Da “la pagheranno” a “li pagheremo”: il governo si arrende a Benetton

 

Ponte Morandi

 

 

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Da “la pagheranno” a “li pagheremo”: il governo si arrende a Benetton

Sembra arrivata all’epilogo la vicenda Autostrade dopo il consiglio dei ministri, ma quello che ne è uscito è un vero e proprio schiaffo in faccia alla città di Genova e a tutti e tutte coloro che subiscono e hanno subito la malagestione di Autostrade: i Benetton sono salvi.

Cassa Depositi e Prestiti sottoscrive un aumento di capitale riservato per arrivare al 51% di ASPI; successivamente altri investitori graditi a CDP – si parla di PosteVita, degli americani Blackstone, del fondo australiano Macquarie – comprano azioni da Atlantia, fino a portarla ad una quota tra il 10 e il 12%.

Fino al completamento dello scorporo di ASPI da Atlantia non potranno distribuire dividendi, ma dal momento della ricollocazione in Borsa della “nuova” società anche Atlantia li intascherà, come gli altri azionisti.

I mercati festeggiano, perché ancora una volta i grandi padroni del nostro paese non tireranno fuori un euro per le loro malefatte.

Al contrario: CDP – che non é “lo Stato”, ma una società del MEF che gestisce il risparmio postale delle famiglie – rileva un’infrastruttura che necessità di lavori di manutenzione per circa 7 miliardi, a detta dell’attuale AD, e che quindi non sarà, almeno all’inizio, adeguatamente remunerativa – dopo che per anni i Benetton hanno speso al massimo 300 milioni all’anno.

In breve:

1. Lo Stato costruisce un’infrastruttura coi soldi pubblici e la dà in gestione ai Benetton.

2. I Benetton per anni fanno profitti colossali reinvestendo solo una minima parte, insufficiente, in manutenzione.

3. Crolla un ponte a causa della mancata manutenzione, lo Stato lo ricostruisce coi soldi pubblici.

4. Invece di revocare immediatamente la concessione e chiedere i danni al concessionario, il Governo ricompra quote azionarie dai Benetton.

5. I Benetton non pagano un euro per i danni causati alla collettività.

6. Subentreranno altri investitori, replicando un modello di gestione che punta a soddisfare gli appetiti privati piuttosto che tutelare l’interesse generale.

In questo teatro tutti gli attori si tolgono la maschera. I 5 Stelle subiscono una sconfitta clamorosa che tenteranno di spacciare per vittoria; il PD e Italia Viva si riconfermano per quello che sono, gli amici dei potenti; il centrodestra, dopo essere stato il responsabile del contratto di concessione ai Benetton, oggi si straccia le vesti per un accordo che avrebbe sottoscritto di volata se solo ne avessero avuto la possibilità.

Il partito unico dei ricchi è l’unico partito in parlamento.

 

 

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/07/16/da-la-pagheranno-a-li-pagheremo-il-governo-si-arrende-a-benetton-0130068?fbclid=IwAR02IfjdXAMgDe9Ow2eyVlrgxILIGHXISXCuUMRHrqSyBAP2-rB_bP4R1WU

Toninelli, scacco matto a PD e Forza Italia che ora devono stare solo zitti – Dopo il crollo di Genova ecco la corsa alle manutenzioni da parte dei gestori privati delle, che però avrebbero voluto far pagare alla Gente aumentando i pedaggi. E ora PD e berlusconiani debbono solo stare zitti!

Toninelli

 

 

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Toninelli, scacco matto a PD e Forza Italia che ora devono stare solo zitti – Dopo il crollo di Genova ecco la corsa alle manutenzioni da parte dei gestori privati delle, che però avrebbero voluto far pagare alla Gente aumentando i pedaggi. E ora PD e berlusconiani debbono solo stare zitti!

