Una storia: l’onorevole con casa abusiva e la sua “nobile” battaglia per eliminare i vincoli di edificazione sulle spiagge della Sicilia

 

 

casa abusiva

 

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Una storia: l’onorevole con casa abusiva e la sua “nobile” battaglia per eliminare i vincoli di edificazione sulle spiagge della Sicilia

L’onorevole con casa abusiva che vuole lo stop ai vincoli di edificazione in spiaggia in Sicilia

Il deputato della Regione siciliana Carmelo Pullara ha lanciato la sua ennesima campagna contro i vincoli di edificazione in Sicilia, proponendo la modifica all’attuale divieto di edificare entro i 50 metri dalla battigia. “A Santorini e nelle Cinque ci son ville sul mare, da noi la legge ostacola lo sviluppo turistico sulla costa” ha spiegato Pullara.

“In vacanza sono stato a Santorini. Lì ci sono quelle ville a strapiombo sul mare. Sono uno spettacolo” , così il deputato della Regione siciliana Carmelo Pullara ha lanciato la sua ennesima campagna contro i vincoli di edificazione in Sicilia. Dopo aver proposto di bloccare gli abbattimenti delle costruzioni abusive con un emendamento in regione finito poi nel nulla a usa di numerose polemiche , infatti, ora l’onorevole ha rilanciato chiedendo uno stop ai vincoli di edificazione in spiaggia sulle coste siciliane. In particole nel mirino di Pullara c’è l’attuale divieto di edificare entro i 150 metri dalla battigia. Del resto nel mondo ci sono esempi come “Santorini con le ville a strapiombo”, ha ragionato Pullara, e senza andare fuori Italia “anche nelle Cinque Terre è così, con quelle bellissime ville sul mare”. “Noi abbiamo fatto più del resto d’Italia. Altrove il divieto di costruire in riva al mare può essere derogato con un parere della soprintendenza, da noi no” ha spiegato Pullara a l quotidiano Repubblica.

“Non si tratta di interesse elettorale anche perché Licata il suo prezzo sugli abbattimenti l’ha già pagato” tiene a sottolineare il deputato regionale riferendosi alla sua città e assicurando che “non c’entra la mia casa perché non ho case in riva al mare” riferendosi all’abitazione sulla quale pende un’ordinanza di demolizione in quanto abusiva ma che è lontana dalla spiaggia. Per Pullara tutti questi divieti avrebbero ostacolo lo sviluppo turistico dell’Isola. “La legge in vigore in Sicilia ci priva di uno sviluppo reale sulle coste: in Grecia, ma anche in Liguria, la possibilità di costruire edifici in riva al mare ha dato una spinta reale al turismo. Così, con la possibilità di costruire, renderemmo più appetibili economicamente le nostre coste” sostiene Pullara, pronto a inserire un emendamento in questo senso nel nuovo disegno di legge sull’Urbanistica regionale che sarà discusso in Aula

fonte: https://www.fanpage.it/politica/lonorevole-con-casa-abusiva-che-vuole-lo-stop-ai-vincoli-di-edificazione-in-spiaggia-in-sicilia/

L’ultimo discorso di Borsellino in ricordo di Falcone: tu vivrai per sempre

 

Falcone

 

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L’ultimo discorso di Borsellino in ricordo di Falcone: tu vivrai per sempre

Il 23 giugno del 1992 il magistrato ricordò l’amico e compagno massacrato a Capaci con la moglie Francesca e i tre uomini della scorta. Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia poche settimane dopo

Quello che segue è il discorso che Paolo Borsellino pronunciò in memoria dell’amico e compagno di lavoro alla Veglia per Giovanni Falcone, nella chiesa di Sant’Ernesto, a Palermo il 23 giugno 1992. Borsellino fu ucciso poche settimane dopo la mafia, il 19 luglio del 1992.

(Il testo è un estratto da:  “Le ultime parole di Falcone e Borsellino”. Prefazione di Roberto Scarpinato. A cura di Antonella Mascali . Ed. Chiarelettere, Milano 2012).

“Giovanni Falcone lavorava con perfetta coscienza che la forza del male, la mafia, lo avrebbe un giorno ucciso. Francesca Morvillo stava accanto al suo uomo con perfetta coscienza che avrebbe condiviso la sua sorte. Gli uomini della scorta proteggevano Falcone con perfetta coscienza che sarebbero stati partecipi della sua sorte.
Non poteva ignorare, e non ignorava, Giovanni Falcone, l’estremo pericolo che egli correva perché troppe vite di suoi compagni di lavoro e di suoi amici sono state stroncate sullo stesso percorso che egli si imponeva. Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato, che tanto non gli piaceva. Perché se l’amore è soprattutto ed essenzialmente dare, per lui, e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo e la sua gente ha avuto e ha il significato di dare a questa terra qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali per rendere migliore questa città e la patria a cui essa appartiene.
Qui Falcone cominciò a lavorare in modo nuovo. E non solo nelle tecniche di indagine. Ma anche consapevole che il lavoro dei magistrati e degli inquirenti doveva entrare nella stessa lunghezza d’onda del sentire di ognuno. La lotta alla mafia (primo problema morale da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità. Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta [il pentito Tommaso Buscetta, ] egli mi disse: «La gente fa il tifo per noi». E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice. Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro stava anche smuovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono lavera forza di essa.
Questa stagione del «tifo per noi» sembrò durare poco perché ben presto sopravvennero il fastidio e l’insofferenza al prezzo che alla lotta alla mafia, alla lotta al male, doveva essere pagato dalla cittadinanza. Insofferenza alle scorte, insofferenza alle sirene, insofferenza alle indagini, insofferenza a una lotta d’amore che costava però a ciascuno, non certo i terribili sacrifici di Falcone, ma la rinuncia a tanti piccoli o grossi vantaggi, a tante piccole o grandi comode abitudini, a tante minime o consistenti situazioni fondate sull’indifferenza, sull’omertà o sulla complicità. Insofferenza che finì per invocare e ottenere, purtroppo, provvedimenti legislativi che, fondati su una ubriacatura di garantismo, ostacolarono gravemente la repressione di Cosa nostra e fornirono un alibi a chi, dolosamente o colposamente, di lotta alla mafia non ha mai voluto occuparsene. In questa situazione Falcone andò via da Palermo. Non fuggì. Cercò di ricreare altrove, da più vasta prospettiva, le ottimali condizioni del suo lavoro. Per poter continuare a «dare». Per poter continuare ad «amare». Venne accusato di essersi troppo avvicinato al potere politico. Menzogna!

