L’ultima carognata del Pd di Renzi: vietato pagare gli stipendi in contanti. Perché le loro amiche Banche devono essere padrone dei soldi degli italiani!

 

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L’ultima carognata del Pd di Renzi: vietato pagare gli stipendi in contanti. Perché le loro amiche Banche devono essere padrone dei soldi degli italiani!

 

Stipendio, addio contanti: pagamento solo con bonifico.

Pagamento stipendio solo con bonifico: sarà vietato pagare le retribuzioni dei lavoratori in contanti, a disporlo è la legge Di Salvo approvata dalla Camera.

Stipendio solo con bonifico o altri mezzi di pagamento tracciabili: è questo il perno della Legge numero 1041 dell’Onorevole Di Salvo approvata dalla Camera.

Nuove regole per i datori di lavoro, per i quali viene introdotto il divieto di pagamento degli stipendi in contanti al fine di evitare la cattiva pratica di false buste paga e minacce di licenziamento.

La nuova legge passa ora al Senato; le norme, si ricorda, non sono ancora in vigore poiché è necessaria l’approvazione definitiva e la pubblicazione del provvedimento in Gazzetta Ufficiale.

L’obbligo di pagare lo stipendio a mezzo di bonifico bancario o postale è un passo importante per la tutela dei lavoratori, sia se assunti con contratto di lavoro subordinato che impiegati in forma di collaborazione o assunti come soci di cooperative.

Cosa prevede la legge e quali sono gli obblighi e le regole che dovranno rispettare i datori di lavoro? Ecco le novità e le regole circa l’obbligo di pagamento a mezzo bonifico.

Stipendio, addio contanti: pagamento solo con bonifico

Il pagamento delle retribuzioni dovrà avvenire esclusivamente mediante mezzi tracciabili e la firma della busta paga non costituirà più prova dell’avvenuto pagamento degli stipendi.

È questo il fulcro della legge n. 1041 a firma dell’on. Titti Di Salvo che la Camera ha approvato il 15 novembre 2017.

La nuova normativa della legge in materia di “Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori” attende ora l’approvazione definitiva al Senato prima della sua entrata in vigore.

Verosimilmente, a scanso di particolari difficoltà, la legge potrebbe essere approvata già entro la fine dell’anno, entrando così in vigore a partire dal 2018.

Cosa cambia per i datori di lavoro? Nuove regole e controlli, per evitare il fenomeno di false buste paga, di lavoratori pagati meno di quanto previsto da CCNL e di minacce di licenziamento.

Pagamento stipendio con bonifico, nuove regole per i datori di lavoro

Tutti i datori di lavoro titolari di partita IVA dovranno, dal momento dell’entrata in vigore della legge, effettuare il pagamento delle retribuzioni esclusivamente tramite bonifico bancario e postale.

All’articolo uno della proposta di legge approvata dalla Camera si legge che:

“La retribuzione ai lavoratori (e ogni anticipo di essa) può essere corrisposta dal datore di lavoro solo attraverso un istituto bancario o un ufficio postale con uno dei seguenti mezzi (comma 1):

  • accredito diretto sul conto corrente del lavoratore;
  • pagamento in contanti presso lo sportello bancario o postale;
  • emissione di un assegno da parte dell’istituto bancario o dell’ufficio postale consegnato direttamente al lavoratore o ad un suo delegato in caso di comprovato impedimento, che si intende verificato quando il delegato è il coniuge, il convivente o un familiare, in linea retta o collaterale, del lavoratore, purché di età non inferiore a sedici anni.”

Dal momento dell’entrata in vigore delle nuove regole il pagamento dello stipendio in favore di qualsiasi tipologia di lavoratore assunto come dipendente o collaboratore non potrà più avvenire a mezzo di assegni o contanti.

Stipendio in contanti solo per lavoratori domestici

Le nuove norme prevedono alcune esclusioni: saranno esonerati dall’obbligo di pagare lo stipendio con metodi tracciabili i datori di lavoro non titolari di partita Iva, i rapporti di lavoro domestico e quelli che rientrano nella sfera applicativa dei contratti collettivi nazionali per gli addetti a servizi familiari e domestici.

In sintesi, i datori di lavoro domestico potranno continuare a pagare colf, badanti e baby sitter in contanti, in quanto tale tipologia di rapporto di lavoro rispetta ambedue i requisiti previsti, ossia assenza di partita Iva e tipologia di lavoratore retribuito.

Gli obblighi del datore di lavoro

L’articolo 2 della legge stabilisce quali sono gli obblighi del datore di lavoro o committente del co.co.pro. al fine di rispettare le nuove norme sui pagamenti degli stipendi a mezzo bonifico.

Innanzitutto viene previsto che il datore di lavoro dovrà inserire, nella comunicazione obbligatoria fatta al centro per l’impiego, gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale che provvede al pagamento della retribuzione (ovvero una dichiarazione di tale istituto o ufficio attestante l’attivazione del canale di pagamento a favore del lavoratore).

L’annullamento dell’ordine di pagamento potrà essere effettuato solo inviando alla banca o all’ufficio postale indicato nella comunicazione obbligatoria, una copia della lettera di licenziamento o di dimissioni del lavoratore o del prestatore d’opera, fermo restando l’obbligo di effettuare tutti i pagamenti dovuti dopo la risoluzione del rapporto di lavoro.

In caso di trasferimento dell’ordine di pagamento ad altro istituto bancario o ufficio postale, deve darne comunicazione scritta, tempestiva ed obbligatoria, al lavoratore (tale trasferimento non può comunque comportare ritardi nel pagamento della retribuzione).

Sanzioni per i datori di lavoro che pagano lo stipendio in contanti

Pesanti sanzioni per i datori di lavoro che non rispetteranno la nuova legge. Nel caso di pagamento dello stipendio in contanti e non tramite metodi tracciabili, il datore di lavoro o committente sarà sottoposto a sanzione amministrativa pecuniaria:

  • da 5.000 euro a 50.000 euro, in caso di violazione dell’obbligo di provvedere al pagamento della retribuzione attraverso un istituto bancario o un ufficio postale attraverso uno dei mezzi indicati;
  • pari a 500 euro, in caso di violazione dell’obbligo di comunicazione al centro per l’impiego competente per territorio degli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale.

