Reddito di cittadinanza? “Raccolta di firme per abrogarlo” – da Pd a Fi e FdI, la casta si mobilita: il primo referendum della storia contro i poveri…!

 

Reddito di cittadinanza

 

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Reddito di cittadinanza? “Raccolta di firme per abrogarlo” – da Pd a Fi e FdI, la casta si mobilita: il primo referendum della storia contro i poveri…!

Da Il Fatto Quotidiano:

Reddito di cittadinanza? “Raccolta firme, abrogare”: da esponenti Pd a Fi e FdI, fronte per il referendum contro i poveri

Il primo ad avere l’idea, chiedendo “una grande mobilitazione civica”, è stato l’ex sottosegretario dem Sandro Gozi. E trova il consenso di Vittorio Feltri (“sceneggiata napoletana”), rilanciato a sua volta da Mara Carfagna. Giorgia Meloni, segretaria di Fratelli d’Italia, schiera il suo partito per la raccolta firme. Sostenendo, mentre vuole togliere i soldi a chi non arriva a fine mese, “che lo Stato deve aiutare chi non può”. Intanto la Boschi twitta contro “una vita in vacanza” (e lo Stato Sociale si dissocia)

Una “truffa”, tutta “fuffa mediatica e controproducente”. Una “patacca”. In una parola: da abolire il prima possibile. Le opposizioni, capitanate da esponenti del Partito democratico, hanno avuto questa idea per contrastare il reddito di cittadinanza del Movimento 5 stelle: raccogliere le firme per cancellare la legge. Poco importa se ancora non è entrata in vigore, loro sono già pronti a mobilitarsi: raccolte firme, banchetti e campagne civiche. Tutto finalizzato, di fatto, a un referendum contro i poveri. Perché il problema, per i promotori, non sono le modalità di attuazione, i paletti, i limiti. Ma proprio il reddito in sé.

Il primo ad avere l’idea è stato l’ex sottosegretario agli Affari europei del Pd Sandro Gozi: il grande europeista che rivendica di essere vicino ad Emmanuel Macron, anche ora che il presidente francese è assediato dai gilet gialli. E anzi, dalle colonne del Foglio, ha lanciato l’idea della campagna per un referendum abrogativo. “E’ l’occasione per una grande mobilitazione civica”, è la sua spiegazione. “Sono disposto a metterci subito la facciacontro questo obbrobrio”. Sul carro dei sognatori è salito subito Vittorio Feltri, che sulle pagine di Libero ha lanciato un appello ai berluscones (parole sue) perché si mobilitino contro “la sceneggiata napoletana“. Poco dopo si sono unite l’azzurra Mara Carfagna, che l’ha definita “un’idea da non sottovalutare”, e addirittura la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, teorica della destra sociale, che ha praticamente già iniziato la raccolta firme. Il Partito democratico, in ogni caso, fa il timido: c’è stata sì la spinta di Gozi, ma non tutti hanno ancora avuto il coraggio (o la lucidità) di appoggiarlo pubblicamente. Forse voleva andare in suo aiuto l’ex ministra Maria Elena Boschiquando su Twitter ha evocato direttamente il successo de lo Stato Sociale allo scorso Sanremo e ha attaccato il reddito dei grillini, dicendo che ora l’inno sarà “Una vita in vacanza”. Non l’hanno presa bene quelli della band bolognese, ma neppure molti degli elettori in rete.

Le parole di Gozi hanno sorpreso molti dentro il Partito democratico. Anche perché il primo embrione dell’annunciato reddito di cittadinanza l’avevano studiata loro quando erano al governo. Il famoso Rei, reddito di inclusione, era più o meno questo: un tentativo di riprendere il terreno perso a sinistra rilanciando con una misura simile e che, al tempo, sognava di essere innovativa. Forse l’ex sottosegretario nemmeno era d’accordo ai tempi, sta di fatto che ora ha deciso di guidare la battaglia per cancellare la riforma M5s. “Anche se la legge ancora non c’è, è giunto il momento di dar vita al comitato promotoreper un referendum che abroghi il reddito di cittadinanza, e io sono disposto a metterci subito la faccia”, ha detto Gozi nei giorni scorsi, facendo seguito al suo intervento su il Foglio. “La battaglia per cancellare immediatamente questo reddito di cittadinanza”, è la motivazione del democratico, “coincide con quella di chi afferma che bisogna andare avanti, investire nelle infrastrutture, credere nelle proprie capacità sia a livello personale sia come popolo. Insomma, è la battaglia di chi crede che il lavoro si crei con lo sviluppo, e non con i sussidi”. Anzi, per Gozi, l’idea migliore sarebbe quella di partire “dalla piazza di Torino, dove si manifesta per il sì alla Tav”. Perché le due campagne, sempre secondo Gozi, sarebbero strettamente collegate. Quindi ha chiuso la sua argomentazione con una precisazione: “Questo referendum non sarà per opporsi a chi sostiene che serva una misura di sostegno al reddito, d’inclusione sociale e di accompagnamento al lavoro. No: si tratta di un referendum fatto contro questo reddito di cittadinanza, questo obbrobrio partorito dal governo grilloleghista. Un referendum non contro il principio sacrosanto di aiutare gli ultimi, di accompagnare le persone nella ricerca di un lavoro dignitoso, ma un referendum contro una misura pensata male e scritta peggio, una mancia indegna che non garantisce lavoro e che anzi incentiva il nero”.

