Gli studenti si ribellano al ministro Fedeli: regalati 500 milioni alle scuole private: “Leso diritto allo studio”

 

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Gli studenti si ribellano al ministro Fedeli: regalati 500 milioni alle scuole private: “Leso diritto allo studio”

 

Il ministro Fedeli dà 500 milioni alle scuole private. Gli studenti: “Leso diritto allo studio”

L’Unione degli Studenti accusa il ministro Fedeli di continuare a finanziare con centinaia di milioni di euro le scuole paritarie, concedendo fondi pubblici a istituti già finanziati da versamenti privati. “Noi riteniamo che il finanziamento alle scuole paritarie da parte dello Stato, che invece dovrebbe investire nella scuola pubblica, sia un atto non soltanto ingiusto nei confronti della scuola pubblica ma anche nei confronti degli studenti perché quei soldi dovrebbero essere destinati al diritto allo studio, all’accesso di tutti e tutte all’istruzione”, ha dichiarato la coordinatrice nazionale del sindacato degli studenti, Francesca Picci.

I finanziamenti statali alle scuole paritarie fanno esplodere, di nuovo, la polemica. A denunciare i trasferimenti da 500 milioni di euro e la possibilità di partecipare ai PON è l’Unione degli Studenti, che contesta fortemente la decisione del ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, definendo “vergognoso” l’atto istituzionale. “La Ministra Fedeli ha firmato il decreto per le risorse alle scuole paritarie: 500 milioni di euro, aggiunti alla possibilità di partecipare ai PON. Nel nostro paese il diritto allo studio non è garantito, la dispersione scolastica sfiora il 14%, gli edifici scolastici spesso non sono a norma eppure si sceglie di elargire fondi alle scuole private invece di destinarli a quelle pubbliche”, scrive in un comunicato l’Unione degli Studenti.

“Crediamo sia grave, date le condizioni in cui versano le scuole pubbliche italiane, che il Ministero riservi i fondi dei PON e ne elargisca altri 500 milioni per le scuole private: chiediamo da anni una legge nazionale sul diritto allo studio, oltre ad investimenti strutturali sull’istruzione pubblica. Non è la prima volta che il Ministero privilegia chi è già privilegiato, dobbiamo invertire questa rotta: la priorità deve essere il rifinanziamento dell’Istruzione pubblica da tempo abbandonata”, conclude il sindacato degli studenti.

Il finanziamento con fondi pubblici degli istituti paritari non è certo una novità nel panorama italiano e da molti anni lo scontro sul punto è molto acceso, tanto che lo scorso anno il sottosegretario Toccafondi bollò la polemica come “fuori dalla realtà e dalla storia”. Secondo Toccafondi, inoltre, “le scuole paritarie non sono private tout-court. Con la Legge 62/2000 si è assodato che esiste un unico sistema nazionale, che è diviso in scuole statali e non statali. Le non statali sono le paritarie, scuole private che devono sottostare a un sistema di controlli e verifiche per essere equiparate alle statali. La scuola pubblica statale conta 8 milioni e mezzo d’iscritti, la scuola pubblica non statale ne conta 1 milione. Se improvvisamente chiudessero tutte queste scuole, bisognerebbe spendere diversi miliardi in più all’anno per garantire una scolarizzazione a tutti questi bambini e ragazzi”.

Raggiunta al telefono da Fanpage.it, la coordinatrice nazionale dell’Unione degli Studenti, Francesca Picci, spiega meglio la contestazione: “C’è stato questo intervento da parte della ministra Fedeli il 21 marzo scorso, in cui sono stati destinati questi soldi alle scuole paritarie. Noi riteniamo che il finanziamento alle scuole paritarie da parte dello Stato, che invece dovrebbe investire nella scuola pubblica, sia un atto non soltanto ingiusto nei confronti della scuola pubblica ma anche nei confronti degli studenti perché quei soldi dovrebbero essere destinati al diritto allo studio, all’accesso di tutti e tutte all’istruzione. Poi noi denunciamo anche il fatto che si dia la possibilità alle scuole paritarie di accedere ai fondi del PON, che sono fondi destinati ad istituti scolastici a rischio come quelli nelle periferie o in zone svantaggiate o difficoltose. Che delle scuole paritarie, che ricevono finanziamenti privati, abbiano anche accesso a questi fondi a noi sembra assurdo, un privilegio a chi è già privilegiato”.

