La tassa sui rifiuti è aumentata di oltre il 70% in 7 anni…Vi sentite più puliti o solo più presi per il c…?

 

tassa sui rifiuti

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La tassa sui rifiuti è aumentata di oltre il 70% in 7 anni…Vi sentite più puliti o solo più presi per il c…?

 

La tassa sui rifiuti è aumentata di oltre il 70% in 7 anni

Secondo Confcommercio, negli ultimi sette anni la tassa sui rifiuti, per cittadini e imprese, è arrivata a 9,3 miliardi di euro, in crescita del 72%. “Costi ingiustificati che derivano da inefficienza e discrezionalità dei Comuni, dalla cattiva applicazione dei regolamenti e dall’uso di coefficienti tariffari massimi”.

La tassa sui rifiuti aumenta costantemente da sette anni: nel 2017 è arrivata complessivamente a 9,3 miliardi di euro, con una crescita del 72% pari a 3,9 miliardi. A dirlo è il primo rapporto dell’Osservatorio tasse locali di Confcommercio, che ha raccolto e analizzato per un campione di oltre 2mila comuni (rappresentativi di oltre il 60% della popolazione) i dati e le informazioni relative alla Tari pagata da cittadini e imprese del terziario. “Per cittadini e imprese la tassa sui rifiuti comporta costi eccessivi e ingiustificati che derivano in particolare, da inefficienza ed eccesso di discrezionalità di molte amministrazioni locali, da una distorta applicazione dei regolamenti e dal continuo ricorso a coefficienti tariffari massimi”.

La percentuale di raccolta differenziata è aumentata negli ultimi sette anni di oltre il 20% e occorre considerare che il costo di gestione dei rifiuti differenziati è circa un terzo rispetto a quello degli indifferenziati. Questa tendenza “avrebbe dovuto presupporre una contrazione significativa della spesa complessiva che, però, non si è verificata”. La crescita della tassazione è poi “doppiamente ingiustificata se si considerano i dati riguardo alla produzione totale di rifiuti” che è diminuita. Le imprese spendono di più nonostante la produzione di rifiuti sia scesa dai 32,4 milioni di tonnellate del 2010 ai 30,1 milioni nel 2016.

Secondo la Confcommercio sono due le cause principali: l’inefficienza e il mancato raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata. Le aziende di gestione non sono state in grado di mettere a punto sistemi in grado di raggiungere gli obiettivi previsti dalla normativa. Nonostante la differenziata abbia raggiunto il 52,5% nel 2016 (+5% rispetto al 2015), l’Italia resta in ritardo sugli obiettivi Ue (65%). Il mancato raggiungimento degli obiettivi comunitari è arrivato a costare alla collettività 1 miliardo di euro all’anno fra il 2013 e il 2016. Con la Tari “non si sono andati a coprire solo i costi per migliorare la differenziata, ma anche le inefficienze e gli sprechi del sistema”. Dai calcoli OpenCivitas (un progetto del Dipartimento delle Finanze) per determinare, comune per comune, il costo ottimale del servizio di gestione dei rifiuti emerge un quadro chiaro: la distribuzione dell’inefficienza è generalizzata, con il 62% dei Comuni capoluogo di provincia che ha una spesa mediamente superiore al costo ottimale. In alcuni casi lo scostamento sfiora l’80%. I cinque comuni che spendono di più sono: Asti (77%), Potenza (67%), Venezia (67%), Brindisi (61%), Reggio Calabria (58%). I più virtuosi sono invece: Pistoia (-33%), Brescia (-29%), Prato (-28%), Forlì (- 27%) e Cesena (-26%).

Per l’Osservatorio, se ci si concentra sulle imprese, si possono riscontrare casi in cui queste “pagano al Comune il costo di un servizio che non viene mai erogato”, in quanto ricadono in aree dove sono le imprese stesse a dover provvedere autonomamente allo smaltimento (con relativi costi) dei rifiuti prodotti. Confcommercio cita anche i casi delle aree espositive, di solito grandi superfici dalla ridotta produzione di rifiuti: a queste imprese la Tari viene calcolata comunque sull’intera superficie. Ci sono poi gli alberghi che non erogano servizi di ristorazione, avendo quindi “una capacità di produrre rifiuti pari o, addirittura, inferiore a quella delle abitazioni private”, ma che pagano in ogni caso tariffe più alte rispetto ai privati. Parecchi sono poi “i regolamenti comunali che, illegittimamente, non riconoscono alcuna agevolazione nelle ipotesi di locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente”.