 

Con il blocco degli aumenti nelle autostrade il Ministro Toninelli ha dato scacco matto al PD e a Forza Italia

Dopo il crollo del ponte di Genova i privati che gestiscono le autostrade hanno effettuato di corsa le manutenzioni. Che avrebbero voluto far pagare a imprese e famiglie aumentando i pedaggi. Ma il Ministro Toninelli ha bloccato gli aumenti. Facendo risparmiare imprese e comuni cittadini. Una ‘botta’ per PD e berlusconiani che debbono pure stare zitti!

D’accordo, ci sono tante cose che non funzionano nel Governo dei grillini. La prima è l’alleanza con la Lega di Salvini, imposta – questo va detto per onestà intellettuale – dalla brutta legge elettorale voluta, nella passata legislatura, da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Non a caso, non si parla di alleanza politica tra Movimento 5 Stelle e leghisti, ma di inconsueto “contratto di governo”. Ci sono, poi, altre cose che non vanno, come la mancata chiusura dell’ILVA di Taranto e il mancato no alla TAP nel Salento. E l’abbandono dell’agricoltura meridionale. C’è, però, una cosa che va a merito del Governo giallo-verde: il blocco degli aumenti dei pedaggi nelle autostrade. 

Visto dalla Sicilia significa poco, sia perché in alcune autostrade dell’Isola i pedaggi non si pagano (Palermo-Catania e Palermo-Trapani-Mazara del Vallo), sia perché dove si pagano (autostrade Palermo-Messina, Messina-Catania e il tratto aperto della Siracusa-Gela) non si dovrebbero pagare, visto il degrado in cui versano tali autostrade a pagamento.

Però nel resto d’Italia il blocco degli aumenti dei pedaggi è un fatto importantissimo. Nel nostro Paese le merci, nella grande maggioranza dei casi, viaggiano sul trasporto gommato e non via mare o su ferrovia.

Ciò significa che il blocco degli aumenti dei pedaggi farà risparmiare un sacco di soldi alle imprese. 

I mezzi d’informazione di regime (deve per regime s’intende la vecchia politica di centrosinistra e centrodestra), e gli esponenti di PD e Forza Italia in particolare, cercano di denigrare la manovra economica e finanziaria 2019 approvata nei giorni scorsi da Senato e Camera dicendo che è una manovra che aumenterà le tasse.

Dimenticando di precisare che la pressione fiscale aumenterà sì per le banche, per le assicurazioni, per i titolari dei giochi (ai quali, nella passata legislatura, sono stati regalati un sacco di soldi!), mentre diminuirà per molte altre imprese.

Tutte le imprese che trasportano i propri prodotti da Nord a Sud dell’Italia e viceversa, grazie al blocco degli aumenti dei pedaggi nelle autostrade, risparmieranno un sacco di soldi. Mentre i gestori delle autostrade – che grazie alla ‘presunta’ sinistra italiana sono quasi tutte gestite dai privati (privatizzazione che risale al Governo di Massimo D’Alema, fine anni ’90 del secolo passato) – guadagneranno meno!

Con il blocco degli aumenti dei pedaggi nelle autostrade a guadagnarci, oltre alle imprese, saranno pure milioni di comuni cittadini italiani. Perché tutti i cittadini italiani usufruiranno dei mancati aumenti dei citati pedaggi. Ne trarranno beneficio soprattutto i pendolari che viaggiano in auto, che sono tantissimi. 

Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova tutti i gestori hanno dovuto effettuare di corsa le manutenzioni nelle autostrade. I privati che le gestiscono pensavano di fare pagare ai cittadini le manutenzioni effettuate. Ma sono rimasti fregati, perché gli aumenti non ci saranno.

Di fatto, il Governo giallo-verde, con questo provvedimento, ha fatto una cosa che Berlusconi promette dal 1994, ma che non ha mi attuato: la riduzione della pressione fiscale alle imprese; e, contemporaneamente, ha fatto una cosa in favore dei cittadini che, come gli imprenditori, usufruiranno del mancato aumento dei pedaggi: quindi fatto una cosa ‘di sinistra’ che il PD non ha mai fatto.

