Renzi attacca i Cinquestelle perchè sono contro i vaccini? Qualcuno ricordi a questo ebete che dal Pd è partita la proposta di legge per istituire la “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili per i vaccini”…!

 

vaccini

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Renzi attacca i Cinquestelle perchè sono contro i vaccini? Qualcuno ricordi a questo ebete che dal Pd è partita la proposta di legge per istituire la “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili per i vaccini”…!

 

I vaccini tornano nel grande dibattito politico.

Il New York Times ha pubblicato un editoriale in cui sostiene come il Movimento 5 stelle abbia alimentato la diffusione dell’antivaccinismo.

Beppe Grillo ha bollato la cosa come una «fake news»

Ma ecco Matteo Renzi che come al solito cavalca cazzate e bufale facendo, come si dice al Nord, “il gallo sopra la monnezza”: «Una figuraccia internazionale, allucinante. E cosa fa Beppe Grillo stamattina? Attacca il New York Times… Ma come si fa? Basta! Per una volta, Grillo, torna umano: lascia stare i clic e gli algoritmi. Rimangiati le parole che hai detto contro i vaccini e contro le mammografie».

Quello che però Renzi non ha notato è che non solo i 5 stelle si sono occupati, a modo loro, di vaccini. Un parlamentare Pd, Giovanni Burtone, ha per esempio depositato una legge nel 2013 per istituire una “Giornata in ricordo delle persone decedute o rese disabili a causa di vaccinazioni”.

Una iniziativa che, malgrado il tempo passato, sta diventando a suo modo virale.

Burtone, laureato in Medicina, cardiologo, medico legale, come si legge dalla scheda di presentazione sul sito della Camera (insomma, non un fesso qualsiasi), ha depositato la proposta di legge il 21 maggio 2013. Nella proposta è indicata la data della Giornata, cioè il 29 ottobre, e soprattutto le motivazioni che hanno spinto il deputato dem a proporre l’istituzione della stessa Giornata.

In realtà si tratta di un remake perché, come spiega lo stesso Burtone, la proposta era stata già presentata nella precedente legislatura da lui stesso e dai colleghi Codurelli e Duilio.

Scrive Burtone nella proposta di legge a proposito di quelle che lui definisce nel testo come “vittime delle vaccinazioni obbligatorie:

“Non dimentichiamo che queste vittime sono state o sono nella maggior parte dei casi bambini, «usati legittimamente» per preservare la salute della collettività. Sono vittime le cui famiglie sono state tenute all’oscuro del rischio reale in cui i loro cari sarebbero incorsi. Sono cittadini ai quali il diritto ad avere una vita normale è stato negato per tutelare il bene supremo della salute”.

Per il deputato dem, la colpa “è da ricercare in chi ha compiuto una valutazione degli interessi collettivi al limite di quelle che sono state denominate le «scelte tragiche del diritto»”. “Essi – aggiunge Burtone – sono stati le vittime preventivabili in astratto di tali scelte, perché statisticamente rilevato. La stessa Corte costituzionale ha considerato i danneggiati dalla somministrazione di vaccini ‘come coloro che vanno in guerra e sacrificano la loro vita per il bene della popolazione”.

 

fonti varie dal web

Renzi continua a ripetere che siamo in ripresa. Ma solo in Tv… Caro Matteo, se hai le palle, vallo a dire faccia a faccia ai 7 giovani su 10 restano in famiglia per mancanza di prospettive…!

 

Renzi

 

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Renzi continua a ripetere che siamo in ripresa. Ma solo in Tv… Caro Matteo, se hai le palle, vallo a dire faccia a faccia ai 7 giovani su 10 restano in famiglia per mancanza di prospettive…!

 

MA QUALE RIPRESA: 7 GIOVANI SU 10 RESTANO IN FAMIGLIA PER MANCANZA DI PROSPETTIVE

 

Il lavoro e la situazione economica generale rappresentano per oltre il 70% dei giovani italiani elementi che hanno pesato abbastanza o molto, nell’ultimo anno, nell’impedire l’uscita dalla casa dei genitori.

A conferma dell’importanza dei fattori oggettivi, la categoria più penalizzata risulta, come era logico attendersi, quella dei Neet, per la quale lavoro e congiuntura economica sono stati ostacoli rilevanti in più dell’80% dei casi (83% per il lavoro, 84,6% per la situazione economica). Da segnalare il caso dei lavoratori con contratto a tempo determinato, il 79,4% dei giovani occupati con questi contratti, percepisce la propria condizione occupazionale come un motivo rilevante nel ritardare l’uscita dalla casa dei genitori (contro il 70,1% dei lavoratori a tempo indeterminato).

Tale categoria sembra essere anche la più penalizzata (assieme ai Neet) relativamente alla situazione economica: l’81% la ritiene una causa rilevante nel vanificare le proprie aspirazioni di autonomia. È questo il quadro che emerge dal Rapporto Giovani 2017 (RG2017) dell’Istituto Toniolo realizzato con il sostegno di Intesa Sanpaolo e della Fondazione Cariplo. Il RG2017 si è basato su un campione di 6172 giovani tra i 18 e i 32 anni.

Rispetto alla nascita del primo figlio, i risultati sono coerenti con quelli visti per la conquista dell’autonomia. I freni maggiori per la maggior parte degli intervistati sono: le difficoltà nelle condizioni abitative (critiche per più del 50% degli intervistati) e soprattutto il lavoro e la situazione economica (con percentuali costantemente sopra il 60%).

