Emanuele Macaluso, 96 anni, icona storica e punto di riferimento della sinistra italiana su Matteo Renzi: “È affetto dal virus dell’imbecillità politica”

 

Emanuele Macaluso

 

 

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Emanuele Macaluso, 96 anni, icona storica e punto di riferimento della sinistra italiana su Matteo Renzi: “È affetto dal virus dell’imbecillità politica”

Coronavirus, Macaluso contro Renzi: “È affetto dal virus dell’imbecillità politica”

In piena emergenza coronavirus, mentre il “contatore” dei decessi continua purtroppo a girare e il Paese cerca con tutte le forze di uscire dalla crisi sanitaria, Matteo Renzi trova il tempo e la voglia  di attaccare Giuseppe Conte e il governo, chiedendo una commissione di inchiesta: “Lei presidente – ha detto oggi il senatore di Italia Viva intervenendo al Senato – ha fatto una citazione manzoniana, “del senno di poi son piene le fosse”. C’è un’altra citazione manzoniana, sempre nel capitolo della peste, che ‘il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune’. Mi domando se non sia successo questo. Propongo di istituire una commissione d’inchiesta. Si sono fatte commissione d’inchiesta su tutto, penso si possa fare di fronte a 8mila morti. Ci sarà tempo, dopo le vacanze estive”.  Una posizione che da tanti è stata letta come una “vendetta” di Renzi contro Conte e che non è sfuggita ad Emanuele Macaluso, icona storica della sinistra, che a 96 anni continua ad essere un punto di riferimento della politica italiana. Qui il suo post intitolato “Imbecillità politica, furfanterie, commissioni d’inchiesta”:

IMBECILLITÀ POLITICA, FURFANTERIE, COMMISSIONI D’INCHIESTA…

“È bene ricordare che – attacca Macaluso – da qualche anno, in Italia imperversa il virus dell’imbecillità politica. Oggi, con il Covid 19, quest’altro virus si è accentuato. Ed è evidenziato da coloro che si agitano scompostamente nell’opposizione al governo pensando ad una possibile crisi. Tra questi c’è anche il solito Renzi, con il suo 3%, che parlando al Senato vorrebbe una commissione d’inchiesta. Immagino lo chieda da virologo”.

Chi pensa a governi di unità nazionale presieduti da Mario Draghi – continua l’ex senatore – dice solo sciocchezze. Mentre imperversa il coronavirus, ci manca solo una crisi di governo! Il presidente della Repubblica, così sarebbe impegnato nelle consultazioni e, se non ci fosse un’altra soluzione, ci dovrebbe portare alle elezioni. In questo momento, mentre siamo chiusi in casa? Stupide furfanterie.

Il riferimento a governi di unità nazionale – aggiunge  Macaluso – fatti negli anni della Prima Repubblica, non hanno senso. In quegli anni, i partiti di governo e di opposizione, nel dopoguerra, collaborarono al governo e, insieme, scrissero la Costituzione che, comunque si fosse collocati, fu sempre un comune riferimento. Ciriaco De Mita definì quella soluzione con l’espressione “arco costituzionale”. Un arco che aveva l’Europa come altro fondamentale riferimento.

Oggi non è più così. Ecco perché è necessario e giusto che – conclude Macaluso –  nella situazione determinata dalla grave emergenza, è giusto che, senza negare le necessarie critiche al governo, ci siano anche momenti di collaborazione. Capisco che chiedere a Salvini di attenuare la sua quotidiana propaganda demagogica sia difficile. Ma non c’è altra strada.

Emanuele Macaluso

di Fortebraccio News

fonte: https://fortebraccionews.wordpress.com/2020/03/26/coronavirus-macaluso-contro-renzi-e-affetto-dal-virus-dellimbecillita-politica/?fbclid=IwAR3xH-lvM31dV7E59QMT1BcV3fakGfvzHmSpbP9ozHxrqn8O1w0hN1FF2ZQ

Coronavirus, superati i 10.000 morti, ma Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza” – Perchè per quelli come lui, giocare sulla pelle della gente, che i morti siano 10.000 o 100.000, non frega niente. Importa solo la “visibilità”

Matteo Renzi

 

 

 

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Coronavirus, superati i 10.000 morti, ma Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza” – Perchè per quelli come lui, giocare sulla pelle della gente, che i morti siano 10.000 o 100.000, non frega niente. Importa solo la “visibilità”

Un merito al coronavirus va dato. Ci ha fatto capire, almeno a molti di noi, chi della nostra classe politica lavora (più o meno bene) per il Paese e chi, invece, cerca solo visibilità, portando avanti una continua campagna elettorale basata solo e solamente su sterili slogan. Gente che non ha idee, non dice mai niente di concreto, utile e costruttivo, ma si crea una immagine su slogan opportunamente creati a tavolino.

Ovviamente parliamo di Salvini, della Meloni e di tanti altri.

E ovviamente parliamo del nulla cosmico che è Matteo Renzi…

Anche lui come i sopraccitati, nel disperato bisogno di “visibilità”, trova ogni occasione buona per per buttare lì una puttanata propagandistica… E questi non si fermano neanche davanti alla morte. Alla morte di ormai già 10.000 persone… Morale zero, dignità ancora meno… Per loro (almeno nelle loro intenzioni) questa è un’altra occasione per raschiare qualche voto…

E ora che tutti dobbiamo cercare di evitare la diffusione del contagio, il nostro buon Matteo se ne esce cosi…

Da Fanpage:

Coronavirus, Renzi insiste: “Riapriamo tutto, non possiamo aspettare che passi l’emergenza”

Il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi ribadisce che serve un piano per ripartire le attività produttive, ferme per l’emergenza coronavirus: “Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”.