Qualche mese di lavoro in un ministero non può far dimenticare il suo lavoro di dieci anni. E come lo fece! Lavorò incessantemente per rientrare in magistratura. Per fare il magistrato, indipendente come sempre lo era stato, mentre si parlava male di lui, con vergogna di quelli che hanno malignato sulla sua buona condotta. Muore e tutti si accorgono quali dimensioni ha questa perdita. Anche coloro che per averlo denigrato, ostacolato, talora odiato e perseguitato, hanno perso il diritto di parlare! Nessuno tuttavia ha perso il diritto, anzi il dovere sacrosanto, di continuare questa lotta. Se egli è morto nella carne ma è vivo nello spirito, come la fede ci insegna, le nostre coscienze se non si sono svegliate debbono svegliarsi.

La speranza è stata vivificata dal suo sacrificio. Dal sacrificio della sua donna. Dal sacrificio della sua scorta.
Molti cittadini, ed è la prima volta, collaborano con la giustizia. Il potere politico trova il coraggio di ammettere i suoi sbagli e cerca di correggerli, almeno in parte, restituendo ai magistrati gli strumenti loro tolti con stupide scuse accademiche.
Occorre evitare che si ritorni di nuovo indietro. Occorre dare un senso alla morte di Giovanni, della dolcissima Francesca, dei valorosi uomini della sua scorta. Sono morti tutti per noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera. Facendo il nostro dovere; rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici; rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne (anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro); collaborando con la giustizia; testimoniando i valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere, anche dentro le aule di giustizia.
Troncando immediatamente ogni legame di interesse, anche quelli che ci sembrano innocui, con qualsiasi persona portatrice di interessi mafiosi, grossi o piccoli; accettando in pieno questa gravosa e bellissima eredità di spirito; dimostrando a noi stessi e al mondo che Falcone è vivo”.

Parole pronunciate alla Veglia per Giovanni Falcone, nella chiesa di Sant’Ernesto, a Palermo il 23 giugno 1992.

Il Web insorge contro le parole di Musumeci: “Senza disabili ci sarebbero più soldi per altre cose” …Mi chiedo perché? Per una volta che un politico fa un po’ di sana autocritica…!!

Musumeci

 

 

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Il Web insorge contro le parole di Musumeci: “Senza disabili ci sarebbero più soldi per altre cose” …Mi chiedo perché? Per una volta che un politico fa un po’ di sana autocritica…!!

“È colpa del governo Musumeci se gli uffici dicono che in Sicilia ci sono 12mila disabili gravissimi? È colpa del governo Musumeci se per poter assistere e contribuire alle famiglie che assistono i disabili gravissimi servono 220 milioni di euro? Se non ci fossero stati i disabili gravissimi, molte famiglie non avrebbero dovuto subire un colpo in fronte e avremmo forse potuto disporre di qualche decina di milioni in più per collocarli in settori attualmente carenti di disponibilità finanziarie”.

Queste sono le parole pronunciate ieri dal governatore della regione Sicilia Nello Musumeci, il video è stato poi diffuso in rete e in breve ha scatenato la furia delle forze politiche avversarie e delle associazioni per i diritti dei disabili, come Siamo handicappati, non cretini che ha chiesto al presidente di porgere le proprie scuse per quanto detto. Altri esponenti politici gli hanno detto di vergognarsi per una frase così oscena, che non dovrebbe essere pronunciata in nessun luogo, tanto meno nell’aula di un Parlamento.

Le reazioni del web alla dichiarazione di Musumeci

Sul web la frase ha dato vita ad una rivolta, in particolare su Twitter dove moltissimi utenti hanno scritto:

#Musumeci : “Se non ci fossero i disabili ci sarebbero più soldi per fare altro”. Li mettiamo in un forno?

P.s. chiarisco per gli stupidi ed i cretini che il mio commento è sarcastico, quello di Musumeci è vero.

Non credo serva alcun commento Quello che ha detto ieri #Musumeci in aula è semplicemente vergognoso Se l’avesse detto un esponente del MoVimento 5 Stelle saremmo su tutte le tv del pianeta #VERGOGNA #ottoemezzo #lariachetira #M5S  #sarabellissima #senzadime  #Sicilia #salvini

Governatore della Sicilia #Musumeci: “Se non ci fossero i disabili, avremmo più soldi pubblici da collocare in altri settori”. In tasca, ad esempio.

#Musumeci dopo la vittoria alle elezioni è stato descritto da certa stampa come un “fascista perbene”, figurarsi che avrebbe in testa se fosse un fascista permale. Certe cose non si dicono se non si pensano, ma tanto adesso arriveranno le scuse e amici come prima.

Da sorella di una ragazza #disabile, sono indignata di leggere queste affermazioni e spero verranno presi provvedimenti.

Avrebbe più soldi? Quanti?

Quei cazzo di 400€ al mese che un disabile non ci fa un cazzo e si vede togliere beni e servizi? Schifo e Vergogna!

#Musumeci: “Senza i disabili avremmo più soldi”. E senza di voi avremmo meno merda!

#Musumeci: “Se non ci fossero stati disabili gravissimi […] avremmo avuto più soldi per altri settori” a cominciare dallo stipendio del presidente della Regione che con sta cazzata dimostra di essere gravemente malato di mente!

Nello Musumeci, Presidente Regione Sicilia: “Se non ci fossero #disabili avremmo più soldi”. Ma perderemmo il piacere di ascoltare le sue minchiate.

Ficarra e Picone: Il presidente della Regione Siciliana, Nello #Musumeci: “Senza i #disabili avremmo più soldi per altri settori”. Anche senza certi politici avremmo molti più soldi. #sonograditelescuse

#Musumeci: “Se non ci fossero i disabili ci sarebbero più soldi per fare altro”. Tipo aumentarsi l’indennità

Il presidente della Regione #Sicilia #Musumeci: ‘Se non ci fossero i disabili gravissimi avremmo più soldi per altri settori’.

E se non ci fossero i senza cuore come lui questo sarebbe un paese più civile che si saprebbe occupare molto meglio di chi ha una disabilità.

Disabili, il presidente siciliano afferma: “Se non ci fossero avremmo più soldi”. Fortuna invece che possiamo sentire gratis le sue minchiate.  #musumeci

#Musumeci si deve vergognare per questa oscenità che ha pronunciato!! La #regione #Sicilia ha 13.000 dipendenti, questa è la vera disabilità di chi ha governato questa regione e di chi la governa !!!!

