Non fatevi prendere in giro da Pietro Grasso, leader dell’ennesimo “nuovo” partito di sinistra. È quello che dichiarò avrebbe dato “un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia”… Figuratevi…


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Non fatevi prendere in giro da Pietro Grasso, leader dell’ennesimo “nuovo” partito di sinistra. È quello che dichiarò avrebbe dato “un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia”… Figuratevi…

 

 

Pietro Grasso leader dell’ennesimo “nuovo” partito di “sinistra”… Liberi e Uguali
Per non dimenticare: parliamo dello stesso Grasso che dichiarò a La Zanzara che avrebbe dato “un premio speciale a Silvio Berlusconi e al suo governo per la lotta alla mafia”!
Lo stesso Berlusconi che ha fondato un partito con Dell’Utri che è in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa?

rinfrescatevi la memoria:

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-05-13/grasso-darei-premio-speciale-144153.shtml?uuid=Abi030bF
https://www.youtube.com/watch?v=NMlMC2ANv8M

 

Salvatore Borsellino su Piero Grasso e Silvio Berlusconi – La Mafia dell’Antimafia

Sveglia Gente – Non Vi fate prendere in giro dalle Fake News di Stato: i Tg raccontano che aumenta l’occupazione, ma aumentano solo gli occupati a tempo determinato, CIOÈ I PRECARI SENZA FUTURO

 

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Sveglia Gente – Non Vi fate prendere in giro dalle Fake News di Stato: i Tg raccontano che aumenta l’occupazione, ma aumentano solo gli occupati a tempo determinato, CIOÈ I PRECARI SENZA FUTURO

 

Nel terzo trimestre del 2017 l’occupazione presenta una nuova crescita congiunturale (+79.000, 0,3%) dovuta all’ulteriore aumento dei dipendenti (+101 mila, +0,6%), soltanto nella componente a tempo determinato a fronte della stagnazione del tempo indeterminato. Continuano invece a calare gli indipendenti (-22 mila, -0,4%).

Lo rileva l’Istat aggiungendo che su base tendenziale gli occupati di questo genere precario crescono di 303.000 unita’. Il tasso di occupazione cresce di 0,2 punti rispetto al trimestre precedente arrivando al 58,1%, al top dal primo trimestre del 2009. I dati mensili piu’ recenti (ottobre 2017) mostrano, al netto della stagionalita’, una sostanziale stabilita’ del numero di occupati rispetto a settembre. La dinamica tra il terzo trimestre del 2017 e lo stesso periodo dell’anno precedente porta a una crescita di 303 mila occupati (+1,3%) circoscritta ai dipendenti (+2,3%), soprattutto a termine, a fronte di una nuova diminuzione degli indipendenti (-1,8%).

Sale il reddito delle famiglie italiane. Ma non vi fate prendere per i fondelli dalla propaganda di Renzi e dei media del “regime”. A beneficiarne sono solo i più ricchi…!

 

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Sale il reddito delle famiglie italiane. Ma non vi fate prendere per i fondelli dalla propaganda di Renzi e dei media del “regime”. A beneficiarne sono solo i più ricchi…!

 

Da La Repubblica:

Sale il reddito delle famiglie italiane, ma a beneficiarne sono solo i più ricchi

Lo certifica l’Istat nella sua ricerca sulle condizioni di vita dei nuclei familiari del Paese. In media il reddito è appena sotto i 30mila euro. Ma le diseguaglianze aumentano. Un italiano su tre è a rischio povertà, soprattutto se risiede al Sud e vive in famiglie numerose o di origine straniera.

