LA GRANDE CENSURA – Tutti i Tg hanno dato ampio risalto ai 2000 in piazza per la manifestazione animalista della Brambilla. Non una parola invece, niente di niente, per i 40.000 (QUARANTAMILA) in piazza a Pesaro contro i vaccini! QUESTO È FASCISMO!

 

CENSURA

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LA GRANDE CENSURA – Tutti i Tg hanno dato ampio risalto ai 2000 in piazza per la manifestazione animalista della Brambilla. Non una parola invece, niente di niente, per i 40.000 (QUARANTAMILA) in piazza a Pesaro contro i vaccini! QUESTO È FASCISMO!

Non siamo contro i vaccini. Vorremmo solo e solamente informazione corretta. E chi impone i vaccini nasconde troppe cose e spara troppe cazzate. QUESTO È FASCISMO!

Da: giornalettismo.com
FREE-VAX PESARO: 40MILA IN PIAZZA, MA I MEDIA NON SE NE ACCORGONO

Una manifestazione che ha visto una partecipazione enorme, quella dei free-vax a Pesaro. Il Parco Miralfiore era una vera e propria distesa di maglie, bandana e cappellini arancioni. Tantissime le famiglie presenti, provenienti da tutta Italia. Ma l’evento non ha avuto affatto copertura mediatica.

FREE-VAX PESARO, IL SILENZIO DEI PRINCIPALI ORGANI D’INFORMAZIONE

Sul posto erano presenti diverse troupe televisive (come quella di Sky e della Rai) ma, nei principali telegiornali di ieri sera, l’evento di Pesaro non ha trovato spazio. O meglio, il Tg La7 e SkyTg24 hanno garantito la diffusione della notizia, ma c’è da registrare il silenzio delle altre testate. Probabilmente, l’orario della manifestazione (dalle 18 alle 21 circa) non ha permesso, per motivi di carattere logistico, ai notiziari andati in onda in quelle ore di preparare i servizi per la messa in onda.

Ma, oltre ai motivi tecnici che hanno impedito la copertura mediatica dell’evento, potrebbe anche esserci una sorta di pregiudizio nei confronti delle ragioni della manifestazione. Questa mattina, infatti, neanche i principali organi della carta stampata hanno scelto di insistere su quanto successo ieri a Pesaro, né i siti d’informazione hanno deciso di inserire nelle loro home page le immagini di un raduno che – stando ai numeri forniti dall’organizzazione – ha messo insieme circa 40mila persone.

Si può essere o meno d’accordo con le posizioni dei cosiddetti free-vax, ma le ragioni di un movimento così vasto andrebbero comunque illustrate. Lo ha capito, ad esempio, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, Partito Democratico, fervente sostenitore del disegno di legge sui vaccini del ministro Beatrice Lorenzin. Secondo gli organizzatori della manifestazione – elemento ribadito sul palco anche dal portavoce David Gramiccioli -, il primo cittadino ha fatto di tutto perché l’evento si svolgesse regolarmente, in nome della libertà di pensiero e di manifestazione.

FREE-VAX PESARO NO, MOVIMENTO ANIMALISTA DI BRAMBILLA SÌ

Per dare la misura della disparità di trattamento riservata alla carica dei free-vax di Pesaro, basti pensare che il raduno del nuovo Movimento Animalista di Michela Brambilla (che ieri ha raccolto circa duemila persone in un corteo dal Colosseo a Piazza Venezia) ha avuto un’ampia copertura mediatica nei telegiornali e nei principali quotidiani in edicola questa mattina. Le 40mila presenze del Parco Miralfiori, invece, non sono riuscite a entrare nemmeno nei trafiletti.

 

Giorgio Cremaschi: “Caro PD, attentare al diritto allo sciopero È FASCISMO. Fascismo autentico!

diritto allo sciopero

 

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Giorgio Cremaschi: “Caro PD, attentare al diritto allo sciopero È FASCISMO. Fascismo autentico!

Caro PD, attentare il diritto allo sciopero è Fascismo. Fascismo autentico.

di Giorgio Cremaschi

In pochi giorni il PD di Renzi, ma anche il sistema politico e mediatico che lo sostiene, hanno innalzato bandiere di segno opposto, sulgli stessi temi, quasi contemporaneamente. Mentre in parlamento i piddini, in realtà senza grande impegno, sostengono lo Ius Soli, Renzi fa suo lo slogan di Salvini: Aiutiamoli a casa loro. Del resto le leggi Minniti nemmeno la Lega le avrebbe potute superare in ferocia.

Il renziano di ferro Fiano presenta una legge contro l’apologia del fascismo e del nazismo, ma intanto il governo Gentiloni intensifica i rapporti col governo Ucraino che con ministri fascisti e la presidente Boldrini esprime solidarietà e condivisione in un incontro con uno dei leader neonazisti di quel paese. E i fascisti venezuelani per il PD sono combattenti per la libertà.

Mentre il governo concorda con la UE la prossima finanziaria lacrime e sangue, magari differite a dopo le elezioni, Renzi chiede di bocciare il fiscal compact, sostenuto da quel partito che il 25 aprile ha sfilato a Milano mascherato da blu UE E che resta fanatico dell’Euro.

Ovviamente i fascisti ed i razzisti dichiarati, così come i fanatici dell’europeismo più ottuso, insorgono nelle rispettive competenze, facendo così pienamente la parte loro assegnata nel teatrino renziano.