Il senatore Matteo Renzi insiste sull’urgenza di riavviare al più presto le attività produttive che sono state sospese con l’ultimo decreto del governo, per limitare i contagi di coronavirus in Italia: “Questo virus ci farà ancora male. Non per settimane, per mesi e mesi. Il vaccino non c’è e se andrà bene torneremo ad abbracciarci tra un anno, se andrà male tra due…”. È l’allarme lanciato ancora una volta dal leader di Italia viva, in una lunga intervista ad ‘Avvenire’, che chiede di riaprire entro Pasqua le fabbriche, e poi le scuole, i negozi, le chiese e le librerie. Per l’ex segretario dem gli italiani dovrebbero imparare a convivere con il virus.

L’ex premier aggiunge: “Riapriamo. Perché non possiamo aspettare che tutto passi. Perché se restiamo chiusi la gente morirà di fame. Perché la strada sarà una sola: convivere due anni con il virus”. Per il senatore di Scandicci “bisogna consentire che la vita riprenda. E bisogna consentirlo ora. Sono tre settimane che l’Italia è chiusa e c’è gente che non ce la fa più. Non ha più soldi, non ha più da mangiare. I tentacoli dell’usura si stanno allungando minacciosi specialmente al Sud. Senza soldi vincerà la disperazione e si accende la rivolta sociale. I balconi presto si trasformeranno in forconi; i canti di speranza, in proteste disperate”.

Il leader di Italia viva ribadisce quanto detto nei giorni scorsi: “Serve un piano per la riapertura e serve ora. Le fabbriche devono riaprire prima di Pasqua. Poi il resto. I negozi, le scuole, le librerie, le chiese. Serve attenzione, serve gradualità. Ma bisogna riaprire”. E bisogna riaprire anche le scuole: “Bisogna garantire gli esami: il sei politico fa male. I ragazzi hanno il diritto di essere valutati e il governo ha il dovere di permetterlo. E allora faccio una proposta concreta: si torni a scuola il 4 maggio. Almeno i 700mila studenti delle ‘medie’ e i due milioni settecentomila delle ‘superiori’. Tutti di nuovo in classe dopo aver fatto un esame sierologico: una puntura sul dito e con una goccia di sangue si vede se hai avuto il virus”.

“Ogni tipo di richiesta di denaro va sospesa: tasse, affitti, mutui. Chi è stato chiuso regge se gli elimini le scadenze o se gli offri una straordinaria iniezione di liquidità. È la sola strada: lo Stato deve dare garanzie alle banche e le banche devono garantire liquidità. Senza chiedere modulistiche infernali, deve bastare un modulo di richiesta sulla base del fatturato dell’anno prima e la garanzia dello Stato”. Quindi attacca l’esecutivo: “Il governo ha bloccato le libertà di sessanta milioni di italiani ma non è stato capace di bloccare il virus della burocrazia. Il ‘Cura-Italia’ è un incomprensibile fiume di parole. Le autocertificazioni per spostarsi cambiano ogni giorno: facciamo un’autocertificazione in meno e un tampone in più. In momenti così la vita della gente va resa semplice, non complicata, in momenti così la burocrazia non può vincere sulla Costituzione”.

E aggiunge: “Abbiamo anche il dovere di immaginare una strada per far emergere le sacche di ‘irregolarità’ e di immaginare anche per queste precise garanzie. Penso ai lavoratori in nero a cominciare dalle badanti fuori regola e penso agli immigrati regolari che chiedono cittadinanza. Facciamo emergere la verità. E diamo cittadinanza a chi lavora”.

 

Focolai di poltronavirus – Ceppo virale autoctono e mai debellato dalla politica nostrana. I focolai sono i due mattei.

 

poltronavirus

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Focolai di poltronavirus – Ceppo virale autoctono e mai debellato dalla politica nostrana. I focolai sono i due mattei.

Vogliono sfruttare la psicosi collettiva per fare un’ammucchiata governativa. Dilaga il sempiterno poltronavirus.

Ceppo virale autoctono e mai debellato dalla politica nostrana. I focolai sono i due mattei.

Per quello fiorentino gli italiani han sviluppato gli anticorpi, ma lui non si vuole rassegnare ed unge lo scibile nella speranza di attecchire di nuovo.

Quello milanese invece sa di aver superato il picco della sua influenza e vuole incassare prima che gli italiani trovino un vaccino e lo scarichino malamente come il suo omonimo. Dietro di lui le truppe del sovranismo nero con l’acquolina alla bocca nascosta sotto la mascherina. La diagnosi non lascia dubbi. Poltronavirus.

Scoppiata la psicosi collettiva Salvini non ha esitato un secondo a sciacallare. Specialità della casa. Da agosto non fa altro che sputare su chi lavora per tenere il centro della scena.

Quando gli han detto che in piena psicosi lo sciacallaggio era mal digerito perfino dai suoi fans, Salvini ha cambiato copione bruscamente. Ha indossato la maschera da statista padano e i panni del Padre della Patria spingendosi a proporre un governo di unità nazionale che traghetti l’Italia fuori dalla crisi. Ad una sola condizione. Che il traghettatore non sia Conte.

