La verità su Regeni? È che di Regeni non frega niente a nessuno! – Al dibattito alla Camera presenti solo 19 deputati…!

 

Regeni

 

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La verità su Regeni? È che di Regeni non frega niente a nessuno! – Al dibattito alla Camera presenti solo 19 deputati…!

Si è tenuta a Montecitorio la discussione dell’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni. Nonostante le raccomandazioni del presidente della Camera, Roberto Fico, e la solidarietà raccolta da tutti i partiti politici per l’iniziativa, solo 19 deputati erano presenti in aula.

Avete letto bene: solo19…!

Roberto Fico aveva chiesto “unità” ai partiti politici che avrebbero discusso e votato, di lì a poche ore, l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni. “Vogliamo tutti la verità, la pretendiamo tutti con forza, a prescindere dalle forze politiche di appartenenza”, ha scritto Fico sul suo profilo Facebook.

Con lui anche Arci nazionale, che ha realizzato il “dossier Egitto, contributo alla campagna per la verità”, sottolineando la speranza che “si proceda con voto unanime e con un mandato forte del Parlamento”. Mentre qualche settimana fa la deputata di Leu, Laura Boldrini, aveva parlato della commissione d’inchiesta come “ultima speranza per fare chiarezza sull’omicidio”.

Ma ieri, nonostante la solidarietà espressa in momenti diversi da tutte le componenti dell’Aula, a Montecitorio c’erano solo 19 deputati: 8 del Partito Democratico, 5 del Movimento 5 Stelle, 2 della Lega, 2 di Forza Italia e 2 di Liberi e Uguali.

Veramente squallido. Veramente vergognoso. E questi miserabili si riempio la bocca con “Vogliamo la verità su Regeni”? La verità su Regeni è che di Giulio Regeni non glie ne frega un cazzo. È utile solo quando serve un po’ di propaganda populista… Ma poi, se si tratta di stare in aula in un pomeriggio post-ponte… Chissenefrega di Regeni…!

Nauseanti…

By Eles

La seconda morte di Giulio Regeni – Con Salvini al governo la verità su Regeni non interessa più! …E infatti di questo ragazzo non se ne parla più!

 

Giulio Regeni

 

 

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La seconda morte di Giulio Regeni – Con Salvini al governo la verità su Regeni non interessa più!

 

La seconda morte di Giulio Regeni

“Comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”

Sono stato tentato per un attimo di non scrivere più nulla, di lasciare all’interno dell’articolo solo queste parole del Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Sono stato tentato di non scrivere assolutamente nulla, nemmeno quelle parole. Sono stato tentato. Ma i giorni passavano, e queste parole continuavano a scorrere davanti ai miei occhi, cosi Giulio deve aver visto scorrere la vita davanti ai suoi, pugno dopo pugno, tortura dopo tortura.

Caro signor Ministro Salvini, è facile parlare di sovranità nazionale (“contusioni e abrasioni in tutto corpo…”), è facile fare “la voce grossa” in Europa (“Lividi estesi non incompatibili con lesioni da calci, pugni ed aggressione con un bastone…”) per farsi rispettare sulla pelle della povera gente, vero? (“più di due dozzine di fratture ossee, tra cui sette costole rotte, tutte le dita di mani e piedi, così come gambe, braccia e scapole, oltre a cinque denti rotti… “).

Ma quando si tratta del delitto di un ragazzo italiano (“coltellate multiple sul corpo, comprese le piante dei piedi, probabilmente inferte con un rompighiaccio o uno strumento simile ad un punteruolo…”) avvenuto all’interno di un Paese ‘amico’ con cui ‘è fondamentale avere buone relazioni’ (“numerosi tagli, su tutto il corpo, causati da uno strumento tagliente simile ad un rasoio…”) si diventa di colpo piccoli, piccolissimi (“estese bruciature di sigarette, nonché una bruciatura più grande tra le scapole e incisioni somiglianti a vere e proprie lettere”). Perché ci sono “nemici” contro cui è facile combattere, e altri davanti a cui si abbassa la testa.

Voi, portatori sani di odio e di nazionalismo a buon mercato, pensate davvero che il rispetto e la sovranità di una nazione abbiano valore se pretesi sollevandosi contro gli ultimi della terra?

Non smetteremo mai di chiedere giustizia per Giulio. Mai, nemmeno per un istante la nostra lottaarretrerà. Perché no, caro signor Ministro Salvini, la richiesta di giustizia per Giulio non è una questione privata della sua famiglia. E se vogliamo dirla tutta, non è nemmeno una questione di soli noi italiani. La richiesta di giustizia per Giulio Regeni è una questione che appartiene ad ogni Uomo libero.

A Giulio hanno cercato ‘l’anima a forza di botte’. Perché, lui, un’anima l’aveva per davvero.