Anche in questo caso i più penalizzati sono ovviamente i Neet e i lavoratori con contratto a tempo determinato, con uno scarto ancor più netto (circa 15 punti percentuali) rispetto alle altre categorie (lavoratori autonomi e occupati a tempo indeterminato). Bassa fecondità e ritardo nell’uscita dalla casa dei genitori per via dei bassi salari e del precariato continuano dunque a rappresentare una criticità irrisolta del contesto italiano.

Alla luce di questi dati emerge dal RG2017 che il 92,2% dei giovani italiani dichiara di non essere riuscito a realizzare i propri desideri formulati l’anno passato di uscire dalla famiglia di origine. Un mondo giovanile, quindi, in equilibrio precario tra rischi da cui difendersi e opportunità a cui tendere, con freni culturali e istituzionali alla messa pienamente in campo di tutto il proprio potenziale, troppo spesso misconosciuto e sottoutilizzato.

Il RG2017 mostra anche come rispetto ad aspettative e progettualità i giovani italiani non si distinguano in modo rilevante rispetto ai coetanei degli altri paesi europei, mentre più ampio che altrove è il divario tra ciò che vorrebbero fare e quello che riescono effettivamente a realizzare.

Il RG2017 attesta come il percorso formativo sia determinante sulla carriera lavorativa, sia sulle pratiche di partecipazione sociale e politica. In tale contesto il 31% dei giovani con licenza media o titolo inferiore e il 31,6% di chi possiede una qualifica professionale ha dichiarato di aver svolto volontariato, la percentuale sale al 41,4% tra coloro che hanno concluso gli studi con il diploma di scuola superiore e al 51,7% nei laureati.

Invece per quanto riguarda la partecipazione ad attività di pressione pubblica (petizioni, raccolte firme, manifestazioni di piazza, campagne di sensibilizzazione sui social network, etc…) il 69 % degli intervistati con la laurea ha dichiarato di avere preso parte, contro il 49,7% di quelli con licenza media o inferiore.

Una crescente attenzione viene, inoltre, assegnata alle soft (o life) skills, le cosiddette competenze traversali, in grado non solo di aumentare l’occupabilità, ma soprattutto di trasformare il sapere tecnico in partecipazione di successo ai processi innovativi.

I dati del Rapporto giovani mostrano come la consapevolezza di aver maturato tali competenze sia sensibilmente maggiore tra i laureati (63%) rispetto a chi ha avuto percorsi di formazione più breve: diplomati 55%, licenza media 50%, qualifica professionale 47%.

“Le basse opportunità di occupazione e le inefficienze del mercato del lavoro stanno frenano il pieno e qualificato contributo delle nuove generazioni ai processi di crescita del paese- spiega Alessandro Rosina, docente di demografia all’Università Cattolica di Milano e coordinatore del Rapporto Giovani – ma stanno anche tenendo in stallo da troppo tempo persone oramai trentenni che per motivi anagrafici non possono più essere considerate giovani, ma nemmeno adulte perché ancora lontani dalla conquista di una piena autonomia dai propri genitori e di formazione di una propria famiglia.

I ventenni Neet (Not in Education Employment or Training) si stanno trasformando in trentenni Nyna (Not Young and Not Adult).Sprecando le capacità e la vitalità dei trentenni, sospesi in un limbo indefinito, il Paese non può crescere”.

Fonte: qui

Ma che festeggia questo? Ha vinto contro Paperoga e Ciccio di Nonna Papera e dalle ultime primarie (cioè da quando c’è lui) ha perso un terzo (1.000.000) di elettori!

 

primarie

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Festeggia? Ma cosa festeggia?

Ha vinto? Ma contro chi? Paperoga e Ciccio di Nonna Papera?

E poi il crollo dei votanti. Affluenza in calo di un milione rispetto al 2013, partecipazione dimezzata nelle regioni rosse.

Dal 2013, cioè da quando c’è lui…!

Circa un terzo dei votanti in meno rispetto al 2013, poco meno di un milione di elettori perso in un giro di segreteria. E poi, affluenza dimezzata nelle regioni rosse. Al netto dei trionfalismi (????), l’esito delle primarie Pd è da ricercare nei numeri. Dietro la riconferma di Matteo Renzi alla guida della segreteria dem, nelle cifre ufficiali si leggono i segnali di un crollo netto.

Ma andiamo con ordine. L’affluenza ai gazebo per la scelta del segretario tra i candidati Renzi, Orlando ed Emiliano, è stata di un milione e 800mila, ha fatto sapere, nella giornata di lunedì, l’organizzazione del Pd, ridimensionando lievemente il conteggio dato la notte delle primarie che oscillava tra 1,9 e 2 milioni.

Alle primarie del 2013, vinte anche quelle da Renzi, parteciparono 2,8 milioni di simpatizzanti del Partito Democratico. Si tratta di circa un milione di persone che non si sono recate ai gazebo per scegliere il loro segretario/premier.

Una flessione che i vertici del Pd provano a minimizzare: “Un risultato impressionante, oltre ogni aspettativa”, ha dichiarato Renzi nel suo discorso al Nazareno. Per Lorenzo Guerini il “popolo Pd” ha smentito “chi aveva già fatto il funerale alle primarie”.

Ma è chiaro che sono solo cazzate.