#Musumeci 5 miliardi di debiti la regione Sicilia li ha fatti per aiutare i disabili?????

Di certo risulta più facile effettuare tagli sull’assistenza ai disabili, che alle spese dovute al clientelismo e al malaffare, tanto questi politici di pelo sullo stomaco ne hanno in abbondanza #Musumeci

#Musumeci senza gli sportelli multifunzionali nei Cpi e la non applicazione della norma approvata dal precedente governo, i 14 milioni dove sono finiti?

“Senza i disabili avremmo più soldi” non l’ha detto Hitler ma il governatore della Regione Sicilia #Musumeci da Sparta è tutto.

Quello che ha detto ieri #Musumeci in aula è semplicemente vergognoso. ……..#Sicilia

#Musumeci: “Se non ci fossero i disabili la Sicilia avrebbe più soldi”. E un Presidente diverso.

#Musumeci Dopo 48 ore dalla chiusura dei seggi iniziavano già i primi arresti ora se la prendono addirittura con i #Disabili Cari #Siciliani bastava poco, bastava solo aprire gli occhi!

“Se non ci fossero i #disabili avremmo più soldi per fare altro”. Nello #Musumeci, presidente della regione Sicilia.

Se non ci fossero i politici insensibili ci sarebbe più dignità su questo mondo. Viva l’Italia!

#Musumeci se contiamo tutti i vostri lauti stipendi e rimborsi spese ci sono milioni non solo per i disabili ma per tutti i Siciliani. Non si vergogna?

#Musumeci se non ci fossero i politici ladri ci sarebbero i soldi per tutti fermo restando che per i disabili la politica ha sempre speso una miseria

#Musumeci Ci aspettiamo indignazione e provvedimenti nel condannare questa becera e grave dichiarazione. Ci aspettiamo che tutti i media prendano le distanze da politici incapaci e irrispettosi verso i cittadini, i loro datori di lavoro.

#Musumeci credo si riferisca all’abuso della legge 104 che in effetti in Sicilia c’è

Il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, eletto con il centrodestra: “Se non ci fossero i disabili, avremmo più soldi pubblici da collocare in altri settori”.

Se non ci fossero certi politici, avremmo risparmiato un bel gruzzolo di soldi.

Se non avessero deputati regionali che si cuccano lo stipendio più alto del mondo, e una classe politica parassitaria e voracissima, in Sicilia potrebbero permettersi il doppio dei disabili gravi, o forse anche il triplo. #Musumeci

Chiedo commissione sanitaria che certifichi e dichiari #Musumeci inabile all’incarico di presidente di regione.

#Musumeci a questo è arrivata la politica? C’è la possibilità di sapere quanti milioni spreca questo orco?

#Musumeci questa “battuta” sui disabili gravi poteva farla prima del #25aprile.

Così #nazifascismo e soluzione finale diventavano argomenti realmente attuali…

#Musumeci alla fine sapete quale è il vero problema? Che le persone che aveva attorno non hanno fatto una piega. Una mela marcia “ci sta” in politica. Ma è il numero di vigliacchi che la circonda a rovinare un popolo

Scemo io ad aver sempre pensato che il problema della Sicilia fosse la corruzione, non i disabili

“Davanti a Musumeci i disabili siciliani si sentono come gli ebrei davanti a Hitler”

#Andiamobene. Se anche in #Italia iniziamo con questi #discorsi nel giro di poco finiremo come la #granbretagna. Bravo #Musumeci! Anche senza una sacco di imbecilli come te in politica avremmo più soldi. Che fai? Ti scavi…

Questa è l’espressione delle competenze sbandierate da certa politica. Senza #Musumeci e i sontuosi privilegi della casta dei politici della regione siciliana ci sarebbero risorse, eccome

Non auguro a #Musumeci di avere a che fare con le umiliazioni e i risparmi idioti a cui sono soggetti i disabili e le persone che se ne prendono cura, ma nella vita nulla è certo.

In una regione normale e in un paese normale #Musumeci avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni, ma purtroppo egli rientra negli standard della politica italiana.

#Musumeci: “Se non ci fossero stati i #disabili gravissimi avremmo avuto più soldi per le famiglie siciliane”

Senza Musumeci invece non avremmo un presidente che mortifica la #Sicilia con le sue idiozie

#Musumeci se la gente non si ammalasse potremmo chiudere gli ospedali e risparmiare un sacco di miliardi da destinare a feste, sagre, frizzi e lazzi

COME HITLER !!! #MUSUMECI LA #SICILIA È GIÀ BELLISSIMA !!! CON IL MAESTRO #BERLUSCONI!

#Musumeci: “Senza i disabili avremmo più soldi”. E un posto libero da Presidente della regione #Sicilia.

#Musumeci forse- anzi, direi sicuramente- poteva esprimersi diversamente e meglio. Ma non credo fosse lontanamente nelle sue intenzioni offendere chicchessia. Polemica strumentale. Solita macchina del fango azionata sul web. Un po’ di umanità, alle volte, farebbe bene.

La simpativa replica di Musumeci

“Sta girando in queste ore un breve video di un mio intervento in aula (organizzato naturalmente dagli avversari politici, alcuni dei quali sono bravissimi in questo senso) per tentare di creare confusione in un intervento che non solo mi onora e onora il mio Governo, ma che credo ponga finalmente la Sicilia fra le protagoniste nelle politiche sociali in Italia. In aula ho spiegato che non è colpa del Governo se abbiamo dovuto fare tagli o se abbiamo dovuto orientare su alcuni obiettivi una spesa maggiore rispetto a quella dello scorso anno, per esempio. E ho portato l’esempio proprio delle famiglie dei disabili gravissimi. Lo scorso anno nel Capitolo c’era una dotazione di poco più di 100 milioni di euro, quest’anno la dotazione complessiva è di 270 milioni circa: 220 milioni per le famiglie dei disabili gravissimi (sono 12.300 secondo le aziende ASP) e la rimanente quota per le famiglie dei disabili gravi. Non è una colpa del governo Musumeci se per 30-40 anni la Regione non ha pensato a fare una ricognizione delle famiglie dei disabili gravissimi in Sicilia. Non è una colpa del governo Musumeci se quest’argomento è stato lasciato ai margini del dibattito politico. E devo dire grazie all’attore Pif per averlo posto con forza e compassione. E se mi consentite rivendico il diritto di aver assunto un impegno proprio con Pif nell’ottobre scorso, quindi in campagna elettorale, per dire che entro sei mesi noi avremmo dato una risposta seria e concreta a tutte le famiglie.