Tipico. Salvini vuole sfruttare l’emergenza per colpire Conte facendolo passare per un incapace e poi incassare politicamente. Vuole colpire Conte per vendicarsi e per rimpiazzarlo.

Poltronavirus. Acuto.

Prima Salvini accusava Conte di aver sottovalutato l’epidemia. Poi di averla esasperata. Classica sintomatologia. Aprire la bocca ad cazzun di canem. Solo per farsi notare, solo per logorare i nemici. Ma questa volta i due untori rischiano grosso. I cittadini sono alla finestra. Spaventati. Disorientati. Mettersi a fare giochetti di palazzo mentre la psicosi scatena contraccolpi addirittura globali, rischia di rivelarsi un boomerang letale.

L’Italia si sta riscoprendo più fragile che mai di fronte a questa inedita emergenza. E questo anche per colpa di decenni di devastante poltronavirus. Di futili divisioni. Di sterili protagonismi. Di meschini egoismi.

Se i due mattei proprio non vogliono dare una mano, che almeno si mettano in quarantena. Togliendosi dalla testa le ammucchiate governative e lasciando in pace chi sta lavorando per il bene del paese.

Tommaso Merlo

 

 

 

Renzi e quell’aereo pagato ventisei volte

 

Renzi

 

 

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Renzi e quell’aereo pagato ventisei volte

Renzi e quell’aereo pagato ventisei volte. L’Air Force di Renzi, l’Airbus fortemente voluto da Matteo Renzi, dal valore di 6,4 milioni di euro è costato ai coglioni Italiani 168 mln di euro. Insomma, 26 volte il suo prezzo di mercato!

Centosessantotto milioni di euro, spalmati in otto anni. E’ questo il costo, ventisei volte superiore rispetto il suo prezzo di mercato (6,4 milioni di euro), del cosiddetto “Air Forze Renzi”, l’Airbus che era stato fortemente voluto dall’allora governo Renzi, istituendo un leasing per i voli di Stato, anche se non fu mai usato dall’allora Presidente del Consiglio.

A rivelare le cifre è in esclusiva “Il Fatto Quotidiano”, con un articolo firma di Daniele Martini, che mette in fila una serie di documenti (fatture e contratti) firmati tra la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi (Etihad), Alitalia e il ministero della Difesa.

Nell’articolo, estremamente dettagliato, vengono messi in fila una serie di elementi, attorno a questo “affare”, che potrebbero anche ravvisare degli estremi di reato. In primo luogo vengono ipotizzati “strani giri di denaro” dove qualcuno, tanto in Italia quanto negli Emirati Arabi, “potrebbe essersi messo in tasca un bel po’ di soldi”.
Quel mega pagamento, secondo il Fatto, potrebbe anche rientrare in uno scambio di favori tra le due compagnie, Alitalia ed Ethiad, dal momento che quest’ultima era appena diventata socia della stessa Alitalia proprio grazie all’intervento di Renzi.
Il quotidiano ricorda come “poco tempo prima della stipula dell’accordo per l’Air Force, la compagnia di Fiumicino aveva emesso un’obbligazione per un importo quasi identico a quello del leasing, circa 200 milioni di dollari, interamente sottoscritti da Etihad”. Quindi quel leasing da 168 milioni spalmati in otto anni sarebbe un modo per restituire agli arabi il sostegno per salvare la compagnia. Il tutto, però, alle spalle dei contribuenti italiani anche perché quegli accordi furono di fatto secretati sotto l’egida del “segreto di Stato”.

La terza ipotesi avanzata dal giornale diretto da Marco Travaglio è che “coloro che a Roma trattarono la partita con il fiato sul collo del capo del governo, in particolare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, e il consigliere militare di Renzi, generale Carlo Magrassi, non riuscirono a impedire che Etihad facesse un facilissimo gol a porta vuota”.

E’ risaputo che nel 2018 venne posto fine all’intero affare grazie all’intervento del manager aeronautico Gaetano Intrieri, ovvero il soggetto che avrebbe messo a disposizione del “Fatto Quotidiano” le carte del caso.
Tra le scoperte di Intrieri vi è il rinvenimento di un doppio contratto – uno tra Alitalia ed Ethiad e l’altro tra Alitalia, il dicastero della Difesa, il Segretariato generale della Difesa e la Direzione degli armamenti aeronautici.

Intrieri, nel frattempo divenuto collaboratore del precedente governo gialloverde (che infine annullò il contratto), scoprì che un Airbus gemello di quello voluto dall’allora Premier Renzi – modello A340-500 Etihad – valeva 7 milioni di dollari (pari a 6,4 milioni di euro). Inoltre, contrariamente a quanto previsto dalle norme, il manager scoprì che per l’aereo non era stata bandita alcuna gara internazionale e che era stato sottoposto a una registrazione civile e non militare.

Tanti elementi, dunque, che adesso sono al vaglio sia della Procura della Repubblica di Civitavecchia che dei giudici contabili della Corte dei Conti.
Oggi il Signor Renzi, piaccia o non piaccia, fa parte della maggioranza di questo governo giallorosso. La speranza è che il Premier Conte abbia contezza di quanto accaduto in ogni su parte, e che possa agire di conseguenza così come l’eroe pistolero, interpretato da Clint Eastwood nel celebre film di Sergio Leone“Per un pugno di dollari”, agì per difendere il proprio “mulo” dalle angherie dei criminali che poco prima gli “avevano sparato tra le gambe”.