Anche questo spiega perché gli esponenti del PD e di Forza Italia sono schiumanti di rabbia: perché il Governo giallo-verde sta adottando provvedimenti che avrebbero dovuto adottare loro!   

Con molta probabilità, il blocco degli aumenti dei pedaggi nelle autostrade spiega il perché, da qualche tempo a questa parte, la vecchia politica e le sue fanfare dell’informazione hanno cercato, in tutti i modi, di appannare l’immagine del Ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. C’è chi ha anche scritto che dovrebbe essere sostituito.

E’ evidente che sapevano che l’attuale Ministro Toninelli stava lavorando per bloccare l’aumento dei pedaggi nelle autostrade e, a propria volta, avrebbero voluto bloccarlo. Ma gli è andata male.

Per concludere, provate a ricordare quali mezzi d’informazione, all’indomani del crollo del ponte Morandi di Genova, si precipitarono ad informarci che i privati che gestivano lo stesso Ponte di Genova non potevano essere messi da parte perché lo Stato avrebbe pagato chissà quali penali.

Ebbene, se rifletterete su tutte queste cose avrete il quadro della situazione chiaro. E, con molta probabilità, vi sarete fatti un’idea, altrettanto chiara, del perché, in Italia, la cosiddetta ‘sinistra’, invece di difendere i cittadini meno abbienti difende gli im(prenditori) e, alla fine, fa solo ridere!

tratto da: http://www.inuovivespri.it/2019/01/01/con-il-blocco-degli-aumenti-nelle-autostrade-il-ministro-toninelli-ha-dato-scacco-matto-al-pd-e-a-forza-italia/?fbclid=IwAR0y-Wmgj4okhDOPKnSlRkQSR7hc2LuPydUkXUq316NZij9noJnLEDtYS5U#_

Il Ponte della vergogna: NO indagati, NO dimissioni, NO licenziamenti…!!

 

Ponte

 

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Il Ponte della vergogna: NO indagati, NO dimissioni, NO licenziamenti…!!

 

Genova, 28 ago – Crollo del Ponte Morandi, tre settimane dopo. Mentre le famiglie piangono i loro defunti, gli sfollati aspettano di sapere cosa ne sarà delle loro case, il traffico in città è già fuori controllo, le navi mercantili fanno rotta su porti diversi da Genova, tutto il resto tace. O meglio tutti parlano ma inutilmente. Prendiamo la magistratura. Il Procuratore di Genova Francesco Cozzi in data 21 agosto parlando con i giornalisti dichiarava “ancora non ci sono indagati, stiamo svolgendo atti molto complessi e analitici, analizzando moltissimo materiale”.

Trascurando l’incredibile decisione di non inscrivere nessuno nel registrato degli indagati neppure come atto dovuto, cosa più unica che rara in Italia dove ci sono indagati per qualsiasi cosa (vedi Salvini per gli sbarchi), non si vedono all’orizzonte svolte nelle indagini. Bisogna spettare. La politica si accapiglia tra dichiarazioni governative che vogliono la Società Autostrade fuori dai giochi per la ricostruzione del Ponte e quelle delle autorità locali, ad esempio il governatore della Liguria Toti, che ritiene sia Autostrade a dover rifare il ponte.

Dopo la surreale conferenza stampa dei dirigenti di Autostrade che il giorno dei funerali hanno spiegato di non avere responsabilità sul crollo e dove non hanno neppure chiesto scusa se non dopo sollecitazioni dei giornalisti, anche sul fronte dell’Azienda nessuna decisione  se si esclude la pubblicazione del contratto di concessione del governo. Un operazione “trasparenza” rilevatosi subito un autogol. Nell’Allegato E del contratto (di ben 213 pagine) stipulato tra l’Azienda e il governo si legge testualmente: “Autostrade avrà comunque ogni anno un rialzo delle tariffe pari al 70% dell’inflazione reale”. Si chiama convenzione “a prova di bomba”, e fa capire quanto sia necessaria la nazionalizzazione delle autostrade italiane.

