di buonismo, quando oggi in Italia c’è il problema di un eccesso di migrazione che va governata”.

 

Da Il Post:

La parola “buonismo”

La parola «buonismo» fu inventata dal professor Ernesto Galli Della Loggia in un editoriale intitolato «L’Ulivo di Prodi o Garibaldi» pubblicato il 1° maggio 1995 sulla prima pagina del Corriere della sera. Da allora ha avuto un’immensa fortuna, è stata ripetuta da chiunque, in qualunque circostanza e contesto, da esponenti politici, giornalisti famosi, in rete, nei bar, perché serve a ribaltare in insulto una qualità, la bontà che dovrebbe essere la più importante tra le virtù cristiane. L’antecedente storico e linguistico diretto, quasi letterale, è il termine «pietismo», utilizzato dopo il 1938 contro chi spendesse qualche parola in favore degli ebrei vessati dalle leggi razziali. Fu un termine diffuso, di uso comune nel discorso pubblico, con cui si impediva ogni pietà ed esitazione. Ancora nel 1948 nell’Enciclopedia Treccani alla voce «Fascismo» si legge: «È altresì noto come il “pietismo” filosemitico fosse anche nei ranghi del partito, e fin nelle sommità (Balbo, per esempio), largamente diffuso». Anche durante il fascismo, una virtù, la pietà, l’essere pietosi, fu distorta e ribaltata in un vizio e in una debolezza, in modo da assolversi preventivamente da ogni colpa, per esempio quella di rastrellare e mandare a morire gli ebrei italiani.

 

Da Bruciare nel Buio:

Il sinonimo di “pietista” nel XXI secolo

“Pietismo” e “pietista” erano termini usati in senso dispregiativo nell’Italia fascista degli anni delle leggi razziali. I “pietisti” erano quegli italiani (ovviamente “ariani”) che provavano sentimenti di pietà e di simpatia per gli ebrei. «Bisogna reagire contro il pietismo del povero ebreo» fu lo slogan coniato dal duce in persona.

I documenti dell’epoca sono pieni di spunti – diciamo così – interessanti. Prendiamo per esempio questo titolo della “Stampa” di Torino, risalente all’autunno 1938: «Il pietismo di Roosevelt. (…) Perché ci si commuove per gli ebrei e non per i massacri nella Spagna rossa?». Ricorda qualcosa?

Ancora. Il termine “pietismo”, scrive lo storico del fascismo Renzo De Felice, veniva usato come «sinonimo di spirito borghese e di antifascismo».
Di nuovo: dice niente? Provo a “modernizzare” le parole: oggi cosa useremmo, al posto di “borghese”? Radical chic, per esempio. E al posto di “antifascismo”, parola di cinque sillabe troppo lunga e difficile da scrivere e da pronunciare? Si userebbe probabilmente “sinistra” o “comunisti”.

Negli anni Trenta erano gli ebrei (o “israeliti”, o “giudei”). Oggi?
Senza dimenticare che gli “ebrei” ancora oggi si trovano a dover fronteggiare un’ondata crescente di antisemitismo ora strisciante ora più palese, pare esagerato se dico “negri”, “immigrati”, “arabi”, “rom”, “zingari”…?

Con quale parola tradurremmo “pietista” nel linguaggio odierno in uso tra i razzisti, i populisti, i qualunquisti di destra, i fascisti dichiarati e la legione di anonimi haters che infestano la rete (oltre che il mondo reale)?
“Buonista” è calzante?

Quali considerazioni si possono trarre, allora, da questa inquietante analogia storico-linguistica?
Non che la storia si ripeta uguale: è una sciocchezza ( e comunque Dio ce ne scampi!). Eppure, come non vedere la permanenza o il riaffiorare di elementi retorici e pattern ideologici che credevamo a torto estinti?

Qui c’è un articolo che ho trovato in rete mentre cercavo materiale sull’argomento: mi sembra che inquadri perfettamente la questione, consiglio caldamente di leggerlo e di farlo leggere: http://www.hakeillah.com/1_14_11.htm

Facciamo attenzione alle parole che si usano, vigiliamo, teniamo presente la storia passata. Sono esercizi propedeutici alla resistenza, in vista di un futuro non ancora scritto ma che si preannuncia fosco. E forse anche a cambiarne il corso, finché (se) siamo ancora in tempo.

 

Caro Matteo, solo per ricordarti che Vasco al Festival si piazzò ultimo, Tenco si sparò e De André non c’è mai andato…

 

Festival

 

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Caro Matteo, solo per ricordarti che Vasco al Festival si piazzò ultimo, Tenco si sparò e De André non c’è mai andato…

Vorremmo solo ricordare a questo genio che al Festival di Sanremo Vasco Rossi, l’unica volta che ce andato, si è piazzato ultimo, Tenco lì si è sparato e per quanto riguarda Faber… non c’è mai andato…!