La realtà è che nulla di tutto questo dovrebbe essere preso sul serio perché il PD è passato dal culto del bipolarismo elettorale alla politica bipolare cioè alla schizofrenia delle sue posizioni. Nulla è serio e coerente nel PD, tranne l’attacco ai diritti del lavoro. Così c’è un progetto su cui Renzi e il palazzo politico mediatico stanno lavorando alacremente e senza contraddizioni: colpire il diritto di sciopero. Qui Marchionne, Renzi, Berlusconi e la grande stampa si trovano uniti, e sono benedetti dalle istituzioni europee e dai governi che stanno facendo altrettanto. Colpire il diritto di sciopero mentre si scatenano le politiche di austerità è il più autentico atto di fascismo che si possa fare oggi. E lo fanno quelli che vogliono colpire l’apologia del fascismo di ieri.

da: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-caro_pd_attentare_il_diritto_allo_sciopero__fascismo_fascismo_autentico/6121_20817/

L’Italia va a fuoco? Per rinfrescarVi la memoria, ecco la Lettera aperta a Renzi dal Comandante Regionale Umbria del Corpo Forestale: “Renzi sopprime il Corpo Forestale? Ecomafie e OGM ringraziano”…!

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L’Italia va a fuoco? Per rinfrescarVi la memoria, ecco la Lettera aperta a Renzi dal Comandante Regionale Umbria del Corpo Forestale: “Renzi sopprime il Corpo Forestale? Ecomafie e OGM ringraziano”…!

 

Lettera aperta a Renzi dal Comandante Regionale Umbria del Corpo Forestale

Pubblichiamo questa lettera scritta dal Comandante Guido Conti, pubblicata sulla sua bacheca Facebook.

Una lettera importante, perchè non solo mette a nudo delle criticità importanti nella scelta del governo di sopprimere il Corpo Forestale dello Stato, ma evidenzia anche il disaccordo tra i “fratelli” d’Italia. Chi ha orecchie per intendere…

Evidentemente c’è una buona parte di questi “fratelli”, che non si rispecchia nella cessione di sovranità e nella svendita o soppressione delle cose che fanno, di un territorio, uno stato. Forse, magari, c’è un po’ di resistenza anche nella fazione vincente. Chissà che non sia così?

La lettera fa comunque onore al Comandante. Pubblichiamo anche un articolo in cui le questioni evidenziate dal Comandante Conti, possono essere approfondite, e inseriamo anche il link dove potrete firmare la petizione contro la sciagurata soppressione del Corpo Forestale, corpo che, come ci ricorda il Comandante, è in pareggio di bilancio, ovvero, non costa una lira allo Stato.

LETTERA APERTA

Sig. Presidente del Consiglio,

NOI siamo il CORPO FORESTALE DELLO STATO,

Mio Padre era un Ispettore Generale del Corpo Forestale dello Stato. Ed ha dedicato 40 anni della propria vita al CFS. Trasmettendo a me nessuna ricchezza. Ma un testimone morale. Fatto di passione, rettitudine, amore per la natura e il Corpo che la difende. All’epoca ha rimboschito, piantato e fatto piantare milioni di alberi. Srotolava tutto contento progetti su progetti di rimboschimenti di montagne brulle e arse in ufficio e a casa sul tavolo in tinello. Resuscitandole a nuova vita. Ricordo l’energia e l’attenzione che poneva nel percorrere, ispezionare, consigliare, dettare, manco fosse roba Sua. Ma poi capii che lo era. Anche Sua. Nostra. Compresi li osservando, il concetto di Bene Comune. E di sacralita’ del lavoro. Migliaia gli operai impiegati nei cantieri a far buche in montagna. A rinverdire sistemare proteggere. Ero ragazzino, e un giorno mentre eravamo nella faggeta di Val Fondillo in Abruzzo mi permisi di chiedergli come mai andava poco… a messa. Avevo 10 anni. Stette un istante, mi guardo’ sorridendo che ancor mi pare di vederlo, poi serio aggiunse: “Io Nostro Signore lo incontro qui. Queste sono colonne, e guardo’ gli alberi, di una cattedrale talmente potente che mai nessun essere umano potra’ edificare.” Si giro’, e proseguì il collaudo di quel bosco. Come se niente fosse. come se fosse normale, parlare cosi’, ad un ragazzino di dieci anni. Io ho continuato, umilmente, a percorrere le Sue orme. In quello stesso bosco ideale. Districandomi pero’ non tra selve, ma tra leggi, indagini, intercettazioni, fascicoli, che parlano di traffici di rifiuti pericolosissimi, di acque avvelenate, di corruzioni e tanta tanta fatica, per il bene di tutti quei bimbi, di quegli uomini e donne, che lottano ogni giorno contro malattie nuove, Oncologiche le chiamano, senza sapere come l’abbian contratte. Noi , Sig, Presidente, io e i miei soliti quattro gatti, crediamo di saperlo, come. Al sentire Ella, giorni fa decretare con animo lieto e, mi consenta, assoluta misconoscenza, lo scioglimento di una istituzione benemerita bisecolare e carica solo di DIGNITA’ , abnegazione ed efficienza, mio Padre è morto due volte. Ed insieme a lui decine di migliaia di uomini che nella nostra Missione, perche’ tale e’ lo spirito che ci anima, hanno creduto e credono. E questo non posso permetterlo. Senza battermi fino in fondo. Perche’ trionfino equilibrio e buon senso. Me lo chiedono la Sua memoria e la dignita’ di uomini e donne che hanno creduto e credono in quello che fanno. A volte fino al sacrificio della propria vita. Che fosse tra le fiamme o in conflitto a fuoco, a soccorrer sepolti tra le macerie o roteando spericolatamente sulle fiamme alte a bordo di mezzi aerei. Rifletta, Sig. Presidente, unitamente magari a qualche Suo cattivo consigliere. Perché tra l’altro Ella sta tagliando l’unica fdp con il bilancio…in pari. Che non costa nulla. E non ha debiti. Al contrario di infinite e voraci partecipate regionali e statali ad esempio, o dei tanti carrozzoni sacche di sperpero e sottopolitica. Noi non si fa questo mestiere… per un piatto di lenticchie. Ne viceversa per trenta denari. Non si fa per speranza di chissa’ qual premio. Ne per timor di punizioni. Si fa per INTIMO convincimento. Le cose buone non si gettano, soprattutto le poche rimaste. Si migliorano, si accudiscono e fortificano. A maggior lustro della Nazione, ed in amore e in difesa delle cose piu’ belle e sacre del Creato. E dei fratelli Italiani.
Io e i miei collaboratori Le auguriamo tutti di cuore buon lavoro. E migliori consigli.
Viva il Corpo Forestale. Viva l’Italia