Anche dai proprietari della Società, i fratelli Benetton, nessuna notizia, tutti spariti. Le ultime tracce risalgono alla grigliata famigliare di Ferragosto a Cortina. Poi il nulla. Anche dai singoli responsabili, diretti o indiretti della tragedia (ex ministri, dirigenti pubblici o privati) nessun segnale. Nessuno che si sia dimesso!!! Da nulla!!! Non ci sono responsabili, nessuno si ritiene minimamente responsabile. Così al crollo materiale del ponte dobbiamo aggiungere il crollo di qualunque codice etico e morale nel pubblico e nel privato. 

Da questa vicenda è chiaro che, oltre a ricostruire il ponte, bisogna ricostruire la Nazione e dare un minimo di spessore morale ai suoi cittadini.

Pino Martini

 

 

fonte: https://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/il-ponte-della-vergogna-no-indagati-no-dimissioni-no-licenziamenti-91959/

Berlusconi propone ancora il Ponte sullo Stretto – Ecco come il Sindaco di Messina massacrò Renzi quando ci provò pure lui: “O ha fatto una battuta o ci prende in giro. Dovrebbe farsi spiegare dal geologo Mario Tozzi e che lì dove vuole piazzare i pilastri c’è la faglia sismica più pericolosa del Mediterraneo…

Ponte sullo Stretto

 

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Berlusconi propone ancora il Ponte sullo Stretto – Ecco come il Sindaco di Messina massacrò Renzi quando ci provò pure lui: “O ha fatto una battuta o ci prende in giro. Dovrebbe farsi spiegare dal geologo Mario Tozzi e che lì dove vuole piazzare i pilastri c’è la faglia sismica più pericolosa del Mediterraneo…

Berlusconi: “In Sicilia faremo il ponte sullo Stretto e il casinò a Taormina”
Realizzazione del ponte sullo Stretto, creazione di un casinò a Taormina e abolizione delle tasse per chi dall’estero torna in Sicilia: sono queste le proposte lanciate da Silvio Berlusconi per la Sicilia in vista delle elezioni regionali del 5 novembre.

Berlusconi ci riprova. E noi vogliamo ricordarVi come il Sindaco di Messina massacrò Renzi quando ci provò pure lui: “O ha fatto una battuta o ci prende in giro. Dovrebbe farsi spiegare dal geologo Mario Tozzi e che lì dove vuole piazzare i pilastri c’è la faglia sismica più pericolosa del Mediterraneo…

Da Il Fatto Quotidiano del 28.09.2016

Ponte sullo Stretto, “Renzi? O ha fatto una battuta o ci prende in giro. Qui le autostrade restano chiuse per frana”

Intervista al sindaco di Messina Renato Accorinti: “Ho visto il premier poco tempo fa in Calabria e diceva che non era totalmente contrario al Ponte ma che prima ci volevano le infrastrutture. In ogni caso posso assicurare che non si farà mai. E’ bastato un semplice No di Virginia Raggi e le Olimpiadi di Roma sono evaporate. La teoria dei posti di lavoro? Ha rotto”

“Io spero che quella di Matteo Renzi sia una battuta, anzi lo sarà sicuramente”. Altrimenti? “Altrimenti è un atteggiamento ingiusto oltre che offensivo”. È furioso Renato Accorinti, il sindaco di Messina che si è visto piovere dal nulla la riapertura da parte del premier alla costruzione del Ponte sullo Stretto. “Renzi l’ho visto poco tempo fa in Calabria per l’inaugurazione dell’elettrodotto Terna: diceva che non era totalmente contrario al Ponte ma che prima ci volevano le infrastrutture. Quindi o quella di oggi è una battuta o ci prende in giro”, dice il primo cittadino peloritano, raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it.

Eppure il senso delle parole del premier sembra chiaro: rilanciare il progetto del Ponte.
“Ma quale Ponte? Di che cosa sta parlando? Qui abbiamo un sistema ferroviario da seconda guerra mondiale, a binario unico, a gasolio. Sulla Messina – Catania è arrivata una frana e l’autostrada è ancora interrotta. Messina e Catania: due città metropolitane che non sono più collegate tra loro. Che cosa avrebbero fatto se invece una cosa simile si fosse verificata tra Torino e Milano?”