Lo Stato Sociale

@lostatosociale

Noi, cara @meb, preferiamo la piena automazione o un reddito di cittadinanza vero, non l’ennesimo sussidio di disoccupazione.
Venite a cena con noi invece che con i leghisti per parlare di cose realmente di sinistra.

maria elena boschi

@meb

Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa “Una vita in vacanza”

I colleghi del Pd intanto non sono rimasti a guardare. Se è pur vero che nessuno ha ancora avuto il coraggio di unirsi nella campagna per la raccolta firme per fare il referendum contro i poveri, la maggior parte ha comunque scelto di condannare la riforma come “una truffa su tutta la linea”. “E’ una patacca, infarcita di paletti per ridurre la platea degli utilizzatori, che sarà pagata a caro prezzo da tutti con aumento delle tasse e dell’Iva”, ha detto il senatore Andrea Marcucci su Twitter al grido di “Paga il popolo”. Ma l’azzardo più grosso di tutti l’ha fatto Meb, come si fa chiamare su Twitter Maria Elena Boschi: “Dice Di Maio”, ha scritto subito dopo la conferenza stampa dei due vicepremier, “che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’”. La citazione è più o meno chiara a tutti: tira in ballo la band bolognese Lo Stato Sociale e uno dei loro più grandi successi. Tanto che il gruppo ha scelto di replicarle, sempre in rete: “Noi preferiamo la piena automazione o un reddito di cittadinanza vero, non l’ennesimo sussidio di disoccupazione. Venite a cena con noi invece che con i leghisti per parlare di cose realmente di sinistra”. Un attacco, ma pur sempre basato sulla cronaca. Perché Meb è stata davvero a cena con Salvini and company per parlare di giustizia.

Eppure a cercare di lanciare un segnale al Pd, ci hanno provato l’ex ministro Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi del Centro Studi Previdenza di Lavoro e Welfare: “A Quota 100 e al Reddito di cittadinanza non dobbiamo opporci: si tratta di due misure inventate dal Pd per difendere i più deboli. La prima, introdotta nel 2007 dal Governo Prodi; la seconda, da Renzi. La domanda che dovremmo porci è come mai le nostre bandiere sono scivolate nelle mani dei gialloverdi”, hanno dichiarato. Ma a queste frasi, nessuno dei democratici ha preferito replicare.

Dal fronte berlusconiano prendono tempo. Hanno ascoltato l’appello di Feltri, ma sanno che l’iniziativa, cioè fare campagna per un referendum contro i poveri, potrebbe avere qualche effetto negativo. “Un bel referendum sul tema in questione garantirebbe un successo clamoroso a Forza Italia tale da rinvigorirla, rendendola di nuovo protagonista della vita pubblica nazionale”, ha scritto Feltri. Mara Carfagna, già vicepresidente della Camera che studia da leader, ha detto che ci sta, ma ha preferito starsene dietro le quinte per vedere chi va avanti per primo. “È sacrosanto il principio secondo cui lo Stato ha il dovere di combattere la povertà, aiutare i più deboli e sostenere chi ha perso il posto di lavoro”, ha detto per mettere le mani avanti. “Ma è devastante che un governo metta in campo misure come il reddito di cittadinanza che favoriscono evidentemente il lavoro nero, derubando non soltanto chi paga le tasse, ma colpendo anche i lavoratori onesti con l’inevitabile alterazione del mercato del lavoro e dei salari. Per non parlare della vergogna dei disabili che saranno discriminati rispetto agli altri: solo una parte potrà accedere alla stessa cifra destinata a chi non lavora. Per queste ragioni nessuno dovrebbe sottovalutare l’idea di una raccolta di firme e di un referendum contro questo reddito di cittadinanza”.

Non ha dubbi invece Fratelli d’Italia. A Giorgia Meloni non è sembrato vero e ha già lanciato la sua personale campagna di banchetti e piazze. “Fdi è pronta a costituire i comitati per la raccolta delle firme”, ha detto in una lettera a Libero. “Per Fratelli d’Italia lo Stato ha il dovere morale di aiutare chi non può, per ragioni oggettive, lavorare: i bambini (la nostra proposta storica si chiama reddito d’infanzia), gli invalidi (raddoppiando l’assegno di invalidità) e gli anziani (alzando le pensioni minime e anticipando la pensione sociale agli over 60 privi di reddito). Per tutti gli altri, invece, il compito dello Stato è favorire il lavoro, creando i presupposti per la crescita e mettendo chi può assumere in condizione di farlo”. E ha quindi chiuso: “Perché la povertà si sconfigge solo creando ricchezza”. Intanto, mentre si creano le condizioni per aiutare i poveri, la proposta è di abrogare il reddito di cittadinanza e toglierlo ai poveri.
fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/18/reddito-di-cittadinanza-raccolta-firme-abrogare-da-esponenti-pd-a-fi-e-fdi-fronte-per-referendum-contro-i-poveri/4906878/

Se per Boschi e PD deridere i poveri sul reddito di cittadinanza significa fare opposizione…

 

Boschi

 

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Se per Boschi e PD deridere i poveri sul reddito di cittadinanza significa fare opposizione…

“Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa ‘Una vita in vacanza’” ha twittato ieri l’ex ministra Maria Elena Boschi per attaccare il nuovo reddito di cittadinanza carato dal governo. E in quella frase, seppure breve, ci sono tutti gli errori del PD degli ultimi anni.