Sorpresa. Il reddito medio delle famiglie italiane è salito. Solo che, e c’era da attenderselo, la crescita più intensa si registra per il quinto più ricco della popolazione. A quello più povero toccano le briciole. Tant’è che al 20% dei meno abbienti va poco più del 6% del reddito totale. Detto questo, il reddito delle famiglie è comunque salito tra il 2014 e il 2016. Niente balzi sproporzionati in avanti, ma certo un passo in più c’è stato. Lo dicono le statistiche dell’Istat sulla condizione di vita delle famiglie nel 2016. Rispetto al 2014 c’è stato un aumento dell’1,8% in termini nominali e dell’1,7% rispetto al potere di acquisto. Mediamente il reddito medio annuo per famiglia è pari a 29.988 euro, più o meno 2.500 euro al mese. Ma essendo una media quei quasi 30mila euro l’anno non sono per tutti. Metà dei nuclei familiari residenti possono contare su un reddito netto che non supera i 24.522 euro (circa 2.016 euro al mese, con un +1,4% rispetto al 2014). Il che vuol dire che c’è una bella fetta di famiglie che a quella media non arriva. Anzi, con una certa velocità, rischia di finire ai margine del tessuto sociale.

Le diseguaglianze crescono, come del resto accade in molti Paesi occidentali. Nel Rapporto, quella che ormai viene rappresenta come una bomba sociale, è ben rappresentata da numeri e cifre. Nel 2016 c’è stata “una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto delle famiglie (se riferito al 2015), ma anche un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale”, scrive l’Istat.  Gli italiani che rischiano di finire ai margini sono uno su tre. Un numero altissimo, che fa lievitare la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale alla cifra di 18.136.663 persone. Una nazione a sè. E le differenze si vedono sui territori, inutile negarlo. Chi risiede al Sud e nelle Isole ricade più spesso nel primo quinto più a rischio (33,2%), rispetto a chi vive al Centro (15,8%) e nelle aree geografiche del Nord-ovest e Nord-est (13,2% e 10,1%).

Le famiglie più ricche, in parallelo, si trovano al Nord (oltre il 26%), ma anche nel Centro (22,8%), per calare poi bruscamente nel Mezzogiorno (10%). Ed è chi vive in nuclei numerosi, con tre o più figli, a riempire il quinto più povero della popolazione (36,5%). Un aspetto, spiega l’Istat, che “si lega anche alla maggiore presenza di minori nel segmento inferiore della distribuzione dei redditi, soprattutto se vivono in famiglie numerose”. Quando in famiglia vi è almeno un minore si ha una concentrazione del 25% nel primo quinto più povero, percentuale che sale al 39,5% nel caso i figli siano tre o anche di più. E non è un caso se le nascite ormai segnino il passo e non più solo al Nord, ma anche al Sud.

Le coppie senza figli o con un solo figlio ricadono infatti meno frequentemente tra quelle a rischio povertà (meno del 15% dei casi) mentre si concentrano tra quelle più ricche (27,2% e 24,1%). Fortemente svantaggiati i componenti di famiglie straniere, che per il 36% dei casi rientrano nella fascia dei più poveri. E una maggiore vulnerabilità colpisce chi appartiene a famiglie dove il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (27,8% nel primo quinto), ha solo la licenza media (28,2%) è in condizione di disoccupazione (59,1%) o inoccupazione (38,6%). Una disuguaglianza dei redditi, quella italiana, più accentuata se confrontata con la media dei paesi europei, che ci pone alla ventesima posizione. La certificazione di una realtà che da tempo è stata denunciata ed è sotto gli occhi di tutti.

fonte:

-http://www.repubblica.it/economia/2017/12/06/news/sale_il_reddito_delle_famiglie_italiane_ma_a_beneficiarne_di_piu_sono_i_benestanti-183218563/

Sicilia – Ecco la trappola che il Governo regionale di centrosinistra aveva preparato per screditare i grillini. Invece c’è finito Musumeci e i suoi assessori. Ma a prenderlo a quel posto sono i cinque milioni di siciliani!

 

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Sicilia – Ecco la trappola che il Governo regionale di centrosinistra aveva preparato per screditare i grillini. Invece c’è finito Musumeci e i suoi assessori. Ma a prenderlo a quel posto sono i cinque milioni di siciliani!