Ecco, io sono orgoglioso, lo sono io, lo è l’assessore alla Salute Razza, lo è l’assessore alla Famiglia Ippolito, lo è il Governo per avere finalmente dato una risposta concreta in un settore di fronte al quale tutti abbiamo il dovere di toglierci il cappello. Le speculazioni, i tentativi meschini messi in atto da qualcuno, non possono assolutamente neutralizzare uno sforzo e un impegno finanziario che è e rimane, se mi consentite, il fiore all’occhiello di questa legge finanziaria”.

 

fonte: https://www.ultimavoce.it/musumeci-sicilia-disabili-soldi/

Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Sgarbi

 

 

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Zafarana (M5S) all’attacco di Sgarbi: In tre mesi non è mai in aula e ha prodotto zero delibere… Prende 11.000 Euro al mese dalla Sicilia solo per insultare la Sicilia…!

Di seguito il post di Valentina Zafarana, Portavoce del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana:

“Sgarbi mi ha definito ‘capra e ignorante’.

Per carità, è la stessa definizione che dà a qualsiasi cosa gli si dipani davanti (presumo derivi dall’abitudine di specchiarsi), e non merita alcun risentimento.

Se non fosse che Sgarbi è assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, nominato da Musumeci e voluto da nessuno.

Sì perché uno che definisce il sud ‘la parte improduttiva’ dell’Italia dubito venga accolto a braccia aperte in Sicilia.
Come assessore d’altronde non esiste.

Fisicamente e politicamente.

Non è mai in aula e in tre mesi ha prodotto ZERO DELIBERE. Solo una sequela infinita di insulti. Poi il nulla.

Per questo abbiamo presentato una mozione di censura per rimuoverlo. Lui nel frattempo annuncia le dimissioni, poi ci ripensa, poi rincara e infine rimane.

Tutto questo tra una foto in bagno e il bonifico da assessore che incassa ogni mese. 11 mila euro (al mese) per insultare i siciliani.
Musumeci assiste a tutto in silenzio.

Sussurra qualcosa ma non prende decisioni.

Rimane inerte anche davanti alla minaccia di Sgarbi di fare saltare una presunta trattativa milionaria a Selinunte da parte di investitori.
Un po’ come il ricatto di un ragazzino che, messo fuori dalla partita perché più volte ammonito, vuol portare via il pallone.

Ci vediamo in aula assessore, sempre che lei decida di affrontarci…”

Sgarbi dovrà decidere se fare il parlamentare o l’assessore perché i due incarichi sono incompatibili. Nel frattempo il critico d’arte ha fatto sapere:

“Me ne andrò quando lo consente il regolamento del Parlamento. La giunta per le elezioni dovrebbe essere convocata per la fine di marzo, a quel punto io avrò un mese per decidere se restare come assessore o andare in Parlamento e più o meno saremo al giorno del mio compleanno, l’8 maggio, che tra l’altro è il giorno in cui mi cacciò la Moratti. Sia chiaro, non rimango perché ho bisogno di questo c… di poltrona, dove non mi sono mai seduto, ma perché mi pare bello che quello che ho iniziato si porti a compimento”

Ficarra e Picone a Salvini: “La Sicilia più bella quando non ci sei…”

Salvini

 

 

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Ficarra e Picone a Salvini: “La Sicilia più bella quando non ci sei…”

A nostro avviso Salvini non è peggio di quei tanti politici siciliani venduti alle segreterie romane e sui quali ricade la colpa dello stato di miseria in cui è ridotta la nostra isola. Quell’esercito di ascari che continua, chissà per quale divino mistero, a gestire il potere. Ma, certamente, il leader della Lega  non è una alternativa e la battuta dei due comici rimane esilarante…

ROMA (ITALPRESS) – “Salvini ha detto che ogni volta che torna in Sicilia la trova sempre più bella? Noi gli rispondiamo: sapessi quanto è bella quando tu non ci sei…”.

Cosi’ Ficarra e Picone al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora.

“La nostra è una constatazione, non una lite. La Sicilia è più bella quando lui non c’è!”. Quindi se Salvini non ci venisse mai, sarebbe ancora meglio… “Eh be’, quello sarebbe una gran cosa”, hanno aggiunto i due ospiti di Rai Radio1, rispondendo a Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. (ITALPRESS).

Elezioni politiche: Avete fatto caso che la mafia non esiste nei programmi dei partiti? Troppo utile per mettersela contro??

 

Elezioni

 

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Elezioni politiche: Avete fatto caso che la mafia non esiste nei programmi dei partiti? Troppo utile per mettersela contro??

Elezioni politiche: la mafia non esiste nei programmi dei partiti

La criminalità organizzata continua a intimidire e infiltrarsi nel tessuto sociale, economico e democratico del paese, ma i partiti in corsa per le elezioni politiche non sembrano interessati al tema.

Sono passati tre anni da quando, nel suo discorso di insediamento, Mattarella annunciava: “La lotta contro la mafia e quella contro la corruzione sono priorità assolute”. Più di trenta secondi di applausi incorniciavano quelle parole, anche se i programmi elettorali che avevano portato deputati e senatori in Parlamento non sembravano particolarmente attenti al tema.

Né la coalizione centrista Monti per l’Italia, né il Movimento 5 stelle affrontavano il problema con proposte programmatiche. Lega Nord e Popolo della Libertà trattavano il tema nel capitolo sulla sicurezza (ventesimo punto di ventitré), proponendo “prosecuzione dell’opera del Governo Berlusconi nel contrasto totale alla criminalità organizzata e piena e totale implementazione dell’Agenzia per i beni confiscati”. Mentre Sinistra Ecologia e Libertà accennava al tema riguardo alla legalizzazione delle droghe leggere e dedicava alla lotta alla criminalità organizzata l’intera pagina 35 (di 45), lo stesso interesse non era dimostrato dal Partito Democratico. Otto righe e mezzo a pagina tre di cinque nel programma per le politiche con Bersani segretario e, nel documento congressuale per la candidatura di Matteo Renzi alle primarie 2013, si accennava alla mafia a pagina 11 di 17 per proporre la riforma della giustizia e, alla pagina successiva, tra i vari interventi per il Sud, si annunciava un “efficace controllo del territorio contro l’illegalità diffusa e la criminalità organizzata”.

Quel lungo applauso alle parole di Mattarella poteva però rappresentare una dichiarazione d’intenti, una presa di coscienza di un problema colpevolmente ignorato in campagna elettorale ma vivo nelle intenzioni del legislatore. È stato davvero così?