“Vergognoso che un sottosegretario all’istruzione pubblica dica una cosa del genere”, replica Picci alle parole del sottosegretario Toccafondi in merito alla polemica. “Chi è fuori dalla storia e dalla realtà è chi fa queste politiche, che di fatto escludono dal diritto allo studio tantissime studentesse e studenti che purtroppo ad oggi non si possono permettere gli studi. Ricordiamo che la dispersione scolastica in Italia è pari 15% e chi va in una scuola paritaria ha la possibilità di pagarsi retta e gli studi, la scuola pubblica invece va finanziata. Il compito di un sottosegretario all’Istruzione dovrebbe essere quello di garantire innanzitutto l’accesso alla scuola pubblica”, conclude Picci.

 

fonte: https://www.fanpage.it/il-ministro-fedeli-da-500-milioni-alle-scuole-private-gli-studenti-leso-diritto-allo-studio/

SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

Fedeli

 

 

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SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

VALERIA FEDELI MENTE ANCORA!

 

Da Il Giornale:

“Fake news”, “Non si è ritirata?”: scontro Fedeli-Telese

Il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese. Ecco cosa aveva detto prima del referendum

Il ministro dell’IstruzioneValeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese.

Al centro delle scintille quella promessa della Fedeli di ritirarsi dalla politica in caso di vittoria del “No” al referendum del 4 dicembre 2016. Telese incalza subito il ministro: “Ma lei non aveva detto che avrebbe smesso con la politica, se avesse perso il Sì al referendum costituzionale? C’ero anche io nella stessa trasmissione”.

La Fedeli ribatte e prova a rimangiarsi quanto detto: “Non ho detto questo. Ho detto un’altra cosa, e cioè che, dal mio punto di vista, dopo la sconfitta del 4 dicembre, si sarebbe dovuti andare al voto” “Non è vero” – replica Telese – “Lei da ministro non può dire questo, quando gira un video, in cui lei dice che non bastava dimettersi, ma era necessario ritirarsi dalla politica”. Poi la chiusura del ministro: “No, mi dispiace, caro Luca. È una fake news”. Ma un video ancora presente sul web mostra esattamente il contrario di quanto sostenuto dalla Fedeli. Ecco le sue parole prima del referendum: “Se vince il No, il giorno dopo bisogna prenderne atto, non possiamo andare avanti perché non avremmo più l’autorevolezza. Sarebbe giusto rimettere il mandato da parte del premier ma anche da parte dei parlamentari: tolgo l’alibi a chi pensa ‘tanto stiamo lì fino al 2018’, perché pensano alla propria sedia. Io non penso alla ‘propria’ sedia”.

QUI il nostro articolo con il video della promessa della Fedeli

QUI il video tratto dalla trasmissione

Una grande lezione di Serietà: Valeria Fedeli – 29/11/2016, “se perdiamo il Referendum vado a casa”. 04/12/2016, perde il Referendum. 12/12/2016, non solo non va a casa, ma si prende pure una bella poltrona da Ministro

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Una grande lezione di Serietà: Valeria Fedeli – 29/11/2016, “se perdiamo il Referendum vado a casa”. 04/12/2016, perde il Referendum. 12/12/2016, non solo non va a casa, ma si prende pure una bella poltrona da Ministro

I politici possono prenderci per i fondelli perchè abbiamo la memoria corta. I media si guardano bene da ricordarci certe cose. Ci resta solo il web, e per questo la loro priorità è imbavagliarlo con la scusa delle fake news.

