Ve lo ricordate il blog di Matteo Renzi? Doveva contrastare quello di Grillo! Che fine ha fatto? Affossato dallo stesso Renzi: ZERO LETTORI… Ennesima figura di m…., pietosamente nascosta dal silenzio dei media di regime.

 

Matteo Renzi

 

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Ve lo ricordate il blog di Matteo Renzi? Doveva contrastare quello di Grillo! Che fine ha fatto?  Affossato dallo stesso Renzi: ZERO LETTORI… Ennesima figura di m…., pietosamente nascosta dal silenzio dei media di regime.

 

Renzi affossa il suo blog: zero lettori

Doveva incalzare quello di Grillo. L’ultimo post è di due mesi fa
 – ilgiornale.it) – L’avvio è scoppiettante: un post ogni due settimane per incalzare Beppe Grillo sul terreno della comunicazione via web.
Otto mesi dopo, Matteo Renzi rivede i piani: il blog del rottamatore non decolla. Il segretario dei Pd valuta l’ipotesi di «rottamare» la principale arma soffiata all’artiglieria grillina. L’ultimo post sul blog è del 10 luglio. Il bilancio è impietoso: i messaggi dell’ex sindaco di Firenze non riscuotono più di 100 commenti. Nulla rispetto alle fucilate del comico genovese. Eppure, il 25 gennaio, giorno dell’esordio del blog, Renzi precisa che «non si tratta di un luogo (virtuale) per reduci». Anzi, scrive l’ex capo del governo – «il blog è il luogo dove camminare verso il futuro. Insieme, in tanti». Il cammino si è interrotto velocemente. In viaggio (virtuale) sono rimasti in pochi, a giudicare dall’insuccesso della piattaforma renziana. E sempre in tema di rottamazione renziana, ieri è stato il turno del presidente uscente della Regione Sicilia Rosario Crocetta: il governatore, dopo un incontro al Nazareno con il segretario del Pd, ha deciso di ritirare la candidatura per le regionali in Sicilia e sostenere Fabrizio Micari. «Mi prendo 18 ore per sentire i miei», ha spiegato il presidente siciliano che si dice disposto a rinunciare alla candidatura a governatore e alle primarie: «Non sono uno che sfascia tutto».
Chiusa la partita siciliana, grazie all’accordo Crocetta-Micari, il leader del Pd punta ora al rilancio della propria leadership. Da tempo, il fallimento del blog ne è la prova, l’intera strategia di comunicazione è in crisi. Il messaggio del rottamatore non sfonda. Gli interventi pubblici di Renzi sono invettive monotematiche contro D’Alema, Europa e magistrati del caso Consip. Il ritorno di Renzi al Nazareno, dopo la pausa estiva, rinfrancato anche da un sondaggio realizzato da Emg che lo vedrebbe avanti a Di Maio e Salvini sulla popolarità dei leader, è nel segno dell’operazione rilancio. Il 25 settembre, da Roma, il segretario dei dem partirà in treno per toccare tutte le province italiane. Esperimento non nuovo nel panorama politico italiano: nel 2001, Francesco Rutelli utilizzò lo stesso mezzo per la campagna elettorale che lo portò alla sconfitta contro Silvio Berlusconi. Renzi cambia strada, passando dalla piazza virtuale a quella reale. Nell’ottica della nuova strategia si inquadrerebbe anche il coinvolgimento di Walter Veltroni, che ieri ha incontrato sia Renzi che il premier Gentiloni, per la conferenza programmatica del Pd di ottobre. Sul piano politico, ius soli e alleanze sono i due dossier che il segretario dem si prepara ad affrontare per l’autunno pre-elettorale. In casa Pd si è consumato lo strappo sulle alleanza tra il presidente del Matteo Orfini e il portavoce Matteo Richetti. Per Orfini «una coalizione che vada da Angelino Alfano a Giuliano Pisapia non potrà essere riproposta a livello nazionale». Il presidente Pd ha smentito Richetti che in un’intervista alla Stampa aveva aperto all’ipotesi di «un listone unico con Alfano a Pisapia». Più delicata la partita sullo ius soli: il Pd spinge per l’approvazione del provvedimento prima di Natale. Sapendo di non avere i numeri in Parlamento ma soprattutto di minare la tenuta del governo Gentiloni.
fonte: https://infosannio.wordpress.com/2017/09/05/renzi-affossa-il-suo-blog-zero-lettori/amp/

Caro Matteo Renzi, tra dire “Aiutiamoli a casa loro” e farlo, ci sono 8,6 miliardi di Euro di armi che vendiamo ai loro dittatori!

Matteo Renzi

 

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Caro Matteo Renzi, tra dire “Aiutiamoli a casa loro” e farlo, ci sono 8,6 miliardi di Euro di armi che vendiamo ai loro dittatori!

Il vero record di Renzi: sestuplicato l’export di armamenti

Lo sa, ma non lo dice in pubblico. E la notizia non compare né sul suo sito personale, né sul portale “Passo dopo passo” e nemmeno tra “I risultati che contano” messi in bella mostra con tanto di infografiche da “Italia in cammino”. Eppure è stata la miglior performance del suo governo. Nei 1024 giorni di permanenza a Palazzo Chigi, Matteo Renzi ha raggiunto un primato storico di cui però, stranamente, non parla: ha sestuplicato le autorizzazioni per esportazioni di armamenti. Dal giorno del giuramento (22 febbraio 2014) alla consegna del campanellino al successore (12 dicembre 2016), l’esecutivo Renzi ha infatti portato le licenze per esportazioni di sistemi militari da poco più di 2,1 miliardi ad oltre 14,6 miliardi di eurol’incremento è del 581% che significa, in parole semplici, che l’ammontare è appunto più che sestuplicato. Una vera manna per l’industria militare nazionale, capeggiata dai colossi a controllo statale Finmeccanica-Leonardo e Fincantieri. E’ tutto da verificare, invece, se le autorizzazioni rilasciate siano conformi ai dettami della legge n. 185 del 1990 e, soprattutto, se davvero servano alla sicurezza internazionale e del nostro paese.