Il crollo è ancora più impietoso nelle cosiddette regioni rosse, dove la vittoria di Renzi è stata schiacciante in termini percentuali ma in valore assoluto si registra un dimezzamento della partecipazione ai gazebo. In primis, l’Emilia Romagna: 216mila elettori hanno partecipato alla consultazione, ma sono almeno altrettanti quelli che avevano votato quattro anni fa e che hanno voltato le spalle al Pd (405mila è il dato affuenza di allora).
Crollo simile dell’affluenza anche in Toscana dove hanno votato poco più di 200mila persone, ha fatto sapere il segretario regionale Dario Parrini. Nel 2013 furono 393mila a recarsi ai gazebo.

Infine, anche il 50% degli simpatizzanti Pd delle Marche che hanno votato alle primarie del 2013 ha disertato i gazebo. Se quattro anni fa votarono 93mila persone, questa volta hanno espresso la loro preferenza per i tre candidati alla segreteria 47.350 elettori. La metà!

Ora Renzi, con calma, ci spieghi cosa cazzo ha da festeggiare…

By Eles

Pro-Memoria – ns articolo del 3 dicembre scorso – Ve lo ricordate Renzi 15 giorni fa? Per raccattare voti dagli Euroscettici urlava in Tv che avrebbe bloccato Bilancio UE… Beh, forse ai Tg è sfuggita la notizia che l’altro giorno il Pd ha votato compatto l’approvazione del Bilancio UE !! …ma voi che vi aspettate da uno cosi??

 

Renzi

 

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Pro-Memoria – ns articolo del 3 dicembre scorso – Ve lo ricordate Renzi 15 giorni fa? Per raccattare voti dagli Euroscettici urlava in Tv che avrebbe bloccato Bilancio UE… Beh, forse ai Tg è sfuggita la notizia che l’altro giorno il Pd ha votato compatto l’approvazione del Bilancio UE !! …ma voi che vi aspettate da uno cosi??

 

Giusto per rinfrescarvi la memoria:

Italia blocca bilancio Ue. Renzi: “Nostri soldi per alzare i muri”

‘Molto stanchi di ambiguità e contraddizioni Ue’

Fonte: Ansa

 

Ue, Italia blocca revisione bilancio. Renzi: “Con i nostri soldi alzano muri”. Gozi: “Stanchi di contraddizioni europee”

Il governo ha “confermato la riserva”, ovvero ha sostanzialmente posto il veto, alla proposta di compromesso fatta dalla presidenza slovacca per la revisione di medio termine del bilancio pluriennale dell’Unione. Roma si oppone perché mancano garanzie per immigrazione, sicurezza, disoccupazione giovanile o programmi per la ricerca. Il Consiglio Ue: “Rispettiamo la posizione ma andiamo avanti”

fonte: Il Fatto Quotidiano

L’Italia pone il veto sul bilancio Ue Renzi: «Niente muri coi nostri soldi»

L’annuncio del sottosegretario Gozi: «Confermiamo la riserva, non ci sono risorse per le priorità italiane». I nodi migranti, ricerca e lavoro giovanile: «Stanchi di un’Europa che dice le cose e poi non le fa». Il premier: «Abbiamo messo il primo veto a Bruxelles»

fonte: Corriere della Sera

E poi non sono mancate le prediche televisive del novello Masaniello anti UE… ovviamente il tutto per fregare il voto a qualche Euroscettico indeciso. Si, fregare perchè poi (e questo in TV non lo sentite) il partito di Renzi ha chinato il capo innanzi ai padroni Europei ed hanno votato compatti per l’approvazione del bilancio!!

IL PD APPROVA IL BILANCIO UE. ITALIANI, CONTINUATE A FARVI PRENDERE IN GIRO?

Ieri, a Bruxelles, il Partito Democratico ha votato positivamente il “Progetto di bilancio rettificativo n.5 del bilancio generale 2016” e la “Procedura di bilancio 2017”. In italiano? Il primo è una ricalibrazione di quanto gli Stati membri dovranno versare per il funzionamento dell’Unione Europea (il Bel Paese dovrà sborsare qualcosa come 900 milioni di Euro in più per coprire retroattivamente le contribuzioni 2014 e 2015). Il secondo è il semplice bilancio annuale su cui tutti gli esponenti del Partito Democratico si erano sperticati fino a ieri dichiarando la volontà di astensione.

Quanto fanno ridere le dichiarazioni di Sandro Gozi e del Bomba che solo due giorni fa hanno ribadito la linea italiana? Testuali parole: “Noi vogliamo valutare l’intero pacchetto, che include anche la revisione pluriennale. Per questo ci siamo astenuti“. Ci si riferiva all’astensione sul bilancio annuale, in sede di Consiglio, da parte del Governo italiano. Con questa “Procedura di bilancio 2017” Renzi ha deliberatamente preso in giro i cittadini. In Italia è stato percepito ad esempio che il nostro Paese avesse messo il veto al bilancio dell’UE, quando in realtà ha solamente congelato l’accordo per la revisione MFF (quadro finanziario pluriennale, una sorta di accordo con cui ci si impegna riprogrammare la spesa in una certa direzione e con programmazione di lungo periodo).

Questa specie di strategia già stroncata dal Consiglio durerà presumibilmente solo fino al referendum, anche perché il PD – votando ieri positivamente, come detto, il bilancio annuale al Parlamento europeo – risulta ampiamente e consapevolmente indebolito a livello politico.