 

La ‘trappola’ era stata preparata per i grillini. Ma ci sono finiti Musumeci e i suoi assessori

Il passato Governo regionale di centrosinistra ha preparato una mega trappola per il nuovo Governo. Doveva essere il metodo per far precipitare nel baratro i grillini. Invece nel baratro rischiano di precipitare il Governo Musumeci e cinque milioni di siciliani. Dal blocco della spesa regionale al caos dei rifiuti, dai trasporti ai forestali non pagati

La ‘trappola’, chiamiamola così, era stata preparata per i grillini, nel caso in cui avessero vinto le elezioni. Ma va bene anche per il nuovo presidente della Regione, Nello Musumeci, e per la sua Giunta. Del resto, il centrosinistra siciliano non aveva alcuna speranza di vincere le recenti elezioni regionali. Così, con grande ‘senso delle istituzioni’ ha ‘avvelenato tutti i pozzi’, lasciando al nuovo Governo il caos in quasi tutti i settori della vita pubblica siciliana.

Il caos del caos è negli uffici dell’assessorato all’Economia. Qui lo scenario è drammatico. Non mancano solo le risorse finanziarie: mancano alcuni adempimenti legati alla mancata applicazione del Decreto nazionale n. 118 del 2011. Attenzione: tutto è stato fatto scientemente dall’ex assessore commissario (di Renzi) in Sicilia, Alessandro Baccei.

Ricordate la scorsa estate? Baccei che presentava lo schema di Bilancio e Finanziaria 2018 e i dirigenti del PD siciliano di riempivano la Sicilia di manifesti con la scritta: “Bilancio regionale risanato? Fatto!”.

Fatto una mazza! Questo blog ha denunciato subito che si trattava di un grande imbroglio. Ma la politica era troppo impegnata in campagna elettorale. Oggi arrivano i risultati.

Niente bilancio consolidato, che è uno strumento che dovrebbe rappresentare – nel caso della Regione siciliana – il quadro economico e finanziario della stessa Regione e di tutte le sue società collegate (dovrebbe essere così anche per i Comuni, che in Sicilia sono quasi tutti al verde e non hanno nemmeno approvato il bilancio di previsione di quest’anno!).

“L’adozione dei principi applicati concernenti la contabilità economico-patrimoniale e il bilancio consolidato, può essere rinviata all’anno 2016, con l’esclusione degli enti che nel 2014 hanno partecipato alla sperimentazione prevista dal decreto legislativo n. 118 del 2011”, recita la normativa.

Da quello che conosciamo, l’unica parte del Decreto 118 che la Regione ha applicato è stato il pagamento dei debiti fuori bilancio, previsione di legge che in Sicilia, a tutti i livelli, viene piegata a interessi clientelari.

In questo momento, causa la mancata applicazione della nuova legge di contabilità pubblica, la spesa regionale è bloccata. E dubitiamo che Roma aiuterà il Governo Musumeci. Anche perché questa ‘trappola’ il passato Governo di centrosinistra l’ha organizzata e messa a punto con Roma, dove opera un Governo dello stesso colore politico del passato Governo regionale.

Tra l’altro, Roma ha tutto da guadagnare dal blocco della spesa in Sicilia, dove ogni euro bloccato è un euro in più da spendere in altre Regioni italiane dove il centrosinistra, alle prossime elezioni politiche non parte battuto come nella nostra Isola.   

Il caos rischia di provocare effetti negativi su tutta la spesa regionale. E’ il caso degli operai forestali, ai quali il passato Governo regionale, negli ultimi giorni di campagna elettorale, aveva promesso 80 euro in busta paga (promettere 80 euro a tutti, a pochi giorni dal voto, in Italia, a quanto pare, non si configura come voto di scambio: se si tratta di soldi pubblici si può fare…).

Ora si scopre che questi 80 euro dovrebbero essere pagati dal nuovo Governo che, causa la mancata applicazione di alcuni passaggi nodali del Decreto 118, rischia di non potere accedere ai fondi nazionali per pagare gli operai forestali.