Renzi sopprime il Corpo Forestale, ecomafie e OGM ringraziano

L’annunciata intenzione del governo Renzi di sopprimere il Corpo Forestale della Stato è stata ribadita ieri con l’approvazione del DDL del ministro Madia da parte della Commissione Affari Costituzionali.

Nei mesi scorsi sempre il ministro Madia su pressione di Renzi, aveva lavorato alla preparazione di questo Disegno di Legge che ha come oggetto la riforma della Pubblica amministrazione.

Questo disegno di legge oltre ai vari ingiustificati tagli prevede anche la chiusura del Corpo Forestale portando i corpi di polizia da cinque a quattro.

E’ allucinante pensare che un corpo come quello della Forestale sia sopravvissuto per 192 anni, lasciandosi alle spalle grandi successi ed enormi difficoltà, l’unificazione d’Italia, 2 guerre, il passaggio alla Repubblica e svariate crisi, per arrivare ad essere soppresso dal governo di un ex-boyscout quale era Matteo Renzi, una volta cacciatore di piste e adesso a caccia di continui tagli e conseguenti riconoscimenti e medaglie per legittimare l’esistenza del suo governo, tengo a precisare da nessuno eletto.

La soppressione del CFS contenuta nel disegno di legge, sarà l’ennesimo spot elettorale di Renzi che potrà così realizzare nella sua presentazione, una bella slide con su scritto: “Ridotti i corpi di polizia.”

Quel che non dice è che la soppressione del Corpo Forestale non porterà a nessun reale risparmio, benefici in termini economici non ce ne saranno, in quanto i dipendenti del corpo verranno comunque accorpati alla Polizia Statale, ma andranno perse importantissime competenze e conoscenze specifiche legate al territorio e all’ambiente.

Basti pensare che solo l’ufficio per la biodiversità del CFS, una volta chiamato Azienda di Stato per le Foreste demaniali, attualmente gestisce 130 riserve naturali tra le più importanti in Italia. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, la foresta di San Antonio e Vallombrosa, l’Abetone, la Foresta di Tarvisio solo per dirne alcune. Così in cambio di zero risparmio lo smembramento di questo sistema gestito dal CFS avrebbe gravissime conseguenze sulla tutela ambientale.

Ma la conseguenza peggiore che seguirebbe dalla cancellazione del Corpo Forestale Statale, di cui pochissimi parlano, è che verrà fatto un vero proprio regalo alle ecomafie e agli inquinatori ambientali che della distruzione del territorio ne hanno fatto un business e una lucrosissima attività, naturalmente a danno della collettività. La Polizia Forestale in tutti questi anni è stata ed è di particolare aiuto ai magistrati che sono impegnati nelle inchieste sullo smaltimento illecito di rifiuti.

Grazie alla loro presenza e alla profonda conoscenza ambientale del territorio, negli anni si sono impediti danni e veri e proprio disastri ambientali. Sono molteplici le inchieste a cui il CFS ha partecipato a fianco della magistratura.

Così come sono molteplici le attività di prevenzione che compiono gli uomini del CFS come ad esempio il servizio di vigilanza e soccorso alpino, il controllo periodico e capillare dello stato di salute dei nostri corsi e bacini d’acqua dolce, la salvaguardia boschiva, l’insegnamento nell’ambito scolastico e civile delle buone pratiche ambientali, la realizzazione di progetti sperimentali per l’abbattimento delle emissioni gassose di CO2, lo studio e lo sviluppo di sistemi di riscaldamento a biomassa ed ecosostenibili.

In questi anni la Forestale inoltre è stata sempre più spesso impegnata su tutto il territorio nazionale nel verificare l’applicazione della normativa in materia OGM. In particolare nell’ultimo periodo l’attenzione dei forestali si è concentrata per impedire la semina di campi transgenici di mais e prevenire gli illeciti nelle contraffazioni agroalimentari presenti sul nostro territorio.

Il Ministro Madia e Il Primo Ministro Renzi, in vista delle prossime elezioni potranno aggiungere anche questa voce alla loro bella presentazione; naturalmente coi sentiti ringraziamenti delle ecomafie, degli OGM, dei distruttori e degli inquinatori del nostro territorio. (fonte: http://www.pressenza.com/it/2015/03/renzi-sopprime-il-corpo-forestale-ecomafie-e-ogm-ringraziano/)

tratto da: http://www.coscienzeinrete.net/politica/item/2345-lettera-aperta-a-renzi-dal-comandante-regionale-umbira-del-corpo-forestale

 

5 milioni di poveri assoluti, ma il PD regala miliardi alle banche…!