“Il mio mulo si è offeso per i quattro colpi sparati tra le zampe e pretende le scuse. Fate molto male a ridere. Al mio mulo non piace la gente che ride – recitava Eastwood – Ha subito l’impressione che si rida di lui. Ma se mi promettete di chiedergli scusa, con un paio di calci in bocca ve la caverete”.
Il “mulo”, in questo caso, sono tutti quei cittadini onesti che “caricano le provviste sulle spalle, lavorano e pagano le tasse. Il Signor Renzi è come uno di quei criminali che si spartivano la città di San Miguel. E’ come il cattivo Ramón Rojo (nel film interpretato splendidamente da un grandissimo Gian Maria Volonté). Come lui merita di essere “preso a calci in bocca”, o meglio, essere espulso dalla maggioranza di governo. Anche a costo di tornare a nuove elezioni. Ovviamente se tutto quello che ha svelato “Il Fatto Quotidiano” sarà confermato dalle indagini della magistratura.

Ricordiamo le parole di Piercamillo Davigo: “I politici non hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi”

 

Davigo

 

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Ricordiamo le parole di Piercamillo Davigo: “I politici non hanno smesso di rubare, hanno solo smesso di vergognarsi”

Ricordiamo le dure parole di Davigo. Era circa un anno e mezzo fa…

I politici “non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”..

Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti”.

Lo afferma al Corriere della Sera,Piercamillo Davigo, presidente dell’Anm, spiegando che “prendere i corrotti è difficilissimo. Nessuno li denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio: per questo sarei favorevole alla non punibilità del primo che parla. Il punto non è aumentare le pene; è scoprire i reati. Anche con operazioni sotto copertura”.

Alla domanda se quindi si ruba più di prima, Davigo spiega: “Si ruba in modo meno organizzato.  La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad autoregolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. Ma se l’autoregolamentazione non funziona più, allora interviene un soggetto esterno a regolare il mercato: la criminalità organizzata“.

Dopo Mani Pulite, prosegue Davigo, “hanno vinto i corrotti, abbiamo migliorato la specie predata: abbiamo preso le zebre lente, le altre sono diventate più veloci”.

A fermare quel pool “cominciò Berlusconi, con il decreto Biondi; ma nell’alternanza tra i due schieramenti, l’unica differenza fu che la destra le fece così grosse e così male che non hanno funzionato; la sinistra le fece in modo mirato. Non dico che ci abbiano messi in ginocchio; ma un pò genuflessi sì”.

Il governo Renzi? “Ha fatto le stesse cose – dice Davigo. Aumenta le soglie di rilevanza penale. Aumenta la circolazione dei contanti, con la scusa risibile che i pensionati non hanno dimestichezza con le carte di credito”.

Insomma, hanno vinto i corrotti

Matteo Renzi sull’arresto dei genitori: “Orgoglioso e fiero di loro, niente di cui vergognarmi”… D’altra parte uno che è partito con un “mai a Palazzo Chigi senza elezioni”, ha fatto il jobs Act e salvato le banche con i nostri soldi, ed ha concluso, dopo la figura di m… del Referendum, con “lascio la politica” di cosa mai si potrebbe vergognare?

 

Matteo Renzi

 

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Matteo Renzi sull’arresto dei genitori: “Orgoglioso e fiero di loro, niente di cui vergognarmi”… D’altra parte uno che è partito con un “mai a Palazzo Chigi senza elezioni”, ha fatto il jobs Act e salvato le banche con i nostri soldi, ed ha concluso, dopo la figura di m… del Referendum, con “lascio la politica” di cosa mai si potrebbe vergognare?

Ma di cosa mai si potrebbe vergognare uno così?

Uno che oltre il jobs Act ed salvataggio delle banche con i nostri soldi va ricordato per i suoi fantastici risultati…

La Riforma Madia della pubblica amministrazione… Chi se la ricorda? Cosa è cambiato?

E la famigerata Buona Scuola?

E la tanto sbandierata abolizione delle province? Data per fatta, ma le province stanno tutte ancora lì…!

E i soldi dell’Unicef?

Quello che ha detto:

Enrico stai sereno…

Mai a palazzo Chigi senza elezioni

Abbiamo lasciato un tesoretto da 47 mld di euro

Il prossimo anno metteremo giù il debito pubblico. Non perché ce lo chiede la Merkel, ma per i miei figli

Se toccasse a noi governare usciamo dalla RAI e dai CDA

Alitalia: “Allacciate cinture, l’Italia decolla” (forse porta anche sfiga)

Mafia Capitale: “Restituiremo i soldi ricevuti dalle cooperative di Buzzi”

“Italicum, accetto la scommessa, da qui a 5 anni sarà copiato da mezza Europa”!

Uno che solo l’altro ieri ha detto:

“Se vince il No finisce la mia storia politica”, “cambio mestiere e non mi vedrete più”, “è una questione di serietà, con che faccia potrei restare”

E ieri ha ribadito:

“Ora starò zitto per due anni” (23 marzo 2018, per la cronaca)

MA DI COSA ALTRO SI POTREBBE MAI VERGOGNARE?