In questo modo il centrosinistra spera di mettere in cattiva luce il nuovo Governo regionale di centrodestra, nella speranza di guadagnare voti alle ormai imminenti elezioni politiche nazionali, previste per marzo.

Di fatto, il centrosinistra che ha governato la Sicilia e che governa ancora l’Italia sta facendo pagare un prezzo elevatissimo a cinque milioni di siciliani. Dimostrando di avere, lo ribadiamo, un senso delle istituzioni molto approssimativo.

Il caos totale è nella gestione dei rifiuti. Più tardi pubblicheremo un approfondimento illustrando quello che sta succedendo e quello che succederà nei prossimi mesi. Quello che possiamo anticiparvi adesso è che il nuovo Governo regionale sembra nel pallone.

Dire che si opterà per piccoli inceneritori, ad esempio, è una bufala. Un inceneritore, per essere realizzato ed entrare in funzione, vuole almeno cinque anni di tempo. Mentre la Sicilia è in emergenza perché il passato Governo di centrosinistra, dal 2008 ad oggi, ha puntato tutto sulle discariche.

Lo stesso discorso vale per altri settori: per esempio, nel mondo dei trasporti, tra strade e autostrade sfasciate, trasporti aerei costosi e privi di continuità e trasporti marittimi nelle mani di un gruppo di monopolisti mai censurati dalle autorità nazionali.

Ci hanno accusato di essere troppo pessimisti. Ma i fatti cominciano a darci ragione. Anche perché il nuovo Governo regionale annaspa.

 

fonte: http://www.inuovivespri.it/2017/12/06/la-trappola-era-stata-preparata-per-i-grillini-ma-ci-sono-finiti-musumeci-e-i-suoi-assessori/

Due anni fa, il 25.10.2017, se ne andava l’indimenticabile Amalia Signorelli. Vogliamo ricordarla così: “Matteo Renzi? È un cretino vestito da bambino!”

 

Amalia Signorelli

 

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Due anni fa, il 25.10.2017, se ne andava l’indimenticabile Amalia Signorelli. Vogliamo ricordarla così: “Matteo Renzi? È un cretino vestito da bambino!”

“Io finora ho visto un comportamento in Renzi che mi richiama al tirocinio tra boy scout. Eravamo bambini il detto era:  i boy scout sono 10 bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino..”
Ecco come l’antropologa Amalia Signorelli definisce il neo premier Matteo Renzi.
Poi puntualizza: “senza voler usare nessun carattere offensivo nei confronti del nostro primo ministro..”
Amalia Signorelli continua: “ai tempi gli scout per autoconvincersi che una spedizione sul monte Cimino (che non è neppure mille metri) fosse pari ad andare in Amazzonia, si bardavano di tutto di più ed erano sempre sopra le righe.. Bene a me sembra di vedere in Renzi lo stesso atteggiamento scoutistico. Ma prima di tutto questo chiederei a Renzi.. Spiegaci come fai??”
Per l’antropologa Amalia Signorelli: “Renzi è un cretino vestito da bambino”

 

fonte: https://siamolagente2016.blogspot.it/2017/07/lantropologa.html

La Boschi minaccia: “Vicenda usata contro il Pd. Porterò in tribunale De Bortoli e altri giornalisti” – Qualcuno le ricordi che già 7 mesi fa De Bortoli l’aveva sfidata: “Mi quereli. Ho più di 160 processi, sono abituato a difendere quello che scrivo”…!

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La Boschi minaccia: “Vicenda usata contro il Pd. Porterò in tribunale De Bortoli e altri giornalisti” – Qualcuno le ricordi che già 7 mesi fa De Bortoli l’aveva sfidata: “Mi quereli. Ho più di 160 processi, sono abituato a difendere quello che scrivo”…!

 

In questi giorni leggiamo su tutti i giornali:

Banca Etruria, Boschi: “Vicenda usata contro il Pd. Porterò in tribunale De Bortoli e altri giornalisti”

Il sottosegretario Maria Elena Boschi interviene sulla polemica relativa a Banca Etruria: “Il fatto che mio padre sia stato per qualche mese vicepresidente della Banca non ha impedito al nostro governo di commissariarlo, altro che conflitto di interessi. Ho firmato oggi il mandato per l’azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti”.