Dopo il discorso di Mattarella gli interventi normativi nella lotta contro la criminalità organizzata sono stati scarsi. La riforma del voto di scambio politico-mafioso, art. 416-ter del codice penale, era infatti precedente all’insediamento del Presidente della Repubblica e al suo applaudito intervento, essendo stata approvata nell’aprile 2014. Peraltro, pur definendo meglio il reato in questione, non pare aver risolto i problemi di effettività dell’illecito.

Un intervento contro la criminalità organizzata, comunque, c’è stato, anche se approvato non senza polemiche quasi al termine della legislatura: si tratta della riforma del Codice antimafia. In realtà, più che sulla mafia, le modifiche sembrano mirare alla corruzione (e non solo), aggiungendo un nuovo tipo di confisca e modificando in parte i procedimenti per le misure di prevenzione. Non sono mancate critiche, anche autorevoli: l’ex ministro della giustizia e presidente emerito della Consulta Flick ha rilevato, ad esempio, come l’ampliamento delle figure di confisca possa aumentare la confusione rispetto a un numero già alto di misure simili.

Intanto, un’altra campagna elettorale è ormai entrata nel vivo e, finalmente, sono stati pubblicati su alcuni siti, o comunque depositati al Ministero degli Interni, i programmi dei diversi partiti. La lotta alla mafia sembra però anche questa volta un tema marginale, quando non proprio ignorato.

Il programma unitario di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia non cita la questione: né una proposta, né una parola. La stessa assenza si registra nei programmi di Casapound, Forza Nuova e Destre Unite Forconi. Il Popolo della famiglia cita invece il tema nella mezza pagina di programma: alla terzultima riga, si indica come il reperimento delle risorse per i progetti di finanziamento alle famiglie (in particolare alla donna madre, contro l’aborto, il gender, le unioni civili, il biotestamento…) debba avvenire anche attraverso “la confisca dei beni derivanti da una guerra senza tregua alla criminalità organizzata”. Non è dato sapere il come.

Il programma del M5S nomina la mafia, ma è estremamente sintetico: il punto 14 di 20 è dedicato alla “Lotta contro corruzione, mafie e conflitti d’interesse” e prevede cinque punti: modifica 416ter sul voto di scambio politico mafioso, riforma della prescrizione, daspo per i corrotti, agente sotto copertura, intercettazioni informatiche ai reati di corruzione. Non c’è una parola più di queste per chiarire le modalità di attuazione o anche soltanto il significato delle proposte. Per cercare qualche spiegazione bisogna tornare al fascicolo del programma provvisorio sulla Giustizia, che propone come misura lo spostamento dei processi per mafia nelle Corti d’appello, misura che, peraltro, non si legge nei cinque punti ufficiali citati.

I Radicali di +Europa nominano la lotta alla mafia in due punti, prima come una delle ragioni per la legalizzazione delle droghe, poi come un punto delle politiche per il Mezzogiorno. Il Partito Democratico, invece, dedica qualche parola alla pagina 7 di 10, nel paragrafo sulle misure previste per la sicurezza contro il terrorismo e per la cultura, premettendo “mentre ribadiamo il nostro impegno in patria contro tutte le forme di illegalità, a cominciare dalla criminalità organizzata di stampo mafioso”. Nel programma pubblicato sul sito, 100 cose fatte, 100 cose da fare, il Partito democratico rivendica il Codice antimafia e propone di “valorizzare l’Agenzia per i Beni Confiscati per permettere una migliore gestione dei beni strappati alla mafia”.

Programmi un po’ più approfonditi sul tema sono quelli di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo. Nel programma di LeU, alla lotta alla mafia sono dedicate un centinaio di parole alle pagine 12 e 13 (di 17), con proposte di intervento su tracciabilità dei pagamenti, educazione alla legalità, tutela di testimoni e collaboratori di giustizia. Differenza essenziale rispetto a Potere al Popolo è l’affermazione secondo cui “il regime del carcere duro per i mafiosi che mantengano un rapporto con i propri territori d’influenza non va mitigato”. La differenza in realtà è più apparente che sostanziale: il programma di PaP propone infatti che ci sia “abolizione del 41 bis, riconosciuto quale forma di tortura dall’ONU e da altre istituzioni internazionali”, ma specifica che si debbano adottare “al suo posto misure di controllo, per i reati di stampo mafioso, allo stesso tempo efficaci ed umane, che non permettano la continuità di rapporto con l’esterno”. Tornando alla lotta alla mafia, Potere al Popolo (a pagina 14 di 15 del programma) propone “il contrasto dei fenomeni corruttivi diffusi e della reimmissione di capitali di provenienza mafiosa, inasprendo le pene e allungando i termini di prescrizione per riciclaggio e autoriciclaggio” e “l’educazione all’antimafia, chiedendo ai Comuni di ottemperare all’obbligo di informare la cittadinanza sui beni confiscati, e favorendo le amministrazioni che risocializzino questi beni”.

Insomma, escluse queste ultime forze politiche, la lotta alla criminalità organizzata non sembra impegnare inchiostro e pensieri dei partiti in corsa per le elezioni politiche. Eppure, anche quando il paese non si interessa di mafia, la mafia si interessa del paese.

La criminalità organizzata è un fenomeno mutevole e parassitario, che si adatta alla realtà sociale che lo ospita. Non è una questione meridionale, ma raggiunge ormai una dimensione globale, sia in uscita che in ingresso, e riguarda diverse sezioni dell’economia legale e illegale, dal traffico di droga all’usura, dalla movimentazione terra allo smaltimento dei rifiuti, fino a infiltrarsi nell’edilizia, nella sanità e anche nelle decisioni politiche attraverso il voto di scambio e i diversi fenomeni corruttivi.

Non manca la caratteristica storica mafiosa di controllo del territorio e violenza intimidatoria, come dimostrano le stese di Camorra che continuano a preoccupare Napoli, ma anche “episodi di violenza posti in essere con tracotante audacia in pieno centro a volto scoperto con la finalità di affermare sul territorio la presenza di un sodalizio altrettanto prepotente e sopraffattore con il conseguente assoggettamento della popolazione”, come recitava l’ordinanza della Procura antimafia milanese per fatti avvenuti a Cantù, nel profondo nord.