Si, vabbe’ questa è quasi una sciocchezza rispetto alle porcherie che combinano, ma è emblematico di quanto sia seria questa classe politica.

Valeria Fedeli prima del referendum del 4 dicembre disse che in caso di vittoria del NO si sarebbe dimessa perchè non è attaccata alla poltrona.

Non solo non si è dimessa ma si è accaparrato un’ambitissima poltrona d’oro!

Ecco l’alternanza scuola lavoro della Fedeli – I nostri figli sfruttati, derisi e insultati nei call center!!

scuola

 

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Ecco l’alternanza scuola lavoro della Fedeli – I nostri figli sfruttati, derisi e insultati nei call center!!

 

Gli studenti nel call center per l’alternanza scuola lavoro: “Maltrattati per fare i centralinisti”

Circa 40 studenti del liceo Newton di Roma si sono ritrovati a fare la loro esperienza di alternanza scuola-lavoro in una sorta di call-center dove il loro unico compito è chiamare dei clienti per farsi fornire un contatto mail. Gli studenti hanno denunciato anche le condizioni di lavoro e l’atteggiamento dei tutor aziendali: “Ci dicono frasi antisemite come ‘il lavoro rende liberi’ o svilenti come ‘tanto questo sarà il vostro lavoro’”.

Lo scopo dell’alternanza scuola lavoro è quello di formare gli studenti e prepararli al loro ingresso nel mondo del lavoro. Ma, spesso, questo percorso che dovrebbe servire a scopo solamente didattico, rischia di diventare una esperienza controproducente, se non umiliante, per lo studente. È probabilmente questo il caso dei circa 40 studenti del liceo scientifico Newton di Roma che si sono ritrovati a svolgere attività di call center all’interno di un ente nel quale – secondo quanto denunciato dagli stessi ragazzi – sono stati anche maltrattati all’interno di un ambiente di lavoro per nulla idoneo a un percorso di questo genere.

La denuncia della Rete degli Studenti Medi
A sollevare il caso è la Rete degli Studenti Medi, la rete di associazioni di studenti delle scuole superiori attiva in molte città italiane. La vicenda denunciata è quella del liceo Newton di Roma, dove circa 40 studenti hanno iniziato il loro percorso di alternanza scuola-lavoro in un’azienda nella quale il loro compito è quello di “contattare telefonicamente dei clienti – soprattutto architetti – per proporgli l’adesione a una piattaforma e per ottenere il loro indirizzo mail per ricontattarli”. “Dopo che ci siamo mobilitati, la preside ha proposto di far saltare la convenzione, ma c’è il rischio che chi ha già fatto circa 50 ore le perda se decide di non continuare fino al termine delle 100 ore previste”. “I ragazzi – denunciano – sono gli unici lavoratori in una azienda che non ha dipendenti”. Gli studenti “hanno un testo scritto che devono ripetere al telefono proponendo la piattaforma e chiedendo un contatto mail”.

Oltre alla valenza formativa quasi nulla di questo percorso di alternanza, si aggiunge – secondo la denuncia – il pessimo clima di lavoro e i continui rimproveri dei tutor aziendali: “Dicono ai ragazzi che sono poco produttivi, li rimproverano perché in due settimane hanno portato solo 26 contatti rinfacciando loro che affidandosi a un’agenzia avrebbero avuto personale più competente”.

Andrea Russo, coordinatore regionale del Lazio della Rete degli Studenti Medi, riporta anche altre frasi dette ai ragazzi: “Se non lavorate vi facciamo bocciare”, “il capo sono io”. E – aggiunge – “si fanno riferimenti al campo di sterminio di Auschwitz citando la frase ‘il lavoro rende liberi’”. Nello specifico, la frase ‘il lavoro rende liberi’ è quella che si trovava all’ingresso di molti campi di sterminio, tra cui proprio quello di Auschwitz, nei quali i nazisti, durante la seconda guerra mondiale, costringevano ai lavori forzati e a ritmi insostenibili e spesso mortali gli ebrei e tutte le altre persone ‘rastrellate’ per la loro etnia o credo religioso: ‘Arbeit macht frei’, è la formula in tedesco.