Renzi e il motto di Baden Powell

Un fatto è certo: è un record storico dai tempi della nascita della Repubblica. Ma, visto il totale silenzio, il primato sembra imbarazzare non poco il capo scout di Rignano sull’Arno che ama presentarsi ricordando il motto di Baden Powell: “Lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. L’imbarazzo è comprensibile: la stragrande maggioranza degli armamenti non è stata destinata ai paesi amici e alleati dell’UE e della Nato (nel 2016 a questi paesi ne sono stati inviati solo per 5,4 miliardi di euro pari al 36,9%), bensì ai paesi nelle aree di maggior tensione del mondo, il Nord Africa e il Medio Oriente. E’ in questa zona – che pullula di dittatori, regimi autoritari, monarchi assoluti sostenitori diretti o indiretti del jihadismo oltre che di tiranni di ogni specie e risma – che nel 2016 il governo Renzi ha autorizzato forniture militari per oltre 8,6 miliardi di euro, pari al 58,8% del totale. Anche questo è un altro record, ma pochi se ne sono accorti.

Il basso profilo della sottosegretaria Boschi

Eppure non sono cifre segrete. Sono tutte scritte, nero su bianco e con tanto di grafici a colori, nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento per l’anno 2016” inviata alle Camere lo scorso 18 aprile. L’ha trasmessa l’ex ministra delle Riforme e attuale Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Maria Elena Boschi. Nella relazione di sua competenza l’ex catechista e Papa girl si è premurata di segnalare che “sul valore delle esportazioni e sulla posizione del Kuwait come primo partner, incide una licenza di 7,3 miliardi di euro per la fornitura di 28 aerei da difesa multiruolo di nuova generazione Eurofighter Typhoon realizzati in Italia”.  Al resto – cioè ai sistemi militari invitati in 82 paesi del mondo tra cui soprattutto quelli spediti in Medio Oriente – la Sottosegretaria ha riservato solo un laconico commento: “Si è pertanto ulteriormente consolidata la ripresa del settore della Difesa a livello internazionale, già iniziata nel 2014, dopo la fase di contrazione del triennio 2011-2013”. La legge n. 185 del 1990, che regolamenta la materia, stabilisce che l’esportazione e i trasferimenti di materiale di armamento “devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell’Italia”: autorizzare l’esportazione di sistemi militari a paesi al di fuori delle principali alleanze politiche e militari dell’Italia meriterebbe pertanto qualche spiegazione in più da parte di chi, durante il governo Renzi e oggi col governo Gentiloni, ha avuto la delega al programma di governo.

I meriti della ministra Pinotti

Non c’è dubbio, però, che gran parte del merito per il boom di esportazioni sia della ministra della Difesa, Roberta Pinotti. E’ alla “sorella scout”, titolare di Palazzo Baracchini, che va attribuito il riconoscimento di aver consolidato i rapporti con i ministeri della Difesa, soprattutto dei paesi mediorientali. La relazione del governo non glielo riconosce apertamente, ma la principale azienda del settore, Finmeccanica-Leonardo, non ha mancato di sottolinearne il ruolo decisivo. Soprattutto nella commessa dei già citati 28 caccia multiruolo Eurofighter Typhoon: “Si tratta del più grande traguardo commerciale mai raggiunto da Finmeccanica” – commentava l’allora Amministratore Delegato e Direttore Generale di Finmeccanica, Mauro Moretti. “Il contratto con il Kuwait si inserisce in un’ampia e consolidata partnership tra i Ministeri della Difesa italiano e del Paese del Golfo” – aggiungeva il comunicato ufficiale di Finmeccanica-Leonardo. Alla firma non poteva quindi mancare la ministra, nonostante i slittamenti della data dovuti – secondo fonti ben informate – alle richieste di chiarimenti circa i costi relativi “a supporto tecnico, addestramento, pezzi di ricambio e la realizzazione di infrastrutture”.

Anche il Ministero della Difesa ha posto grande enfasi sui “rapporti consolidati” tra Italia e Kuwait: rapporti – spiegava il comunicato della Difesa – “che potranno essere ulteriormente rafforzati, anche alla luce dell’impegno comune a tutela della stabilità e della sicurezza nell’area mediorientale, dove il Kuwait occupa un ruolo centrale”. Nessuna parola, invecesul ruolo del Kuwait nel conflitto in Yemen, in cui è attivamente impegnato con 15 caccia, insieme alla coalizione a guida saudita che nel marzo del 2015 è intervenuta militarmente in Yemen senza alcun mandato internazionale. I meriti della ministra Pinotti nel sostegno all’export di sistemi militari non si limitano ai caccia al Kuwait: va ricordato anche l’accordo di cooperazione militare con Qatar per la fornitura da parte di Fincantieri di sette unità navali dotate di missili MBDA per un valore totale di 5 miliardi di euro, che però non compare nella Relazione governativa. Ma, soprattutto, non va dimenticata la visita della ministra Pinotti in Arabia Saudita per promuovere “affari navali”: ne ho parlato qualche mese fa e rimando in proposito ai miei precedenti articoli.