Il testo della nuova legge, approvata dalla Camera, passa ora all’esame del Senato per la conclusione dell’iter legislativo che precede l’entrata in vigore delle nuove regole.

 

 

tratto da: https://www.informazionefiscale.it/stipendio-in-contanti-addio-pagamento-bonifico-legge-regole-novita

Sicilia – Ecco la trappola che il Governo regionale di centrosinistra aveva preparato per screditare i grillini. Invece c’è finito Musumeci e i suoi assessori. Ma a prenderlo a quel posto sono i cinque milioni di siciliani!

 

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Sicilia – Ecco la trappola che il Governo regionale di centrosinistra aveva preparato per screditare i grillini. Invece c’è finito Musumeci e i suoi assessori. Ma a prenderlo a quel posto sono i cinque milioni di siciliani!

 

La ‘trappola’ era stata preparata per i grillini. Ma ci sono finiti Musumeci e i suoi assessori

Il passato Governo regionale di centrosinistra ha preparato una mega trappola per il nuovo Governo. Doveva essere il metodo per far precipitare nel baratro i grillini. Invece nel baratro rischiano di precipitare il Governo Musumeci e cinque milioni di siciliani. Dal blocco della spesa regionale al caos dei rifiuti, dai trasporti ai forestali non pagati

La ‘trappola’, chiamiamola così, era stata preparata per i grillini, nel caso in cui avessero vinto le elezioni. Ma va bene anche per il nuovo presidente della Regione, Nello Musumeci, e per la sua Giunta. Del resto, il centrosinistra siciliano non aveva alcuna speranza di vincere le recenti elezioni regionali. Così, con grande ‘senso delle istituzioni’ ha ‘avvelenato tutti i pozzi’, lasciando al nuovo Governo il caos in quasi tutti i settori della vita pubblica siciliana.

Il caos del caos è negli uffici dell’assessorato all’Economia. Qui lo scenario è drammatico. Non mancano solo le risorse finanziarie: mancano alcuni adempimenti legati alla mancata applicazione del Decreto nazionale n. 118 del 2011. Attenzione: tutto è stato fatto scientemente dall’ex assessore commissario (di Renzi) in Sicilia, Alessandro Baccei.

Ricordate la scorsa estate? Baccei che presentava lo schema di Bilancio e Finanziaria 2018 e i dirigenti del PD siciliano di riempivano la Sicilia di manifesti con la scritta: “Bilancio regionale risanato? Fatto!”.

Fatto una mazza! Questo blog ha denunciato subito che si trattava di un grande imbroglio. Ma la politica era troppo impegnata in campagna elettorale. Oggi arrivano i risultati.

Niente bilancio consolidato, che è uno strumento che dovrebbe rappresentare – nel caso della Regione siciliana – il quadro economico e finanziario della stessa Regione e di tutte le sue società collegate (dovrebbe essere così anche per i Comuni, che in Sicilia sono quasi tutti al verde e non hanno nemmeno approvato il bilancio di previsione di quest’anno!).

“L’adozione dei principi applicati concernenti la contabilità economico-patrimoniale e il bilancio consolidato, può essere rinviata all’anno 2016, con l’esclusione degli enti che nel 2014 hanno partecipato alla sperimentazione prevista dal decreto legislativo n. 118 del 2011”, recita la normativa.

Da quello che conosciamo, l’unica parte del Decreto 118 che la Regione ha applicato è stato il pagamento dei debiti fuori bilancio, previsione di legge che in Sicilia, a tutti i livelli, viene piegata a interessi clientelari.

In questo momento, causa la mancata applicazione della nuova legge di contabilità pubblica, la spesa regionale è bloccata. E dubitiamo che Roma aiuterà il Governo Musumeci. Anche perché questa ‘trappola’ il passato Governo di centrosinistra l’ha organizzata e messa a punto con Roma, dove opera un Governo dello stesso colore politico del passato Governo regionale.

Tra l’altro, Roma ha tutto da guadagnare dal blocco della spesa in Sicilia, dove ogni euro bloccato è un euro in più da spendere in altre Regioni italiane dove il centrosinistra, alle prossime elezioni politiche non parte battuto come nella nostra Isola.   

Il caos rischia di provocare effetti negativi su tutta la spesa regionale. E’ il caso degli operai forestali, ai quali il passato Governo regionale, negli ultimi giorni di campagna elettorale, aveva promesso 80 euro in busta paga (promettere 80 euro a tutti, a pochi giorni dal voto, in Italia, a quanto pare, non si configura come voto di scambio: se si tratta di soldi pubblici si può fare…).

Ora si scopre che questi 80 euro dovrebbero essere pagati dal nuovo Governo che, causa la mancata applicazione di alcuni passaggi nodali del Decreto 118, rischia di non potere accedere ai fondi nazionali per pagare gli operai forestali.

In questo modo il centrosinistra spera di mettere in cattiva luce il nuovo Governo regionale di centrodestra, nella speranza di guadagnare voti alle ormai imminenti elezioni politiche nazionali, previste per marzo.

Di fatto, il centrosinistra che ha governato la Sicilia e che governa ancora l’Italia sta facendo pagare un prezzo elevatissimo a cinque milioni di siciliani. Dimostrando di avere, lo ribadiamo, un senso delle istituzioni molto approssimativo.

Il caos totale è nella gestione dei rifiuti. Più tardi pubblicheremo un approfondimento illustrando quello che sta succedendo e quello che succederà nei prossimi mesi. Quello che possiamo anticiparvi adesso è che il nuovo Governo regionale sembra nel pallone.