Parte delle tariffe sono determinate dai Comuni moltiplicando la superficie per specifici coefficienti di produttività quantitativa e qualitativa di rifiuti. La legge si limita a dare un intervallo di valori, ma spetta poi ai Comuni la scelta del coefficiente. La maggior parte delle amministrazioni sceglie i valori più elevati. “Una libertà che ha sempre svantaggiato in particolare le utenze con una maggiore produttività di rifiuti (ristoranti, pizzerie, ortofrutta e pescherie)”.

Altro problema è l’eccessiva discrezionalità assicurata agli enti locali e la mancanza di linee guida sull’applicazione della Tari. Questo ha prodotto “una profonda disomogeneità dei costi per il servizio di gestione dei rifiuti, con scostamenti enormi anche tra Comuni limitrofi”. In provincia di Bergamo il Comune di Barzana registra un costo unitario per abitante di 55 euro mentre nella provincia di Brindisi, a Mesagne, la spesa per la gestione dei rifiuti è pari a 699 euro per ogni abitante. A Mola, in provincia di Bar, un ristorante di 500 metri quadri paga 16.401 euro all’anno, mentre ad Alba, in provincia di Cuneo, 7.334 euro.

Per Patrizia Di Dio, membro di Giunta di Confcommercio con delega all’ambiente, “i dati dell’Osservatorio sono la conferma di quanto le nostre imprese siano penalizzate da costi dei servizi pubblici che continuano a crescere in modo ingiustificato. Bisogna, dunque, applicare con più rigore il criterio dei fabbisogni e dei costi standard nel quadro di un maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo, ma soprattutto è sempre più urgente una profonda revisione dell’intero sistema che rispetti il principio europeo ‘chi inquina paga’ e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni. In due parole, meno costi e meno burocrazia per liberare le imprese dal peso delle inefficienze locali di gestione”.

fonte: https://www.fanpage.it/la-tassa-sui-rifiuti-e-aumentata-di-oltre-il-70-in-7-anni/

Si parla tanto della tassa sui sacchetti bio, ma c’è anche di meglio, e qui si sono superati: ecco la tassa per andare in bicicletta in vigore al 1° gennaio!

bicicletta

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Si parla tanto della tassa sui sacchetti bio, ma c’è anche di meglio, e qui si sono superati: ecco la tassa per andare in bicicletta in vigore al 1° gennaio!

 

L’hanno già ribattezzata la “tassa sul sudore” e dal 1 gennaio 2018 colpisce i ciclisti italiani amatori, quelli che, prevalentemente nel fine settimana, partecipano a gare di paese o passeggiate organizzate in bicicletta. Ora dovranno pagare un canone di 25 euro l’anno alla Federazione Ciclistica Italiana (Fci) per ottenere una Bike Card e poter pedalare serenamente in gruppo. Lo scopo sembra quello di ripianare il deficit della Fci, ma le associazioni di ciclisti amatori già protestano. “Così si allontanano le persone dallo sport”, dichiara amaramente al Corriere della Sera l’organizzatore di Deejay Teen, detto Linus. “Se oltre all’iscrizione devo pagare un balzello aggiuntivo – in cambio di niente – non partecipo nemmeno”.

Bike Card senza “nessun servizio assicurativo”

Attualmente gli eventi amatoriali della bicicletta passa attraverso 19 Enti di promozione sportiva (Eps) riconosciuti e autorizzati dal Coni. Gli Eps rilasciano centinaia di migliaia di tessere dietro presentazione di un certificato medico. Un metodo che ora dovrebbe essere sostituito dalla Bike Card senza “nessun servizio assicurativo”.

Cosa dice Federciclismo

Così Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, difende la scelta: “Ma quale tassa la nostra è un’iniziativa politica per combattere chi ci fa concorrenza sleale con i contributi pubblici. I soldi serviranno a gestire servizi comuni come la giustizia sportiva. Non raccoglieremo più di 70-80 mila euro. Chi non vuole acquistare la Bike Card abbandoni gli enti e si tesseri direttamente con noi: siamo i più seri. La Bike Card offrirà comunque anche dei servizi. Quali? Ci penseremo. L’ha fatto l’atletica, possiamo farlo anche noi”.