Le dichiarazioni dell’ex ministro Gentiloni

Una menzione particolare spetta all’ex ministro degli Esteri e attuale presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. E’ lui, ex catechista ed ex sostenitore della sinistra extraparlamentare, che più di tutti si è speso in difesa delle esportazioni di sistemi militari. Lo ha fatto nella sede istituzionale preposta: alla Camera in riposta a due “Question Time”. Il primo risale al 26 novembre 2015, in riposta ad un’interrogazione del M5S, durante la quale il titolare della Farnesina, dopo aver ricordato che “… abbiamo delle Forze armate, abbiamo un’industria della Difesa moderna che ha rapporti di scambio e esportazioni con molti paesi del mondo…” ha voluto evidenziare che “è importante ribadire che l’Italia comunque rispetta, ovviamente, le leggi del nostro paese, le regole dell’Unione europea e quelle internazionali (pausa) sia per quanto riguarda gli embargo che i sistemi d’arma vietati”. Già, ma la legge 185/1990 e le “regole Ue e internazionali” non si limitano agli embarghi, anzi pongono una serie di specifici divieti sui quali Gentiloni ha bellamente sorvolato.

Nel secondo, del 26 ottobre 2016, in risposta ad un’interrogazione del M5S che riguardava nello specifico le esportazioni di bombe e materiali bellici all’Arabia Saudita e il loro impiego nel conflitto in Yemen, Gentiloni ha sostenuto che “l’Arabia Saudita non è oggetto di alcuna forma di embargo, sanzione o restrizione internazionale nel settore delle vendite di armamenti”. Tacendo però sulla Risoluzione del Parlamento europeo, votata ad ampia maggioranza già nel febbraio del 2016, che ha invitato l’Alta rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Vicepresidente della Commissione, Federica Mogherini, ad avviare un’iniziativa finalizzata all’imposizione da parte dell’UE di un embargo sulle armi nei confronti dell’Arabia Saudita”, in considerazione delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale perpetrate dall’Arabia Saudita nello Yemen. Questa risoluzione, finora, è rimasta inattuata anche per la mancanza di sostegno da parte del Governo italiano.

Ventimila bombe da sganciare in Yemen

Rispondendo alla suddetta interrogazione, Gentiloni ha però dovuto riconoscere le “la ditta RWM Italia, facente parte di un gruppo tedesco, ha esportato in Arabia Saudita in forza di licenze rilasciate in base alla normativa vigente”. Un’assunzione, seppur indiretta, di responsabilità da parte del ministro. Il quale, nonostante i vari organismi delle Nazioni Unite e lo stesso Ban Ki-moon abbiano a più riprese condannato i bombardamenti della coalizione saudita sulle aree abitate da civili in Yemen (sono più di 10mila i morti tra i civili), ha continuato ad autorizzare le forniture belliche a Riad. E non vi è notizia che le abbia sospese, nemmeno dopo che uno specifico rapporto trasmesso al Consiglio di Sicurezza dell’Onu non solo ha dimostrato l’utilizzo anche delle bombe della RWM Italia sulle aree civili in Yemen, ma ha affermato che questi bombardamenti “may amount to war crimes” (“possono costituire crimini di guerra”).

Nella Relazione inviata al Parlamento spiccano le autorizzazioni all’Arabia Saudita per un valore complessivo di oltre 427 milioni di euro. Tra queste figurano “bombe, razzi, esplosivi e apparecchi per la direzione del tiro” e altro materiale bellico. La relazione non indica, invece, il paese destinatario delle autorizzazioni rilasciate alle aziende, ma l’incrocio dei dati forniti nelle varie tabelle ministeriali, permette di affermare che una licenza da 411 milioni di euro alla RWM Italia è destinata proprio all’Arabia Saudita: si tratta, nello specifico, dell’autorizzazione all’esportazione di 19.675 bombe Mk 82, Mk 83 e Mk 84. Una conferma in questo senso è contenuta nella Relazione Finanziaria della Rheinmetall (l’azienda tedesca di cui fa parte RWM Italia) che per l’anno 2016 segnala un ordine “molto significativo” di “munizioni” per 411 milioni di euro da un “cliente della regione MENA” (Medio-Oriente e Nord Africa).

La legge n. 185/1990 vieta espressamente l’esportazione di sistemi militari “verso Paesi in conflitto armato e la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione”, ma – su questo punto – nessun commento nella Relazione. E nemmeno da Renzi. Men che meno da Gentiloni. Che l’attuale capo del governo si sia dato come obiettivo quello di migliorare la performance di Renzi nell’esportare sistemi militari?

Giorgio Beretta
giorgio.beretta@unimondo.org

E POI CHE È SUCCESSO? 10 aprile scorso. Servizio di fuoco di Report contro Renzi: “scambio tra salvataggio Unità e appalti in Kazakistan”. Il Fatto rincara la dose. Di Maio ha pronto un dossier per arrestare Renzi. Renzi minaccia querele a destra e a manca. E poi cosa è successo?

 

Renzi

 

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E POI CHE È SUCCESSO? 10 aprile scorso. Servizio di fuoco di Report contro Renzi: “scambio tra salvataggio Unità e appalti in Kazakistan”. Il Fatto rincara la dose. Di Maio ha pronto un dossier per arrestare Renzi. Renzi minaccia querele a destra e a manca. E poi cosa è successo?

Ve ne avevamo già parlato: La querela di Di Maio sull’acquisto dell’Unità. Ed ora Renzi rischia seriamente 10 anni di carcere…!

Non è una domanda retorica. Veramente non lo sappiamo. E poi cosa è successo?

Sembrava lo scandalo del secolo. Per dieci giorni sono volate accuse minacce e controminacce. Poi il silenzio generale.