Ci sarebbero milioni di motivi per contestare il reddito di cittadinanza varato dal governo poche ore fa. Si potrebbe, ad esempio, puntare il dito sui numeri di un riforma che avrebbe dovuto segnare una svolta epocale e invece rischia di accontentare poche famiglie (ma qui vale anche il limite imposto dall’Europa) oppure si potrebbe puntare il dito sul fondamentale ruolo dei centri per l’impiego che, chissà perché e chissà come, ora dovrebbero ricominciare di colpo a funzionare meravigliosamente come non non mai riusciti a fare. Se ne potrebbe contestare l’ideologia politica (ovvero quelli che sono convinti che sia l’aiuto alle imprese il passaggio fondamentale per aiutare le persone) come in fondo un po’ disordinatamente sta facendo Forza Italia (sia chiaro che è una legittima posizione di destra, comunque) o si potrebbe discutere del rischio che tutto diventi il solito assistenzialismo all’italiana.

Insomma ce n’è da dire, c’è materiale per metter in campo una convincente (e magari costruttiva) opposizione, anche alla luce della distanza che il vice premier Salvini continua a dimostrare verso il provvedimento. Ieri invece, Maria Elena Boschi, in primis hanno avuto la brillante idea di colpire, al solito, la parte sbagliata puntando il dito contro i poveri colpevoli di essere poveri e quindi (secondo, una sfortunata connessione di pregiudizi, per forza nullafacenti.

«Dice Di Maio che col reddito di cittadinanza da oggi cambia lo Stato Sociale. La colonna sonora infatti diventa “Una vita in vacanza”», ha tiwttato ieri Maria Elena Boschi e nel suo sfortunato tweet c’è tutto il comportamento che ha affossato il Partito Democratico in questi ultimi anni. «Veramente una frase stupida. Fattelo dire da chi gestisce i servizi sociali.», gli ha risposto immediatamente l’assessore ai servizi sociali di Milano Pierfrancesco Majorino, senza troppi giri di parole, «Non si capisce l’obiettivo di @pdnetwork. Se è creare consenso questo retweet di una roba di @meb, peraltro reduce dalla cena col #cazzaronero, sicuramente non serve», scrive un elettore che si dichiara “molto preoccupato”, «C’è tutto il fallimento del PD in queste tre spocchiose, vergognose, tristissime righe.», scrive un altro utente. E così via, in un profluvio di critiche che non sembrano per ora avere toccato l’ex ministra.

In quella frase comunque c’è tutto il classismo di un Partito Democratico che insiste nel fare opposizione specchiandosi negli stessi modi di quelli che contesta: irridere la povertà (pensando di attaccare invece il provvedimento del governo) non è altro che un aizzare di folle identico alla tattica usata da quegli altri. Il fatto stesso di sperare nel fallimento di una manovra che punta all’inclusione di alcune fasce di povertà (mangiando al solito i pop-corn piuttosto che studiando e proponendo migliori strategie) aizzando le folle contro i poveri (come quelli altri fanno con gli immigrati) dimostra una pessima matrice comune.

Sfugge tra l’altro anche come il PD, continuando così, possa pensare di recuperare voti. I voti, del resto, arrivano da quegli stessi elettori che ogni giorno vengono bullizzati da entrambe le parti come se fossero marchiati a vita e quindi immobili nelle loro scelte. Non sarebbe più intelligente piuttosto dimostrare vicinanza alle famiglie in difficoltà (che inevitabilmente confidano nel reddito di cittadinanza pur di migliorare la propria situazione) spiegando (umilmente) le criticità e i pericoli del provvedimento. E invece niente. Ennesima occasione persa.

E così il luogo comune dei “radical chic” può continuare a aleggiare indisturbato.

 

fonte: https://www.fanpage.it/se-per-boschi-e-pd-deridere-i-poveri-sul-reddito-di-cittadinanza-significa-fare-opposizione/

 

Perché la Gente ha votato i Cinquestelle? La risposta ce la dà Buzzi: “Mafia Capitale, HO FINANZIATO TUTTI, solo al Pd ho dato 380 mila euro”…!

 

Mafia Capitale

 

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Perché la Gente ha votato i Cinquestelle? La risposta ce la dà Buzzi: “Mafia Capitale, HO FINANZIATO TUTTI, solo al Pd ho dato 380 mila euro”…!