Dire che si opterà per piccoli inceneritori, ad esempio, è una bufala. Un inceneritore, per essere realizzato ed entrare in funzione, vuole almeno cinque anni di tempo. Mentre la Sicilia è in emergenza perché il passato Governo di centrosinistra, dal 2008 ad oggi, ha puntato tutto sulle discariche.

Lo stesso discorso vale per altri settori: per esempio, nel mondo dei trasporti, tra strade e autostrade sfasciate, trasporti aerei costosi e privi di continuità e trasporti marittimi nelle mani di un gruppo di monopolisti mai censurati dalle autorità nazionali.

Ci hanno accusato di essere troppo pessimisti. Ma i fatti cominciano a darci ragione. Anche perché il nuovo Governo regionale annaspa.

 

fonte: http://www.inuovivespri.it/2017/12/06/la-trappola-era-stata-preparata-per-i-grillini-ma-ci-sono-finiti-musumeci-e-i-suoi-assessori/

L’ultima del Ministro Poletti sulle pensioni: “Chi ha avuto ha avuto…”

 

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L’ultima del Ministro Poletti sulle pensioni: “Chi ha avuto ha avuto…”

 

Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…

chi ha dato, ha dato, ha dato…

scurdámmoce ‘o ppassato,

siete Italiani e dovete morire, paisá!…

 

Così in mente sua canticchiava il nostro Esimio Ministro Poletti mentre dichiarava “Sulle pensioni quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto”.

Come riporta l’ANSA:

Il Governo non ha intenzione di modificare le misure contenute nell’emendamento presentato alla legge di Bilancio sulla previdenza.

E’ la posizione espressa dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. “Sulle pensioni quello che dovevamo fare – ha detto – lo abbiamo fatto”.

La Cgil ritiene invece che sia necessario cambiare il provvedimento nel corso dell’iter parlamentare. Oggi la segretaria generale, Susanna Camusso ha incontrato i presidenti del Gruppo Pd di Camera e Senato e ha ribadito la sua posizione sull’occasione “persa” dal Governo e sul fatto che per la Cgil “la vertenza è aperta”.

Il Pd ha detto alla Cgil che le cose fatte in questa legge di Bilancio sulla materia “sono sufficienti” ma che non sono conclusi gli interventi da fare in futuro.

Su questo la Cgil parla di “risposta interessante” mentre esprime il dissenso sulla posizione espressa dal partito su quanto è possibile fare sulla previdenza nella legge di Bilancio.

…insomma, Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…

“Il tuo contratto per il momento cessa”: 530 operai interinali Fca lasciati a casa con un sms …Se vi viene da sputare in faccia a qualcuno ricordate: quello a destra fa il suo “mestiere” di padrone. Quello a sinistra dovrebbe tutelare gli interessi della Gente!

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“Il tuo contratto per il momento cessa”: 530 operai interinali Fca lasciati a casa con un sms …Se vi viene da sputare in faccia a qualcuno ricordate: quello a destra fa il suo “mestiere” di padrone. Quello a sinistra dovrebbe tutelare gli interessi della Gente!

“Il tuo contratto per il momento cessa”: 530 operai interinali Fca lasciati a casa con un sms

Da un giorno all’altro, a 530 operai dello stabilimento Fca di Cassino è stata comunicata la cessazione del rapporto di lavoro con un sms automatico inviato dall’agenzia interinale Manpower. Il motivo, stando a quanto dichiarato da Fca ai sindacati, è il mancato raggiungimento del target minimo di vendite.

Con uno scarno sms inviato dall’agenzia interinale in modo automatico, 530 operai dello stabilimenti Fca di Cassino sono stati lasciati a casa da un giorno all’altro.  A riportare la notizia è il quotidiano Huffington Post, che pubblica uno screenshot del messagino: “Il tuo contratto per il momento cessa. Ci aggiorniamo per ulteriori novità”, questa l’unica comunicazione ricevuta dagli operai che da qualche mese lavoravano nel nuovo stabilimento Fca inaugurato lo scorso anno dall’ad Sergio Marchionne e dall’allora ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. In tutto, dall’inaugurazione dello stabilimento di Cassino, sono stati assunti 830 lavoratori, tutti con contratti di sommistrazione, cioè non assunti direttamente da Fca ma dall’azienda interinale Manpower.

I contratti di sommistrazione sono particolari contratti a termine che permettono al committente di assumere forza lavoro appaltandone la gestione alle agenzie per il lavoro, gestione che comprende anche le procedure per la cessazione delle collaborazioni. I contratti interinali possono essere rinnovati a scadenza, ma in questo caso, nonostante le promesse fatte ai lavoratori dall’agenzia per il lavoro e dalla stessa Fca, sono cessati senza preavviso. Tecnicamente non si può parlare di un vero e proprio licenziamento, i contratti sono arrivati a scadenza naturale e non rinnovati, ma gli operai che speravano in una prosecuzione del rapporto di lavoro sono stati avvertiti della cessazione del contratto solamente mediante uno scarno sms, comunicazione che peraltro – purtroppo – la legge permette.

tratto da: https://www.fanpage.it/il-tuo-contratto-per-il-momento-cessa-530-operai-interinali-fca-lasciati-a-casa-con-un-sms/

Scusate, ma non dovevano abolire i vitalizi? Hanno così “tanto da fare” che sono riusciti perfino a rispolverare la questione dell’Inno di Mameli, vecchia di 70 anni. Ma dei vitalizi non se ne parla più!

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Scusate, ma non dovevano abolire i vitalizi? Hanno così “tanto da fare” che sono riusciti perfino a rispolverare la questione dell’Inno di Mameli, vecchia di 70 anni. Ma dei vitalizi non se ne parla più!

Il Pd pensa all’Inno di Mameli, ma dei vitalizi non se ne parla più

La mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali del 2018 ha lasciato tutti amareggiati, non di meno i politici del Pd, i quali hanno ben pensato di riconoscere il “Canto degli italiani” di Mameli come l’inno ufficiale della Repubblica.