Centrali sono però anche gli investimenti nel traffico di stupefacenti, il polmone finanziario della mafia, e il racket dell’usura. Secondo il rapporto di Confesercenti e Sos Impresa, L’usura dopo la crisi: tra vecchi carnefici e nuovi mercati, il giro d’affari derivante dai prestiti a tassi usurai si aggira intorno ai 24 miliardi di euro, in aumento rispetto al rapporto del 2011 che si fermava a 20 miliardi, il tutto mentre le denunce continuano a calare.

La criminalità organizzata è però anche, se non soprattutto, un problema politico e democratico. Secondo i dati di Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate promosso da FNSI e Ordine dei Giornalisti, a oggi sono 3508 i giornalisti minacciati, sia tramite querele temerarie e pretestuose, sia attraverso minacce più evidenti, come avvertimenti, aggressioni e danneggiamenti: questa realtà, unita ad altri problemi (come il conflitto di interessi tra politica e informazione e le proposte di ridurre la libertà di espressione sul web), ha portato organizzazioni come Freedom House a declassare l’Italia come paese partly free, parzialmente libero, relativamente alla libertà di stampa. Agli effetti sull’informazione, oggetto peraltro anche di relazioni parlamentari, devono aggiungersi anche le intimidazioni dirette agli amministratori pubblici: secondo il rapporto 2016 di Avviso Pubblico, Amministratori sotto tiro, sono stati censiti 479 nuovi casi di minacce, cioè un’intimidazione ogni diciannove ore. Il dato è più che raddoppiato dal 2011 e rappresenta una stima ridotta, dal momento che conta solo i fenomeni denunciati e resi pubblici, non tutti quelli taciuti per paura o per calcolo. La mafia non è infatti sempre in lotta con lo Stato, ma spesso è a esso convergente e contigua: lo dimostrano i decreti di scioglimento per 232 amministrazioni locali, così come le condanne relative al voto di scambio che, come già segnalato, accomunano ormai nord e sud, oltre alle inquietanti questioni che emergono dal processo sulla trattativa Stato-mafia.

Ma prima ancora che giudiziario, la mafia è un problema sociale e politico, un parassita infiltrato in un corpo che sembra spesso aver rinunciato a cercare anticorpi: per questo, contro la criminalità organizzata si dovrebbero opporre reazioni anche sul piano sociale e politico. Per parafrasare un discorso di Paolo Borsellino, infatti, la politica non deve soltanto essere onesta, ma anche apparire tale, perché le sentenze possono operare solo sul piano giudiziario, identificando reati e illegalità, con tutte le dovute garanzie per gli imputati, che non possono essere condannati sulla base di sospetti; un partito, invece, deve conoscere le categorie dell’opportunità, dell’intransigenza, della trasparenza.

E, anche se sulla sezione dedicata alla criminalità organizzata sul sito del Ministero degli Interni continua a campeggiare la celebre citazione di Borsellino, «Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.», stiamo assistendo a un’altra campagna elettorale in cui l’influenza mafiosa sul sistema sociale, economico e democratico viene pressoché ignorata: forze che si candidano alla guida del governo trascurano completamente il tema, altre lo trattano in maniera superficiale o macchiettistica e soltanto pochissime dedicano alla questione qualche parola, per quanto vaga.

Si tratta di un silenzio, una rimozione, che, consapevole o inconscia, deve preoccupare: perché se la criminalità è organizzata, deve essere organizzata anche la politica antimafia. Sempre che voglia davvero opporsi alla mafia.

fonte: https://www.fanpage.it/elezioni-politiche-la-mafia-non-esiste-nei-programmi-dei-partiti/

La Sicilia perde 380 milioni di fondi europei per colpa di Forza Italia e Pd… Però, non dimenticate, gli incompetenti sono quelli del M5s…!

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La Sicilia perde 380 milioni di fondi europei per colpa di Forza Italia e Pd… Però, non dimenticate, gli incompetenti sono quelli del M5s…!

 

“Il Tribunale dell’Unione europea ha respinto il ricorso dell’Italia per evitare la riduzione dei fondi europei per la Sicilia. I cittadini siciliani dovranno restituire all’Europa 379 milioni di eurorelativi al FSE 2000-2006. Forza Italia e Pd, che in questi anni si sono alternati al governo della Sicilia, lasciano solo macerie, sprechi e danni incalcolabili. Con questi soldi si possono creare opportunità di lavoro per i giovani in una terra in cui la disoccupazione giovanile è al 57,2%. E invece nulla.

Irregolarità, assenza di controlli e gravi carenze hanno divorato i fondi per la formazione in maniera ‘allegra’: progetti presentati dopo le scadenze, consulenti esterni privi di qualifiche, spese non attinenti ai progetti, attività formative false, violazioni sistematiche negli appalti e nella selezioni di docenti, esperti e formatori. Una vera e propria truffa colossale all’Ue con i soldi dei siciliani. Adesso vogliamo sapere dove sono andati a finire questi soldi e chi deve pagare per questo danno gravissimo alle casse siciliane. In alcuni anni, la percentuale di irregolarità dei progetti era anche del 98%, quindi erano quasi totalmente inammissibili. Il tasso di errore medio è di un progetto su tre.

La sentenza è uno schiaffo violentissimo non solo alla dirigenza regionale nella gestione dei fondi Ue, ma purtroppo anche ai siciliani e al mondo della formazione, perché certifica senza appello la mangiatoia della politica ai danni della formazione.

Adesso basta. Non devono più pagare i cittadini con servizi inefficienti e tasse regionali altissime. Chiediamo che a pagare siano gli ex governatori e i dirigenti che hanno sbagliato. Musumeci deve avviare subito un’indagine interna e identificare i nomi e i cognomi di chi ha portato a questo disastro storico.

Bisogna fare chiarezza e recuperare gli errori del passato.
 Per questa ragione presenterò una interrogazione alla Commissione Europea per capire quali saranno le conseguenze e anche lo stato di eventuali irregolarità della programmazione 2007- 2013. Rischiamo infatti uno scenario terrificante con un’importante riduzione dei 4 miliardi di fondi europei certificati da Crocetta e il conseguente blocco della programmazione”.

di Ignazio Corrao, Efdd – MoVimento 5 Stelle Europa

fonte: http://www.efdd-m5seuropa.com/2018/01/la-sicilia-perde-380.html

Ci sono Italiani di serie A e Italiani di serie B? No? E allora qualcuno ci spieghi perché per i treni regionali in Sicilia ci sono 429 corse contro le 2.396 della Lombardia…!