Se lo chiedono in tanti. Ultimamente anche all’interno del Partito Democratico…

Una risposta ce la dà proprio Buzzi: HO FINANZIATO TUTTI… Tutti, ovviamente escluso i Cinquestelle

Da Il Messaggero del 14 dicembre:

Mafia Capitale, Buzzi: «Ho finanziato tutti, solo al Pd ho dato 380 mila euro»

«Da Rutelli in poi ho contribuito a tutte le campagne elettorali, ho finanziato tutti, solo al Pd ho dato 380 mila euro».  Così Salvatore Buzzi, collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo, sentito oggi in tribunale a Roma nell’ambito del filone del processo di Mafia Capitale che vede imputato l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, accusato di corruzione e finanziamento illecito.

«Nell’intercettazione in cui mi si sente dire che con Alemanno sindaco eravamo a cavallo mi riferivo al contorno, non a lui direttamente, perché avevamo dalla nostra parte Franco Panzironi, ex direttore generale di Ama, che era corrotto, il quale mi obbligò a fare finanziamenti alla fondazione di Alemanno, sempre tramite altre cooperative, mai direttamente con la 29 giugno – ha aggiunto Buzzi – Le tangenti le davo a Panzironi ma Alemanno non era da considerarsi “comprato”, lui lo avrò incontrato 1 o 2 volte. Con l’arrivo di Alemanno in Campidoglio invece il nostro fatturato è sceso di 5 milioni».

Ad Alemanno, anche oggi presente in aula, si contesta di avere compiuto atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, ricevendo somme di denaro dal presidente della Coop 29 giugno Salvatore Buzzi, nel periodo che va dal 2012 al 2014. In particolare, si tratterebbe, secondo l’accusa, di 75mila euro per cene elettorali, di 40mila a titolo di finanziamento alla Fondazione Nuova Italia di cui Alemanno era presidente, e di circa 10mila euro in contanti.
Ovviamente, niente di nuovo, ma valeva la pena rammentarvelo. Anzi, ecco qualche articolo di qualche anno fa. Se fate il giro sulla rete ne troverete tanti altri…

Spunta il nome della Boschi nell’inchiesta “Mafia Capitale” – “Abbiamo consegnato alla Boschi la lettera per Matteo”

“Se parlo cade governo…”. E Buzzi tira in ballo Renzi

Mafia Capitale, da Buzzi 5mila euro alla fondazione di Renzi e 15mila al Pd

LA DEPUTATA RENZIANA CHE MANDAVA SMS E “BACINI” AL BOSS DI MAFIA-CAPITALE

La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

 

Boschi

 

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La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

Maria Elena Boschi ha affermato che la manovra varata dal governo Conte “danneggia i risparmi degli italiani”.

La replica del Movimento 5 Stelle è arrivata a stretto giro, da parte del deputato Raphael Raduzz, che ha detto in aula:

“I risparmiatori sono stati danneggiati dai vostri governi”.

Maria Elena Boschi, nel corso del suo intervento, ha anche attaccato l’esecutivo gialloverde parlando di un Parlamento “mai così umiliato, che discute “una legge di Bilancio che non c’è”.

E ha lanciato la profezia: “Sono sicura che sarà anche l’ultima legge di bilancio del governo del cambiamento”.

In un post pubblicato sul social network martedì scorso, Boschi aveva scritto:

“Mentre siamo in attesa di capire dal ministro Tria quale sarà la vera manovra, mentre al governo si discute se portare dal 2,4 al 2 il deficit, Lega e M5S hanno presentato un fondamentale emendamento. 1,5 milioni di euro per ogni anno dal 2019 in poi perché il ministro Savona possa prendersi qualche bravo consulente che possa spiegare al governo come funziona l’unione europea e come si recepiscono le norme europee in Italia.
In sostanza, 1,5 milioni all’anno per spiegare al governo quello che già dovrebbe sapere.
A questo punto, abbiamo proposto di destinare le stesse risorse a dei giovani laureati che magari possono farne un uso migliore. Ci pareva giusto intitolare queste borse di studio a Salvini e Di Maio, noti esperti di diritto comunitario”.

Ora, che proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e delle decine di migliaia di risparmiatori truffati si erga a paladina dei “risparmiatori italiani” mi sa proprio tanto di presa per i fondelli…

by Eles

Il grande sfogo della consigliera regionale contro i dirigenti del Pd: “Ritiratevi tutti” …Finalmente qualcuno che comincia a capire… Finalmente qualcuno che dice qualcosa per il bene della sinistra Italiana… Finalmente…

 

Pd

 

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Il grande sfogo della consigliera regionale contro i dirigenti del Pd: “Ritiratevi tutti” …Finalmente qualcuno che comincia a capire… Finalmente qualcuno che dice qualcosa per il bene della sinistra Italiana… Finalmente…

Lo sfogo della consigliera regionale contro i dirigenti del Pd: “Ritiratevi tutti”

Lei è Katia Tarasconi, consigliera regionale in Emilia Romagna. E oggi il suo sfogo durante la direzione del Pd ha sorpreso molti, ottenendo anche molti applausi. “Ritiratevi tutti”, è l’appello che rivolge ai dirigenti del partito. “Lo spazio a Salvini e ai Cinque Stelle lo abbiamo lasciato noi con le nostre divisioni e la nostra presunzione, guardate che ne abbiamo tanta. Noi parliamo di fuoco amico, ma il fuoco vero è arrivato dalla gente”. E Tarasconi accusa ancora: “Siete accecati dalle vostre divisioni e ambizioni personali da non capire che la gente non ci segue più”.