Cosa è successo?

Ci nascondono qualcosa? Tutto è finito a tarallucci e vino?

Se qualcuno ha notizie, informateci… grazie.

Per rinfrescarVi la memoria:

Il Fatto Quotidiano

L’Unità, “scambio tra salvataggio e appalti in Kazakistan”. E Renzi minaccia Report

Report, guerra Pd dopo la puntata su L’Unità: ‘Chiederemo danni al programma Rai e al Fatto. Brutta pagina giornalismo’

Il Giornale

“Scambio Unità-appalti Eni”: report incastra Renzi. L’ex Premier minaccia querele

Metodo Di Maio: un dossier per fare arrestare Renzi

Libero

La querela di Di Maio sull’acquisto dell’Unità: “Renzi rischia 10 anni di carcere”

Huffpost 

Pd contro Report e M5S. Pronti esposti contro la trasmissione e il blog di Grillo

Corriere della Sera

La festa all’Unità: l’inchiesta di Report e lo scontro con Renzi

…E poi cosa è successo?

by Eles

Assiste la figlia terminale, il datore la licenzia! Un altro grande successo del Jobs Act di Matteo Renzi!

Jobs Act

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Assiste la figlia terminale, il datore la licenzia! Un altro grande successo del Jobs Act di Matteo Renzi!

 

Assiste la figlia terminale, il datore la licenzia

Limite di assenze dal lavoro superato, scatta il licenziamento immediato.

E’ accaduto a Fossò, provincia di Padova, dove una madre ha rinunciato a tutto pur di donare un ultimo sorriso alla piccola Aurora di 8 anni, malata terminale. La famiglia, che sta passando un momento davvero difficile, cerca di affrontare come può i giorni a venire. Però quando la madre di Aurora pensava di tornare a lavoro, ha fatto una scoperta incredibile: alla pasticceria dove lavorava da ben 7 anni, per lei non c’era più posto. Il limite di assenza dal lavoro previsto per legge è stato superato, la donna era stata licenziata. Lei racconta ai microfoni di diversi quotidiani, quello che ha passato negli ultimi tempi della malattia della piccola Aurora, spiegando come la bambina abbia sempre affrontato tutto con grande coraggio e con il sorriso sulle labbra, Loro hanno fatto davvero tutto il possibile per farla sempre stare bene, per farla sorridere ogni giorno, tanto che hanno avverato uno dei suoi più grandi sogni, quello di vedere i propri genitori sposarsi.

‘Era molto felice’ spiega la madre ‘Siamo davvero contenti di aver fatto questa scelta, era il suo sogno, e noi abbiamo voluto fare in modo che fosse esaudito.’

‘Un esempio per tutti noi’

La madre di Aurora parla di come la bambina ha affrontato la malattia: ‘Aurora era una bambina molto coraggiosa non si è mai lamentata. Diceva di stare bene in qualunque situazione: è stata un esempio per tutti noi.’ Poi la doccia fredda del lavoro, Una storia che ha sconvolto tutto il paese in cui vive la famiglia della piccola Aurora. E’ vero che la legge prevede questo, ma in determinate situazioni dovrebbe scattare la comprensione per gli eventi, e cercare di glissare e smussare determinati cavilli. Non è stato il caso della madre di Aurora, che adesso dovrà affrontare il futuro come disoccupata, alla ricerca di un nuovo impiego in un momento difficile per i contratti di lavoro.

Il licenziamento

A far discutere è la storia dell’inaspettato licenziamento [VIDEO]. ‘Dovendo assistere da vicino Aurora, e in maniera decisamente costante, mi sono dovuta assentare dal lavoro per un periodo di tempo molto lungo, superando i limiti di assenza che sono previsti dalla legge vigente’. ‘Nei giorni scorsi mi è arrivata una comunicazione da parte della pasticceria dove lavoravo, nella quale mi veniva comunicato il licenziamento. Non è certo niente in confronto alla morte di Aurora, ma non posso nascondere che non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, considerando anche quello che abbiamo passato e quello che anche adesso stiamo affrontando’. #Cronaca Padova #lavoro 2017

 

fonte: http://it.blastingnews.com/cronaca/2017/08/assiste-la-figlia-terminale-il-datore-la-licenzia-001924963.html?sbdht=_rk5QfBPYUPyTyE12xxM6GZzwKDnqotNDBBtW1Kc7l8sZOLwxmPnMOc-s9j5xb3Uv0_

Matteo Renzi a Tiziano: “Papà, i tuoi amici fanno schifo” …che poi, detto da uno che ha governato con Alfano e Verdini…

Matteo Renzi

 

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Matteo Renzi a Tiziano: “Papà, i tuoi amici fanno schifo” …che poi, detto da uno che ha governato con Alfano e Verdini…

 

Consip, quando Matteo sbottò: “Papà, i tuoi amici fanno schifo”
In due scambi di sms tra i due Renzi, c’è il ritratto finale della cerchia di affari di “babbo Tiziano” firmato dal leader dem

C’è una conversazione intercettata tra Matteo Renzi e il padre nel giorno di Natale, finora inedita, che dimostra quanto sia stata prudente l’azione dei pm romani nei confronti di Tiziano Renzi. Il padre del premier usa per le sue conversazioni il sistema Whatsapp. Matteo scrive a Tiziano che non può usare quello strumento di comunicazione quel giorno perché ha un problema col cellulare e lo invita a parlare solo “dal punto di vista umano”. Se nei messaggi Whatsapp (che non sono intercettabili) Tiziano scrivesse o parlasse con Matteo e soprattutto con altri anche del “resto”, non lo sapremo mai.