Un abbraccio, forte, a Paola e Claudio Regeni.

 

tratto da: http://www.qualcosadisinistra.it/2018/06/17/la-seconda-morte-di-giulio-regeni/

Quando Salvini sul caso Regeni diceva: “L’Egitto ci prende in giro. Serve un Ministro con gli attributi”… Ora però il “Ministro con gli attributi” dice: “Regeni? Contano di più i rapporti con l’Egitto” …Insomma, forse gli attributi ce li abbiamo, manca il Ministro…!

 

Salvini

 

 

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Quando Salvini sul caso Regeni diceva: “L’Egitto ci prende in giro. Serve un Ministro con gli attributi”… Ora però il “Ministro con gli attributi” dice: “Regeni? Contano di più i rapporti con l’Egitto” …Insomma, forse gli attributi ce li abbiamo, manca il Ministro…!

Quando Salvini diceva che per Regeni ci vuole un ministro con gli attributi

Sul caso Regeni Salvini il 13 aprile 2016 diceva: «E’ una farsa, se non ci fosse di mezzo un morto e la sua famiglia… non so più cosa commentare. Il problema però non è un paese, l’Egitto, che ci sta prendendo in giro, ma un paese come l’Italia che evidentemente conta come il due di picche e viene irriso non solo dall’India dopo quattro anni con i marò ma anche dall’Egitto. Spero solo che ci sia un ministro di un governo italiano che tira fuori gli attributi». Che dire di più? Anche noi auspichiamo un ministro di un governo italiano che tira fuori gli attributi. Speriamo nel prossimo”.

…Ora il prossimo Ministro è arrivato e dice: “Vogliamo ricostruire buoni rapporti con l’Egitto. Io comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni” ma per l’Italia “è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto”

E il “prossimo Ministro”, quello che avrebbe dovuto avere gli auspicati “attributi” è proprio Lui, l’attributo per antonomasia.

Ma proprio non Vi sentite presi untantino per il culo?

by Eles

Il Pm Zucca attacca ancora: “il governo spieghi perché i torturatori del G8 sono ai vertici della polizia”

 

Pm Zucca

 

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Il Pm Zucca attacca ancora: “il governo spieghi perché i torturatori del G8 sono ai vertici della polizia”

La replica del giudice del processo Diaz alle critiche del Csm e del capo della Polizia.

Leggi anche:

Caso Regeni, lo sfogo del Pm Zucca, giudice del processo sui fatti della Diaz: I torturatori del G8 di Genova sono ai vertici della nostra Polizia. Con che faccia possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?

Enrico Zucca, sostituto procuratore di Genova, ha subito replicato alle critiche del Csm e della Polizia per un suo intervento a un convegno in cui ha fatto un parallelismo tra i torturatori di Giulio Regeni e le violenze compiute dalla polizia durante il G8 del 2001 a Genova: “i nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”.

Il vicepresidente dell’organo di autogoverno della magistratura, Giovanni Legnini, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, hanno definito “inappropriate”, “oltraggiose e infamanti” le parole pronunciate da Zucca mentre il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato accertamenti preliminari sul pm e acquisirà tutti gli elementi conoscitivi sulle dichiarazioni del magistrato.

“La rimozione del funzionario condannato – ha detto Zucca – è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza. Noi violiamo le convenzioni è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici”.

Poi una considerazione sugli accertamenti avviati sulle sue dichiarazioni. “E’ normale e doveroso, quando succedono queste cose – ha detto Zucca – che Csm e ministero si accertino sui fatti”.

Il precedente.
Una riga di motivazione e un voto in blocco con altre delibere, senza alcuna discussione. Così due anni fa il Csm chiuse con un’archiviazione un’altra vicenda che aveva visto per protagonista il pm di Genova Enrico Zucca. Anche allora in un dibattito pubblico il magistrato aveva duramente criticato l’operato della Polizia al G8 di Genova: lo fece parlando di una “totale rimozione” di quelle vicende e del rifiuto per anni da parte della polizia italiana, diversamente da quelle straniere, di “leggere se stessa” per “evitare il ripetersi” di errori.

L’allora capo della polizia Alessandro Pansa ritenne lesa l’onorabilità del Corpo. Per questo sollecitò l’avvio di un’azione disciplinare al ministro della Giustizia e trasmise la lettera con le sue doglianze anche al Csm. Un’iniziativa che fece infuriare i consiglieri togati di Area, che chiesero al Csm un intervento di segno contrario: un intervento a tutela del magistrato. Quell’intervento alla fine non ci fu, ma nel novembre del 2016, il Csm archiviò la lettera di Pansa.