È stato provvisorio per 71 anni, ma pur di rallentare e sotterrare il decreto che abolisce i vitalizi dei parlamentari all’ordine del giorno, si è trovato subito il tempo necessario all’approvazione dell’inno di Mameli.

Era lo scorso 25 Luglio, quando Renzi sbatteva in faccia ai 5 Stelle il voto alla Camera che aboliva i vitalizi dei parlamentari, ma da quel momento in realtà niente di fatto è stato portato a conclusione.

La norma è bloccata in Commissione Affari Costituzionali, in attesa di passare al vaglio 224 emendamenti presentati dagli accaniti oppositori, diversi di matrice Pd, 49 del solo Ugo Sposetti, ex tesoriere Ds. Inutile la presentazione da parte dei pentastellati di una richiesta di procedura d’urgenza per accelerare l’iter legislativo, la cui proposta è stata miseramente rifiutata.

Vito Crimi, senatore 5 Stelle e membro della Commissione Affari Costituzionali, rivela: “Per votare i 224 emendamenti presentati basterebbero due giornate di lavoro. Ricordo che la Boccadutri venne votata in Commissione in tre ore. Ma lì si trattava di salvare i soldi dei partiti, qui invece si tratta di togliere soldi ai politici”. Una prova che il bicameralismo perfetto funziona in maniera efficiente quando c’è la volontà dei politici: il decreto, portato al Senato il 10 settembre, diventa legge il 14 ottobre, sbloccando i 45,5 milioni di fondi ai partiti. Un batter d’occhio, se paragonato al tempo richiesto per la norma sui vitalizi.

Che non sia più una priorità lo si deduce anche dai temi affrontati nell’ultima direzione di partito del Pd, in cui si parla di Ius soli e biotestamento, ma dei vitalizi manco l’ombra, sebbene fosse all’ordine del giorno.

E se i parlamentari in questione si difendono imbarazzati a queste accuse, il leader della Lega, Matteo Salvini, attacca nel web: “Per il Pd è più urgente approvare lo Ius Soli rispetto al taglio degli spropositati vitalizi parlamentari. Ma certa gente non conosce la vergogna?”.

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2017/11/19/vitalizi/

La lettera di un disoccupato Qualunque – dedicato a tutti quelli che credono alla balle di Renzi & C. con la complicità dei media di regime!

 

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La lettera di un disoccupato Qualunque – dedicato a tutti quelli che credono alla balle di Renzi & C. con la complicità dei media di regime!

 

La lettera di un disoccupato Qualunque

La storia di Daniele, 38 anni, disoccupato da 7. Stanco di mandare CV e non ricevere mai una risposta. Tempo sprecato. Il lavoro è sempre più un miraggio. Una lettera di rara sensibilità e capacità comunicativa. Il nostro Paese non ci merita. Il lavoro è un seme che deve essere piantato in una terra fertile. Questo paese non ha né semi né terra fertile. Il lavoro è anche dignità, non solo una necessità per vivere e sopravvivere. Chi ci guadagna sulla testa di milioni di disoccupati?

Riflessioni di un disoccupato italiano

“Caro Uomo Qualunque,

chi ti scrive è un quasi 38enne disoccupato, a-poilitico, a-religioso, a-quellochetipare che ti ha incontrato per caso su internet qualche tempo fa e che ora ti segue assiduamente.

Ho sentito la necessità di scriverti perché sono arrivato al limite estremo di sopportazione dopo aver letto: “I 16 sintomi di schiavitù“.

Le statistiche affidabilissime dell’ISTAT, che escono ormai ogni mese, e che non fanno che ricordarci di come la ripresa sia in atto, infine la notizia che il calciatore del PSG Neymar guadagna la bellezza di 4000 € l’ora (!) per tirare calci a una palla. Notizie più o meno connesse tra loro che mi hanno condotto a riflettere sulla società in cui ci troviamo costretti a vivere e anche sulla mia vita in relazione a questa società.

Mi scuso in anticipo se la mia digressione potrà essere troppo lunga, ma sento il bisogno di sfogarmi scrivendo quello che mi passa per la testa. Abbi un po’ di pazienza, e arriveremo insieme alla fine di questa matassa di pensieri.

Partiamo da me: tra poco meno di un mese arriverò a compiere 38 anni, disoccupato da 7 tenendo in considerazione lavori con contratto e stipendio (quando c’era) e tralasciando i cosiddetti lavoretti che ho fatto fino a circa due anni fa. Da quando fui costretto a lasciare il lavoro con contratto causa mancati pagamenti (poi fortunatamente arrivati senza la necessità di intentare causa), ho continuato assiduamente la ricerca di uno nuovo fino a circa due anni fa. E poi? poi ho semplicemente smesso. In linguaggio tecnico sono un inattivo, uno di quelli che ha smesso di cercare, che sopravvive grazie ai suoi genitori.

Perché ho smesso? Perché ho fatto le cose che elencherò e non mi è tornato indietro niente, anzi ci ho solo rimesso soldi tra una quantità spropositata di curriculum stampati, benzina e riviste:

1) Mi sono rivolto ad apl dove mi sono trovato a parlare con ragazzine appena uscite da scuola, il cui unico scopo sembra essere quello di appuntare alcune note al curriculum e di chiamarti una volta l’anno se sei fortunato. E detto tra noi lavorano talmente tanto che il loro motto è diventato: “Se non ti chiamiamo continua a guardare gli annunci sul sito, magari trovi qualcosa che ti interessa”. Quindi la loro funzione sarebbe…? Per non parlare della qualità e della tipologia del lavoro offerto, ma questo è un altro tipo di discorso che tralascio volutamente (Negli Uffici di collocamento il lavoro non lo trovi);

2) Iscrizioni ai vari infojobs, monster, randstaad, etc. che, unito all’aquisto delle numerose riviste che circolano sul lavoro (e che ho anche acquistato spendendo altri soldi, oltre a quelli già spesi per inchiostro e carta per i curriculum) mi hanno portato alla conclusione che il numero di annunci è sicuramente inferiore al numero dei canali di comunicazione, telematici e non, che offrono lavoro;

3) Ho portato curriculum a mano ad agenzie di sorveglianza, supermercati, negozi, per giungere alla conclusione che molto probabilmente saranno stati cestinati nell’arco di neanche 24 ore;

4) Ho trascorso mattinate a inviare cv e le cosiddette lettere di presentazione ricevendo in cambio cosa? Nulla, neanche una risposta negativa.