Un vecchio “sogno” del Pd

Fatto sta che la “tassa sul sudore” o sulla “pedalata” è stata approvata alla chetichella il 22 dicembre. E vale poco consolarsi al pensiero che poteva arrivare anche di peggio. Un paio di anni fa un senatore del Pd, Marco Flavi, aveva infatti proposto in Commissione Lavori pubblici un emendamento a dir poco surreale, nel quale si parlava di una “definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”. Tra le associazioni di ciclisti era subito scattato l’allarme rosso. Per “idonea tariffa” s’intendeva di fatto una sorta di tassa simile a quella automobilistica mentre “modalità d’ identificazione” voleva dire targa. Capito? Il Pd ha tentato anche di targare le biciclette, roba da far impallidire persino i burocrati raccontati da Kafka. Fortunatamente non se n’è fatto nulla, ma la pulsione alla tassazione rimane una delle eredità più pesanti lasciate dal Pd al governo.

tratto da: http://www.stopeuro.news/stavolta-si-sono-superati-e-arrivata-anche-la-tassa-per-andare-in-bicicletta/

Sapete tutti che la Tassa sui rifiuti Vi è raddoppiata per un errore (???). Ma nessuno V dice che la vicenda è venuta fuori per nn’interrogazione parlamentare di Giuseppe L’Abbate del M5S

Tassa sui rifiuti

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Sapete tutti che la Tassa sui rifiuti Vi è raddoppiata per un errore (???). Ma nessuno V dice che la vicenda è venuta fuori per nn’interrogazione parlamentare di Giuseppe L’Abbate del M5S

 

Tassa sui rifiuti raddoppiata per errore, come avere il rimborso della Tari

Emerge un errore compiuto da diversi comuni nel calcolo della tassa sui rifiuti, molti hanno pagato più del dovuto. Ecco come muoversi

Sarebbero milioni le famiglie che negli ultimi 5 anni hanno pagato più del dovuto. Un’interrogazione parlamentare di Giuseppe L’Abbate (M5S) rivolta al sottosegretario all’Economia Pier Carlo Baretta ha fatto emergere che diversi comuni hanno sbagliato nel calcolare la parte variabile della tassa sui rifiuti (Tari), facendo lievitare i prelievi anche fino al 100%.

Come funziona la tassa sui rifiuti
La Tari è stata introdotta nel 2014 (legge 147/2013) al posto della vecchia Tares, per portare quattrini nelle casse dei servizi per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.

La paga chiunque produca immondizia e il computo e la riscossione è affidata ai singoli comuni. Viene calcolata tenendo conto di una quota fissa correlata alle dimensioni della casa e di una quota che varia in base ai membri di un nucleo famigliare. A causare l’errore è proprio la parte variabile che è stata calcolata tenendo conto anche delle componenti immobiliari (soffitte, box auto e cantine), come se fossero determinanti di una maggiore produzione di rifiuti.

L’esempio mostrato alla Camera è questo: una famiglia di 4 persone vive in un appartamento di 150 metri quadri, suddivisi in 100 metri quadrati di casa, 30 di garage e 20 metri quadri di cantina. La parte variabile della Tasi ribaltata su garage e cantina va computata una sola volta. La tassa deve quindi essere la somma delle quote fisse che gravano sulla casa, sul garage e sulla cantina. Al totale va aggiunta la quota variabile.

Al contrario per diversi anni (almeno 5) i cittadini oltre alla quota fissa hanno pagato una quota variabile moltiplicata per il numero delle componenti immobiliari. Nell’esempio esposto alla camera il nucleo famigliare ha pagato la quota variabile tre volte: una per la casa, una per il garage e una per la cantina.

Le città coinvolte
Sono molti i comuni che hanno commesso l’errore di calcolo, tra questi Milano, Ancona, Cagliari, Catanzaro, Genova e Napoli. Ulteriori verifiche dovranno essere condotte per stilare l’elenco completo e valutare l’eccesso ai danni dei contribuenti.

Come pretendere il rimborso
Il Movimento difesa del cittadino ha lanciato la campagna SOS Tari a cui aderire inviando una mail alla sede di pertinenza e partecipare alla richiesta di rimborso delle eccedenze.

Chi invece volesse agire a titolo personale deve opporre ricorso alla Commissione tributaria provinciale. Per sapere se la Tasi è stata applicata nel modo corretto occorre inviare al comune una richiesta di accesso agli atti.

 

fonte: https://www.wired.it/economia/business/2017/11/10/tassa-rifiuti-raddoppiata-tari/?utm_source=facebook.com&utm_medium=marketing&utm_campaign=wired