Cosa avrebbero fatto?
“Avrebbero subito ripristinato la rete autostradale: subito! Qua noi non riusciamo a parlare al telefono perché io sono in macchina e dato che non ci sono i ripetitori cade la linea (che infatti cade 4 volte in pochi minuti, ndr). Non ci sono le strade, i porti, i porti commerciali, le autostrade: non abbiamo le basi per poter vivere e ci parlano di Ponte”.

Eppure secondo il premier proprio il Ponte sarebbe un’infrastruttura utile per il Sud.
“Le strade sono utili, le scuole sono utili, le opere culturali sono utili. Io non sono contro il cemento: il cemento quando viene utilizzato bene è sinonimo di sviluppo. Ma il Ponte è utile a che cosa? Non diciamo stupidaggini”.

Utile a togliere la Calabria dall’isolamento e ad avvicinare la Sicilia, così almeno sostiene sempre il presidente del consiglio.
“Ma quale isolamento? Il Giappone è isolato solo perché è un’isola? Noi abbiamo bisogno di infrastrutture che ci portino dal medioevo alla modernità, da mezzo secolo siamo abbandonati a noi stessi. Abbiamo bisogno delle basi per avere sviluppo, per potere lanciare nel mondo le nostre bellezze naturali, artistiche e architettoniche”.

Però il premier sostiene che il Ponte potrebbe creare posti di lavoro: ha parlato di 100 mila nuovi occupati.
“Adesso basta, questa teoria dei posti di lavoro ha davvero rotto i coglioni. È fastidiosa e populista oltre che falsa. Anche fare i buchi a terra per poi assumere gente che li copre crea lavoro: è un’offesa alla nostra intelligenza. Non capiscono che se rilanciassero davvero il Sud sarebbe l’intero Paese a beneficiarne: il Mezzogiorno è il gioiello d’Italia dimenticato da tutti. È come avere una gamba che va in cancrena e fregarsene”.

Lei parla di Sud dimenticato dallo Stato, di medioevo, però forse qualche colpa la hanno anche i cittadini di quel Mezzogiorno così sottosviluppato: o è tra quelli che scarica tutte le responsabilità su Roma?
“Ovvio che abbiamo le nostre colpe. I politici, i nostri politici prima di tutto sono colpevoli: banditi che per decenni se ne sono fregati, svendendo il nostro futuro e la nostra sopravvivenza. È quello che ho intenzione di dire all’Anci”.

Cosa ha intenzione di dire all’Anci?
“Che l’Anci è – o meglio dovrebbe essere – unica da Trento a Trapani. É quindi è arrivato il momento di creare una sezione dei comuni italiani del Sud che abbia una sede al Sud. Dove non ci sono solo decenni di politici banditi ma anche gente che ha tantissima voglia di lavorare. Sono i cittadini del Sud Italia che hanno costruito il resto del Paese: quelli che emigravano a Nord, all’estero, in Belgio”.

Ecco adesso potrebbero lavorare costruendo il Ponte…
Le posso assicurare che non avverrà mai. Renzi dica quello che vuole ma è bastato un semplice No di Virginia Raggi e le Olimpiadi di Roma sono evaporate. Io sono il sindaco di Messina e per anni ho guidato gli attivisti che dicevano No al Ponte: abbiamo cominciato in 10, siamo arrivati ad essere 25mila per le strade della città pur avendo partiti e giornali contro. Ma poi cosa pensano di risolvere con un ponte di 3 chilometri se poi ad essere collegate sono due regioni dove non c’è assolutamente nulla?”.