Il tempo intanto è trascorso inesorabile, il lavoro sicuro è diventato sempre più un miraggio: giorni, mesi, anni. Alla fine per farla breve mi sono rassegnato. La prima riflessione che ho fatto è stata: “Sto solo perdendo tempo. E visto che il tempo è il mio, preferisco sprecarlo facendo cose che almeno mi piacciono, tentando di gravare il meno possibile sul portafoglio dei miei genitori”.

E così ho cominciato ad uscire di casa. Sono sempre stato appassionato di ambiente e natura, e negli ultimi anni questa mia passione si è rafforzata, soprattutto di fronte ai disastri che stiamo causando.

Ho cominciato a visitare riserve naturali intorno al luogo in cui vivo (in provincia di Roma), parchi naturali e piccoli paesi che mi hanno fatto vedere un paese diverso, un’Italia diversa da quella che viene continuamente descritta dai notiziari.

Si parla tanto di mancanza di case, eppure dove sono stato ho visto moltissimi appartamenti in vendita o in affitto, e casolari in stato di completo abbandono, quindi le case ci sarebbero.

Si parla di mancanza di lavoro ma io ho intravisto nuove opportunità che non vengono sfruttate: dalla pulizia di parchi, riserve, strade o anche semplicemente mezzi pubblici, al recupero di cani abbandonati, e aggiungo campi coltivabili lasciati incolti, occuparsi di persone anziane rimaste sole, e non proseguo per non rendere questa lista infinita: quindi anche il lavoro ci sarebbe.

Ho cominciato a chiedermi: ma se lavoro e case per chi non ne ha ci sarebbero, cosa manca? Come diceva Marzullo (pensa un po’ chi mi tocca citare), si faccia una domanda e si dia una risposta. E quella che ho trovato è la risposta a 99 domande su 100 che riguardano la nostra società: i soldi.

Se non ci sono i soldi per pagare nuovi lavoratori, alle aziende ogni dipendente costa il doppio, come si fa a riavviare un mercato del lavoro stagnante nonostante le statistiche di istituti nazionali dicano il contrario?

In Italia è cresciuto solo il lavoro sottopagato (piccola parentesi, uno degli ultimi titoli ANSA in merito: Boom del lavoro a chiamata, ma ti rendi conto? Già solo per la tipologia, sembra una grossa presa in giro, ma chiamiamola per quello che è: solo e solamente un’enorme presa per il culo).

Narra la leggenda che i soldi facciano la felicità perché servono a mangiare, a pagarsi la casa, a pagare i professionisti, a comprare medicine, a comprare sempre tante, tantissime cose, tutte utilissime (se, vabbe’). Più sei ricco, più sei felice. Lo sei ancor di più se sei famoso. I media non fanno che propinarci questo messaggio giorno e notte attraverso le passerelle, i sorrisi davanti a centinaia di fotograi, l’esposizione estrema di un individuo (che sia uomo o donna è indifferente) attraverso il taglio di capelli alla moda (vabbe’ io so’ pelato, questa, te lo concedo, è solo invidia), il vestiario più in voga al momento, il gioiello più costoso, il profilo social con più iscritti, etc. etc. (sui social meglio che non mi pronuncio o partirebbe un’altra filippica).

Ma se davvero i soldi sono così importanti perché chi ne ha tanti qualche volta si suicida? Facciamo un esempio recente e concreto di cui più o meno dovrebbero aver sentito tutti o quasi: il cantante Chris Cornell. Quanti soldi può possedere un’artista così famoso che ha lavorato più di vent’anni? Quanto può aver guadagnato uno come lui? Eppure, sorpresa delle sorprese, si è suicidato perché era depresso, almeno così si dice. Siamo davvero sicuri che i soldi siano la sola strada verso una sicura felicità?

Forse è un’estremizzazione del mio pensiero: proviamo a fare un altro esempio un po’ meno concreto. Come si fanno i soldi? Bisogna massimizzare il profitto. In che modo? Diminuendo il più possibile le spese. Semplice, lineare, cristallino. Dove conduce una così semplice linea di pensiero? Al guadagno senza badare più a nessuna conseguenza, perché quello che conta è il MIO profitto, il MIO orticello, perché io bado a quello, mica al mondo che mi circonda.

Poi però ci stupiamo e ci scandalizziamo ogni volta che esce la notizia di un alimento contaminato, della presenza delle microplastiche negli oceani, dell’ennesima petroliera che affonda lasciando il suo “genuino” contenuto in mare per l’estrema contentezza delle specie marine che ci vivono, e di qualunque disastro che ci colpisce (“perché il clima non è cambiato, è sempre stato così” questo è quello che mi sono sentito dire da una persona laureata, no perché si dice quanto sia importante il “pezzo di carta”… sì, forse se è sostenuto anche da un pensiero critico, altrimenti quella carta ha degli usi molto più pratici, soprattutto quando si è in bagno).

Ci indigniamo, ce la prendiamo con l’industriale col falso sorriso di turno stile Carcarlo Pravettoni, eppure questi individui non fanno che applicare quella semplice regola del “come si fanno i soldi”. Il guadagno personale è importante? Certo che lo è, altrimenti non si agirebbe sempre nello stesso modo. Ma le nostre vite sono davvero così misere da considerare il guadagno finanziario così importante a discapito dell’ambiente in cui viviamo, della nostra salute, delle altre specie viventi, del nostro futuro?

Siamo disposti a sacrificare qualunque cosa in nome del dio denaro. L’unico dio che da ateo ho visto in carne ed ossa, si fa per dire; un dio avido e pretenzioso con i suoi fedeli, a cui prima o poi tutti si inchinano, perché è attorno a lui che il mondo gira.