Inoltre, come dicevamo in apertura, l’Italia dovrà versare altri soldi con il “Progetto di bilancio rettificativo n.5”. Parliamo di un procedimento fatto di eccezioni e vantaggi solamente per alcuni Paesi, tra i meno colpiti dalle difficoltà economiche europee. Sono Germania e Olanda, colpevoli anche di quel surplus commerciale (che viola le regole contenute nei Trattati e che il PD continua a legittimare) causa di sofferenze a tutti i Paesi mediterranei. Questi campioni di rigore e austerità – che sostengono il “sì” al referendum costituzionale – avranno infatti sconti per quasi 2 miliardi di Euro a testa. Un’altra follia.

 

tratto da: http://www.movimento5stelle.it/parlamentoeuropeo/2016/12/il-pd-approva-il-bil.html

 

fonte: http://lapillolarossa15.altervista.org/ve-lo-ricordate-renzi-15-giorni-tv-raccattare-qualche-voto-dagli-euroscettici-urlava-avrebbe-bloccato-bilancio-ue-beh-forse-ai-tg-sfuggito-dare-la-notizia-laltr/

Ingroia senza peli sulla lingua: “Napolitano ha bloccato il corso della nostra democrazia”…!! Nel frattempo il Pm Di Matteo attacca Berlusconi ed il suo “amichetto” Renzi mentre elogia i Cinquestelle

 

Ingroia

 

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Ingroia senza peli sulla lingua: “Napolitano ha bloccato il corso della nostra democrazia”…!! Nel frattempo il Pm Di Matteo attacca Berlusconi ed il suo “amichetto” Renzi mentre elogia i Cinquestelle

 

 

Il pm Di Matteo: “Berlusconi, patto con i boss. E Renzi ha discusso con lui di riforme”

All’iniziativa per un disegno di legge per il sequestro di beni ai corrotti proposto da Ingroia, che dice:”Napolitano ha bloccato il corso della nostra democrazia”

di SALVO PALAZZOLO

Non usa mezzi termini Antonio Ingroia, l’ex pubblico ministero del processo “Trattativa” oggi presidente di Azione Civile, nel definire l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. “Ha avuto un ruolo cruciale nel bloccare il corso della nostra democrazia. E ha bloccato anche il corso della nostra indagine, attraverso un conflitto di attribuzione con la procura di Palermo, mentre tante verità di quella stagione si stavano scoperchiando. Si mise di traverso”. A Sala delle lapidi, sede del consiglio comunale di Palermo, il movimento di Antonio Ingroia presenta il disegno di legge per sequestrare e confiscare in modo più efficace i beni ai corrotti. Una proposta di legge ribattezzata “La Torre bis”, sostenuta dal figlio del segretario regionale del Pci ucciso dalla mafia nel 1982.

“Napolitano ha avuto un ruolo cruciale nel bloccare il corso della nostra democrazia – ribadisce Ingroia, adesso parla del suo ingresso in politica – Quando lo stesso pubblico ministero che minacciava il blocco di potere nel nostro paese, divenne leader di un movimento che proponeva la confisca dei beni ai corrotti, Napolitano mise il veto al Pd di Bersani nel momento in cui si prospettava l’alleanza con Azione civile. A quel punto – prosegue Ingroia – Napolitano propose il nome di Piero Grasso”.

Al tavolo del convegno anche Nino Di Matteo, che ripercorre l’impegno di Pio La Torre (“Emblema della vera sinistra e della vera antimafia”), poi parla del rapporto fra magistratura e politica: “Si dice che c’è stata una guerra fra politica e magistratura, è una rappresentazione falsata della realtà. C’è stata un’azione unilaterale e continua di un’ampia parte della politica contro quella parte della magistratura che si ostina a esercitare un controllo di legalità nei confronti del potere”.

Di Matteo ripercorre le indagini del suo ex collega Ingroia: “È un amico – dice – è stato il protagonista di indagini importanti, quelle su Bruno Contrada e Marcello Dell’Utri ad esempio, indagini coraggiose”. Di Matteo ricorda che nella sentenza della Cassazione che ha definitivamente sancito la responsabilità dell’ex senatore di Forza Italia Dell’Utri si fa riferimento a un “patto di protezione fra l’imprenditore Berlusconi ed esponenti mafiosi, un patto andato avanti dal 1974 al 1992”. E qui l’affondo sull’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi: “Non ha tenuto conto di quelle valutazioni della Cassazione. Renzi ha discusso con Berlusconi di come riformare la Costituzione”. Di Matteo loda invece il codice etico del Movimento Cinque Stelle, che distingue fra responsabilità politica e responsabilità penale. E aggiunge: “La politica deve farsi carico di contrastare i rapporti fra mafia e politica, invece ha preferito delegare alla magistratura”.

 fonte: http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/04/28/news/il_pm_di_matteo_berlusconi_patto_con_i_boss_e_renzi_ha_discusso_con_lui_di_riforme_-164135154/?refresh_ce

Piero Pelù contro Renzi: “Sinistra? Questo Pd è fascismo” !!

 

Piero Pelù

 

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Piero Pelù contro Renzi: “Sinistra? Questo Pd è fascismo” !!

 

Il regime renziano fa fuori chi è libero e non la pensa come lui, ai tempi di Berlusconi e di Mussolini questa roba si chiamava fascismo. Altro che Partito democratico”.