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Ci sono Italiani di serie A e Italiani di serie B? No? E allora qualcuno ci spieghi perché per i treni regionali in Sicilia ci sono 429 corse contro le 2.396 della Lombardia…!

Treni regionali: in Sicilia 429 corse contro le 2.396 della Lombardia…

Da I Nuovi Vespri:

Ieri un comunicato di Trenitalia celebrava la puntualità dei sui treni nella nostra isola. Se non è una presa per i fondelli ci somiglia visto che tra un po’, come ci ricorda Legambiente,  si conteranno sulle dita…

A leggere il comunicato diffuso ieri da Trenitalia viene da sorridere: “In Sicilia sale all’ 85% la puntualità reale dei treni regionali arrivati entro i 5 minuti dall’orario previsto nel 2017. Solo lo 0,05% dei convogli regionali è stato cancellato, portando così al 99,9% l’indice di regolarità, che misura le corse effettuate rispetto alle programmate”.

Complimenti agli addetti alla comunicazione che, evidentemente, hanno ricevuto l’ordine di fare un po’ di propaganda sullo stato del servizio in Sicilia, in vista del rinnovo del contratto con la regione (ve ne parliamo qui).

In buona sostanza, però, il tutto suona come una presa per i fondelli: vantarsi della puntualità a fronte di tagli feroci e disservizi bestiali è davvero troppo.

Caso vuole che oggi Legambiente ci ricordi qualche numero: “Le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia sono 429 contro le 2.396 della Lombardia. Inoltre i convogli sono più vecchi – con una età media nettamente più alta 19,2 anni rispetto ai 13,3 del Nord e a quella nazionale di 16,8 – e sono più lenti, sia per problemi di infrastruttura sia perché circolano treni vecchi e non più adatti alla domanda di mobilità”.

Lo si legge su ‘Pendolaria’ il  rapporto annuale di Legambiente presentato oggi a Roma che analizza nel dettaglio numeri e storie di un’Italia a due velocità e le varie disuguaglianze che ci sono nel Paese.

“Ai grandi successi dell’Alta Velocità maturati in questi anni, si affianca una situazione del trasporto regionale che rimane difficile, anche per via della riduzione dei treni Intercity e dei collegamenti a lunga percorrenza (-15,5 dal 2010 al 2016) con un calo del 40% dei passeggeri e la diminuzione dei collegamenti regionali (-6,5% dal 2010 al 2016), a seguito dei tagli realizzati nel 2009 dal Governo Berlusconi.

Eppure, come emerge in Pendolaria, dove si investe nella cura del ferro il numero dei pendolari cresce e aumenta la voglia di spostarsi in treno come è accaduto, appunto, in Lombardia.

 

“Ancora una volta ci troviamo a commentare un rapporto che, tranne pochi casi, fotografa una situazione mortificante per pendolari e turisti – dichiara il presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna -. Sulla linea che collega Messina a Siracusa, – continua – passando per Catania la velocità media è di 64 km orari e negli ultimi 15 anni i treni si sono ridotti addirittura del 41% e viaggiano meno veloci che in passato. Stiamo parlando di 180 km di linea che collega tre grandi città siciliane, capoluoghi di Provincia, località turistiche e porti. Grave è anche lo stato di degrado delle stazioni. Se vogliamo davvero cambiare il nostro stile di vita è innegabile che invece di tagliare occorre investire sulle ferrovie. Sempre più persone, infatti, preferirebbero il treno all’auto o al pullman, ma in Sicilia la strada è ancora in salita”.

“Una class action di tutti i siciliani contro Trenitalia”

fonte: http://www.inuovivespri.it/2018/01/17/treni-regionali-in-sicilia-429-corse-contro-le-2-396-della-lombardia/#_

Caos in Sicilia: neo-assessore si dimette per protestare contro il ritorno degli stipendi d’oro voluto dal centrodestra – PERCHÉ I TG NON NE PARLANO?

 

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Caos in Sicilia: neo-assessore si dimette per protestare contro il ritorno degli stipendi d’oro voluto dal centrodestra – PERCHÉ I TG NON NE PARLANO?

 

Caos in Sicilia: il neo-assessore si dimette per protestare contro il ritorno degli stipendi d’oro

In segno di protesta contro la decisione del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, di cancellare il tetto agli stipendi dei dipendenti di Palazzo dei Normanni posto a 240mila euro, il neo-assessore Figuccia ha deciso di dimettersi: “Gli accadimenti politici, consumatisi nelle ultime ventiquattro ore, che ledono la dignità dei cittadini siciliani”.

Appena nominato assessore regionale della giunta Musumeci, Vincenzo Figuccia ha deciso di dimettersi, in polemica con il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Micciché. A provocare la polemica che ha portato alle dimissioni di Figuccia è stato l’annunciato ripristino degli stipendi d’oro voluto proprio da Micciché. “Oggi più che mai sento di essere un uomo libero e da tale condizione continuo a portare avanti le mie idee, rimanendo fedele al mandato degli elettori che mi hanno votato per tutelare la posizione dei cittadini, di chi soffre, di chi vive una condizione di difficoltà economica e di chi è lontano dai palazzi dorati”, ha dichiarato Figuccia spiegando le motivazioni che l’hanno portato a dare le dimissioni.

“La mia maggioranza è la gente che ha creduto in un’azione di cambiamento e di discontinuità. Ci sono tante aspettative verso questo governo, che sono certo non verranno disattese, ma non posso non tenere conto degli accadimenti politici, consumatisi nelle ultime ventiquattro ore, che ledono la dignità dei cittadini siciliani, consegnano un’immagine inopportuna e distorta e che rendono impossibile la prosecuzione del mandato di assessore all’energia e ai servizi di pubblica utilità, conferitomi dal presidente Musumeci”, ha concluso Figuccia.