La fortuna di un disoccupato, almeno per quanto mi riguarda, è proprio la possibilità di sputare in faccia a questo dio. L’ultima volta che ho comprato un capo di vestiario o un paio di scarpe risale a qualche anno fa, eppure ancora non vado in giro a mostrare i gioielli di famiglia. Se non fosse stato per un regalo di un amico di famiglia avrei ancora il mitico cellulare Nokia che se lo lanci contro il muro ti ritorna indietro lasciando solo macerie al posto di quel muro. (Tranquillo il Nokia non l’ho comunque né buttato né regalato perché sicuramente durerà di più di quello che mi hanno regalato, e che naturalmente non uso quasi mai perché i miei bisogni nei confronti di un cellulare sono ridotti all’osso).

Un’altra fortuna è quella di poter osservare la nostra società dal di fuori e realizzare quanto sia diventata assurda e innaturale. Una società in cui bisogna produrre(ancora non ho ben capito cosa) per guadagnare pezzi di carta a cui viene assegnato un valore che non ha alcun senso per comprare cose che in molti casi sono superflue: anch’io ho fatto parte di questo meccanismo, pertanto mi rendo benissimo conto di quanto possa essere difficile rendersi conto che sono finte necessità quelle ci governano. Essere indebitato sta diventando oggi la condizione generale della nostra vita.

Per me le vere necessità sono un tetto sulla propria testa, poter mangiare un pasto caldo su un tavolo, avere un letto in cui dormire e un bagno per espletare i miei bisogni fisiologici, avere dei vestiti per ripararmi dal freddo.

Intorno a me non vedo nulla di tutto ciò, o quantomeno, ritengo che siano diventate talmente scontate da risultare superflue, tanto da trasferire le nostre necessità in ben altro: il cellulare ultimo modello che fa anche il decaffeinato, la scarpa che costa mille mila euro perché indossata dallo sportivo sonotroppofigocontuttiquestitatuaggi, la borsa “straultramega” alla moda di Docce&Gabbinetti, cose, cose, cose e ancora cose.

Mi chiedo: di chi sono queste necessità? Sono nostre necessità o ci vengono semplicemente imposte dallo stile di vita moderno che abbiamo costruito? Ma soprattutto dove ci hanno condotto queste linee guida che ci vengono propinate sin dalla primissima infanzia? A questa “splendida” società contemporanea occidentale (parlo solo per questa, perché le altre naturalmente non le conosco dalla nascita) che in virtù della propria “sopravvivenza” distrugge l’ambiente che la sostiene, le altre specie viventi che ci vivono, e complica, e non poco, la vita a molti degli individui che la compongono. Come diceva Platone? Ah sì, “bella società di m…”.

Nel passato quando mi inoltravo in discorsi simili, il senso della risposta che mi arrivava era: “sì non va tutto bene, ma questo è il meglio che si può fare”. Davvero? Ben misero essere vivente è quello umano che con le sue “grandi potenzialità” non riesce nemmeno a curarsi dei suoi simili.

Da ignorante quale sono, mi baso su quello che osservo. E quando osservo la natura vedo ben poco di quello che l’uomo ha raggiunto e creato, diciamo così.

In natura non esistono dei (né tantomeno politici), esiste solo la legge naturale (sono cosciente che ho semplificato molto il concetto), che di certo non riconosce nel denaro un modo per sopravvivere. Se nella nostra società abbiamo creato il mito dell’abbondanza, la natura ci dice ben altro: se davvero vogliamo vivere in equilibrio con ciò che ci circonda, è nella scarsità che troviamo la risposta ad ogni domanda.

Anche i più grandi predatori sono costretti a vivere in condizioni di scarsità e la motivazione è molto semplice, la fornisce proprio l’essere umano e il suo modo di agire a discapito di tutto e tutti. Il consumo eccessivo di risorse conduce ad una sola strada: la fine di quelle risorse e di conseguenza la fine per noi e per gli altri esseri viventi.

Siamo davvero così presuntuosi da voler proseguire imperterriti su una strada che altro non è se non il fallimento dell’essere umano nei confronti del pianeta in cui vive?

E alla fine di tutti questi confusi pensieri che ho scritto cosa resta? Perché ho deciso di inviarli proprio a te? Ho scelto di avere fiducia in qualcuno/a con cui credo di avere qualcosa in comune e perché credo che, se vogliamo realmente fare qualcosa, la semplice informazione, anche se importante, non basta. Forse possiamo fare qualcosa in più, agendo anche nella vita reale.

Se anche tu, “Uomo Qualunque”, la pensi come me, spero che di avere un giorno la possibilità di incontrare persone in carne ed ossa per discutere di tutto questo faccia a faccia. Ritengo che intraprendere una linea d’azione sia ormai l’unica strada per chi stenta a vivere nel presente e non ha più un futuro”.

Un Daniele Qualunque

 

fonte: http://uomoqualunque.net/2017/10/lettera-disoccupato/

Affittopoli in Toscana? Ci sarebbe quella poverina dell’Assessore Pd Saccardi: solo 14 immobili di proprietà, uno stipendio da favola ed un vitalizio d’oro che l’attende. Insomma, ‘sta disgraziata è costretta a vivere quasi gratis in una casa dell’Istituto di Sostentamento del Clero di Firenze!

 

Affittopoli

 

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Affittopoli in Toscana? Ci sarebbe quella poverina dell’Assessore Pd Saccardi: solo 14 immobili di proprietà, uno stipendio da favola ed un vitalizio d’oro che l’attende. Insomma, ‘sta disgraziata è costretta a vivere quasi gratis in una casa dell’Istituto di Sostentamento del Clero di Firenze!