Così su Facebook Piero Pelù, ritorna a quanto accaduto sul palco del concerto del Primo maggio, durante il quale ha attaccato il premier Matteo Renzi.

“Le camicie nere del governo Renzi – scrive il leader dei Litfiba – mi hanno bastonato duro per aver osato parlare di mafie italiane, di voto di scambio, di corruzione, di spese allucinanti e inutili che rubano risorse enormi alla scuola, alla sanità e alle famiglie che invece (e saranno poche) si dovranno accontentare dei famosi 80 euro (ne meritano molti di più, è chiaro ora il mio pensiero?) per continuare a sperare e sopravvivere”.

Pelù nel post su Facebook non risparmia attacchi anche ai giornalisti, rei di aver scritto falsità. In particolare il roker fiorentino se la prende con Francesco Merlo: “Ha scritto – dice – uno degli articoli più palesemente subdoli, faziosi, deliranti e psichedelici degli ultimi anni proprio su di me infarcendolo di bugie, falsità e inesattezze tanto da sembrare una triste battuta dall’inizio alla fine”.

 

tratto da: http://www.articolotre.com/2016/01/piero-pelu-si-scaglia-contro-renzi-sinistra-questo-pd-e-fascismo/

Negli anni 90 l’Italia era la quinta potenza mondiale. Chi ci ha ridotto così? E perché dovremmo dare il voto a chi ha tentato di farci credere che per riprenderci avremmo dovuto cambiare la Costituzione, la stessa di 30 anni fa? Pensateci!!

 

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Negli anni 90 l’Italia era la quinta potenza mondiale. Chi ci ha ridotto così? E perché dovremmo dare il voto a chi ha tentato di farci credere che per riprenderci avremmo dovuto cambiare la Costituzione, la stessa di 30 anni fa? Pensateci!!

 

Negli anni 90 l’Italia era la quinta potenza mondiale e il primo Paese al mondo per risparmio privato e per ricchezza privata pro-capite. Eppure la costituzione era la stessa. Cosa è cambiato?

Dell’ Italia nel dopoguerra non era rimasto quasi più nulla, una nazione che aveva il PIL del Bangladesh, e che doveva decidere in che direzione andare per risollevarsi.

Da quando i padri fondatori, seduti sulle macerie hanno stilato la Costituzione più bella del mondo che garantisce i diritti umani fondamentali, e i nostri nonni e padri si sono sacrificati spaccandosi la schiena per una nazione migliore, l’Italia in 35 anni è risorta dai cumuli di macerie diventando la quinta potenza mondiale e il primo Paese al mondo per risparmio privato e per ricchezza privata pro-capite. Fino ad arrivare al 1994, quando le agenzie di rating ci definivano “Economia leader d’Europa”, quando “stracciavamo” la Germania sia in produzione che export. Un paese sovrano di se stesso ricco, ricchissimo, diritti garantiti, Stato sovrano, Parlamento sovrano, Costituzione sovrana. Una legislazione del lavoro che era invidiata da tutto il Pianeta.

Eppure la Costituzione era quella di adesso, la stessa che ora viene considerata un problema dai nuovi pseudo padri costituenti che (sotto pressione delle elite finanziarie mondiali) vorrebbero renderla carta straccia a colpi di referendum.

Vogliono farci credere che basta una riforma costituzionale per risollevare l’ Italia, che la seconda parte della nostra bella Costituzione vada rivista, superando sistemi che hanno perso il loro significato storico (vedi Bicameralismo). È però un dato di fatto che il Bicameralismo perfetto, abbinato ad un sistema elettorale di tipo proporzionale, non ha impedito all’Italia di diventare quinta potenza economica al mondo, e di avere tra i migliori sistemi di tutela sociale e civile per i lavoratori e le famiglie.

La legge sul divorzio, quella sull’aborto, lo Statuto dei lavoratori, la riforma del diritto di famiglia, il Sistema sanitario nazionale, furono tutte leggi approvate con l’attuale sistema costituzionale.

Ma allora se Costituzione non è il problema dell’ Italia, qual’ è il VERO problema? Perchè negli ultimi anni siamo scesi così in basso pur avendo la Costituzione più bella del mondo?

Nel 1993 dei tecnocrati europei che nessun italiano ha mai eletto avevano creato il Trattato di Maastricht, poi nel 2007 quello di Lisbona, fino ad arrivare all’ Unione Europea (che una volta erra Comunità Europea) con la conseguente creazione della moneta unica, tutti fattori che lentamente negli anni hanno esautorato il Parlamento del tutto, hanno tolto all’Italia la sovranità monetaria, e hanno persino violato già in parte la nostra Costituzione.

Cari politici, ma se la costituzione è la stessa dei “tempi d’oro”, i sistemi politici lo stesso, forse il problema non sarà rappresentato dalle cose che oggi abbiamo di diverso da quei tempi, ovvero l’austerity e l’Euro ?

Fonte misteri.newsbella.it

Legge stadi, nella manovrina d’incanto sparisce il vincolo anti complessi residenziali che tanto dava fastidio agli amici di Matteo Renzi: via libera alle speculazioni edilizie per sport.

 

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Legge stadi, nella manovrina d’incanto sparisce il vincolo anti complessi residenziali che tanto dava fastidio agli amici di Matteo Renzi: via libera alle speculazioni edilizie per sport.