Un genio, vero?

by Eles

Meloni: “Se governeremo licenzieremo il direttore del Museo Egizio di Torino” … ennesima cazzata ad uso dei fessi che ci credono: il direttore del Museo Egizio non può in alcun modo essere licenziato dal governo!

Meloni

 

 

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Meloni: “Se governeremo licenzieremo il direttore del Museo Egizio di Torino” … ennesima cazzata ad uso dei fessi che ci credono: il direttore del Museo Egizio non può in alcun modo essere licenziato dal governo!

 

Da Twitter:

Meloni: “Se governeremo licenzieremo il direttore del Museo Egizio di Torino” …ce l’ha ancora con lui per quella volta che la chiuse dentro scambiandola per una munnia…

Perché il direttore del Museo Egizio non può in alcun modo essere licenziato dal governo

La presunta proposta di licenziamento del direttore del Museo Egizio avanzata da Fratelli d’Italia, reo di aver introdotto una serie di sconti dedicati ai visitatori di origine araba, sta creando un’accesissima polemica. Christian Greco, però, è stato nominato direttore del museo torinese dopo aver vinto un bando internazionale e la gestione del Museo Egizio è di competenza di una fondazione di diritto privato, dunque la sua ipotetica e presunta rimozione da parte di un futuro governo di centrodestra sarebbe impossibile.

La polemica scaturita dalla presunta proposta relativa al licenziamento del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, reo di aver introdotto una serie di sconti per i visitatori di arabi, sta continuando a tenere banco sul Web e sui social. Nella mattinata di sabato 10 febbraio, Giorgia Meloni ha pubblicamente protestato contro l’iniziativa di Greco proprio sotto i locali del Museo Egizio e l‘iniziativa ha costretto il direttore a scendere in strada per spiegare alla presidente di Fratelli d’Italia in cosa consistesse davvero l’iniziativa. Nonostante le spiegazioni, però, Giorgia Meloni non ha cambiato idea e ha continuato a bollare l’iniziativa come discriminatoria nei confronti dei visitatori italiani. Nel corso della giornata di domenica 11 febbraio, però, l’agenzia di stampa Ansa ha battuto una notizia nella quale si sosteneva che il responsabile della comunicazione di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, avesse dichiarato l’intenzione di rimuovere il direttore Greco dal proprio incarico una volta al governo: “Una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del ministero della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica”.

La notizia ha scaturito un vero e proprio polverone e in seguito è stata smentita sia dallo stesso Mollicone che da Giorgia Meloni. “Non ho mai scritto di voler cacciare il Direttore Greco del Museo egizio, è semplicemente una fake news costruita ad arte da alcune agenzie che già avevano battuto la mia dichiarazione in modo corretto. Per il resto, criticare una scelta gestionale di un direttore il cui stipendio è pagato sì da una Fondazione, ma il cui fondatore principale è sempre il Mibact, ritengo sia ancora permesso in una nazione libera. Il mio intervento era contro l’appello dei Comitati scientifici del Mibact, che invece di esprimere pareri culturali interferiscono con la campagna che lo ha difeso”, ha dichiarato Mollicone, mente la presidente Meloni ha spiegato: “Quella secondo cui Fratelli d’Italia intende rimuovere il direttore del Museo Egizio di Torino “è una bufala inventata dalla stampa”. Anche se l’iniziativa degli sconti per gli arabi “è un’iniziativa stupida, un’iniziativa ideologica e discriminatoria contro gli italiani e verso gli altri immigrati, e ancora più stupido è il fatto che Renzi oggi chiami il direttore che guadagna 10mila euro al mese e non abbia ritenuto di chiamare il carabiniere che ne guadagna 1.200 pestato dai suoi amici dei centri sociali”.

Perché nessun governo potrebbe rimuovere il direttore del Museo Egizio
Il direttore del Museo Egizio, però, non potrebbe essere rimosso in alcun modo dal governo, perché un suo ipotetico “licenziamento” non sarebbe nelle competenze dell’Esecutivo. Christian Greco, infatti, è stato nominato direttore dopo aver vinto un bando pubblico internazionale – battendo altri 106 concorrenti – e il Museo Egizio, per di più, è attualmente gestito dalla Fondazione Museo delle Antichità Egizie e nel Cda della fondazione di diritto privato fanno parte le amministrazioni locali dal comune di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo, la Fondazione CRT e un solo posto spetta al ministero dei Beni culturali. Per questo motivo il governo non può quindi in alcuna maniera intervenire direttamente sull’eventuale rimozione del direttore del Museo Egizio, come paventato nell’iniziale agenzia Ansa.

Christian Greco è alla guida del Museo Egizio dal 2014, primo e unico under 40 divenuto direttore di uno dei più importanti poli museali italiani in giovane età. Il Museo Egizio attualmente risulta tra i primi dieci musei italiani e sotto la gestione Greco è passato dai 772.934 visitatori del 2015 agli 845.237 del 2017.

 

tratto da: https://www.fanpage.it/perche-il-direttore-del-museo-egizio-non-puo-in-alcun-modo-essere-licenziato-dal-governo/