La Procura di Roma nella giornata chiave dell’indagine Consip, il 20 dicembre 2016, e poi nelle settimane seguenti, non ha ritenuto utile perquisire il babbo (e non si capisce perché) nonostante i Carabinieri del Noe e i pm napoletani ritenessero utile quella perquisizione per capire se Carlo Russo parlasse con l’imprenditore Alfredo Romeo in accordo con Tiziano o fosse un millantatore bugiardo.

A maggior ragione – né quel giorno né in seguito – né i pm di Napoli né quelli di Roma hanno inteso sequestrare e analizzare il cellulare di Tiziano. I telefonini sequestrati in questa storia della Consip sono stati quelli degli investigatori del Noe (il capitano Scafarto e il colonnello Alessandro Sessa), quello della compagna del pm che ha fatto l’indagine (Federica Sciarelli) e quello del giornalista che ha scritto di Consip per primo e che oggi scrive questo articolo. Non risulta che i pm abbiano mai sequestrato il cellulare di Renzi senior o di Filippo Vannoni (indagato ora per favoreggiamento) o di Luigi Marroni o di altri soggetti coinvolti come passanti o terminali non indagati nelle vere fughe di notizie, quelle che hanno bruciato l’indagine tra agosto e dicembre.

Il Fatto ha più volte fatto notare la disparità di trattamento. Ora questo scambio di sms natalizi la rende ancora più inspiegabile. C’erano Whatsapp interessanti per l’indagine nel cellulare di Tiziano Renzi? Magari tra quelli cancellati e recuperati grazie ai potenti mezzi che le Procure hanno usato contro Il Fatto e Sciarelli? Non lo sapremo mai.

Le notizie sull’indagine Consip che coinvolge Tiziano sono state pubblicate dal Fatto quattro giorni prima e Matteo Renzi scrive alle sei del pomeriggio del 25 dicembre 2016 al babbo: “Allora, non posso parlarti su whatsup(sic) perché da stamani ho il telefonino impazzito. Hanno pubblicato sui Social il mio numero, puoi immaginare il casino”. Poi aggiunge: “Se vuoi parlare dal punto di vista umano, mi parli. Sul resto, se sei convinto che tutte le persone che incontri siano perbene, sopporti ancora per un po’ il fango e la merda. Su Facebook, non ti iscrivi. Nel modo più assoluto. Il contraddittorio lo fai dai Pm, non sui media diventando una macchietta. Io avevo voglia di lasciare. Non lo faccio solo per rispetto alle persone che ci hanno votato, almeno fino alle elezioni politiche. Dunque se continuo, tu non puoi fare il cazzo che ti pare”. Renzi qui scrive a Tiziano Renzi, probabilmente sapendo di essere intercettato, che ha pensato di mollare per colpa delle indagini, cioè per colpa sua.

Poi aggiunge una sorta di ordine: “Finché io sono un personaggio pubblico, tu – per cortesia evita ogni stronzata come quella di aprire un account Facebook. Querela chi vuoi querelare ma non fare cazzate. Grazie”. Tiziano risponde: “Ok”. Poi alle 18 e 37 aggiunge: “Riesco a vederti due minuti domani?”. Matteo replica: “Ok. Ma non fare cazzate, non scrivere su Facebook, non vivere questa fase come un rodeo. Se davvero non hai fatto nulla, e non ne dubito, la verità viene fuori. Prima o poi ma viene fuori. A domani, ci sentiamo per telefono per fissare”.

Matteo Renzi negli sms tratta il padre come un bravo ragazzo scapestrato, che si circonda di personaggi poco raccomandabili. Gli sms sono contenuti nelle carte depositate dalla Procura di Roma per chiedere il processo per l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e per l’ex responsabile delle gare Consip, Marco Gasparri. I Carabinieri del Noe riportano anche un altro duro scambio di sms tra padre e figlio. L’oggetto della polemica tra i due stavolta è l’intervista rilasciata il 12 gennaio del 2017 dall’imprenditore Luigi Dagostino al quotidiano La Verità di Belpietro.

Dagostino è il re degli outlet e ha creato con Tiziano Renzi la società Party Srl per organizzare eventi nei centri commerciali come The Mall di Reggello, vicino alla Rignano sull’Arno dei Renzi. Tiziano è stato suo consulente anche nello sviluppo di altri due outlet in Puglia e Liguria. Il 10 gennaio Tiziano Renzi dice al telefono al genero Andrea Conticini che avrebbe incontrato Dagostino il giorno dopo. L’11 gennaio il Noe annota una chiamata di Tiziano senza risposta. Nell’intervista rilasciata quel giorno e pubblicata il 12 gennaio Dagostino, che poi sarà indagato per reati tributari in un’altra inchiesta, raccontava la genesi e lo sviluppo del suo rapporto con Tiziano Renzi e ne sminuiva l’importanza con frasi al limite dell’offesa: “La Party non ha fatturato niente e io, dopo le prime polemiche mediatiche, ho pagato 5.000 euro per chiuderla (…) Negli outlet si fidano di me, mentre Renzi viene visto un po’ come un pasticcione”. Su Renzi senior diceva: “Abbiamo dovuto lasciarlo a casa dopo che sono uscite le notizie sulla sua collaborazione”. E poi: “L’aziendina di Tiziano mi montava i gonfiabili per i bambini, realizzava l’ evento di Natale con la carrozza e i cavalli. Faceva queste puttanate qua. Ci siamo conosciuti così”.

Quando il cronista rimarca l’importanza dell’azienda creata da Tiziano, e ora amministrata dalla moglie, e gli dice che “Eventi6” fattura ben 6 milioni di euro l’anno, Dagostino risponde: “Da quando il figlio è diventato presidente del Consiglio, qualcuno gli dà da lavorare”.