Lo fece inserendola in un ordine del giorno, che solitamente contiene le pratiche minori e di routine e che di norma viene votato tutto insieme in blocco. Succinta la motivazione, comune a due esposti che riguardavano vicende e magistrati differenti: “non ci sono provvedimenti di competenza del Csm da adottare”. Anche a livello disciplinare la vicenda non ha avuto esiti per Zucca: agli atti della Sezione disciplinare del Csm non risulta alcun procedimento a carico del magistrato.

 

fonte: http://www.globalist.it/news/articolo/2018/03/21/zucca-non-arretra-il-governo-spieghi-perche-i-torturatori-del-g8-sono-ai-vertici-della-polizia-2021351.html

Caso Regeni, lo sfogo del Pm Zucca, giudice del processo sui fatti della Diaz: I torturatori del G8 di Genova sono ai vertici della nostra Polizia. Con che faccia possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?

 

Regeni

 

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Caso Regeni, lo sfogo del Pm Zucca, giudice del processo sui fatti della Diaz: I torturatori del G8 di Genova sono ai vertici della nostra Polizia. Con che faccia possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?

 

Regeni, il pm Zucca: “I torturatori del G8 ai vertici della nostra polizia. Come possiamo chiedere quelli dell’Egitto?”

“Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche”, ha detto il sostituto procuratore generale ligure, già giudice del processo sui fatti della Diaz, intervenendo allo stesso dibattito sulla difesa dei diritti internazionali al quale hanno partecipato anche i genitori del ricercatore torturato e ucciso. “Siamo stati abbandonati”, ha detto la madre di Giulio.

torturatori del G8 di Genova sono ai vertici della nostra polizia. Come possiamo dunque chiedere all’Egitto di consegnarci i torturatori di Giulio Regeni? È questo il senso dell’intervento di Enrico Zucca, sostituto procuratore generale di Genova, durante un dibattito dedicato alla vicenda del ricercatore italiano torturato e assassinato in Egitto il 3 febbraio del 2016.  “I nostri torturatorisono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”, ha detto il magistrato che conosce bene gli orrori del G8 del 2001 essendo stato tra i magistrati del processo per i fatti della scuola Diaz. “L’11 settembre 2001 e il G8 – ha continuato Zucca- hanno segnato una rottura nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche“.

I genitori: “Abbandonati dallo Stato”- Un intervento duroquello del sostituto procuratore generale ligure, finito all’attenzione del ministero della giustizia. Via Arenula, infatti, acquisirà gli atti relativi alle dichiarazioni di Zucca al dibattito sulla difesa dei diritti internazionali organizzato dall’ordine degli avvocati a Genova. Evento al quale hanno partecipato anche i genitori di Regeni. “Ho fiducia nella legge, negli avvocati bravi e nella stampa buona e abbiamo tanta solidarietà dai social. Ci aspettavamo di più da chi ci governa: dal 14 agosto quando il premier Gentiloni ci ha annunciato che l’ambasciatore tornava in Egitto, siamo stati abbandonati“, ha detto Paola Regeni, madre di Giulio. “Siamo decisi ad andare avanti anche a piccoli passi. Combattiamo per Giulio ma anche per tutti quelli che possono trovarsi in situazioni simili a quelle che lui ha vissuto”, ha aggiunto il padre Claudio.  Alessandra Ballerini, avvocato della famiglia, ha invece ricostruito i depistaggi e la vicenda: “il corpo di Giulio parla da solo e si difende da solo. Siamo arrivati a nove nomi delle forze di polizia implicati”.

Il ritorno dell’ambasciatore  al Cairo e le indagini – Era il 9 novembre 2017, quando il ministro degli Esteri Angelino Alfano annuncia il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo. “Siamo convinti che il presidente egiziano Abdel Fatah al Sisi sia un interlocutore appassionato nella ricerca della verità“. La decisione di riaprire le relazioni diplomatiche con l’Egitto, ricordava nel dicembre scorso la famiglia di Regeni, “seguiva di pochi minuti il comunicato congiunto delle procure italiana ed egiziana nel quale si riferiva che: ‘come preannunciato sempre nel maggio scorso, è stata poi effettivamente affidata ad una società l’attività di recupero dei video della metropolitana e le attività stesse sono in corso. La Procura egiziana ha ribadito l’impegno a condividere i risultati raggiunti non appena la società incaricata depositerà l’esito del proprio lavoro’; e si dava atto di aver ‘concordato un nuovo incontro tra i due uffici da organizzarsi a breve per fare assieme il punto della situazione’. In realtà – ricordava ancora i Regeni  – i video della metropolitana non sono mai stati consegnati e, ad oggi, non si sa neppure se qualche e quale ditta sia stata incaricata del loro recupero. L’incontro tra le due procure poi, diversamente da quanto annunciato, non si è tenuto a breve, ma solo a fine dicembre su insistenza dei nostri procuratori che hanno consegnato ai colleghi egiziani ‘una articolata e attenta ricostruzione dei fatti, effettuata dalla Polizia Giudiziaria italiana’. La Procura generale egiziana si era impegnata, come si legge nel comunicato del 21 dicembre scorso a ‘proseguire le indagini, sulla base anche delle ipotesi investigative formulate dai magistrati italiani’“. Da allora – continuava la famiglia di Giulio  – “non è stata registrata in realtà nessuna ‘reazione’ da parte della magistratura egiziana sulla informativa italiana che ricostruisce le precise responsabilità di nove funzionari di pubblica sicurezza egiziani perfettamente individuati. Sono passati, da quel 14 agosto, altri sei mesi.