Da Fanpage

Pd, Calenda, Lorenzin e il loro “house organ” chiamato Repubblica, contro la Raggi. La ribellione di quelli che rimpiangono le nobili gesta politiche di Buzzi e Carminati…!!

 

Pd

 

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Pd, Calenda, Lorenzin e il loro “house organ” chiamato Repubblica, contro la Raggi. La ribellione di quelli che rimpiangono le nobili gesta politiche di Buzzi e Carminati…!!

 

Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, a parte le azioni per cui sono finiti in carcere, dovevano essere delle menti politiche di primaria grandezza, vista la credibilità di cui godevano a destra e a sinistra.

Certo che dovrebbe creare non poco imbarazzo, per chi viene da un partito che ha origine in GramsciDe GasperiBerlinguer, aver avuto di recente come maestri di scienza politica, docenti a tempo pieno con caratteristiche, diciamo, particolari. Ma, avendo tagliato quelle nobili radici, non si rendono più conto della differenza di insegnamento. Anzi proclamano pubblicamente di sentirne la mancanza.

La bella gente dei quartieri bene di Roma, che è andata a manifestare contro Virginia Raggi, lo faceva solo apparentemente, ma di nascosto protestava, piangendo, per la mancanza dei loro maestri di cultura politica. Questa bella gente, soffre da troppo tempo la loro mancanza e non ha più riferimenti alternativi di pari levatura. E questo è un bel problema.

Costoro potrebbero però invitare Buzzi e pure Carminati – è bene sentire due campane e imparare da due angoli di visuale – a scrivere per loro le lezioni dal carcere, anzi potrebbero chiedere l’autorizzazione a trasmettere le loro lezioni con una webcam e ascoltarle in tempo reale.

Oggi ci sono le tecnologie per superare le barriere del carcere per un nobile scopo, facendo così una buona azione di recupero nei confronti di chi ha sbagliato ed è in via di pentimento, ma che è di grande levatura in fatto di cultura politica.

Non mischiamo però, questa bella gente che si sente importante, con chi l’ha invitata ad andare a manifestare – SENZA BANDIERE, PER PUDORE E PER PAURA – e con l’house organ incaricato di creare clamore e risonanza.

Si tratta di ruoli diversi: ad ognuno il suo.

Il Calenda e la Lorenzin, in preda alla sindrome di ‘ansia da mancanza di potere’ – malattia molto pericolosa perché porta a convulsioni – e alla depressione per disoccupazione (anche gli dei e pure i ricchi piangono), sono i capitani – i Cesare, visto che siamo a Roma – . Essi hanno il ruolo di guidare l’esercito destinato alla vittoria, in altre parole si ritengono l’aspirante tandem, a sindaco e vice sindaco, che ha ricevuto la benedizione del ‘mite’ Gentiloni, romano della ‘gens’ patrizia.

Repubblica ricopre il ruolo di house organ dei capitani Calenda e Lorenzin, ruolo pur sempre importante ma che fa venire in mente l’antica nobiltà andata in miseria – afflitta dalla sindrome incurabile della depressione da ‘mancanza di lettori’- .
È il megafono, con problemi tecnici, chiamato a mobilitare e a formare adeguatamente la plebe, gente senza cervello e obbediente, cui indicare cosa dovrà fare al momento opportuno in cabina elettorale.

Il ruolo della bella gente in piazza, che soffre della sindrome da ‘mancanza di prebende’, è quello di andare all’attacco del nemico per conquistare il fortino del potere, sotto la guida dei capitani, per ricevere il dovuto riconoscimento dopo la vittoria.

CalendaLorenzin, l’house organ Repubblica, e la bella gente soffrono tutti di una malattia distonica di cui, per definizione, chi ne soffre non ne è consapevole e perciò pensa di essere in buona salute mentale: la confusione del desiderio con la realtà.

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/10/28/pd-calenda-lorenzin-e-il-loro-house-organ-repubblica-contro-raggi-forse-che-rimpiangono-le-gesta-politiche-di-buzzi-e-carminati/

Taglio dei Vitalizi: quelli di Pd e Forza Italia se ne vanno dall’aula al momento del voto… Ricordatevelo quando sarete VOI a dover votare…!


zzz

 

 

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Taglio dei Vitalizi: quelli di Pd e Forza Italia se ne vanno dall’aula al momento del voto… Ricordatevelo quando sarete VOI a dover votare…!

 

Vitalizi, M5S: ‘Pd e Forza Italia se ne vanno al momento del voto’

“Forza Italia e Pd se ne vanno al momento del voto per il taglio dei vitalizi: vergogna”.

Così il Movimento 5 Stelle in un post pubblicato sulla propria pagina Facebook condividendo un’immagine che mostra un gatto e una volpe e la scritta sovrapposta “sempre in società”.