TOSCANA, “ASSESSORE PD SACCARDI HA 14 IMMOBILI MA VIVE IN UNA CASA DELLA CHIESA”

Un caso affittopoli in Regione Toscana? E’ la domanda del capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Toscana, Giovanni Donzelli, che in consiglio regionale, nell’ambito di una interrogazione sugli investimenti dell’Housing sociale, ha chiesto direttamente spiegazioni all’assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali, Stefania Saccardi. Lo scrive www.ilsitodifirenze.it

“L’abitazione in cui risiede l’assessore” ha spiegato Donzelli “è di proprietà dell’Istituto di Sostentamento del Clero della Diocesi di Firenze”, ma come ha spiegato Donzelli “sul sito della Regione l’assessore Saccardi risulta proprietaria di un solo immobile a Gavorrano”.

Falso, secondo le visure catastali in possesso del capogruppo di Fratelli d’Italia, che accertano le varie proprietà dell’assessore, con oltre dieci immobili tra Firenze e Campi Bisenzio. Inoltre, l’Istituto di Sostentamento del Clero della Diocesi di Firenze riceverebbe alcuni finanziamenti proprio dalla Regione Toscana.

“A questo punto – ha concluso Donzelli – sentiamo l’esigenza di capire fino in fondo se il rapporto fra l’istituto diocesano e l’assessore che si occupa del sociale e della casa sia un rapporto trasparente”.

Immediata la replica dell’assessore Saccardi che, nonostante non avesse risposto all’interrogazione, è tornata in aula cercando di dare una spiegazione. “Ho preso, una decina di anni fa, in locazione un immobile dall’istituto diocesano, per il quale facevo il legale” ha spiegato, nascondendo a fatica l’imbarazzo.

“La formula contrattuale prevedeva che io avrei sostenuto in proprio le spese di ristrutturazione, perchè l’istituto non aveva i fondi sufficienti. Ho anticipato 200 mila euro. L’entità del canone – chiarisce – va di pari passo col fatto che avevo sostenuto queste spese. Su un immobile che era praticamente una stalla”.

Il contratto, spiega in aula l’assessore, “scadrà fra 4 o 5 anni”. “Poi- assicura- verrà pagato un canone di mercato, se decideranno di confermarmi l’affitto”.

C’e’, poi, la questione degli appartamenti e dei garage di proprietà per un totale di 1.264 metri quadrati.

“Li ho ricevuti in eredità da mio padre- ribatte l’assessore alla Salute -. Sono in comproprietà coi miei fratelli, e non ci percepisco un euro. Questo è il motivo, per il quale non li ho dichiarati”. L’usufrutto, in effetti, “ce lo ha mia mamma e su questo paga regolarmente le tasse. Mentre, ne’ io ne’ i miei fratelli incameriamo alcun reddito”. Ma dalle visure catastali invece emerge la rendita degli appartamenti di cui l’assessore è in parte proprietario.

Una vicenda ancora oscura, e tutta da chiarire, sicuramente una questione d’opportunità mancata per un politico di primo piano come l’assessore Saccardi. Che non finisce qui.

via ImolaOggi

La svolta ecologista di Matteo Renzi – Ecco il treno che va a fischi, insulti, uova e arance…

Matteo Renzi

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La svolta ecologista di Matteo Renzi – Ecco il treno che va a fischi, insulti, uova e arance…

Quelle dell’ex premier Matteo Renzi sono giornate brutte e convulse come quelle del PD che crolla nei sondaggi.

All’arrivo in molte stazioni Renzi viene accolto infatti con insulti, minacce, fischi e in alcuni casi da uova e arance. Qui nel video l’arrivo alla stazione di San Benedetto del Tronto accolto da fischi e contestazioni in una delle tappe di ieri di Destinazione Italia, una delle tappe di Lazio, Umbria e Marche, regioni da cui l treno Pd “Destinazione Italia” ha iniziato il suo viaggio attraverso l’Italia.

“Un viaggio molto umile di ascolto e impegno” ha spiegato il segretario Matteo Renzi “per smettere di parlarci addosso” e ascoltare le tante storie che l’Italia e gli italiani hanno da raccontare. Lazio, Umbria e Marche: queste le regioni dove il treno ha fatto tappa nelle prime giornate della settimana. Ma la partenza non è stata delle più fortunate e le aspettative sono andate molto deluse. Anzi, in alcune stazioni Renzi e i suoi hanno trovato il deserto assoluto. 

“Buffone, buffone”. L’accoglienza per Matteo Renzi non è delle migliori. Come è accaduto ad Ascoli Piceno (dove è stato fischiato), anche la tappa abruzzese di Vasto non è stata da meno. Nel video pubblicato sulla pagina Facebook di PrimadaNoi.it si vede un gruppo di contestatori in azione. Renzi però, in occasione della tappa di Vasto, non era a bordo del treno Destinazione Italia. Striscioni e urla di dissenso anche nella tappa pescarese. Insomma sta assumendo i contorni di una via crucis il tour del segretario democratico.

Non parliamo poi della tappa delle zone colpite dal terremoto, dove il treno del Pd Mercoledì 17 ottobre si è fermato. Sul convoglio diretto ad Arquata del Tronto Matteo Renzi ha incontrato un gruppo di sindaci del cratere marchigiano, con i quali si è fermato a parlare per una mezz’ora per fare il punto sulla ricostruzione. Terremotati che stanno attendendo le case da oltre un anno.

Promesse fatte dallo stesso Renzi che il 24 settembre 2016 al Teatro Metastasio di Prato. aveva detto: “Amatrice la ricostruiremo più bella, la ricostruiremo lì, non ci saranno new town” ribadendo che entro la settimana prossima saranno rimosse le tendopoli. Ebbene, a distanza di oltre un anno i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Solo una famiglia su 4 vive in una casetta di legno e il 95% sono ancora al loro posto.