 

By Eles

 

 

 

 

“Sei figlio di un fascista non puoi dare lezioni alla sinistra” – Lo ha detto a Di Battista il sig. Matteo Renzi, quello che ha distrutto il Pd, ha realizzato il programma di Berlusconi e che, per quanto riguarda il padre, dovrebbe stare proprio zitto!

 

Matteo Renzi

 

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“Sei figlio di un fascista non puoi dare lezioni alla sinistra” – Lo ha detto a Di Battista il sig. Matteo Renzi, quello che ha distrutto il Pd, ha realizzato il programma di Berlusconi e che, per quanto riguarda il padre, dovrebbe stare proprio zitto!

Renzi si rivolge a Di Battista: “Sei figlio di un fascista non puoi dare lezioni alla sinistra”
L’ex Premier ha inoltre parlato di Reddito di cittadinanza e della Quota 100: “Reddito di cittadinanza? Favorisce il lavoro nero. Quota 100? Prepensionamenti come la Prima Repubblica”.

L’ex premier Matteo Renzi, è intervenuto ai micofoni di ‘Stasera Italia’ su Rete 4: “Alessandro Di Battista dice di essere figlio di fascista e, se lo dici, non vieni a dare lezioni alla sinistra in Italia”. “E poi se dici che Obama è golpista vivi su Marte”, ha aggiunto.

Certo che subire la “morale” da un fascista come Matteo Renzi…

Pensateci, oltre a realizzare il programma che Berlusconi non era riuscito a fare, è riuscito in quello che Mussolini, Andreotti e Berlusconi non sono riusciti: annientare, azzerare, cancellare la sinistra Italiana…

Il senatore del Pd è poi intervenuto sul tema del reddito di cittadinanza. “Un voto a Di Maio? Ripetente, nel giorno in cui celebra il reddito di cittadinanza, che favorisce il lavoro nero e anche quelli che non vogliono lavorare purtroppo”. Con la nomina di Lino Banfi all’Unesco, ha aggiunto, “ha dato un messaggio diseducativo e di incompetenza”.
“Mandare in pensione la gente diventa un costo per i giovani”, ha dichiarato ancora Renzi a ‘Stasera Italia’. “E’ la cosa che hanno fatto sempre quelli della Prima Repubblica”, ha aggiunto.

Qualcuno ricorda la legge Prodi che impone ai membri del Governo di restituire allo Stato i “regali di Stato” ricevuti nello svolgimento delle loro funzioni? No, perchè di sicuro non la ricorda nemmeno Renzi che ha dovuto mandare un camion per ritirarli…!

 

Renzi

 

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Qualcuno ricorda la legge Prodi che impone ai membri del Governo di restituire allo Stato i “regali di Stato” ricevuti nello svolgimento delle loro funzioni? No, perchè di sicuro non la ricorda nemmeno Renzi che ha dovuto mandare un camion per ritirarli…!

Da Dagospia:

Da Babbo Renzi a Babbo Natale: le patacche e i regali di stato ricevuti in quanto Premier sono finiti agli amici di famiglia? – Secondo ”La Verità”, Matteo ha mandato un camion a ritirare gli oggetti ricevuti nelle visite ufficiali, con destinazione eventi 6, la sede a Rignano sull’Arno della ormai nota società di famiglia – La legge prodi impone che i membri del Governo restituiscano allo Stato le cose che valgono più di 300 euro (150 euro per i funzionari)…

Giacomo Amadori e Paolo Sebastiani per ”la Verità

La luce fredda dei neon rende asettica e quasi ospedaliera l’ atmosfera dell’ antico monastero di San Silvestro.

Oggi il convento, ubicato nella centralissima via della Mercede a Roma, ospita il dipartimento per i servizi strumentali di Palazzo Chigi. Uno dei funzionari che sorvegliano il caveau con i regali ricevuti da presidenti del Consiglio e dai loro più stretti collaboratori è perentorio: «Le autorità politiche e i loro famigliari se ricevono un dono di valore superiore ai 300 euro devono depositarli da noi, dove vengono custoditi da un consegnatario. Certo non possiamo essere noi a chiedere ai politici e ai loro parenti quando tornano da un viaggio o da un incontro istituzionale: “Avete ricevuto qualcosa?”. Devono essere loro a segnalarlo».

IL MAGAZZINO

Ma ci sono premier che hanno restituito ben poco.

Come Matteo Renzi. Il quale nella scorsa primavera, a quanto risulta alla Verità, dopo la sconfitta elettorale e in vista dell’ arrivo al governo dei barbari gialloblù, ha fatto caricare su un camion gli oggetti ricevuti da capi di Stato e amministratori italiani e stranieri, oggetti che erano conservati nella Capitale, probabilmente nelle stanze di Palazzo Chigi, dove ha risieduto per quasi tre anni. Ebbene quegli oggetti – quadri, tappeti e molto altro – sono stati trasferiti a Rignano sull’ Arno, presso la sede della Eventi 6, l’ azienda di famiglia dei Renzi, e qui sono stati messi a disposizione dei genitori, Tiziano Renzi e Laura Bovoli, ma anche di altri parenti e dei loro collaboratori.