“Oggi al momento della votazione per il taglio dei vitalizi al Senato, una vittoria del MoVimento 5 Stelle dopo anni di battaglie, Forza Italia e Pd hanno abbandonato il Consiglio al momento del voto,” denunciano i pentastellati.

In un post della pagina Facebook del M5S Camera si legge:

“NON SI SMENTISCONO MAI
Mentre eliminavamo per sempre l’assurdo privilegio dei vitalizi, Forza Italia e Partito Democratico, indignati e offesi, hanno lasciato il Senato astenendosi dal voto!
OGGI I CITTADINI HANNO DEMOLITO LA VECCHIA POLITICA. MASSIMA CONDIVISIONE!”.

Poco dopo il voto, i 5Stelle hanno scritto sempre su Facebook:

“CE L’ABBIAMO FATTA! ABBIAMO TAGLIATO I VITALIZI ANCHE AL SENATO
Promesso, detto e fatto. Abbiamo tagliato i vitalizi anche al Senato. È crollato un muro che separava la politica e le istituzioni dai cittadini. Abbiamo riportato a galla due valori che la vecchia politica aveva dimenticato: l’equità e la giustizia sociale.
Per quanto tempo la rabbia dei cittadini è rimasta inascoltata? Mentre le riforme delle pensioni si susseguivano, peggiorando sempre di più la condizione di chi ha lavorato una vita, i politici continuavano a incassare ricchi assegni per nulla giustificati dai contributi che avevano versato. Un privilegio che la politica si inventò agli albori della Repubblica e che finirà il 31 dicembre del 2018. Da gennaio questi signori incasseranno in base a quello che hanno versato. Funziona così per gli altri cittadini, quelli che non sono passati per qualche anno dai Palazzi di Camera e Senato. Sarà così anche per gli ex parlamentari.
Il Movimento 5 Stelle i privilegi li combatte e li cancella!”

 

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/10/16/vitalizi-m5s-pd-e-forza-italia-se-ne-vanno-al-momento-del-voto/

Siamo arrivati a questo – Gli eredi del Partito Comunista scesi in piazza a difendere gli interessi del capitalismo dell’Ue contro le classi lavoratrici e i popoli…!

 

piazza

 

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Siamo arrivati a questo – Gli eredi del Partito Comunista scesi in piazza a difendere gli interessi del capitalismo dell’Ue contro le classi lavoratrici e i popoli…!

 

Pd, Fusaro: ‘Sono scesi in piazza a difendere gli interessi del capitalismo dell’Ue contro le classi lavoratrici e i popoli’

“In effetti oggi, coloro i quali si sono dati convegno a Roma, sono scesi in piazza in nome dell’Unione Europea e non dell’Italia”

Così Diego Fusaro in un’intervista rilasciata a RaiNews24.

“Sono scesi in piazza – ha affermato – a difendere gli interessi del capitalismo dell’Unione Europea contro le classi lavoratrici e i popoli, sono scesi in piazza contro un governo che con tutti i suoi limiti, anche macroscopici, non di meno sta cercando di tutelare l’interesse nazionale popolare alzando le pensioni minime, dando un po’ ossigeno ai disoccupati e ai precari.”

“Non è l’optimum ma meglio che niente, – ha sottolineato il filosofo – invece il Pd ancora una volta si riconferma il partito di rappresentanza dell’elite finanziaria, dei burocrati senza cuore e senza intelligenza di Bruxelles, ancora una volta rivela la propria natura metamorfico-kafkiana. Le sinistre sono passate dall’immenso Antonio Gramsci che lottava per il popolo e la classe lavoratrice, ad una lotta puramente in difesa dell’elite finanziaria contro il popolo, del capitale contro il lavoro, in qualche misura hanno tradito il loro mandato.”

Diego Fusaro ha commentato la manifestazione del Pd in alcuni post pubblicati su Facebook. Li riportiamo di seguito:

“Guardo la piazza del Pd, semivuota, con bandiere Ue. Ripenso a quanto hanno fatto. Ripenso a come hanno tradito il popolo, i lavoratori e la patria. E canto tra me e me: ‘o partigiano, portali via’.”

“Così si legge sull’effigie del Faccialibro di Maurizio Martina, guida del Pd: ‘L’Italia che non ha paura’. Dovrebbe invece averne molta. Specialmente dei suoi traditori, che già hanno svenduto la dignità della Patria e del Popolo ai banchieri cinici e alle cosmopolitiche classi dominanti liquido-finanziarie.”

“Alla manifestazione in piazza del PD non sventola il tricolore, no. Non sventolano le bandiere dei lavoratori, no. Sventolano le bandiere dell’Unione Europea, ossia dell’unione delle classi dominanti europee contro i popoli e i lavoratori europei. Utili servi dei potenti.”

Guarda il video:

 

FONTE: https://www.silenziefalsita.it/2018/10/01/pd-fusaro-sono-scesi-in-piazza-a-difendere-gli-interessi-del-capitalismo-dellue-contro-le-classi-lavoratrici-e-i-popoli/

Il Pd che fa finta di essere ancora vivo – Piazza del Popolo, dicono 70.000, poi scendono a 50.000. Repubblica ribadisce 70.000, ma si smentisce con i suoi stessi video. Erano da 10 a 20.000… Ricordiamo che Berlinguer 40 anni fa portò in piazza 500.000. Come siamo caduti tanto in basso?