La frase fa infuriare Matteo. Il 12 gennaio alle 8 meno un quarto di sera, via sms, intima al babbo: “Spero che tu quereli D’Agostino. O come cazzo si chiama”. Tiziano replica alle 20 e 04: “Passo da genio del male a coglione patentato”. Matteo non molla: “No. È solo che dice che da quando sono premier qualcuno ti fa lavorare. È una roba su cui gli porti via soldi. Se credi”.

Tiziano gli scrive: “Sab (sabato, ndr) parlo con l’avvocato”. E Matteo il giorno dopo alle 17 e 40 scrive al padre: “Fai come credi, io non so che dirti. L’intervista di quello lì mi conferma nel giudizio: la stragrande maggioranza di quelli che ti circondano mi fanno vomitare”. Gli risponde Tiziano 10 minuti dopo: “Appena messo in sicurezza l’azienda mi dedico all’allevamento di maiali allo stato brado vediamo se riesco ad essere dannoso anche li”. Poi aggiunge: “io non ho più nessuno che mi circonda sono infetto per tutti”. A quel punto Matteo desiste.

Le intercettazioni sono state depositate dalla Procura di Roma. Lo ribadiamo a beneficio del procuratore aggiunto di Napoli Alfonso D’Avino.

di  | 30 luglio 2017

Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …E qualcuno si meraviglia che hanno chiuso La Gabbia?

Paragone

 

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Quando Paragone sfidò Renzi: “Vieni in tv e spiegaci perché il tuo Pd ha respinto la proposta M5s di sospendere l’indennità ai parlamentari arrestati. SPIEGACI PERCHÈ GLI ONOREVOLI IN GALERA DEVONO GUADAGNARE 18MILA EURO AL MESE” !! …E qualcuno si meraviglia che hanno chiuso La Gabbia?

 

di Gianluigi Paragone (Facebook)

Ora Matteo Renzi spieghi perché il suo Pd (assieme a Forza Italia, Nuovo centrodestra e altri) ha respinto la proposta del Movimento 5 stelle di sospendere temporaneamente l’indennità ai parlamentari arrestati. Si trattava di una sospensione temporanea. Tra l’altro giustificata dal fatto che se uno non lavora in aula (se è agli arresti…) non è giustificata l’indennità. Non solo.

Bisogna smetterla col fatto che i politici abbiano una busta paga sempre ballerina quando si tratta di rispondere alla domanda: ma quanto guadagni? Perché non basta la remunerazione in senso stretto, ci sono altre voci allegati che compongono l’emolumento totale che vengono sempre sottaciute o balbettate. Basta, no? Nel caso specifico dei parlamentari arrestati già siamo in presenza di un “tradimento politico”, ora si aggiunge la beffa delle indennità corrisposte. Ma corrisposte per fare cosa? Per fare gli interessi della collettività o per fare interessi particolari?

Perché allora questa proposta di buon senso etico – non è una parolaccia, cari politici… – è stata bocciata? Spiegatelo guardando in faccia i vostri elettori. Poteva essere un segnale di rottura rispetto all’idea di casta. Questo non è un pessimo esempio. Un pessimo andazzo.

Signore e Signori, ecco il Pd di Matteo Renzi: loro si tengono i vitalizi, ma a voi che siete solo delle merdacce vi innalzano l’età pensionabile…!

Matteo Renzi

 

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Signore e Signori, ecco il Pd di Matteo Renzi: loro si tengono i vitalizi, ma a voi che siete solo delle merdacce vi innalzano l’età pensionabile…!

 

Il Pd si tiene i vitalizi (e vogliono innalzare l’età pensionabile)

Il Pd vuole mantenere il privilegio dei vitalizi. Renzi, che aveva detto di volerli tagliare, si è dimostrato per l’ennesima volta un mentitore seriale. Oggi, infatti, il Governo, in commissione Bilancio alla Camera, non ha presentato la relazione tecnica del Mef sul disegno di legge Richetti, atto senza il quale il testo dell’esponente dem rimarrà insabbiato in qualche cassetto della prima commissione. Questo documento, chiesto dal Pd per perdere tempo, non è arrivato in Parlamento e, di fatto, nessuno sa se mai arriverà, in quanto la Ragioneria generale dello Stato non ne sa nulla. Così l’iter della proposta sul taglio dei vitalizi viene affossato.

 

E pensare che il Movimento 5 Stelle aveva fatto di tutto per farlo approvare, rinunciando alla quota riservata all’opposizione, pur di farlo calendarizzare per il voto dell’Aula. E pensare che Padoan, sulla vicenda Consip, invece, è stato molto veloce nell’inviare una letterina al presidente del Senato, con allegata la relazione tecnica del Mef sui vertici Consip, nel tentativo di evitare la votazione a Palazzo Madama per salvare il ministro Lotti. E perché, allora, la relazione del Mef sui vitalizi si è stranamente persa per strada?

La verità è che Governo e Pd usano due pesi e due misure: quando si tratta di salvare gli amici degli amici, i potenti, o i componenti del giglio magico coinvolti in vicende giudiziarie inquietanti, si danno subito da fare e si inchinano alle richieste dei renziani. Quando, invece, si tratta di tagliare gli odiosi privilegi dei parlamentari, fanno orecchie da mercante e si esercitano in una vergognosa melina, pur di accaparrarsi il privilegio. Appena ci faranno tornare a votare, i cittadini spazzeranno via questa classe politica indegna che, sapendo di essere su una nave che sta affondando, cerca di afferrare tutto il denaro possibile.