Ma tornando al viaggio di Renzi. Anche la tappa notturna alla stazione di Termoli, in provincia di Campobasso, per il treno del PD itinerante è andata quasi deserta: magari per l’ora tarda, ma ad aspettare Matteo Renzi non c’era una gran folla (anche perché, forse per evitare un’altra contestazione, l’ex premier è arrivato in auto…)

Ma allora a che serve questo benedetto treno da 400mila euro? Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi pare infatti non sempre scenda nelle stazioni in cui si ferma il suo convoglio griffato Pd. È successo oltre che a Termoli anche a Vasto-San Salvo. Sul binario della cittadina in provincia di Chieti si erano già radunati sostenitori e (soprattutto) contestatori dell’ex presidente del Consiglio che, però, sono rimasti delusi.

Le notizie che i Tg dimenticano di dare: il vergognoso caso degli studenti in “alternanza scuola-lavoro” usati come camerieri (GRATIS) alla festa Pd, in cambio di una manciata di “crediti formativi”…E l’ospite era il Ministro Fedeli…!!!

studenti

 

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Le notizie che i Tg dimenticano di dare: il vergognoso caso degli studenti in “alternanza scuola-lavoro” usati come camerieri (GRATIS) alla festa Pd, in cambio di una manciata di “crediti formativi”…E l’ospite era il Ministro Fedeli…!!!

 

‘Studenti in alternanza scuola-lavoro usati a festa Pd’. Scoppia il caso

Se non fosse un dramma diremmo che è una barzelletta.

Un gruppo di studenti è stato reclutato per un evento a cui avrebbe partecipato la ministra dell’Istruzione e che conferiva crediti formativi validi per il percorso dell’Alternanza Scuola-Lavoro ed un eventuale rimborso spese, ma poi è arrivata la sorpresa.

I giovani si sono ritrovati alla festa dell’Unità di Viterbo, dove uno dei temi discussi era “formazione e lavoro: la sfida dell’occupazione”.

L’episodio è stato denunciato dai Partigiani della scuola pubblica e raccontato da Valentina Santarpia sul Corriere della Sera:

“Scoppia un nuovo caso intorno all’alternanza scuola lavoro, obbligatoria per gli studenti dal terzo al quinto anno di scuole superiori. Gli stage, che dovrebbero servire a formare il curriculum dei ragazzi in vista della maturità, diventano spesso occasione di lavoro gratuito. A denunciarlo stavolta sono i Partigiani della scuola pubblica, che raccontano una vicenda che è avvenuta qualche giorno fa a Viterbo, quando un gruppo di studenti è stato cooptato per prestare servizio alla festa del Pd.

Tutto parte da un annuncio sul gruppo Facebook dell’Ipseoa di Caprarola, provincia di Viterbo: «Urgentissimo: mi servono 10 ragazzi disponibili e con la divisa completa di sala per una manifestazione importante a Viterbo con la presenza della ministra dell’Istruzione – scrive il prof. Riccardo Minciotti il 5 settembre scorso sul gruppo Facebook -. Ci sarò anch’io, la sera del 9 settembre, ricordatevi che passano come crediti formativi e potrebbe esserci anche un rimborso spese».

Dopo essere arrivati dal loro paese, i ragazzi scoprono che dovranno prestare servizio alla festa del Pd: nessuno lo sapeva, neanche le loro famiglie, ma non battono ciglio, incoraggiati anche dalla dirigente scolastica, che partecipa alla serata. Così servono, preparano, accolgono, si comportano a tutti gli effetti da «camerieri», dalle 17 alle 23.30 circa, a costo zero (il rimborso non si è mai visto), «in cambio di una mancetta di crediti formativi», rilevano i Partigiani della scuola pubblica, sotto gli occhi della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e della dirigente scolastica.

«Se pensiamo che la festa aveva tra i suoi temi anche “Formazione e lavoro: la sfida dell’occupazione”, perché allora il Partito “del lavoro” non si è rivolto ad un regolare catering, con regolari lavoratori, con regolari retribuzioni?», si chiedono i Partigiani. In realtà un caso simile era scoppiato alla fine di agosto, quando a Genova sempre studenti in alternanza erano stati chiamati a partecipare alla festa dell’Unità: «Studenti ai fornelli della festa», aveva denunciato Sinistra italiana. «Un progetto dal valore formativo», avevano replicato gli organizzatori. Ora la scena si ripete.”

 

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2017/09/29/studenti-in-alternanza-scuola-lavoro-usati-a-festa-pd-scoppia-il-caso/

Era il Settembre del 1977 – 40 anni fa – e per Berlinguer che chiudeva Festa dell’Unità 500.000 persone (per capirci, il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco) …Ma come cazzo siamo caduti tanto in basso fino a Matteo Renzi?

Berlinguer

 

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Era il Settembre del 1977 – 40 anni fa – e per Berlinguer che chiudeva Festa dell’Unità 500.000 persone (per capirci, il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco) …Ma come cazzo siamo caduti tanto in basso fino a Matteo Renzi?

18 settembre 1977: al parco Ferrari in mezzo milione per Berlinguer, il doppio rispetto a Vasco

Era il 18 settembre del 1977, Enrico Berlinguer, il capo del Partito comunista italiano, chiudeva a Modena – sul palco dell’ex Autodromo (oggi parco Ferrari) la Festa nazionale dell’Unità. ‘Duecentomila metri quadrati del prato non sono bastati ad accogliere i compagni, i simpatizzanti, gli elettori del Pci che da ogni dove sono venuti ad ascoltare il segretario generale del Pci che chiude il Festival. Quanti sono? Ogni calcolo perde qualsiasi senso di fronte all’impressionante spettacolo di questa folla gigantesca che ha invaso e colmato tutti gli enormi spazi dell’autodromo in cui dal nulla era sorta la città-festival‘. Così L’Unità di allora descriveva l’evento. Si stimarono oltre mezzo milione di persone. Il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco Rossi.

Nel recuperare quei giornali, nel leggere gli articoli di un’epoca che non c’è più, resta un’amarezza profonda. La consapevolezza di quanto oggi sia stato tradito del Credo di allora. Resta l’invidia per un tempo in cui si poteva dire – citando Gaber – senza timore di essere smentiti che ‘Berlinguer era una brava persona e Andreotti non lo era, una brava persona’.

Come siamo caduti così in basso?