 

Piazza del Popolo

 

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Il Pd che fa finta di essere ancora vivo – Piazza del Popolo, dicono 70.000, poi scendono a 50.000. Repubblica ribadisce 70.000, ma si smentisce con i suoi stessi video. Erano da 10 a 20.000… Ricordiamo che Berlinguer 40 anni fa portò in piazza 500.000. Come siamo caduti tanto in basso?

 

 

Innanzitutto quanti erano a Piazza del Popolo per la manivestazione del Pd?

L’organizzazione prima sbandiera un fin troppo fantasioso 70.000 persone. Siccome questa è grossa pure per loro, si sono poi “ridimensionati” a 50.000 (anche se qualche voce interna balbetta un eretico 25.000).

Tanto per fare numeri, ricordiamo che Piazza del Popolo è 17.100 mq e quindi avrebbe una capienza massima e teorica di 68.400 persone (4 persone a metro quadro), cioè quei 70 mila che il Pd favoleggia.

E infatti Repubblica inneggia con enfasi ai fantomatici 70.000, smentendosi però con i suoi stessi video (GUARDA QUI) dove, nonostante le inquadrature fatte ad arte, è chiaro che la piazza è piena per un quaro, forse un quinto…

Vogliamo essere buoni, hanno portato in piazza da 10 a 20.000 mersone…

Signori, questo è il Pd… Questo partito, quando c’era Lui (e per Lui intendo proprio Lui, Enrico Berlinguer) in piazza ne venivano mezzo milione!

Leggete un po’ questo:

Era il Settembre del 1977 – 40 anni fa – e per Berlinguer che chiudeva Festa dell’Unità 500.000 persone (per capirci, il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco) …Ma come cazzo siamo caduti tanto in basso fino a Matteo Renzi?
18 settembre 1977: al parco Ferrari in mezzo milione per Berlinguer, il doppio rispetto a Vasco

Era il 18 settembre del 1977, Enrico Berlinguer, il capo del Partito comunista italiano, chiudeva a Modena – sul palco dell’ex Autodromo (oggi parco Ferrari) la Festa nazionale dell’Unità. ‘Duecentomila metri quadrati del prato non sono bastati ad accogliere i compagni, i simpatizzanti, gli elettori del Pci che da ogni dove sono venuti ad ascoltare il segretario generale del Pci che chiude il Festival. Quanti sono? Ogni calcolo perde qualsiasi senso di fronte all’impressionante spettacolo di questa folla gigantesca che ha invaso e colmato tutti gli enormi spazi dell’autodromo in cui dal nulla era sorta la città-festival‘. Così L’Unità di allora descriveva l’evento. Si stimarono oltre mezzo milione di persone. Il doppio rispetto al mega-concerto di Vasco Rossi.

Nel recuperare quei giornali, nel leggere gli articoli di un’epoca che non c’è più, resta un’amarezza profonda. La consapevolezza di quanto oggi sia stato tradito del Credo di allora. Resta l’invidia per un tempo in cui si poteva dire – citando Gaber – senza timore di essere smentiti che ‘Berlinguer era una brava persona e Andreotti non lo era, una brava persona’.

Come siamo caduti così in basso?

“Rivieni avanti, aretina” – Assolutamente da leggere, perchè quando la penna di Marco Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

 

Marco Travaglio

 

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“Rivieni avanti, aretina” – Assolutamente da leggere, perchè quando la penna di Marco Travaglio si imbatte nell’aretina pidiota è una goduria da orgasmo!

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Rivieni avanti, aretina di Marco Travaglio

Avevamo giurato, e sperato, di non occuparci mai più di Maria Etruria Boschi, lasciando agli storici la pratica di compilarne un breve profilo nel reparto “Minori del Novecento”.

“Avvocaticchia della provincia aretina, classe 1981, inopinatamente promossa da Renzi nel 2014 ministra delle Riforme e Rapporti col Parlamento, e nel 2016 dall’incolpevole Gentiloni sottosegretaria a Palazzo Chigi, è nota per due crac: quello della Banca Etruria vicepresieduta e amministrata dal padre e quello della riforma costituzionale scritta a quattro piedi con Verdini e respinta con perdite dagli italiani. Rieletta a viva forza nel 2018 a Bolzano, dove ancora non la conoscevano, e munita per precauzione di ben 5 collegi-paracadute sparsi per l’Italia, fece perdere le sue tracce durante la sua seconda e ultima legislatura, poi tornò alla materia primigenia: il nulla”.

Ma dobbiamo fare un’eccezione, perché la signorina ha concesso ben 6 pagine d’intervista al Sette diretto da Severgnini, annunciata in pompa magna col titolo “La nuova vita di MEB”. Vita, naturalmente, si fa per dire.