Da beppegrillo.it

Quando cominci a fare schifo anche a chi sta dalla tua parte qualche domanda dovresti fartela. Il direttore de l’Unità Staino “Renzi? Un mentitore seriale. Dà spazio solo a chi gli lecca il culo”

Staino

 

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Quando cominci a fare schifo anche a chi sta dalla tua parte qualche domanda dovresti fartela. Il direttore de l’Unità Staino “Renzi? Un mentitore seriale. Dà spazio solo a chi gli lecca il culo”

 

“RENZI? UN MENTITORE SERIALE. DÀ SPAZIO SOLO A CHI GLI LECCA IL CULO”
Durissimo j’accuse di Staino

“È IGNORANTE, IMPULSIVO, RANCOROSO, SENZA NESSUNA ESPERIENZA PROFONDA. PER UN ANNO HO PRESO INSULTI CON LA PALA. ORA BASTA” DICE STAINO INTERVISTATO DA LA VERITA’

Quello di Sergio Staino, direttore dell’Unità (che in questi giorni fallisce), non è un anatema, o uno strappo razionale ma un grido di dolore. Staino ha scritto ieri una feroce lettera aperta per denunciare il leader del Pd, e si racconta così: «Per un anno ho raccolto ovunque insulti con la pala: mi hanno dato del venduto, del mascalzone, del corrotto dell’ arricchito, dell’ infame per il mio essere renziano. Mi sono preso e mi prendo tutto, ma tuttavia non posso più tacere. Basta».

Caro Sergio, loro ti insultano però possono dirti: «ti avevamo avvertito».
«Lo so, ma cosa posso farci? Come tanti italiani mi sono fidato di quest’uomo, prima di scoprire come è fatto realmente, di che cosa è capace. Insultami pure tu».

Lo accusi di averti abbandonato. Ma questo è accaduto prima della crisi economica del giornale, perché?
«Non voglio credere di essere così importante da essere la causa di questa tragedia però…».

Cosa?
«Forse i Renziani pensavano tutti che io rimanessi come figurina Panini, a fare la bella statuina mentre loro cucinavano il giornale come gli pareva…».

Fammi un elenco di quel che non va.
«Ha delle doti indubbie, ma è ignorante dal punto di vista storico, è impulsivo, rancoroso, senza nessuna esperienza profonda, non conosce la politica, scappa quando dovrebbe esserci, ed è soprattutto bugiardo: dice consapevolmente delle menzogne».

Ma tu a dicembre facevi campagna per il Sì al referendum!
«E lo rifarei! Ero convinto di quella riforma, non del modo in cui lui l’ ha sostenuta».

Ti arrabbi solo ora, perché dici che ha mentito sull’ Unita?
«È la storia che conosco meglio. La bugia di un leader apre la porta all’affarismo e alla corruzione».

Solo perché ha detto che il giornale era stata «una operazione finanziaria»?
«Ma quella è una bestemmia contro la verità: mi convocò lui, a Palazzo Chigi».

E poi cosa disse?

«”Voglio che il direttore sia tu: sii libero, fai un bel giornale, suscita dibattito. Non mi fare un giornale sdraiato sul governo”. Mentiva».

Tu però in primavera gli hai dato del «cafone».

«Confermo: non rispondeva al telefono, si era impegnato a incontrare Pessina, li ha fatti aspettare per tre giorni invano a Milano senza nemmeno mandare un Sms».

Ma tu non lo hai tradito nella linea che hai seguito?
«Ho dato voce a tutti, da Cicchitto a Moni Ovadia. L’ ho difeso quando ne ero convinto.
Non posso fare il servo».

Ti penti di aver attaccato la Cgil per compiacerlo?
«Ho attaccato la Cgil perché ero convinto che sia un sindacato retrogrado e oscurantista. Ne resto convinto. È una forza di Renzi averli contro».

 

fonte: http://www.affaritaliani.it/politica/palazzo-potere/renzi-un-mentitore-seriale-da-spazio-solo-a-chi-gli-lecca-il-culo-485544.html?refresh_ce

Consip, Marroni accerchiato e annientato. Si dimettono Ferrara e Ferrigno, decade il cda. Invece l’indagato Lotti resta al suo posto… Ora però non cominciate a pensare a male. Che ci azzecca se è del Pd ed amico di Renzi…?!?

Consip

 

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Consip, Marroni accerchiato e annientato. Si dimettono Ferrara e Ferrigno, decade il cda. Invece l’indagato Lotti resta al suo posto… Ora però non cominciate a pensare a male. Che ci azzecca se è del Pd ed amico di Renzi…?!?

 

Consip, Marroni accerchiato e annientato. Si dimettono Ferrara e Ferrigno, decade il cda. L’indagato Lotti resta al suo posto

Prima del dibattito in aula (imbarazzante per Pd e governo) della mozione per chiedere l’azzeramento dei vertici, il presidente e una consigliera lasciano. Così l’accusatore non indagato salta e il ministro resta

“Hanno deciso di farmi fuori. Io che in questa vicenda sono l’unico non indagato”. Luigi Marroni l’aveva capito venerdì, alla presentazione della mozione Pd che chiedeva l’azzeramento dei vertici Consip, ma forse non pensava che la questione si sarebbe risolta automaticamente nel giro di 24 ore. Si sono dimessi i consiglieri del Tesoro nel consiglio di amministrazione: il presidente Luigi Ferrara e la consigliera Marialaura Ferrigno. Di conseguenza, essendo formato da tre componenti (l’altro è appunto l’ad) decade l’intero board della società controllata dal Mef al centro dello scandalo che vede indagato, tra gli altri, il ministro dello Sport Luca Lotti. Marroni, accerchiato dai partiti e annientato dai colleghi, resta in carica con il solo compito di convocare, entro otto giorni, l’assemblea dei soci che dovrà nominare il nuovo cda. E’ dunque questa la “soluzione” al caso Consip, al centro di un fitto lavorio nelle ultime ore mentre per martedì era stata messa in calendario al Senato la discussione sulle mozioni, compresa quella del Pd che avrebbe chiesto l’azzeramento dei vertici.