 

Legge stadi, nella manovrina sparisce il vincolo anti complessi residenziali: via libera alle speculazioni edilizie per sport

Cancellato con un tratto di penna dalla vecchia normativa il divieto di legare la costruzione di nuove palazzine alla realizzazione di impianti sportivi. Nel 2013 sulla stessa questione il Pd renziano (con Dario Nardella in prima fila) insorse contro il governo Letta. Oggi il sindaco di Firenze (dove i Della Valle costruiranno un nuovo stadio da 40mila posti) dice al fatto.it: “In questi giorno sono stato preso dagli impegni locali in città, non ho seguito la vicenda, quindi non ho elementi per rispondere”. Il 10 marzo, però, alla presentazione del nuovo stadio della Fiorentina disse che il suo amico Luca Lotti gli aveva annunciato novità importanti sulla questione

Due curve, due tribune e quattro condomini, con appartamenti da rivendere e milioni da incassare: ora si può. Perché se fino a ieri chi voleva costruire nuovi stadi poteva pensare di rientrare nell’investimento realizzando solo cinema, negozi e centri commerciali, dal 24 aprile può mettere in cantiere anche palazzi, case, villette e relativi profitti di vendita. Un affare. Con un tratto di penna su una frase ben precisa contenuta nella vecchia legge sugli impianti sportivi, infatti, il governo Gentiloni ha cancellato il vincolo che impediva di inserire la realizzazione di complessi di edilizia residenziale all’interno del progetto dei nuovi campi sportivi. Che siano dedicati al calcio o ad altri sport poco importa: basta disegnare arene con capienze da almeno 20mila posti, trovare un imprenditore che fiuta l’affare, una società ambiziosa e un’amministrazione comunale compiacente ed il gioco è fatto. Lì dove c’era l’erba (del campo) ci saranno tante belle casette: lo stadio con gli appartamenti intorno, ovvero l’articolo 62 della manovrina firmata da Mattarella pochi giorni fa.

ALTRO CHE NORMA “SALVA STADIO DELLA ROMA” – L’hanno chiamata norma “salva stadio della Roma”, ma in realtà la posta in palio è molto più alta perché di fatto l’esecutivo ha riaperto al grande business della speculazione sugli impianti sportivi. Che, di fatto, potrebbero diventare cavallo di troia per imponenti colate di cemento. Anche residenziali come detto, in deroga ai piani regolatori: perché il divieto esplicito per cui i renziani si erano battuti strenuamente nel 2013 (quando erano ancora forza di minoranza del governo di centrosinistra) è stato ora cancellato dal ministro dello Sport, Luca Lotti, che ha già messo la firma sull’articolo della “manovrina” di primavera. “Una rivoluzione”, ha rivendicato in un’intervista al quotidiano L’Arena. E come dargli torto: prima la legge “non prevedeva nessun altro intervento” se non quelli “strettamente necessari” (definizione che già aveva prestato il fianco a interpretazioni discutibili), ora “può ricomprendere” praticamente tutto. Con la scusa di un nuovo impianto sportivo (neanche troppo grande: 20mila posti di capienza minima) le società potranno alzare condomini e palazzine, senza neppure il bisogno di una vera e propria variante urbanistica: dal ministero spiegano che la decisione finale spetterà sempre ai consigli comunali, ma di fatto i piani regolatori potranno essere superati semplicemente con il parere positivo della conferenza dei servizi.

SPARITO IL VINCOLO SUL RESIDENZIALE – Si tratta a tutti gli effetti di un colpo di mano. A sorpresa, peraltro. Perché nella “finanziaria-bis” licenziata dal consiglio dei ministri prima di Pasqua era atteso un capitolo dedicato agli investimenti sportivi, dove inserire la tanto attesa garanzia da 97 milioni di euro per la Ryder Cup e alcune misure per i mondiali di sci di Cortina. Ma nessuno si aspettava che spuntasse dal nulla anche un articolo dedicato alla “costruzione di impianti sportivi”. Una paginetta scarsa che modifica la normativa vigente in un paio di punti cruciali. La vera novità è riassunta tutta in una frase: in quello che c’è scritto (o meglio, in quello che non è scritto) all’interno del comma 1 dell’articolo 62: “Lo studio di fattibilità può ricomprendere anche la costruzione di immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto”. Dal testo è stata cancellata la frase “con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale” che compariva nella precedente legge n.147 del 2013 e che fino ad oggi aveva messo al riparo i progetti dall’invasione di nuove palazzine. Basta questa piccola spunta per aprire le porte alla speculazione.

“RISCHIO SPECULAZIONE” – “Il provvedimento è molto chiaro, nulla da interpretare: prima c’era un vincolo sul residenziale, ora non c’è più”, commenta Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente e deputato del Partito Democratico, da sempre attivo sulla questione stadi. “A me pare che questa operazione non riguardi tanto il nuovo stadio della Roma (a cui lui ora sta collaborando come consulente per la certificazione ambientale per i proponenti, nda), quanto altre città: ultimamente si è parlato di Firenze, mi vengono in mente anche i piani di Lotito per la nuova casa della Lazio che prevedevano una parte residenziale. Di sicuro in molti saranno contenti di questa legge”. La misura era stata presentata come un favore allo stadio della Roma perché propone una conferenza dei servizi più rapida, il cui parere conclusivo d’ora in poi servirà anche da variante urbanistica (lo scoglio su cui la giunta Raggi si era incagliata negli scorsi mesi, anche per le spaccature interne). Ma all’interno dello stesso Movimento 5 stelle romano ritengono che il vero obiettivo sia un altro: “Per quel che ci riguarda non ci sono grosse novità”, conferma a ilfattoquotidiano.it Daniele Frongia, assessore allo Sport del Comune. “Dopo la ‘manovrina’ l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, ha incontrato l’As Roma, ma è servito solo per ribadire gli accordi già presi: le carte in tavola non cambiano”. Ovvero a Tor di Valle non ci sarà nessuna riconversione degli edifici commerciali previsti dal dossier: “Con la vecchia o con la nuova legge, possiamo garantire che il residenziale non entrerà nel progetto. Prendiamo atto invece dell’accelerazione nell’iter della conferenza: nel nostro caso, dove tutto è già stato approfondito a lungo, potrebbe avere un risvolto positivo, il rischio è che abbia effetti deleteri altrove”.