Per esempio gli oggetti più preziosi ed eleganti, secondo la versione di una fonte, sarebbero stati utilizzati per arredare l’ appartamento di Matilde Renzi e del marito Andrea Conticini (indagato a Firenze per riciclaggio nella cosiddetta inchiesta sui fondi Unicef), residenza che si trova proprio sopra gli uffici della Eventi 6. Il magazzino della ditta è diventato una specie di suk dove amici e famigliari entrano ed escono portando via regali di vario tipo con il consenso di babbo (Natale) Renzi.

Molti di questi cadeau hanno inciso sopra il nome del figlio Matteo. Un testimone ci ha riferito che una moneta d’ oro personalizzata sarebbe stata venduta in un Compro oro fuori Provincia per non destare troppa attenzione e avrebbe fruttato 400 euro. Il che fa presumere che avesse un valore ben superiore a quello stabilito dalla legge per i regali che i premier possono conservare per sé.

IL DECRETO PRODI

Le disposizioni che regolamentano la materia sono state introdotte nel 2007 dal governo di Romano Prodi. Il 20 dicembre venne emanato un decreto del presidente del Consiglio dei ministri con l’ obiettivo di disciplinare il trattamento dei cosiddetti doni di rappresentanza ricevuti dai componenti del governo e dai loro congiunti «in ragione dell’ ufficio che ricoprono pro tempore, in occasione di visite ufficiali o di incontri, da parte di autorità o di delegazioni italiane o straniere e che, secondo gli usi di cerimoniale, abbiano carattere protocollare d’ uso e di cortesia».

 Nel decreto è specificato che a partire dal 1° gennaio 2008 i soggetti sopra citati possono trattenere personalmente solo i regali di valore non superiore a 300 euro.

Tutti gli altri vanno restituiti.

Quelli «che, in relazione alla loro tipologia e specificità, possono essere destinati alle sedi ufficiali o di rappresentanza, restano nella disponibilità dell’ amministrazione», gli altri, «di valore superiore a 300 euro, sono destinati dal presidente del Consiglio e dai ministri per iniziative aventi finalità umanitarie, caritatevoli, di assistenza e beneficenza». Chi intenda trattenere i regali che abbiano un valore eccedente l’ importo stabilito è tenuto a versare al dipartimento competente di Palazzo Chigi «la somma di denaro pari alla differenza tra il valore stimato del bene e 300 euro».

Prodi restituì otto gioielli da donna, destinati alla moglie Flavia (due parure d’ oro tempestato di smeraldi, rubini, diamanti, lapislazzuli, zaffiri del valore complessivo di circa 650.000 euro) e un fucile in oro con zaffiri cabochon del valore di 120.000 euro (offerto dagli Emirati). I giornali dell’ epoca parlarono anche di una cassa con palme in un’ oasi, interamente ricoperta con scaglie di oro, e di un vasetto di onice con gazzelle d’ argento. La cassa deve assomigliare a quella ricevuta da Renzi dal sovrano dell’ Arabia saudita il 9 novembre 2015 durante un viaggio in Medio Oriente. Nell’ occasione gli emiri donarono ai membri della delegazione regali assai preziosi e per questo si registrò pure una rissa.

L’ ELENCO

Per la verità, dai tempi del decreto Prodi i premier non hanno brillato per la solerzia nella consegna degli omaggi di rappresentanza. A settembre il deputato di Fratelli d’ Italia Giovanni Donzelli ha richiesto l’ elenco aggiornato.

Nella lista figuravano 19 doni restituiti da Mario Monti (17 mesi e mezzo – 529 giorni – la durata del suo governo), quattro da Enrico Letta (per lui dieci mesi di regno – 300 giorni), 12 da Paolo Gentiloni (in carica per quasi 18 mesi -536 giorni). Non è particolarmente ricco neppure il bottino di Matteo Renzi: 16 regali per 1.024 giorni (34 mesi) di presidenza. In pratica ha depositato in via della Mercede un dono ogni 64 giorni, contro i 28 giorni di media di Monti e i 44 di Gentiloni. Solo Letta ha fatto peggio del fu Rottamatore, con un conferimento ogni 75 giorni. L’ attuale premier Giuseppe Conte starebbe, invece, pensando di organizzare un’ asta con i regali ricevuti e non riutilizzabili dagli uffici della presidenza del Consiglio.

FIORE DI CRISTALLO

Nella lista ci sono anche i doni restituiti dai sottosegretari alla presidenza e dai ministri senza portafogli, tutti sotto l’ egida di Palazzo Chigi.

Per esempio Claudio De Vincenti ha consegnato 22 doni, 16 dei quali ricevuti tra ottobre e dicembre 2017 in veste di ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno del governo Gentiloni e cinque come sottosegretario di Renzi.

Nella lista anche i due regali restituiti da Barbara Lezzi, attuale ministro per il Sud, i due di Maria Carmela Lanzetta (un fiore di cristallo è stato stimato solo 200 euro e quindi poteva essere trattenuto), già ministro degli Affari regionali con Renzi, oltre a quelli depositati (uno a testa) da Enrico Costa (successore della Lanzetta nei governi Renzi e Gentiloni), dall’ ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio (90 euro di Bambin Gesù in resina decorato) e dal pari grado Gianni Letta (governo Berlusconi), il quale ha restituito una riproduzione del breviario Grimani, stimata dagli esperti 15.000 euro, l’ omaggio più costoso in tabella.

In classifica anche l’ ingombrante e un po’ improbabile scultura ricevuta da Renzi in Arabia Saudita, con palme placcate in oro, valutata 1.000 euro.