Ora giusto per farmi capire di che pasta è fatta questa gente, Vi invitiamo a rileggere qualche nostro vecchio articolo di 7 mesi fa:

 

Banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi: “Mi quereli. Ho più di 160 processi, sono abituato a difendere quello che scrivo”

…Ehm, sig.ra Sottosegretaria, scusi il disturbo, volevamo solo rammentarle una cosa: SI È DIMENTICATA CHE DOVEVA QUERELARE DE BORTOLI? …Sa, sono cose che possono sfuggire, tipo abbandonare la politica in caso di sconfitta al Referendum.

Scandalo Unicredit – Scusate, ma la Boschi non doveva querelare De Bortoli? Perchè non l’ha fatto ancora? Un’altra bugia? …Semplice, non può farlo. Ghizzoni sarebbe convocato come testimone, e se parla…

By Eles

 

6 dicembre 2007 – 10 anni dalla tragedia, ma le vittime della Thyssen non avranno giustizia. La Merkel protegge i suoi assassini!

 

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6 dicembre 2007 – 10 anni dalla tragedia, ma le vittime della Thyssen non avranno giustizia. La Merkel protegge i suoi assassini!

 

LE VITTIME DELLA THYSSEN SENZA GIUSTIZIA
IL MINISTRO della Giustizia Andrea Orlando ha sollecitato il governo tedesco ad eseguire la sentenza nei confronti dei vertici Thyssen responsabili del rogo di Torino del 6 dicembre 2007, della morte di sette dipendenti tra atroci sofferenze e della loro agonia durata settimane. Il fatto che anche Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz scontino la pena in carcere, come stanno facendo i loro colleghi italiani condannati in via definitiva diciassette mesi fa, è un principio di civiltà. Un atto di giustizia non solo nei confronti dei familiari delle vittime ma anche, e forse soprattutto, nei riguardi degli italiani e dell’idea stessa che esista un’Europa unica, uniforme nei diritti e nei doveri.
Senza colpevoli di serie A, che rimangono a casa anche dopo una condanna a nove anni di reclusione, come sta accadendo ad Espenhahn, e colpevoli di serie B che dal giorno successivo alla condanna definitiva trascorrono le notti nelle carceri della Penisola.
Per il momento il passo del ministro italiano è una semplice raccomandazione. Non ci sono ragioni, si faceva osservare ieri negli ambienti di via Arenula, per ritenere che il governo di Berlino non intenda eseguire la sentenza nei confronti dei cittadini tedeschi. Ma quello di Andrea Orlando è, al tempo stesso, un avvertimento. L’Italia non può accettare che di fronte a una tragedia dal forte impatto sull’opinione pubblica, come fu il rogo di Torino, possa prevalere e vincere l’ambiguità. Ancora ieri, a dieci anni dal dramma, la madre di una delle vittime, Giuseppe Demasi, quasi implorava che «tutti i condannati paghino per quel che è accaduto. Ce lo chiedono i nostri figli morti, la giustizia è per loro».
Demasi fu l’ultimo ad andarsene. Aveva 26 anni. Furono due mesi di calvario, uno stillicidio di drammi familiari con i funerali che percorrevano le vie del centro cittadino a cadenza settimanale. Chi ha vissuto quei giorni e chi ha partecipato anche da lontano a quel dramma collettivo non può accettare oggi che i principali colpevoli escogitino furbizie levantine, sperino nella lentezza della burocrazia, tentino di farla franca aggrappandosi alle lungaggini di una traduzione dall’italiano al tedesco. Gli stereotipi sono sempre da rifuggire ma è un fatto che nel caso della Thyssen la giustizia di Roma è stata più rapida e inflessibile di quella di Berlino. Per ridare forza all’idea di Europa, oggi non certo in salute, serve che queste ambiguità vengano spazzate via in fretta.

di: Paolo Griseri su La Repubblica del 13/10/2017.