C’è poi un’altra denuncia, riguardante la proprietà dell’azienda. “Abbiamo fatto richiesta alla camera di commercio – spiegano dalla Rete degli Studenti Medi – per capire chi è il proprietario: c’è la comproprietà di due fratelli e uno di loro due si occupava dei percorsi di alternanza proprio in quella scuola fino all’anno prima”. “Il docente referente l’anno scorso dell’alternanza in quell’istituto non è più docente ma ha il 49% del capitale sociale dell’azienda, è ancora tutor aziendale”, spiega Andrea Russo.

La testimonianza di Luca: ‘Anche frasi antisemite’
Luca, uno studente di quinto anno del liceo scientifico Newton, racconta a Fanpage.it la sua esperienza: “Questo percorso – spiega – ce l’hanno imposto, non abbiamo avuto nessuna scelta sul tipo di corso”. Luca parla di una esperienza “non formativa, ma solo lavorativa in cui facciamo i centralinisti”. Lo studente spiega anche come funziona il suo lavoro quotidiano: “Questa società per cui lavoriamo ha creato una piattaforma online, una sorta di Amazon per gli architetti in cui vengono messi i progetti di ognuno di loro. La piattaforma si prende una percentuale su ogni lavoro portato a termine, la società prende il 30%. Noi dobbiamo chiamare tutti gli architetti e chiedere le loro mail a cui inviare il link di questa piattaforma, abbiamo un database infinito di architetti di tutta Italia da contattare”.

Il clima sul lavoro è molto pesante: “Ci trattavano come veri e propri dipendenti”, spiega riportando alcune delle frasi dette dai tutor: “Io sono il tuo capo, fai quello che dico io”. C’è soprattutto un tutor, secondo Luca, che ha “la battuta troppo facile e dice frasi fuori contesto”. Un esempio? “Questo è il lavoro che farete nella vostra vita” o “il lavoro rende liberi”. Una “frase antisemita”, come sottolinea Luca. L’unica nota positiva è che dopo la manifestazione nazionale del 13 ottobre contro l’alternanza scuola lavoro “sono diventati leggermente più buoni e hanno cominciato a fare dei brevi percorsi di formazione”. “Il clima ora è meno ostile – racconta ancora Luca – abbiamo più pause, si sentono meno battutine”. L’obiettivo ora è quello di “chiudere la convenzione e non offrire più forza lavoro gratuita come sta accadendo ora”, per evitare inoltre che altri studenti in futuro si trovino di fronte a una situazione come quella di molti ragazzi del liceo.

La testimonianza di Cecilia: ‘Attività non consona ai nostri percorsi’
Un’altra ragazza al quinto anno di liceo, Cecilia, spiega che a fine turno “ricevevamo un questionario da riempire in cui inserire il numero di chiamate effettuate e quello di indirizzi mail acquisiti”. Il lavoro è sembrato da subito “strano” ai ragazzi: “L’attività non ci sembrava né consona all’indirizzo di studi né che rientrasse nelle direttive del ministero”. Nei primi giorni, inoltre, ci sono state “un po’ di controversie perché ci hanno detto che non potevamo mangiare né fare pause. In realtà non è mai successo perché abbiamo fatto entrambe le cose lo stesso”.