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5 milioni di poveri assoluti, ma il PD regala miliardi alle banche…!

In Italia i poveri assoluti sono quasi 5 milioni, ma il governo Gentiloni, esattamente come quello di Renzi, ha deciso che le banche sono più importanti, che sono loro la vera emergenza a cui far fronte.

Fatalità i dati Istat arrivano proprio nei giorni in cui il governo PD, con il suo vergognoso decreto sulle Banche venete, regala 5 miliardi a Banca Intesa, che si aggiungono ai 12 miliardi a rischio sui crediti deteriorati e i contenziosi degli istituti veneti.

L’anno scorso i poveri assoluti erano 4 milioni e 598 mila, oggi sono 4 milioni 742 mila. E’ il dato più negativo dal 2005 ad oggi e crescono pure le persone in povertà relativa che passano da 8 milioni 307 mila a 8 milioni 465 mila. Sono persone in carne e ossa, ma per il governo sono solo numeri.

Il governo Gentiloni, in linea con Renzi, continua a proporre misure del tutto insufficienti per aiutare le persone e le famiglie che sono in grave difficoltà economica. E’ un dato di fatto che la politica abbia trascurato per troppo tempo l’argomento, nascondendosi dietro la scusa della mancanza di risorse economiche. Poi però per aiutare le banche le risorse si trovano sempre: dal 2011 i governi hanno regalato in totale alle banche 85 miliardi di euro, ai cittadini italiani in condizioni di povertà solo briciole! Eppure una strada diversa è possibile. Bisogna smettere di pensare alla logica dei bonus, ora più che mai bisogna aprire un dibattito serio sulla necessità di introdurre una misura di sostegno al reddito collegata alla formazione e al reinserimento nel mondo del lavoro, come il reddito di cittadinanza del MoVimento 5 Stelle, che giace in Commissione da oltre 2 anni e mezzo proprio per colpa del governo e della maggioranza.

E’ proprio l’ISTAT a certificare che la proposta del MoVimento 5 Stelle sul reddito di cittadinanza costa 14,9 miliardi e che servirebbe ad azzerare la povertà più grave senza dispersione. I soldi non possono essere una scusa. Le famiglie vanno aiutate ora perché non possono più aspettare.

Da beppegrillo.it

Fantastico Marco Travaglio: “Vieni avanti, aretina”

 

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Fantastico Marco Travaglio: “Vieni avanti, aretina”

 

Vieni avanti, aretina di Marco Travaglio

Siccome torna di moda il fascismo con la legge Fiano e con la pretesa della Boldrini di cancellare ogni traccia del Ventennio dall’architettura (speriamo non anche nel resto della cultura e nella legislazione, sennò questi bruciano pure i quadri e i libri dei futuristi, le opere di Gentile e il Codice Rocco, aboliscono le pensioni e magari rimandano pure le zanzare nelle paludi pontine per farle ribonificare da Nichi Vendola), quindi vale tutto, noi ci stiamo appassionando agli etruschi. Non a quelli antichi sepolti nelle necropoli, molto apprezzati da Alberto Sordi e dalla moglie buzzicona durante le “vacanze intelligenti”, perché “magnavano da vivi e pure da morti”. Ma a quelli contemporanei, riuniti attorno al desco di Banca Etruria tanto caro alla famiglia Boschi, che quanto ad appetito non hanno nulla da invidiare agli antenati – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 13 luglio 2017, dal titolo “Vieni avanti, aretina”.

La passione nasce dalla lettura di un passaggio del libro di Renzi, che prima insulta Ferruccio De Bortoli per il suo famoso scoop su Etruria, poi sembra smentire Maria Elena Boschi. Noi, che apprezziamo e stimiamo la statista aretina, eravamo rimasti al suo solenne giuramento del 18.12.2015 alla Camera dei Deputati, che su quella base respinse la mozione di sfiducia: “Non c’è alcun conflitto d’interessi né favoritismo né corsia preferenziale: non ho tutelato la mia famiglia, ma solo le istituzioni… Si dimostri che ho favorito mio padre o che son venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l’incarico”. Giuramento poi sbugiardato da alcune notizie.

1) Nel marzo 2014 -rivela il nostro Giorgio Meletti, mai smentito dalla Boschi né da alcun altro – cioè un mese dopo la nascita del governo Renzi, Maria Elena e Pier Luigi Boschi (membro del Cda di Etruria) ricevono nella loro villa di Laterina il presidente e l’ad di Veneto Banca, Flavio Trinca e Vincenzo Consoli, giunti da Treviso per incontrare la neoministra, presente anche il presidente di Etruria Giuseppe Fornasari. Tema della riunione segreta: come resistere, con l’appoggio del nuovo governo, alle richieste di Bankitalia affinché Etruria e Veneto Banca si trovino un salvatore. A maggio papà Boschi diventa vicepresidente col neopresidente Lorenzo Rosi. I due bussano a tutte le porte, compresa quella del massone e bancarottiere Flavio Carboni, ma invano.