Scandalo a Bologna: Gesù nasce in un gommone anziché in una mangiatoia. Ma quelli che si scandalizzano dimenticano che come la mangiatoia, il gommone è un simbolo di povertà. E soprattutto che i migranti Maria e Giuseppe furono cacciati da farabutti che anteposero i propri meschini interessi alla solidarietà.

 

Gesù

 

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Scandalo a Bologna: Gesù nasce in un gommone anziché in una mangiatoia. Ma quelli che si scandalizzano dimenticano che come la mangiatoia, il gommone è un simbolo di povertà. E soprattutto che i migranti Maria e Giuseppe furono cacciati da farabutti che anteposero i propri meschini interessi alla solidarietà.

Bologna, la natività che fa discutere: un gommone al posto della mangiatoia. Ma quelli che si scandalizzano non pensano che forse anche 2000 anni fa vi erano dei fessi che si facevano incantare da un predicatore con la Ruspa?

Da Fanpage:

Bologna, la natività che fa discutere: un gommone al posto della mangiatoia

Polemiche per la scelta di un Comune nel Bolognese di allestire in piazza una natività un po’ originale: le figure principali della Madonna e di Gesù sono state sistemate su un gommone, per ricordare la tragedia dei migranti.

L’aria di festa, con il Natale alle porte, non è un antidoto sicuro contro le polemiche. A Monsignor Ernesto Vecchi, vescovo ausiliare emerito di Bologna, non è piaciuta la scelta di un Comune del bolognese, Castenaso, di proporre quest’anno un presepe un po’ originale. Nel ricordare la Natività quest’anno il paese ha voluto attualizzare la rappresentazione, collegandola ala dramma dei morti in mare nel Mediterraneo. E così il sindaco Stefano Sermenghi ha deciso di collocare in mezzo a San Giuseppe e alla Madonna un gommone.

“Va bene il presepe, ma non si tocchi la mangiatoia”, ha sottolineato Monsignor Ernesto Vecchi parlando del presepe allestito in Piazza Zapelloni. “Il nucleo centrale di un presepe – ha aggiunto il prelato in un’intervista su “Il Resto del Carlino” – prevede il bambino in fasce deposto in una mangiatoia, e deve essere rispettato alla lettera”. La tradizione insomma non si discute. Il problema per la Chiesa non sarebbe quindi la scelta di modernizzare gli elementi principale aggiungendo l’imbarcazione come oggetto inedito, ma la polemica nasce proprio dal posizionamento del Bambinello in un oggetto “profano”: ” La parte più importante di un presepe non può essere rappresentata da un barcone: non ho niente da ridire sul fatto che possa essere inserito nella rappresentazione, ma si sarebbe dovuto collocarlo in un’altra parte e non avrebbe dovuto ospitare il Bambinello e la Madonna”, il prelato ha argomentato così le sue critiche.

“Il presepe in piazza lo allestiamo da quindici anni – aveva Sermenghi – e stavolta abbiamo voluto mettere in evidenza il problema legato all’accoglienza dei migranti”. Al primo cittadino l’idea è piaciuta così tanto che l’immagine del particolare presepe sarà anche utilizzata dal Comune di Castenaso come sfondo per le cartoline degli auguri di Natale. Invece della classica paglia e con il fieno, nella composizione si vede un tappeto azzurro per simboleggiare il mare, con il gommone al centro. “In Italia in molti aprono la bocca – ha spiegato Sermenghi – “ma nessuno fa poi niente di concreto per un’accoglienza positiva nei confronti di chi arriva”.

da: -https://www.fanpage.it/bologna-la-nativita-che-fa-discutere-un-gommone-al-posto-della-mangiatoia/

 

Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo” – grande intervista a FRANCO BATTIATO

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Battiato: “Dissi ‘troie in Parlamento’ e mi cacciarono, ma il tempo è galantuomo” – grande intervista a FRANCO BATTIATO

Franco Battiato torna a farsi sentire, e lo fa a suo modo. Gli scandali che in questi giorni stanno scoppiando in Sicilia, sembrano confermare le sue parole. A proposito dell’inchiesta su viaggi ed escort pagati con fondi Ue destinati ai disoccupati siciliani, ecco il pensiero di Battiato intervistato dal Fatto:

Mi hanno accusato di misoginìa, ma l’hanno fatto in evidente malafede. Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che la escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe.