LA GIRAVOLTA DEI RENZIANI – L’articolo 62 della manovrina, insomma, serve anche per chiarire che il parere della conferenza dei servizi sostituirà l’eventuale variante urbanistica necessaria in caso di cambio di destinazione d’uso dei terreni. Virginia Raggi vi avrebbe fatto volentieri ricorso negli scorsi mesi, quando il progetto di Tor di Valle si era arenato proprio per la difficoltà ad approvare un atto in giunta e poi in consiglio comunale (data la contrarietà dell’ex assessore Berdini e di alcuni consiglieri). Ora il processo accelerato sarà un aiuto in più, ma non sposterà gli equilibri che sembrano già raggiunti. Mentre potrebbe essere determinante per quei progetti ancora tutti da definire nel resto del Paese. C’è anche un ulteriore favore ai proponenti: la sospensione dei permessi per l’occupazione di suolo pubblico nel raggio di 300 metri dallo stadio in occasione delle partite, che rimetterà nelle mani delle società anche il business degli ambulanti. Ma queste sono briciole, in confronto alla possibilità di costruire palazzine e condomini, magari un intero nuovo quartiere, dove non potrebbe sorgere nulla. Un affare da milioni di euro.

NARDELLA: “NON HO SEGUITO LA VICENDA”. MA IL 10 MARZO ANNUNCIAVA NOVITA’ SULLA NORMATIVA – È curioso che quattro anni fa, quando il governo Letta aveva provato a cancellare il vincolo sul residenziale, tra i tanti a insorgere c’era stata anche l’ala renziana del Pd. Dario Nardella, uno dei primi promotori del ddl sugli stadi, aveva difeso personalmente quella clausola, definita come “discrimine” contro la “tentazione di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per altre finalità”. Oggi, contattato da ilfattoquotidiano.it, il sindaco di Firenze spiega di essere “preso dagli impegni locali in città” e di “non aver seguito la vicenda”. Eppure la città da lui amministrata è una di quelle maggiormente interessate dalle novità, visto che la famiglia Della Valle costruirà nel quartiere di Novoli (inizio lavori previsto nel 2019) un nuovo impianto da 40mila posti. Il progetto è stato presentato il 10 marzo e in quella occasione Nardella sottolineò – con grande soddisfazione – di aver saputo dal suo amico Luca Lotti che a breve ci sarebbero state modifiche importanti alla legge sugli stadi. Che quindi gli interessava eccome.

Dagli uffici del ministero dello Sport, invece, precisano che si tratta di una norma che vuole solo snellire alcuni passaggi burocratici e dare una spinta positiva alla ristrutturazione e costruzione di nuovi impianti. E i rischi speculativi? Chi lavora con Luca Lotti è sicuro: non ci sono perché la decisione finale spetterà sempre ai consigli comunali. Ed in effetti gli enti locali (il Comune, la Regione laddove competente) continueranno ad avere l’ultima parola all’interno della conferenza dei servizi. Ma stravolgere i profili delle città italiane grazie ad uno stadio medio-piccolo sarà molto più facile e veloce. E soprattutto redditizio, specie per chi al pallone vuole abbinare il mattone.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04/27/legge-stadi-nella-manovrina-sparisce-il-vincolo-anti-complessi-residenziali-via-libera-alle-speculazioni-edilizie-per-sport/3545248/

Alitalia: presentati nuovi aerei, assunti 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: “Allacciate cinture, l’Italia decolla” …Ah no, scusate, questo è l’articolo di due anni fa…!!

 

Alitalia

 

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Alitalia: presentati nuovi aerei, assunti 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: “Allacciate cinture, l’Italia decolla” …Ah no, scusate, questo è l’articolo di due anni fa…!!

Scusate, ci siamo sbagliati. Abbiamo pubblicato l’articolo tratto dall’Ansa di due anni fa. Si, due anni fa quando Renzi twittava: “presentati i nuovi aerei, sembrava impossibile due anni fa. Ma Alitalia torna in pista, pronta su nuove rotte. Vola Alitalia, viva l’italia.

Questo tweet segue di poco l’invito a investire in Monte dei Paschi di Siena….