2) Nel gennaio 2015 – rivela De Bortoli- un mese prima del commissariamento di Etruria chiesto da Bankitalia al governo, la Boschi chiama disperata l’allora Ad di Unicredit, Gianfranco Ghizzoni, e gli chiede di acquistare una a caso delle tante banche che stanno per fallire: quella vicepresieduta da suo padre. Tant’è vero che Ghizzoni – come rivelano i nostri Stefano Feltri e Carlo Tecce – non ignora la richiesta della ministra, ma la inoltra al vicedirettore Marina Natale perché ne valuti la fattibilità. Poi il parere della Natale è negativo e Unicredit si tira fuori. La Boschi smentirà la notizia e annuncerà querela a De Bortoli (mai fatta). Ma l’ex Ad Ghizzoni non smentirà un bel nulla, anzi si dirà pronto a parlare se un pm o una commissione parlamentare lo scioglieranno dal patto di riservatezza con la sua ex banca.

3) Il 3 febbraio 2015 – rivela ancora Meletti sul Fatto – manca una settimana al commissariamento di Etruria. Il governo Renzi ha appena varato il decreto che riforma le banche popolari (Etruria inclusa), imponendo loro di trasformarsi in Spa più grandi. Il Dg di Veneto Banca, Consoli, chiama papà Boschi, ancora alla spasmodica ricerca di un salvatore della banca (e anche di se stesso). Consoli, ansioso di ben figurare con Palazzo Chigi, è disponibile e fa una telefonata (intercettata dai pm che indagano sull’istituto veneto). A chi? All’amico Pier Luigi Boschi, che promette: “Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente (Renzi, ndr) domani e ci si sente in serata”. Anche su questa notizia, dalla Boschi neppure una risposta alle domande inviate via mail dal Fatto il 20 giugno. Ora però, al posto della ministra muta, parla il segretario chiacchierone, proprio mentre il governo con dentro la Boschi cancella dal decreto banche un proprio emendamento che poteva portare all’interdizione del solito babbo. Renzi scrive nel suo libro del “presunto scoop” di De Bortoli (che insulta con pezzi di articoli del suo nuovo spirito guida, Giuliano Ferrara) e lo riassume così: “Il ministro Boschi avrebbe richiesto un non meglio precisato impegno a… Ghizzoni per studiare il salvataggio di Banca Etruria e delle altre banche a rischio liquidazione”(ma è una balla: secondo De Bortoli,la Boschi chiese solo di Etruria). Poi commenta: “Come se non fosse evidente… che tutti gli ad delle banche… conoscevano perfettamente la difficile situazione di alcune popolari… Chiedere a Ghizzoni di studiare il dossier Etruria sarebbe stato come minimo ridondante visto che era un dossier che stavano studiando tutti… Non c’era bisogno che lo dicessero Ghizzoni o Boschi”.

Quindi Renzi ci sta dicendo, alla sua maniera obliqua, che la Boschi chiamò Ghizzoni con un atto “ridondante” ma “normale”? E a quale titolo, se non quello di figlia di suo padre (opportunamente rimosso da Renzi), visto che era titolare delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, non con le banche, tant’è che i ministri economici non sapevano nulla della sua iniziativa? Dunque il putribondo De Bortoli ha scritto la verità? E gli annunci di querela? E il giuramento al Parlamento di non essersi mai occupata di Etruria? E il conflitto d’interessi? Dire che è normale che un ministro chiami un banchiere per salvare la banca vicepresieduta dal babbo è come dire che è normale che B. faccia leggi sulle sue tv e i suoi processi. O, già che c’era, voleva dirci pure questo in vista del Renzusconi prossimo venturo?

Articolo intero su Il Fatto Quotidiano

Dell’Utri dal carcere: “Io sono un prigioniero politico”…Ma era più credibile quell’altro “mafioso” che chiedeva una morte dignitosa

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Dell’Utri dal carcere: “Io sono un prigioniero politico”…Ma era più credibile quell’altro “mafioso” che chiedeva una morte dignitosa

Dell’Utri dal carcere tifa larghe intese: “Sarebbe auspicabile un patto nazionale Pd-Fi. Io sono un prigioniero politico”

L’ex senatore di Forza Italia, condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno a Cosa nostra, torna a parlare direttamente da Rebibbia. “Se non ci fosse Berlusconi? L’unica via è Renzi. Sarebbe auspicabile un patto intelligente ma non è possibile: il Paese non lo capisce. I 5 Stelle? Per me sono un mistero”, ha detto l’ex parlamentare intervistato da In Onda

Un governo a larghe intese, nato da un “patto intelligente” tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi? “Sarebbe auspicabile, solo che il Paese non lo capirebbe”. Parola di Marcello Dell’Utri, l’ex senatore e fondatore di Forza Italia, condannato in via definitiva a sette anni di carcere per concorso esterno a Cosa nostra, che è tornato a parlare direttamente dal carcere di Rebibbia. “Io non sono un detenuto come gli altri, ma un detenuto politico, anzi un prigioniero politico: è la parola che più mi si addice”, dice l’ex senatore intervistato da David Parenzo di In Onda su La7.

Il fondatore di Forza Italia ha incontrato il giornalista con due bende ben in vista sulle braccia, frutto di una recente operazione chirurgica. “La mia cardiopatia è incompatibile con la detenzione”, sentenzia Dell’Utri che –  come anticipato dal ilfattoquotidiano.it nel settembre scorso – punta ad ottenere gli arresti domiciliari per motivi di salute: sul suo caso il tribunale del riesame si esprimerà il prossimo 13 luglio.