Una volta denunciata a scuola questa difficile situazione, gli studenti hanno avuto il supporto dei professori: “Si sono mostrati molto sorpresi e rammaricati e hanno cercato di darci una mano sia nello studio che in questa vicenda. In fondo noi lavoriamo gratuitamente per un’azienda privata che ci guadagna senza darci nulla di formativo in cambio”. Però Cecilia ammette di aver lasciato dopo la prima settimana il suo percorso, e come lei anche altri ragazzi. “La preside della scuola ha comunque avuto una reazione più concreta” dopo i primi giorni per cercare di “far convalidare le ore” svolte fino a quel momento. “L’azienda – spiega ancora Cecilia – sta facendo firmare un foglio dove dichiarano che chi vuole può continuare e chi vuole può lasciare, ma che comunque queste ore verranno convalidate”. In ogni caso, la dirigente scolastica “sicuramente è dalla nostra parte – assicura la ragazza – però la situazione è un po’ difficile, lei focalizza l’attenzione su come veniamo trattati, ma non sul tipo di lavoro in sé che non è formativo”.

C’è poi un altro aspetto controverso, quello dell’ex docente che fa parte dell’azienda: “Faceva parte dell’organico di potenziamento”, sottolinea Cecilia, che spiega: “Effettivamente non faceva parte dell’organico dei professori però lavorava a scuola nostra come organico di potenziamento”. A scoprirlo sono stati proprio gli studenti: “Ci siamo insospettiti noi ragazzi perché il cognome era uguale e in vari fogli abbiamo visto che la proprietà della società è divisa tra loro due che sono fratelli. Quindi ci guadagna anche lui” in tutta questa vicenda, conclude Cecilia ammettendo di avere qualche dubbio su questo aspetto della questione.

tratto da: https://roma.fanpage.it/gli-studenti-nel-call-center-per-l-alternanza-scuola-lavoro-maltrattati-per-fare-i-centralinisti/

Un grande, geniale, fantastico Maurizio Crozza imita la Fedeli: “Cosa sta succedendo nelle nostre università? E che ne so, chi c’è mai stata?”

 

Maurizio Crozza

 

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Un grande, geniale, fantastico Maurizio Crozza imita la Fedeli: “Cosa sta succedendo nelle nostre università? E che ne so, chi c’è mai stata?”

Nel corso della puntata di venerdì scorso di Fratelli di Crozza, il comico genovese si è cimentato anche nella ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli.

A fondo pagina potete vedere il video.

Di seguito la trascrizione:

Buonasera Ministro Fedeli, buonasera Ministro.

Riesco a dirle di chiamarmi Ministra? O le è troppo difficile?
Dunque io avevo due diplomi, uno da perito meccanico e uno da assistente cuoca. Poi nel ’90 è uscita una legge che si potevano equiparare una laurea in medicina vascolare ma io non ho fatto la domanda e questo è tutto. Passiamo ad altro.
Io mi sono assunta la responsabilità come donna, come femminista e anche come specializzanda in biologia molecolare. Si, perché una volta ho trovato della muffa nel formaggio e poi nel 1990, nel ’90 potevo equipararlo ad una laurea ma non l’ho fatto e me ne assumo la responsabilità.
Io sono una donna determinata. Non ho dato la colpa allo staff come fanno gli altri politici. Non è forse buona politica questa? Potevo dire che quelli dello staff sono una manica di stronzi, perché la colpa è loro, ma non l’ho fatto. Basta, la storia è chiusa. Andiamo avanti. Andiamo oltre.
Riesco a dirle di chiamarmi Ministra?

Ministra riusciamo a parlare della notizia di questi giorni, ci dice cosa sta succedendo nell’università italiana?

E chi c’è mai stata all’università.
Guardi io mi assumo la responsabilità, non do la colpa a nessuno, del mio staff perché sono tutti laureati, perché nel ’90 è uscita una legge che se studiavi ti laureavi. Ma io non ho mai fatto domanda. Basta, storia chiusa. Andiamo avanti. Riesco a dirle di chiamarmi Buona Politica?

Senta, tra i professori universitari coinvolti nello scandalo, c’è però anche un ex ministro, no?

Eh… Vede cosa succede ad avere ministri laureati. Io nel mio piccolo sono la dimostrazione vivente che si può essere una buona ministra anche con una semplice licenza media truccata.