L’intervento del giudice del G8 – Ma d’altra parte, come dice il pm Zucca, se i torturatori del G8 di Genova come si fa a chiedere all’Egitto di consegnarci i loro di torturatori? Già in passato, e più volte, il pm Zucca aveva duramente criticato l’operato della polizia con riferimento ai fatti di Genova: in particolare, in un dibattito pubblico aveva parlato di una “totale rimozione” delle vicende del G8 e del rifiuto per anni da parte della polizia italiana, diversamente da quella straniere, di “leggere se stessa” per “evitare il ripetersi” di errori. Immediata era stata la reazione dell’allora capo della polizia, Alessandro Pansa che, d’intesa col ministro dell’Interno dell’epoca – che era sempre Alfano – aveva lamentato la lesione dell’onorabilità della polizia, chiedendo al guardasigilli Andrea Orlando l’avvio di un’azione disciplinare nei confronti di Zucca Magistratura Democratica e la giunta dell’Anm si erano schierate in difesa del pm (‘a tutelà del quale era stata anche chiesta l’apertura di una pratica al Csm), sottolineando come il suo ragionamento non aveva inteso mettere in discussione l’onorabilità della polizia.

Poliziotti condannati e promossi – I riferimenti del magistrato sono da ricercare nei recenti articoli di cronaca. Come quello del 24 dicembre scorso, quando  Gilberto Caldarozzi era stato nominato vicedirettore della Direzione Investigativa Antimafia. Per i fatti della Diaz venne condannato a tre anni e otto mesi in via definitiva. L’accusa era quella di falso: mise la firma nei verbali che attestavano l’esistenza di prove fasulle usate per accusare ingiustamente le persone picchiate all’interno della scuola diGenova, durante il G8 del 2001. Assolto in primo grado nel novembre 2008 dopo 172 udienze, Caldarozzi viene condannato in appello nel maggio 2010 dopo altre 18 udienze: poi su quella condanna arriva il bollo della Cassazione il 5 luglio 2012. Ai tempi del G8 era il più alto in grado, subito dopo Francesco Gratteri, anche lui condannato e promosso prefetto prima di andare in pensione. Considerato un investigatore esperto (ha fatto parte dei gruppi che hanno arrestato boss di Cosa nostra come Bernardo Provenzano e Nitto Santapaola) prima dei fatti della Diaz Caldarozzi dirigeva lo Sco, il servizio centrale operativo della polizia all’epoca guidata da Gianni De Gennaro. Dopo la condanna venne interdetto per cinque anni. Un lustro trascorso lavorando per una banca ma anche come consulente per la sicurezza da Finmeccanica, chiamato sempre dal suo ex capo De Gennaro. Nel 2014 Cassazione scrisse nelle motivazioni sul rigetto del suo affidamento ai servizi sociali: “Si è prestato a comportamenti illegali di copertura poliziesca propri dei peggiori regimi antidemocratici“. Ora scaduta l’interdizione torna a vestire la divisa. E occupando un ruolo prestigioso.  A fare l’elenco degli altri poliziotti coinvolti nei fatti della Diaz e poi promossi è stato sul Fatto Quotidiano Ferruccio Sansa. Quando nel luglio 2012 la Cassazione conferma le pesanti condanne di appello per falso (quell salvate dalla prescrizione a differenza delle lesioni gravi) Gratteri eri capo della Direzione centrale anticrimine,  Giovanni Luperi era capo-analista dell’Aisi (il servizio segreto interno). Filippo Ferri, figlio di Enrico (l’ex ministro socialdemocratico) e fratello di Cosimo (sottosegretario alla Giustizia), guidava la squadra mobile di Firenze. Ancora: Fabio Ciccimarra, capo della squadra mobile de L’Aquila, o Spartaco Mortola capo della polfer di Torino. Nel frattempo l’Italia ha persino approvato una nuova legge contro la tortura, criticata dagli stessi magistrati dei processi di Genova. “Con questa legge la Diaz e Bolzaneto non sarebbero punite”, era il commento del magistrato Roberto Settembre.

 

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/20/regeni-il-pm-zucca-torturatori-del-g8-ai-vertici-della-nostra-polizia-come-possiamo-chiedere-quelli-dellegitto/4240274/