Intervistato da Parenzo (con il direttore del fattoquotidiano.itPeter Gomez, collegato con lo studio dalla redazione di Milano) Dell’Utri ha parlato di un po’ di tutto, anche del nostro giornale. “Sul Fatto Quotidiano ho fatto una battaglia: non lo vendevano qui in carcere. Ho fatto una domanda alla direzione: non mi hanno risposto. L’ho fatta un’altra volta: anche qui niente.  Non avendo ricevuto risposta ho scritto al direttore del giornale chiedendo d’intervenire. Io non sono un estimatore del Fatto ma un lettore sì“, ha raccontato l’ex senatore spiegando di vedere anche la televisione in cella. “Ho la tv con tutti i canali importanti ma non mi diverte guardarla. Mi piace guardare la pubblicità, che è lo specchio dei tempi”, dice Dell’Utri fondatore ed ex presidente diPublitalia ’80.

Ovviamente l’uomo che fondò Forza Italia nel lontano 1993 continua a seguire la politica anche da detenuto. “Il dibattito politico mi diverte. I 5 Stelle? Non rispondo, per me sono un mistero. Ci sono due partiti: chi non vota e chi vota i 5 Stelle. Come governano? Diciamo che governano è termine generico per loro. Berlusconi è incredibile: non si spezza mai. Se non ci fosse Berlusconi? L’unica via è Renzi. All’inizio l’ho visto bene ma poi ha deluso”, sono alcuni dei concetti espressi da Dell’Utri, che poi ha auspicato un governo a larghe intese.  “Sarebbe auspicabile un patto nazionale intelligente ma non è possibile: il Paese non lo capisce”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/05/dellutri-dal-carcere-tifa-larghe-intese-sarebbe-auspicabile-un-patto-nazionale-pd-fi-io-sono-un-prigioniero-politico/3710358/

Marco Lillo: con la scusa di una denuncia dell’indagato Romeo mi hanno perquisito 4 case, la macchina, l’ufficio, il computer. Hanno perquisito perfino mio padre di 96 anni. Non quello del leader Pd…!!!

 

Marco Lillo

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Marco Lillo: con la scusa di una denuncia dell’indagato Romeo mi hanno perquisito 4 case, la macchina, l’ufficio, il computer. Hanno perquisito perfino mio padre di 96 anni. Non quello del leader Pd…!!!

Marco Lillo: «Hanno perquisito anche mio padre di 96 anni. Non quello del leader pd»

«Sulla base di una denuncia per diffamazione fatta dall’indagato Romeo (per me un pretesto) hanno perquisito 4 case, la mia macchina, l’ufficio, persino il computer del grafico»

«Hanno perquisito me, che non sono indagato, mio padre di 96 anni, la mia compagna e la mia ex. E non hanno perquisito Tiziano Renzi che invece è indagato». Marco Lillo, il giornalista de Il Fatto Quotidiano, autore del libro-inchiesta sulla Consip, Di padre in figlio, si dice «allibito». E chiede: «Vi rendete conto che è grave? Hanno cercato in tutti i modi di carpire le mie fonti».

Molti penseranno: se ne accorge ora che tocca a lui.
«Si, ho letto parole di soddisfazione anche per la perquisizione di Federica Sciarelli, che i pm di Roma accusano di avermi fatto da tramite con il pm Woodcock. E che invece so essere innocente».

Da frasi citate da La verità sembra che la Sciarelli ora ce l’abbia con lei. L’ha risentita?
«Oggi. Ma in quel momento stavo entrando dai finanzieri. Ha detto solo: “Avrai letto. Ma, come sai, io non parlo con nessuno…”».

Il tono era arrabbiato?
«Non mi sembrava. Non credo abbia detto che vuole strozzarmi. Anche se è a causa mia che le hanno preso il cellulare. Ma se avessero avuto le intercettazioni, invece dei tabulati, avrebbero capito di avere sbagliato. Io le ho chiesto se Woodcock era a Roma nel giorno della perquisizione alla Consip e lei mi ha detto no. Invece c’era, e il giorno dopo abbiamo riso».

Dalle celle telefoniche hanno visto che eravate vicini. Vi siete incontrati?
«Io ci abito in Prati, vicino alla Rai. Secondo me, anche la procura sa di avere sbagliato».

Mica se la prenderà con le procure?
«No. Non ho nulla da dire nemmeno sui finanzieri che mi hanno perquisito. Hanno capito la delicatezza di entrare nella stanza di mio padre che dormiva. Sono stati gentili, professionali. Però…».

Però?
«Però noto una disparità».

Quale disparità?
«Tra la famiglia Lillo e la famiglia Renzi».

Ovvero?
«Sulla base di una denuncia per diffamazione fatta dall’indagato Romeo (per me un pretesto) hanno perquisito 4 case, la mia macchina, l’ufficio, persino il computer del grafico. Invece al padre e agli amici di Renzi nessuno ha chiesto chat e telefonini. Non sarebbe stato interessante capire di più sulla fuga di notizie che ha rovinato l’inchiesta Consip, per la quale sono indagati il ministro Lotti e il comandante generale dei Carabinieri Del Sette?».

Le hanno trovato documenti segreti?
«Non ne ho. Le informative le avete pubblicate prima voi del Corriere».