Ma gli altri doni ricevuti dal Rottamatore e conservati nella cassaforte e nella quadreria di via della Mercede o nel deposito di Castelnuovo di Porto non sono esattamente imperdibili e per lo più provengono da Paesi africani. Ci sono i presenti (pochi) dei privati, come il ventaglio donato da Jack Ma del gruppo Alibaba o il modellino d’ aereo personalizzato consegnato da alcuni imprenditori turchi, ma la maggior parte dei regali viene da presidenti e primi ministri.

IL RITRATTO

Nel caveau ci sono sei impegnativi bicchieri placcati in argento dell’ Azerbaijan, destinati ad abbellire la tavola di Palazzo Chigi, un ritratto un po’ inquietante di fanciulla proveniente dal Mozambico, un portacandele serbo, una ciotola blu cobalto dell’ Afghanistan, un antico vestito e un piatto originari del Ghana, un dipinto con leoni del Kenya, borsa, quadro e sciarpa etiopi. Ma il regalo più appariscente è probabilmente quello del presidente della Repubblica del Congo che ha fatto preparare da una scuola d’ arte un ritratto dell’ ex premier.

Che però non deve averlo apprezzato, visto che Renzi non l’ ha riscattato e la colorata effigie giace in via della Mercede. Ma l’ ex segretario Pd non ha pagato neppure per le decine di presenti che ha portato con sé in Toscana dopo le dimissioni.

La cosa che colpisce è che alcuni di questi abbiano iniziato a girare per Rignano e per i Comuni limitrofi. Per esempio diversi sono finiti nella disponibilità di Carlo Ravasio, quarantanovenne collaboratore dei genitori di Renzi. Un personaggio di primo piano nella saga renziana: già dipendente della Eventi 6 e consigliere delegato della cooperativa Marmodiv, è stato perquisito nella scorsa primavera nell’ inchiesta che vede indagati Tiziano Renzi e Laura Bovoli per bancarotta fraudolenta. La compagna di Ravasio, Simona S., fa la collaboratrice domestica e ha portato almeno sette regali prelevati dal magazzino della Eventi 6 al suo datore di lavoro, un pensionato di un paese a pochi chilometri da Rignano.

Tra gli omaggi uno spadino dei cadetti dell’ Accademia di Modena dal valore non trascurabile (su Internet viene venduto usato tra i 100 e i 200 euro). C’ è poi una piccozza dorata, testimonianza di un viaggio istituzionale in Valle d’ Aosta di Matteo nel 2015. Su un sito specializzato in alpinismo si trova ancora la notizia della consegna: «Il presidente della Regione Valle d’ Aosta Augusto Rollandin ha regalato al premier Matteo Renzi una piccozza d’ oro Grivel, simbolo di eccellenza manifatturiera, nonché simbolo dell’ alpinismo».

La Grivel commentò: «Con questo omaggio siamo orgogliosi di poter rappresentare il Monte Bianco, la nostra regione e l’ alpinismo che qui ha avuto la sua nascita e tanta parte di storia». La piccozza d’ oro viene assegnata ai più grandi alpinisti del mondo e corrisponde un po’ al pallone d’ oro del calcio o agli Oscar del cinema. Su Internet una replica della «piolet d’ or» veniva venduta in saldo a più di 300 euro, ma risulta esaurita. Adesso la piccozza d’ oro, con il nome di Renzi intagliato sul manico, si trova a casa del pensionato.

Chissà come saranno contenti gli amministratori della Regione Val d’ Aosta e della Grivel.

Nella casa dell’ uomo si possono ammirare anche un piccolo tappeto dedicato a Istanbul e un elegante scendiletto in stile persiano sulle tonalità del blu, con impresso il nome di Iznik, città dell’ Anatolia nota per le ceramiche, ma anche per i prodotti tessili. Secondo Simona S. quelli erano omaggi a Renzi del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Ma nel piccolo mausoleo ci sono altri oggetti degni di nota: un piatto d’ argento di quasi un chilo con stampigliato un simbolo araldico (uno scudo con il profilo di alcuni monti, sormontato da una corona) e la scultura ricordo del summit sull’ immigrazione della Valletta (Malta) del 2015; un importante evento a cui parteciparono più di 60 rappresentanti di Stati europei e africani e il cui fermacarte ricordo si trova oggi sul comodino di un signore che non ha mai avuto l’ occasione di incontrare personalmente Renzi.

SIGNIFICATO SIMBOLICO

Doveva avere un importante significato simbolico anche la filigrana consegnata all’ ex premier dai dipendenti dei Laboratori nazionali del Gran Sasso, in Abruzzo, una delle quattro sedi dell’ Istituto nazionale di fisica nucleare, oltre che il più grande centro di ricerca sotterraneo al mondo.

Gli scienziati hanno regalato all’ ex premier una riproduzione del rosone centrale della basilica Santa Maria di Collemaggio all’ Aquila. La chiesa è stata danneggiata dal sisma del 2009 e i restauri si sono conclusi nel 2017. Ma evidentemente Renzi non ha colto l’ importanza del presente. Altri omaggi si troverebbero ancora nella sede della Eventi 6 e sembra che i genitori di Renzi abbiano chiesto ai collaboratori, a inventario concluso, di gettare gli avanzi delle strenne nei bidoni dell’ immondizia.