L’elezione di Micciché a presidente dell’Ars ha provocato non poche polemiche, soprattutto a causa del sostegno di alcuni deputati regionali del Partito Democratico. Subito dopo l’elezione, a far detonare lo scontro in regione è stato poi l’annuncio relativo alla cancellazione dell’attuale tetto agli stipendi, posto a 240mila euro annui: “Il primo gennaio sarà tolto il tetto a 240 mila euro per i dipendenti di Palazzo dei Normanni, lo dice la legge e anche la Corte costituzionale ha detto che non si possono tenere questi tetti per sempre. Se il Senato li rimetterà, allora vedremo anche noi di adeguarci. Ma in caso contrario no. E poi il marxismo è finito da tempo, non possono guadagnare tutti allo stesso modo e con il tetto a 240 mila euro sta andando a finire che qualche commesso arriva a guadagnare poco di meno del segretario generale ma questo è impensabile”.

tratto da: https://www.fanpage.it/caos-in-sicilia-il-neo-assessore-si-dimette-per-protestare-contro-il-ritorno-degli-stipendi-d-oro/

 

 

I primi fantastici risultati della vittoria del centrodestra in Sicilia: Stop al tetto da 240mila euro per i dirigenti, tornano gli stipendi d’oro…

 

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I primi fantastici risultati della vittoria del centrodestra in Sicilia: Stop al tetto da 240mila euro per i dirigenti, tornano gli stipendi d’oro…

 

Sicilia, la restaurazione di Miccichè: “Stop al tetto da 240mila euro per i dirigenti”. E all’Ars tornano gli stipendi d’oro

Il politico di Forza Italia è stato chiaro: dall’uno gennaio assegni da 400mila euro all’anno per segretari generali, dirigenti e grand commis torneranno a gonfiare il bilancio annuale (con incremento di oltre il 30 percento della spesa per il personale). Ma non solo: “C’è bisogno di nuovi innesti”, dice sempre il presidente del consiglio regionale dell’isola. E si giustifica così: “Secondo voi un giocatore come Dybala, potrebbe mai giocare come gioca se avesse un tetto e guadagnasse quanto un giocatore di serie B?”

Dieci milioni di euro, forse qualcosa di più. Praticamente il trenta percento della spesa del personale: un regalo di Natale non indifferente. Anzi, di capodanno. C’è una data segnata in rosso sulle agende dei dipendenti dell’Assemblea regionale siciliana: 1 gennaio 2018. Quel giorno scadrà uno dei pochi accordi di buon senso siglati dentro Palazzo dei Normanni: potevano i dipendenti del Parlamento più antico d’Europa avere stipendi da calciatori di serie A? Potevano i lavoratori del consiglio regionale più a statuto speciale d’Italia incassare paghe che neanche i colleghi del Senato? Potevano i gran commis di stanza nel palazzo di Federico II vivere di agi che neanche ai tempi dello stesso Stupor Mundi? No, non potevano. O almeno: non potevano farlo più.

L’allora presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, fedele appassionato di spending review, aveva dunque varato lo storico accordo per inserire un tetto agli stipendi dei dirigenti. Non certo livelli da fame, ma un sobrio salary cup da 240mila euro l’anno, pari a ventimila euro lordi al mese: cifra abbastanza lontana dall’indigenza. Quanto poteva durare, però, un’idea di buon senso dentro le dorate mura del Palazzo reale? Il minimo sindacale: tre anni. E infatti ecco che Gianfranco Micciché, da una settimana eletto sulla poltrona più alta di Palazzo dei Normanni, ha dato l’annuncio: quel tetto agli stipendi va stracciato. “L’accordo sui tettida 240mila euro ai dirigenti scade a fine mese, per cui dal primo gennaio si applicano le vecchie tabelle. Anche perché si trattava di una solidarietà una tantum e in base a un pronunciamento della Consulta non si poteva neppure fare. Comunque, se il Senato dovesse intervenire poi si vedrà…”, ha rilanciato nel giorno in cui Palazzo dei Normanni ha eletto tutti i deputati del consiglio di presidenza.

Il riferimento al Senato è d’obbligo visto che il trattamento economico di consiglieri regionali – pardon onorevoli – e dipendenti della specialissima Sicilia è uniformato a quello di Palazzo Madama. Ecco, il concetto della specialità è molto caro a Micciché. Che per giustificare la sua posizione lancia l’immancabile paragone calcistico: “Secondo voi un giocatore come Dybala, potrebbe mai giocare come gioca se avesse un tetto al suo stipendio e guadagnasse quanto un giocatore di serie B? Non credo affatto. Pensare di essere tornati al sistema marxista dove tutti sono uguali, credo che la storia abbia già bocciato questo sistema”.

Traduzione: dall’uno gennaio l’Ars tornerà ad essere l’Eldoradodegli stipendi d’oro.  Assegni da 400mila euro all’anno per segretari generali, dirigenti e grand commis che torneranno a gonfiare il bilancio annuale di Palazzo dei Normanni. Il ritorno alle vecchie tabelle, infatti, porterebbe un incremento di oltre il 30 percento della spesa per il personale: sono circa 10 milioni di euro, pari appunto ai soldi risparmiati del 2014. Tutto questo mentre nel frattempo sono esplose le spese per le pensioni. Il motivo? Una  leggina piccola piccola, che l’Ars varò nel 2005, quando il governatore era Salvatore Cuffaro. All’epoca, nessuno sospettava che l’allora presidente, poi condannato per favoreggiamento alla mafia, avesse una naturale pulsione per accudire i poveri del Burundi, come poi farà dopo la scarcerazione. Sarà per questo che quella norma minuscola approvata dal Parlamento siciliano individuava nell’ultimo stipendio percepito la base pensionabile dei dipendenti di Palazzo dei Normanni. Cosa hanno fatto i dirigenti con stipendio superiore a 240mila euro alla vigilia dell’accordo sul salary cup del 2014? Ma ovviamente sono fuggiti in pensione strappando il più alto assegno di quiescenzapossibile. Gli effetti sui bilanci dell’Ars? Otto milioni all’anno, pari al 119,16% di aumento della spesa per le pensioni.

Il bello è che anche su questo passaggio il nuovo presidente dell’Ars – che ha già ricoperto il medesimo incarico tra il 2006 e il 2008 – intende intervenire. Secondo lui, infatti, il pensionamento di una serie di dirigenti per sfuggire al salary cup ha “impoverito” l’Ars. “Pur avendo professionalità importanti, l’attuale gruppo dirigente dell’Assemblea siciliana non ha l’esperienza giusta: con l’introduzione dei tetti agli stipendi il Palazzo ha perso molto. C’è bisogno di nuovi innesti“, dice l’esponente di Forza Italia. E dunque quale è la soluzione: fare nuove assunzioni? Forse. Per il momento, infatti, il vicerè vuole provare a puntare su chi c’è già. “Sono andati via 15 dirigenti , ne sono rimasti due o tre: ripartiremo da loro che sono rimasti sopportando i tagli. Hanno dato una dimostrazione di amore“. Un amore che dal primo gennaio sarà lautamente ricompensato.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/21/sicilia-la-restaurazione-di-micciche-stop-al-tetto-da-240mila-euro-per-i-dirigenti-e-allars-tornano-gli-stipendi-doro/4051787/