Eppure da Bettino Craxi fino a Renzi, passando ovviamente da Silvio Berlusconi il Ponte sullo Stretto non è praticamente mai uscito dall’agenda politica italiana: secondo lei come mai?
“Perché è facile populismo Nell’immaginario collettivo un nuovo ponte è sempre un cosa positiva. Peccato che questa sia solo un’opera dai costi enormi, sorpassata dalla storia e anche dall’economia. Secondo lei come mai non è arrivato nessun privato a metterci i soldi? Parlano di project financing, ma gestirlo non converrebbe mai a nessuno: solo a chi lo costruisce con fondi pubblici. Senza considerare il rischio terremoto”.

Che è poi un’altra delle grandi questioni sollevata dai contrari alla grande opera.
“Matteo Renzi sa cosa dovrebbe fare? Dovrebbe chiamare il geologo Mario Tozzi e farsi spiegare che lì dove loro vogliono piazzare i pilastri c’è la faglia sismica più pericolosa del Mediterraneo: se lo faccia spiegare e poi costruisca pure il suo Ponte”.

Il premier aveva detto anche che prima del Ponte doveva arrivare l’acqua a Messina: è mai arrivata?
“Ecco appunto. Sa cosa è successo qua? Non hanno mai messo in sicurezza una montagna, che è caduta danneggiando l’acquedotto. Noi abbiamo trovato una soluzione per ripristinare tutto con un bypass ma la montagna non è ancora stata messa in sicurezza. Cosa fanno ai piani alti? Fanno capire che la colpa è del sindaco: ma in quale Paese le infrastrutture sono a carico dei comuni? Questo è un atteggiamento criminale: non possiamo andare avanti così. Altro che Ponte”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/28/ponte-sullo-stretto-renzi-o-ha-fatto-una-battuta-o-ci-prende-in-giro-qui-le-autostrade-restano-chiuse-per-frana/3061058/

Berlusconi ci riprova con il Ponte sullo Stretto. Vi ricordiamo che l’ultima volta che lo ha promesso ci è costato 1,2 miliardi (di soldi nostri) di penali!

 

Berlusconi

 

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Berlusconi ci riprova con il Ponte sullo Stretto. Vi ricordiamo che l’ultima volta che lo ha promesso ci è costato 1,2 miliardi (di soldi nostri) di penali!

Berlusconi ci riprova. Promette ancora il Ponte sullo Stretto, suo cavallo di battaglia vecchio ormai di oltre 20 anni.

Lui promette, fa campagna elettorale, ma poi i danni li paghiamo NOI.

Vi riproponiamo quanto abbiamo scritto oltre 4 anni fa in ricordo del buon Silvio…

Ricordate il Ponte sullo Stretto? Hanno speso 1,2 miliardi (di soldi nostri) per non costruirlo !!! – Grazie ancora, Silvio.

Lo Stato dovrà spendere più di un miliardo di euro per non realizzare il Ponte sullo Stretto.

A tanto si è arrivati, a conti fatti, a causa di una serie incredibile di provvedimenti,suicidi che regaleranno al Consorzio Eurolinkgeneral contractor, uno dei risarcimenti più  alto di tutti i tempi per un’opera non realizzata.

Per evitare questa jattura ci sarebbe una sola alternativa, realizzare il Ponte sullo Stretto, impercorribile perché oggi, a causa della crisi economica, ritornare sulla decisione “definitiva” di rinunciare all’opera non trova alcuno d’accordo.

Due mesi or sono l’Associazione delle grandi imprese di costruzione (Agi) avvertì in una nota che l’investimento a carico dello Stato previsto per costruire il Ponte sarebbe stato di circa 1,5 miliardi e che “la rinuncia espone al pagamento di indennizzi rilevantissimi – dovuti perché previsti dal contratto – elevando le spese e le perdite a una somma vicina al contributo pubblico necessario a realizzare l’opera”.

Il Consorzio Eurolink si è avvalso di una impresa capofila, la Impregilo, italiana, e due società leader del settore, una spagnola e l’altra giapponese. L’ambasciata spagnola è intervenuta duramente sul governo italiano, richiamandolo al rispetto dei patti stipulati.

fonte: http://siamolagente.altervista.org/xponte-sullo-stretto-12-miliardi-per-non-costruirlo/