IL PIANO DI CANTONE

Restano diversi interrogativi: che valore hanno gli oggetti di cui l’ ex premier si è appropriato? Costano tutti meno di 300 euro? In questo caso la risposta negativa sembrerebbe scontata, visto che qualche oggetto stimabile intorno a quella cifra è finito nella casa di un pensionato che ha solo la ventura di avere come donna delle pulizie una signora che conosce Tiziano Renzi. È probabile che le suppellettili più preziose abbiano trovato una destinazione meno casuale. In tal caso, averle sottratte al controllo di Palazzo Chigi potrebbe comportare conseguenze?

I dirigenti e dipendenti pubblici, compresi quelli della presidenza del Consiglio, hanno l’ obbligo di non accettare i doni di valore superiore ai 150 euro in base a un «codice di comportamento e di tutela e dignità e dell’ etica» reso stringente dal piano triennale di prevenzione della corruzione messo in atto dall’ Autorità diretta da Raffaele Cantone.

Chi contravviene alle regole, rischia sanzioni disciplinari e amministrative. Chissà se anche gli ex premier sono considerati punibili come tutti i dipendenti pubblici oppure le regole (stabilite dal decreto Prodi) valgono, come quasi sempre, solo per i comuni mortali, mentre i presidenti del Consiglio possono scegliere se rispettarle o meno.

Fonte: DAGOSPIA

La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

 

Boschi

 

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La faccia tosta della Boschi che attacca il governo: “La manovra danneggia i risparmi degli italiani” – Sì, proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e dei 35.000 risparmiatori toscani truffati e rovinati.

Maria Elena Boschi ha affermato che la manovra varata dal governo Conte “danneggia i risparmi degli italiani”.

La replica del Movimento 5 Stelle è arrivata a stretto giro, da parte del deputato Raphael Raduzz, che ha detto in aula:

“I risparmiatori sono stati danneggiati dai vostri governi”.

Maria Elena Boschi, nel corso del suo intervento, ha anche attaccato l’esecutivo gialloverde parlando di un Parlamento “mai così umiliato, che discute “una legge di Bilancio che non c’è”.

E ha lanciato la profezia: “Sono sicura che sarà anche l’ultima legge di bilancio del governo del cambiamento”.

In un post pubblicato sul social network martedì scorso, Boschi aveva scritto:

“Mentre siamo in attesa di capire dal ministro Tria quale sarà la vera manovra, mentre al governo si discute se portare dal 2,4 al 2 il deficit, Lega e M5S hanno presentato un fondamentale emendamento. 1,5 milioni di euro per ogni anno dal 2019 in poi perché il ministro Savona possa prendersi qualche bravo consulente che possa spiegare al governo come funziona l’unione europea e come si recepiscono le norme europee in Italia.
In sostanza, 1,5 milioni all’anno per spiegare al governo quello che già dovrebbe sapere.
A questo punto, abbiamo proposto di destinare le stesse risorse a dei giovani laureati che magari possono farne un uso migliore. Ci pareva giusto intitolare queste borse di studio a Salvini e Di Maio, noti esperti di diritto comunitario”.

Ora, che proprio la Boschi, quella di Banca Etruria e delle decine di migliaia di risparmiatori truffati si erga a paladina dei “risparmiatori italiani” mi sa proprio tanto di presa per i fondelli…

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Matteo Renzi sempre più meschino – Strumentalizza una bimba down per lanciare una bufala contro Casalino – E non dimenticate che LUI ha tagliato del 10% i fondi per i disabili…!

 

Matteo Renzi

 

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Matteo Renzi sempre più meschino – Strumentalizza una bimba down per lanciare una bufala contro Casalino – E non dimenticate che LUI ha tagliato del 10% i fondi per i disabili…!

Dagospia ha pubblicato un video del canale Youtube ArcadeTv7 che mostra Casalino mentre afferma che “anziani, bambini e down gli “danno fastidio”, lo “irritano” e gli “fanno schifo, come fa schifo un ragno” e che non ha “nessuna voglia di relazionarmi a loro” e “di aiutarli”.

Una bufala! Il video risalente ad oltre 10 anni è stato registrato “Centro Teatro Attivo” di Milano, e Casalino interpretava un personaggio, insomma, recitava!

Il video dura oltre un’ora e mezza, ma in malafede ne è stato tratto solo uno spezzone di poche decine di secondi in cui Casalino interpreta una parte…

Il principe dei cazzari Matteo Renzi non poteva che sguazzarci in questa sporca menzogna e, nonostante le smentite già in giro, twitta:

“Mia nipote Maria ha la sindrome di Down. Merita il rispetto delle Istituzioni, rispetto che Casalino le ha negato. E non venga a dirci che stava scherzando. La mia battaglia non è per mia nipote: la mia battaglia è per la dignità delle Istituzioni italiane. Casalino VATTENE”.

Ora, la sindrome di Down non è la peggiore delle disgrazie che ha colpito questa povera bimba (se esiste veramente, perché non è per niente escluso che sia l’ennesima palla del pallista naturale). Si pensi al fatto di avere un parente come Matteo. Un essere meschino che non esita a strumentalizzare, a sciacallare sulla disgrazia di una bambina pur di rendere più energica la sua BUFALA…

E non dimentichiamo che LUI, quando era al governo, ha tagliato del 10% i fondi per i disabili…

La vergogna non ha limiti…

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