I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.

Il 26 marzo scorso durante un’audizione al Parlamento europeo l’allora assessore al Turismo della Regione Sicilia parlò di “prostitute disposte a tutto nella politica italiana”. Il governatore Crocetta chiese e ottenne le dimissioni sostituendolo con la sua segretaria particolare. Ora, dopo lo scandalo a base di escort e regalie – il cosiddetto “sistema Giacchetto – il cantautore si prende una rivincita: “Bastava saper aspettare”

Arresti, furti di denaro pubblico e donne barattate, sostiene Battiato: “Come cammelli in un suk”. Dalla stretta grondaia dell’“illustre e onorata società”, l’ex assessore al Turismo della giunta Crocetta in Sicilia è evaso con un paio d’ali. Il foglio di via, una frase pronunciata a Bruxelles a marzo e ritagliata a margine di un lungo ragionamento sui percorsi culturali: “Queste troie che si trovano in Parlamento farebbero qualsiasi cosa, dovrebbero aprire un casino”. La puntuale riprovazione ipocrita dell’intero arco costituzionale, governatore in testa, la controfirma all’espulsione. Ora che in meno di 90 giorni il decreto Battiato è diventato legge e nell’isola i finanzieri scardinano la trasversale impalcatura di escort e regalìe, l’asceta di Milo non si aspetta scuse terrene: “Questo Paese è una barzelletta, Il tempo è stato galantuomo, ma sei onesto e dici la verità non c’è smentita possibile. A poco a poco cadono le maschere. Dopo i 30 anni ognuno ha la faccia che si merita e la farina, come si dice, va in crusca”.

È andata in crusca, in effetti.
Avevano deciso di farmi fuori ben prima di Bruxelles. Ma non importa. È una storia chiusa. Come dicono i francesi: “Je m’en fous, ça ne me dérange pas”. Al potere piace travestire i sudditi da idioti, ma gli italiani non sono scemi. Hanno già visto tutto, compreso ogni cosa. Non le nascondo che da allora non posso più andare in giro. Il musicista Battiato è passato in terz’ordine, mi fanno dei complimenti che non ho mai avuto in vita mia.

Nel cacciarla dalla Regione, destra, sinistra e centro dissero che ce l’aveva con le donne. Boldrini, Grasso, Fornero, mezzo parlamentino siciliano. Santanchè, anche: “Ignoranza becera senza confini”.
L’elegantissima cantrice del “lui ci vuole tutte in orizzontale, ma io non gliela do”? Donna di rara finezza, sì. Mi hanno accusato di misogìnia, ma l’hanno fatto in evidente malafede. Io non ce l’ho con le prostitute. Non riconosco proprio il genere come categoria. Per me maschile, femminile e animale nuotano nello stesso insieme. Qui il fatto grave e inaccettabile è che le escort vanno in Parlamento, diventano politici e usano i soldi con cui paghiamo le tasse. Ma ripeto, le ragazze non hanno colpe. I frustrati che le vendono al mercato, invece sì. Sono dappertutto, è incredibile, come il cacio sui maccheroni. A Bruxelles parlai anche di Lusi. Non c’è uno che l’abbia scritto. Tutti a sparare sul dito, mentre indicavo la luna. Domina l’ipocrisia. Non sarebbe più facile dichiarare che la tassa occulta per le escort è una specie di Imu aggiuntiva? In fondo, nell’interpretazione di questi signori, la donna è solo una merce di scambio.