Il dubbio sorge: oltre ad essere un cazzaro, portasse pure sfiga?

by Eles

Scriveva l’Ansa 2 anni fa:

Alitalia assume 310 dipendenti, accordo coi sindacati. Renzi: ‘Allacciate cinture, l’Italia decolla’

“Allacciatevi le cinture, perché stiamo decollando davvero. Lavorando duro l’Italia riprende il volo”. Il presidente del consiglio Matteo Renzi si rivolge così ai dipendenti di Alitalia e indica la ‘rinascita’ della nuova compagnia come metafora del Paese. L’occasione è la presentazione del nuovo brand e della nuova livrea, altra tappa del rinnovo della compagnia decollata 5 mesi fa. E che oggi ha anche raggiunto un importante accordo con i sindacati per la riassunzione di 310 dipendenti. Per sottolineare l’importanza dell’evento, ha partecipato all’hangar dell’aeroporto di Fiumicino anche il premier Renzi, che ha parlato ad una platea di oltre 1.500 dipendenti. “Se c’è una storia in cui l’Italia ha dato il meglio e il peggio di sé è proprio Alitalia”, ha detto Renzi, attribuendo la colpa del peggio dato in passato “in larga parte alla politica”. Negli anni Settanta però – ha ricordato – era probabilmente la compagnia numero uno al mondo e oggi per la prima volta c’è “un progetto non episodico e strumentale”. Quello che c’è oggi “sembrava impossibile due anni fa, ma Alitalia torna in pista, pronta su nuove rotte”, sintetizza il premier su twitter. Merito soprattutto dell’arrivo dei partner arabi di Etihad, cui Renzi ha voluto esprimere un ringraziamento, precisando però di non voler “mettere il cappello su un’operazione”: “Abbiamo avuto delle discussioni l’anno scorso, momenti anche duri, ma penso che adesso il futuro inizi davvero e quindi grazie per la decisione di Etihad di credere nel futuro dell’Italia e di Alitalia”, ha detto il premier, rivolgendosi al ceo di Etihad Airways e vicepresidente di Alitalia, James Hogan.

Il manager australiano, che per far crescere la più piccola e giovane delle tre ‘big’ del Golfo Etihad ha puntato sulla strategia di partnership (nel 2014 ha prodotto 1,1 mld di dollari di fatturato), da parte sua, ha assicurato che, Alitalia ed Etihad insieme (620 destinazioni, 720 aeromobili e oltre 120 milioni di passeggeri) sono “in ottima forma”. La nuova compagnia tricolore, infatti, ha “una solidità finanziaria che ci permette di traguardare il futuro con serenità affrontando le sfide del mercato”, ha spiegato l’a.d. Silvano Cassano, ribadendo la determinazione a riconquistare quote di mercato. “Alitalia ha vissuto momenti difficili, addirittura drammatici. Ma ha tutte le condizioni per guardare al futuro con ottimismo”, ha rassicurato anche il presidente Luca Cordero di Montezemolo, indicando l’obiettivo di “portare l’Italia nel mondo ma anche il mondo in Italia”. Il ‘biglietto da visita’ sarà la nuova livrea, il nuovo marchio e i servizi di bordo. Dopo 46 anni, per la prima volta scompare dalla fusoliera (che diventa avorio perlato) la tradizionale banda verde, mentre la “A” tricolore sul timone è resa ancora più grande con lo “sfondamento” sulla coda della fusoliera. Nei nuovi interni, gusto italiano con dettagli di design che richiamano quelli delle più prestigiose auto sportive. A bordo il meglio del ‘made in Italy’, dalle pelli alle lenzuola, dalle porcellane ai kit di prodotti di benessere. Una ripartenza positiva per Alitalia è anche l’accordo sulle riassunzioni (in parte stabilizzazioni da contratti a tempo determinato ad indeterminato e in parte assunzioni di ex dipendenti in mobilità). Soddisfatti i sindacati, che vedono un “primo passo” per il rilancio, dopo i “pesanti sacrifici” pagati dai lavoratori della nuova compagnia, nata alleggerita di oltre 2 mila esuberi.

Fonte Ansa: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/06/04/renziallacciate-cinture-italia-decolla_4f898905-0f5e-4303-8ac2-76f198dd2e84.html

La faccia tosta di Renzi: “ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere” …guarda, Matteo, che gli italiani già te l’hanno detto. Ti sfugge? Appena 5 mesi fa, quando per tutta l’Italia ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

 

Renzi

 

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La faccia tosta di Renzi: “ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere” …guarda, Matteo, che gli italiani già te l’hanno detto. Ti sfugge? Appena 5 mesi fa, quando per tutta l’Italia ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

 

Leggiamo da varie fonti di stampa:

Matteo Renzi: “Ancora parlo? Saranno gli italiani a dirmi se smettere”

Il candidato alla segreteria del Pd ha poi replicato a un utente che gli chiedeva con “quale coraggio ancora parlasse”. “Io ho ancora molto il coraggio di parlare visto che credo che quando uno si dimette da tutto per ripartire sono gli italiani a dire se deve continuare o no, e non lei”, ha attaccato.

 

Sì lo ha detto veramente.

Ora, premesso che uno che più volte ha dichiarato davanti agli Italiani che “in caso di sconfitta al Referndum LASCIO LA POLITICA, è una questione di serietà” dovrebbe stare zitto a prescindere, forse il nostro Matteo dimentica qualcosa.

Fu lui a personalizzare il Referendum.

Un Referendum che molto probabilmente sarebbe passto in sordina come tanti altri senza raggiungere il quorum.

Ma lui fece un errore madornale, lo trasformò in una questione personale.

Risultato? Il NO stravinse per 20 punti percentuali e l’affluenza fu da record, oltre il 65%.

In quell’occasione per l’intera penisola ha riecheggiato il più grande “Va a cagare” che la storia ricordi!

…E questo parla ancora!

by Eles