Chi scorre le risposte, ma soprattutto le domande di Stefania Chiale, è colto da una sensazione strana e straniante: quella che l’intervistata debba placare i bollenti spiriti dell’adorante intervistatrice. Alla quarta riga, per dire, la Chiale già stigmatizza “la violenza degli attacchi personali durante la vicenda Etruria”, guardandosi bene dal rammentare di che sta parlando: cioè di una ministra che non dovrebbe occuparsi di banche, giura in Parlamento di non essersi mai occupata di banche e invece viene colta col sorcio in bocca a raccomandare – tra una mezza dozzina di banche fallite – proprio quella paterna. Il dg Bankitalia, il presidente Consob e l’ex ad Unicredit – auditi in commissione Banche – la dipingono come una specie di stalker che, appena li incontrava, prima ancora dei saluti, li implorava di salvare la banca di papi.

Ora, con gran sollievo degli italiani, soprattutto degli aretini, si occupa d’altro: “L’Onorevole (maiuscolo, ndr) Boschi sta finendo l’intervento in Aula (maiuscolo, ndr) sui vaccini”. Sono soddisfazioni. Ma preferiva fare la ministra: “Politicamente si stava meglio prima, su questo non c’è dubbio!” , afferma in lieve controtendenza con l’elettorato. Però il nuovo status non è male: “Negli anni di governo non ho mai spento il cellulare” (chiamava per Etruria pure di notte). Una vita d’inferno: “Ero abituata a svegliarmi più volte di notte per non perdere telefonate o messaggi quando ho avuto anche la responsabilità della Protezione Civile”.
Oddio, questa l’avevamo proprio rimossa: la Boschi alla Protezione civile. Fortuna che Madre Natura invece lo seppe e fu così gentile da risparmiarci in quel lasso di tempo altri disastri: bastava la Boschi.

Invece, “il 1° giugno, quando si è insediato il nuovo governo, ho spento il telefono per la prima volta”. Anche perché erano settimane che non chiamava nessuno. E dire che, nel 2014, un sito di squilibrati l’aveva infilata addirittura “nella lista dei 28 personaggi che stanno cambiando l’Europa”. Chissà che si erano fumati.

Altra perla: “Siamo stati più noi nelle periferie del M5S”, e infatti da allora le periferie votano M5S: l’hanno riconosciuta. Il 4 marzo “la mia prima scelta era Arezzo, per potermi togliere qualche sassolino dalle scarpe. Poi abbiamo (noi maiestatico, come il Papa, ndr) pensato a una candidatura altrove, per evitare che tutta la campagna venisse focalizzata sul tema banche”. Ma soprattutto che i sassolini dalle scarpe se li levassero gli aretini e la incontrassero per la strada.

“Il collegio di Bolzano non è stato casuale: avevo lavorato sulle Autonomie Speciali, conoscevo come funziona la realtà dell’Alto Adige”. Ma tu pensa. La focosa intervistatrice lacrima per “gli attacchi che ha subìto, sui social e non solo (penso al Cosciometro del Fatto Quotidiano)”: una vignetta di Natangelo, roba che neanche l’Isis. Lei la rincuora: “Non so se sono stata il capro espiatorio”, però ha patito tanti “pregiudizi”.

Domanda (si fa per dire): “L’essere donna crede abbia influito?”. “Un po’ sì, quello che ho fatto io è stato accettato con più fatica che se l’avesse fatto un uomo”. In effetti, se a occuparsi di Etruria fosse stato il ministro dell’Economia che non aveva parenti in banca anziché la ministra delle Riforme figlia del vicepresidente, sarebbe stata un’altra cosa.

Sistemati i sessisti del #MebToo, la patriota auspica una bella “crisi economica” che rovesci il governo. E le minacce non sono finite: “riprendo il mio mestiere di avvocato”. A noi risulta che abbia bussato ai maggiori studi legali, come Alfano, ma diversamente da lui ha trovato chiuso. Quindi al momento riesce a essere una tacca sotto Alfano (categoria che si riteneva impossibile in natura).

L’ultimo scoop è della Chiale: “Fraccaro propone cose non dissimili alle sue, come l’abolizione del Cnel e la riduzione dei parlamentari. Soddisfazione o amarezza?”.
Balle: la Boschi&Verdini fu bocciata perché aboliva le elezioni del Senato per infarcirlo di consiglieri regionali e sindaci. Ma tanto non se lo ricorda nessuno, tantomeno la Boschi, che la sua “riforma” non solo non l’ha scritta, ma neppure letta.

E Renzi? “È il politico più coraggioso che conosco”. Figurarsi gli altri. “Un difetto? Si fida troppo degli altri”. Ecco, è troppo buono.
Ma ora passiamo alle cose serie: “Il libro che sta leggendo?”. “Due in contemporanea” (è una ragazza prodigio). Uno è Non si abbandona mai la battaglia (sottotitolo: nemmeno quando si è giurato di dimettersi in caso di sconfitta).

Se la memoria non ci inganna, già il 13 agosto s’era fatta un selfie su Instagram con quel testo in grembo. Non saranno troppi 40 giorni per un solo libro?
O in ferie guardava le figure?

“Rivieni avanti, aretina”, di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 21 Settembre 2018