No aspetti, ha truccato anche la licenza media?

Ma non do la colpa allo staff. Anche perché non erano ancora nati. Storia chiusa, andiamo avanti.

Senta Ministra, ma è vero che ha proposto di consentire l’uso degli smartphone in classe? E perché lo ha fatto?

B. Perché ai miei tempi, se avessi avuto lo smartphone in classe, magari avrei finito le elementari anche io. Purtroppo le ho fatte prima della legge del ’90 che equiparava l’asilo alle elementari e non ho fatto domanda, perché sono determinata cosi. Riesco a dirle di chiamarmi Equiparata?

Ma un anno in meno alle medie e al liceo, ad esempio, perché lo ha proposto?

Perché quello che si fa in 5 anni lo si può anche fare in 4. Io lo dico, ne ho fatti 20 in 1. Andiamo avanti, guardiamo oltre. Mi può chiamare 20 in 1?

Senta, ma tra 6 mesi cambierà il governo, cosa crede di fare dopo la sua esperienza da ministra?

Ah, grazie. Io il primo anno di materna ho fatto un volo dalle scale. Bé, siccome nel ’90 è uscita una legge che la equiparava ad un brevetto di volo, pensavo di fare il pilota di boing. Riesco a dirle di chiamarmi Comandante?”

Guarda il video:

Dopo la Lorenzin che non sa la differenza tra batteri e virus, ecco un altro capolavoro di questo Governo: La Fedeli (Ministro dell’istruzione, per chi non lo sapesse) fa incontrare Vittorio Emanuele III e Napoleone…!

 

Fedeli

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Ve la ricordate la gaffe della Lorenzin?

Giusto per ricordarvelo: il Ministro Lorenzin scrive di antibiotici che combattono virus. Tutti possono non sapere che gli antibiotici combattono i batteri, non i virus. TUTTI MA NON IL MINISTRO DELLA SANITA’ !!! Un Ministro della Sanità deve saperlo, cazzo!! In un Paese civile una così l’avrebbero già cacciato a calci in c…!

C’è chi ha fatto quasi peggio…

Dopo la Lorenzin che non sa la differenza tra batteri e virus, ecco un altro capolavoro di questo Governo: La Fedeli (Ministro dell’istruzione, per chi non lo sapesse) fa incontrare Vittorio Emanuele III e Napoleone…!

 

La Fedeli casca sulla Storia. E fa incontrare Vittorio Emanuele III e Napoleone
Dopo la laurea che non c’era, nuovo scivolone della titolare al dicastero

Un altro scivolone per la ministra Valeria Fedeli. Dopo la storia della sua laurea mai conseguita (si trattava di un diploma) inserita nella sua biografia da ministro dell’Istruzione la titolare del dicastero torna a fare una gaffe, questa volta in tema di storia.

La gaffe è visibile sul sito del Miur, nella sezione Ministra: la Fedeli con tanto di carta intestata del Ministero scrive che “È qui che nel 1631 venne firmata la Pace che concluse la guerra del Monferrato, durante la peste che fa da sfondo ai Promessi Sposi. È qui che più tardi, nel 1796, Napoleone impose a Vittorio Emanuele III l’armistizio con cui decretò la capitolazione Sabauda”. Peccato che Vittorio Emanuele III salirà sul trono soltanto un secolo dopo…(e l’altro l’armistizio fu firmato da Vittorio Amedeo III).

Come se non bastasse l’intervento della Fedeli è stato registrato durante il Premio Cherasco Storia che come si legge nella presentazione “si propone di esaltare la storia come disciplina fondamentale di ogni convivenza civile e di favorire nei giovani la passione per la ricerca e l’indagine approfondita del passato”.

MINISTERO
fonte: http://www.huffingtonpost.it/2017/06/06/la-fedeli-casca-sulla-storia-e-fa-incontrare-vittorio-emanuele_a_22128150/?ref=fbpr