E la telefonata tra Renzi e il babbo che riporta nel libro?
«Ho avuto una “dritta”. E il mio lavoro è raccontare fatti di interesse pubblico. Spero di scrivere un altro libro sul perché non chiedono con la stessa forza a Tiziano ciò che Matteo gli contesta: la “verità che non ha detto a Luca”».

fonte: http://www.corriere.it/politica/17_luglio_06/marco-lillo-hanno-perquisito-anche-mio-padre-96-anni-non-quello-leader-pd-e5443cd8-61c1-11e7-bdfb-e027df3feb8d.shtml

Perdi il Vitalizio d’oro perchè condannato? Non ti preoccupare, tanto il Parlamento poi ti riabilita e te lo riprendi con tanto di arretrati ed interessi…!

 

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Perdi il Vitalizio d’oro perchè condannato? Non ti preoccupare, tanto il Parlamento poi ti riabilita e te lo riprendi con tanto di arretrati ed interessi…!

Il caso.

La Camera restituisce assegno e arretrati a tre ex deputati. Lo prevede il regolamento quando, assai spesso, il tribunale concede il ravvedimento

GIANSTEFANO Frigerio lo deve sapere: non tutto è perduto. Magari si tratterà di aspettare qualche anno, ma la sentenza di riabilitazione prima o poi arriverà. E allora il vitalizio da 2.200 euro netti al mese che il Parlamento gli ha revocato ieri, dopo l’ultima condanna definitiva a tre anni e 4 mesi per le tangenti dell’Expo 2015 che ha patteggiato a fine 2014, tornerà a correre. Con tanto di arretrati.
Per avere conferma, chiedere ai tre che si sono visti restituire l’assegno mentre la Camera lo toglieva all’ex collettore delle tangenti Dc che fu in seguito ascoltato consigliere di Silvio Berlusconi. Massimo Abbatangelo, per esempio.
Deputato missino per quattro legislature fu accusato della strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984, quando sedeva a Montecitorio ormai da cinque anni. Da questa gravissima imputazione venne assolto dalla Corte d’Assise di Firenze in appello nel 1994, dopo che in primo grado aveva preso l’ergastolo. Ma si beccò comunque sei anni per detenzione di esplosivo: e il conto la Camera glielo ha presentato nel 2015. Il 9 luglio di due anni fa l’ufficio di presidenza di Montecitorio gli ha revocato un vitalizio che secondo i dati rivelati da Primo Di Nicola sull’Espresso ammontava nel 2013 a 4.676 euro netti al mese. A ben ventuno anni di distanza dalla condanna e anche dopo ventuno anni di assegni: i vecchi regolamenti stabilivano infatti che un deputato con quattro legislature alle spalle potesse incassare senza limiti di età. E allora Abbatangelo, che si presentò con Alleanza nazionale alle politiche del 1994 per la quinta volta risultando però il primo dei non eletti, non aveva che 51 anni. Due primavere di astinenza e adesso per lui torna il vitalizio, nel frattempo pure lievitato a 5.600 euro: il 27 gennaio 2016 ha presentato istanza di riabilitazione, che gli è stata ovviamente concessa, e la sanzione è improvvisamente evaporata. E insieme al vitalizio, tornano anche gli arretrati. Il conto è facile. Basta moltiplicare 5.600 per 17: tanti sono i mesi trascorsi dalla domanda presentata al tribunale di sorveglianza alla decisione presa ieri dall’ufficio di presidenza della Camera. Per l’ex democristiano Giuseppe Astone, che si era visto anch’egli revocare nel luglio 2015 il vitalizio cresciuto oggi fino a 5.200 euro netti al mese (causa una condanna a 5 anni e 10 mesi) gli arretrati ammontano invece a circa metà, considerato che la domanda di riabilitazione è partita solo il 4 ottobre 2016. Mentre il terzo ex onorevole al quale è stato ieri restituito il vitalizio, Massimo De Carolis (condanna a 2 anni e 8 mesi), si dovrà accontentare di una somma prossima ai 40 mila euro: l’assegno al quale ha nuovamente diritto è nel suo caso di poco superiore a 3.000 euro netti mensili, e l’istanza al tribunale è del 16 maggio 2016.
Inutili le proteste del grillino Riccardo Fraccaro, che di quell’ufficio è segretario. Le stesse elevate in occasione del precedente dell’ex Dc Gianmario Pellizzari, già condannato per bancarotta fraudolenta a sei anni e mezzo, al quale il vitalizio era stato sterilizzato per sei mesi e prontamente restituito per intervenuta riabilitazione. Le regole parlano chiaro: l’assegno viene tolto ai parlamentari condannati in via definitiva a pene di oltre due anni. Ma lo stesso regolamento che il Parlamento ha approvato nel maggio del 2015 prevede una via d’uscita che lo rende di fatto inutile. Il comma 3 dell’articolo 1 dice che le “disposizioni non si applicano qualora sia intervenuta riabilitazione in base agli articoli 683 del codice di procedura penale, 178 e 179 del codice penale”. È un istituto, questo, previsto dal nostro sistema giudiziario, con il quale a fine pena il tribunale di sorveglianza può certificare il “ravvedimento” del condannato. Una certificazione raramente negata a qualcuno: figuriamoci a chi ha occupato per anni un seggio in Parlamento. Il che però finisce per rappresentare una sanatoria generalizzata.
La circostanza era stata denunciata senza mezzi termini dagli esponenti del Movimento 5 stelle, ma senza esito. Già far passare un regolamento così blando, e che esclude per giunta chi è stato condannato per reati quali abuso d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti, non era stata una passeggiata. La dice lunga il fatto che quell’argomento fosse stato affrontato con un ritardo di almeno due decenni da Tangentopoli e non per iniziativa delle Camere. Il Parlamento si era infatti mosso dopo la revoca dell’assegno della Regione siciliana all’ex governatore Salvatore Cuffaro. E la cosa aveva scatenato un putiferio. Per arrivare a quel regolamento si erano dovute superare resistenze di ogni tipo, a partire da quella del centrodestra che pretendeva l’approvazione di una legge in Parlamento: con la certezza del naufragio.
tratto da La Repubblica del 05/07/2017.