La decisione dei due consiglieri, di fatto, si rivela un provvidenziale favore al Pd che si è trovato a rincorrere l’opposizione nella richiesta di rimuovere i vertici “in tempi celeri” e che a questo punto potrà evitare l’imbarazzante prova dell’aula. Il gruppo dem a Palazzo Madama ha firmato venerdì una mozione-fotocopia di quella presentata a marzo dai senatori di Idea Augello e Quagliariello cui sono arrivate ben 73 sottoscrizioni provenienti praticamente da tutti i gruppi parlamentari: Forza Italia, Lega, M5s, Gal, Ala, Alternativa Popolare, gruppo per le Autonomie, gruppo Misto. Mancava giusto il Partito Democratico che, per evitare la trappola della mozione, aveva depositato la propria al fine di neutralizzare quelle altrui. Ma la maggioranza risicata al Senato non escludeva affato il rischio di andare allo scontro parlamentare e di finire sotto, con conseguenti, prevedibili, polemiche.

Così a togliere le castagne dal fuoco al segretario del Pd Matteo Renzi– il cui padre Tiziano è indagato dallo scorso febbraio – ci hanno pensato gli altri due consiglieri chiamandosi fuori: con l’addio di due membri su tre decade l’intero consiglio di amministrazione e l’oggetto del contendere. Le dimissioni non cancellano ovviamente lo scontro politico cresciuto intorno alla società dopo l’emergere dell’inchiesta sulle pressioni intorno al maxi-appalto da 2,7 miliardi per il Facility management, vale a dire la gestione e la manutenzione, degli immobili pubblici.

In questa inchiesta Marroni è stato sentito più volte come testimone, diventando il “grande accusatore” del ministro dello Sport Luca Lotti sulla rivelazione del segreto d’ufficio. Lotti, indagato insieme al generale dei Carabinieri Emanuele Saltalamacchia, ha sempre respinto ogni addebito. Ad aggravare l’intreccio è intervenuto poi il caso-Scafarto, il vicecomandante del Noe che ha seguito l’inchiesta della Procura di Napoli ed è ora indagato per depistaggio con l’accusa di falsi nell’informativa sui presunti incontri tra l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo e Tiziano Renzi.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/06/17/consip-marroni-accerchiato-e-annientato-si-dimettono-ferrara-e-ferrigno-decade-il-cda-lindagato-lotti-resta-al-suo-posto/3666837/

Qualcuno spieghi alle carogne che ci governano che l’Italia ha bisogno di lavoro, non di carri armati e missili.

 

lavoro

 

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Qualcuno spieghi alle carogne che ci governano che l’Italia ha bisogno di lavoro, non di carri armati e missili.

 

L’Italia ha bisogno di lavoro, non di carri armati e missili

In questi giorni la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha iniziato a occuparsi del decreto della presidenza del consiglio che deve decidere la ripartizione di 46 miliardi di un fondo di investimenti (previsti fino al 2032) che la scorsa legge di bilancio aveva stanziato per sostenere interventi in tanti ambiti: trasporti, ricerca, periferie, difesa del suolo, lotta al dissesto idrogeologico, edilizia scolastica, bonifiche, informatizzazione dell’amministrazione giudiziaria, ecc. ecc.

Di Difesa e armi non si parlava. Invece nella tabella del decreto in distribuzione si legge che 9.988.550.001 (il 22% del totale) saranno destinati al ministero della Difesa. Un aumento di circa 800 milioni l’anno per il budget della Difesa.

Come ha ricordato Milex, l’osservatorio italiano sulle spese militari, 5,36 miliardi sono destinati ai programmi di armamento finanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico. Sia quelli già approvati dal Parlamento: dai carri da combattimento Freccia e Centauro2 di Iveco (Fiat) e Oto Melara (Leonardo), agli elicotteri da attacco Mangusta2 di Leonardo, alle ultime fregate missilistiche Fremm di Fincantieri. Sia, secondo indiscrezioni raccolte da Rivista Italiana Difesa, nuovi programmi relativi agli elicotteri Chinook della Boeing per le forze speciali e ai nuovi missili contraerei Camm-er di Mbda (25% Leonardo) e Avio. Questo spiegherebbe il forte ritardo nella presnetazione del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa 2017-2019, nel quale evidentemente si attende di poter inserire anche i nuovi programmi. I restanti 4,62 miliardi sono destinati alla realizzazione di nuove infrastrutture militari, in particolare alla realizzino del nuovo “Pentagono italiano” di Centocelle.

In parole povere si sacrificano gli investimenti civili, scuola e welfare ad esempio, a quelli militari. La solita schifezza politica. La lobby delle armi è così forte che anche in un momento di crisi, riesce a far infilare un bel po’ di miliardini in un provvedimento a loro favore.

Scelte quasi incostituzionali per un Paese, come il nostro, che ripudia la guerra e le dittature – “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri” art. 11 della Costituzione. Complimenti ministra Pinotti. Ottimo lavoro Renzi-Gentiloni.

fonte: http://www.mondoallarovescia.com/litalia-ha-bisogno-di-lavoro-non-di-carri-armati-e-missili/#more-16678