L’idea del mercimonio è antichissima.
Ricorda Bandiera bianca? “Siamo figli delle stelle e pronipoti di sua maestà il denaro”. Finché in Parlamento rimarranno 100 deputati funzionali al mantenimento dello status quo, non gireremo pagina. Prenda il governo Letta. Fa venire il dubbio che gli ultimi 20 anni di barricate siano stati una finzione. Che se certi uccellini non avessero avvisato al momento giusto Berlusconi, anche gli Scilipoti e i Razzi non avrebbero avuto un loro ruolo.

Se Berlusconi viene interdetto, il Pdl lascerà il Parlamento.
Oggi ho sentito distrattamente uno scemo che lo sosteneva. Robe da matti. Farse terribili. Forza, andate via. Magari lo facessero davvero.

Lei rifarebbe l’assessore?
Non lo volevo fare neanche prima. Dissi “vengo a patto che non debba dialogare con i politici e possa confrontarmi con le intelligenze”. Crocetta insistette. È finita come è finita. Diciamo che lui non era il rivoluzionario che mi aspettavo e io ero quello che sono sempre stato.

Si dice si sia pentito e abbia provato a organizzare una carrambata pacificatoria a uso e consumo delle telecamere.
E questo come l’ha saputo? Lui continua a dire con un certo coraggio a chiunque, alle Iene l’ultima volta, 10 giorni fa, che i nostri rapporti sono splendidi e ci sentiamo spessissimo. Non ci parliamo da mesi.

Antidoti all’orrore?
Seguire la propria coscienza. Sono un fan di Jack Sarfatti, uno studioso che la mette al centro della sua ricerca. Che ce ne facciamo di una fisica quantistica che ignora l’amore e il cervello? Se non sei in grado di individuare i pensieri di un uomo, è meglio che tu faccia il geometra.

Dell’uomo nuovo del suo ultimo disco però non c’è ancora traccia.
Ma è pieno di gente in gamba, consapevole. Giorni fa ero a Roma, avrò preso il taxi 20 volte. Non c’è stato conducente che non mi abbia rivelato il desiderio di buttare Alemanno nel Tevere. Ovviamente è una metafora, non vorrei che l’ex sindaco si risentisse. (Sorride)

E il caos dei grillini?
Li ho incontrati. Entusiasti, volevano devolverci i loro stipendi, mi sono piaciuti. Ma, purtroppo, mi pare stia franando tutto perché i lupi romani, felici, approfittano dell’ingenuità naïf per sbranarne le ragioni.

fonte: http://siamolagente2016.blogspot.it/2017/03/battiato-dissi-troie-in-parlamento-e-mi.html

L’ultima del Ministro Poletti sulle pensioni: “Chi ha avuto ha avuto…”

 

Poletti

 

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L’ultima del Ministro Poletti sulle pensioni: “Chi ha avuto ha avuto…”

 

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…

chi ha dato, ha dato, ha dato…

scurdámmoce ‘o ppassato,

siete Italiani e dovete morire, paisá!…

 

Così in mente sua canticchiava il nostro Esimio Ministro Poletti mentre dichiarava “Sulle pensioni quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto”.

Come riporta l’ANSA:

Il Governo non ha intenzione di modificare le misure contenute nell’emendamento presentato alla legge di Bilancio sulla previdenza.

E’ la posizione espressa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Sulle pensioni quello che dovevamo fare – ha detto – lo abbiamo fatto”.

La Cgil ritiene invece che sia necessario cambiare il provvedimento nel corso dell’iter parlamentare. Oggi la segretaria generale, Susanna Camusso ha incontrato i presidenti del Gruppo Pd di Camera e Senato e ha ribadito la sua posizione sull’occasione “persa” dal Governo e sul fatto che per la Cgil “la vertenza è aperta”.

Il Pd ha detto alla Cgil che le cose fatte in questa legge di Bilancio sulla materia “sono sufficienti” ma che non sono conclusi gli interventi da fare in futuro.

Su questo la Cgil parla di “risposta interessante” mentre esprime il dissenso sulla posizione espressa dal partito su quanto è possibile fare sulla previdenza nella legge di Bilancio.

…insomma, Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…