Bari, si laurea a 37 anni e diventa subito dirigente dell’azienda di trasporti. Ma non ci pensate, non è una merdaccia come voi, è la figlia del sindacalista…!

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Bari, si laurea a 37 anni e diventa subito dirigente dell’azienda di trasporti. Ma non ci pensate, non è una merdaccia come voi, è la figlia del sindacalista…!

L’azienda di trasporto ha una nuova dirigente: appena laureata, a 37 anni, e figlia di un sindacalista di spicco nella stessa azienda. È diventata presto un caso, come spiega Leggo, la vicenda di Barbara Santeramo, nominata direttore amministrativo della Stp, azienda di trasporto pubblico locale partecipata dal Comune di Trani e dalla Città Metropolitana di Bari, solo 9 giorni dopo il conseguimento del prestigioso titolo di studio, con tanto di 110 e lode. La Santeramo lavora in azienda da oltre 10 anni e per la promozione non era necessario alcun concorso, tranne che la laurea magistrale. A far chiacchierare è il fatto che la neo-dirigente sia la figlia di Michele Santeramo, segretario provinciale Ugl e capo delle relazioni industriali dell’azienda. Il sindacalista però si difende: “Io non ne sapevo nulla, non tutti i sindacati erano stati avvertiti, ma in ogni caso non c’entro niente con questa nomina”. Anche l’Ugl difende la signora: “Solo strumentalizzazioni, Barbara è una ragazza brillantissima che ha già ricoperto il ruolo di responsabile delle risorse umane. Si è liberata una posizione organizzativa a tempo determinato e l’azienda ha fatto la nuova nomina. La competenza è stata premiata da una società che, è bene ricordarlo, non è tenuta a fare concorsi pubblici”.

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12425641/bari-stp-azienda-trasporti-barbara-santeramo-figlia-sindacalista-ugl-nomina-direttore-dopo-laurea-senza-concorso-.html

Le vergogne che i media Vi nascondono – Banche Killer? Si sapeva tutto già 17 anni fa, ma alla Giudice che provò a fermare Zonin e il crac di Popolare Vicenza fu stroncata la carriera!

 

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Le vergogne che i media Vi nascondono – Banche Killer? Si sapeva tutto già 17 anni fa, ma alla Giudice che provò a fermare Zonin e il crac di Popolare Vicenza fu stroncata la carriera!

Chi ha permesso tutto questo e soprattutto chi pagherà?

BANCHE KILLER – La giudice rovinata per aver provato a fermare Zonin e il crac di Popolare Vicenza

Rovinata per aver provato a fermare i disastri di Gianni Zonin e salvare gli azionisti della Banca Popolare di Vicenza dal crac. È la storia di ordinaria giustizia italiana di cui è stata protagonista Cecilia Carreri, giudice e autrice del libro-denuncia Non c’è spazio per quel Giudice (edizioni Mare Verticale, 2017), di cui parla anche il Fatto quotidiano.

La Carreri a inizio anni Duemila indagò sull’istituto prima di finire vittima di procedimenti disciplinari per congedo di malattia richiesto per un mal di schiena, con l’accusa di “aver messo sotto sforzo la schiena, affetta da discopatie con attività sportive ritenute estreme”. Da allora è fuori dalla magistratura, ma 17 anni fa da Giudice per le indagini preliminari rigettò la richiesta di archiviazione di un’inchiesta della Procura di Vicenza sull’allora presidente Zonin e sulla gestione della banca. Pesantissime le accuse: falso in bilancio, false comunicazioni sociali, appropriazione indebita, truffa e altri reati: “Si capiva perfettamente, leggendo gli atti – scrive Carreri – che il Procuratore non aveva voluto andare avanti, approfondire”. Secondo la Carreri l’allora suo capo le fece pressioni per archiviare la pratica, fermandola addirittura in strada. Lo stesso capo andò poi a lavorare per una società controllata al 100% dalla banca di Zonin.

Conflitto d’interessi? Probabile, come quello di Zonin che secondo la Carreri (e le accuse del tempo di Bankitalia) era sospettato di “usare la Banca come cassaforte personale. Balzava evidente l’assoluta mancanza di controlli istituzionali su quella gestione: un collegio sindacale completamente asservito, un Cda che non faceva che recepire le decisioni di quell’imprenditore, padrone incontrastato della banca. Nessuno si opponeva a Zonin, nessuno osava avanzare critiche, contestazioni”.  La Carreri dispose con un’ordinanza l’imputazione coatta di Zonin e gli altri vertici della banca, ma l’indagine finì a un altro gip e venne archiviata. Lì inizia il calvario professionale e umano della Carreri, tra procedimenti davanti al Csm, ricorsi e richieste di risarcimento. A “fregarla” una regata transoceanica da Le Havre a Salvador Bahia, affrontata in ferie. Il sospetto della giudice è che quello fu solo il pretesto per il suo allontanamento dalla toga.

fonte: http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12425286/giudice-carreri-fallmento-zonin-popolare-vicenza-indagine-archiviata-carriera-rovinata-.html