Papa Luciani: “il mio primo dovere è liberare la Chiesa dalla massoneria”… e infatti l’hanno ammazzato!

Papa Luciani

 

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Papa Luciani: “il mio primo dovere è liberare la Chiesa dalla massoneria”… e infatti l’hanno ammazzato!

Papa Luciani voleva destinare il 90% delle ricchezza al resto del mondo per case, scuole, ospedali ed il restante 10% da far gestire allo Stato Italiano per i bisogni della Chiesa.
Ma i massoni all’interno del Vaticano lo hanno eliminato

Papa Luciani era intenzionato a fare una vera e propria rivoluzione all’interno del Vaticano. Siccome desiderava tanto che la Chiesa fosse più povera, aveva preparato un progetto per ridimensionare la ricchezza del Vaticano e aveva studiato un piano per aiutare le famiglie povere del mondo, innanzitutto quelle italiane. Ovviamente, tutto ciò si doveva fare per mezzo della I.O.R., la Banca del Vaticano, che sarebbe stata data in gestione a persone laiche secondo l’insegnamento di Gesù: “Dare a Cesare quel che è di Cesare”. Papa Luciani non sopportava l’idea che Cardinali e Vescovi gestissero queste enormi ricchezze e, quindi, la sua prima intenzione era quella di rimuovere proprio quei Cardinali che usavano e manipolavano il Vescovo Marcinkus e che sfruttavano non solo la sua capacità di gestire lo I.O.R., ma anche e soprattutto i suoi contatti e le sue potenti amicizie a livello europeo ed internazionale. Se Papa Luciani non fosse morto, da lì a pochi giorni sarebbero stati rimossi e sostituiti immediatamente sia Marcinkus che altri quattro Cardinali e forse anche, se non erro, il Segretario di Stato o il Segretario del Papa. Al loro posto sarebbero subentrati altrettanti Vescovi e Cardinali di massima fiducia. Costoro, in gran segreto, avevano preparato insieme a Papa Luciani un piano ben preciso. Dopo essersi inseriti ognuno al posto giusto, si sarebbero attivati subito per distribuire il 90% delle ricchezze del Vaticano in diverse parti del mondo, in modo tale da costruire case, scuole, ospedali etc… Il 10% delle rimanenti ricchezze sarebbe stato affidato e fatto gestire allo Stato Italiano per conto e in base ai bisogni della Chiesa.
Insomma, voleva fare una vera e propria rivoluzione e cogliere tutti di sorpresa!
Purtroppo, il Povero Papa non ha potuto portare a termine il proprio piano, in quanto uno dei Cardinali di fiducia lo ha tradito ed è andato a raccontare tutto a Marcinkus e agli altri Cardinali! Costoro, appena vennero a conoscenza della cosa, si attivarono immediatamente e con la loro diabolica intelligenza riuscirono, senza lasciare nessuna traccia, ad uccidere il loro Papa con una grande quantità di gocce di calmante, grazie anche all’aiuto del suo medico personale”.

I quattro cardinali (tutti membri dell’Ordine del Santo Sepolcro che avevano un filo diretto con Albano notaio personale di Andreotti e di alcuni boss mafiosi) :

1-Il Cardinale Macchi (massone) , uno dei prediletti di Papa Paolo VI, che l’aveva anche ordinato Suo Segretario. Faceva parte dei cavalieri del Santo Sepolcro, proprio come il Vescovo Marcinkus.

2-Cardinal Villot (massone)

3-Cardinale Benelli.(massone)

4-Cardinale Gianvio,

Fonte :

http://vincenzocalcara.blogspot.it/2011/02/l-attentato-papa-wojtyla-e-la-morte-di.html

Cardinale Benelli massone :

http://www.agerecontra.it/public/press20/?p=13908

Cardinale Villot e Macchi massoni :

http://www.profeti.net/Studi/Massoneria/Andreotti-Pecorelli.htm

http://nomassoneriamacerata.blogspot.it/2014/12/papa-luciani-il-mio-primo-dovere-e.html

Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Mario Monti

 

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Mario Monti: “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore” …Ah, non dimenticate, le pecore siamo NOI…!

 

Tutti abbiamo apprezzato la sintesi di Giorgio Gaber: “libertà è partecipazione”. Noi pensiamo di partecipare alla vita democratica del nostro Paese e quindi di essere “liberi” perchè votiamo ma non è così.

Non so se ne conservate memoria ma, tempo fa, Mario Monti, ebbe a dichiarare che “la democrazia è una forma di governo sbagliata perché è assurdo che siano le pecore a guidare il pastore”.

Il concetto non gli è venuto in mente l’altro ieri, perché lo stesso identico concetto lo ribadì in occasione del divorzio tra la politica e la Banca d’Italia, ove disse che ci sono “valori che saranno meglio tutelati, se affidati a qualcuno che può permetterselo trovandosi al riparo dal processo elettorale”

Ora ciò che si può fare, al riparo dal processo elettorale, cioè al riparo dalla volontà dei cittadini, e quello che non si può fare, come si può presentare per farlo accettare ?

Lo dice sempre Monti: “E’ chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale possono essere pronti a queste cessioni (ndr: di sovranità) solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata. Abbiamo bisogno delle crisi per fare passi avanti”

 

Psicologico – badate bene – significa che qualcuno ci deve dare l’impressione che se non si accettano le proposte del potere, al diniego segue la catastrofe.

La concezione di Monti e delle élite che rappresenta è esattamente quella di The Crisis of Democracy, il primo rapporto della Commissione Trilaterale che  sosteneva come le uniche democrazie funzionanti, sono quelle in cui la grande maggioranza della popolazione si trova ai margini del dibattito pubblico.

Essere al riparo dal processo elettorale significa che Monti giurava sulla Costituzione -con l’incipit che conosciamo tutti- ritenendo la Repubblica un’assemblea condominiale da guidare con la logica del terrore (“fate presto!”, lo spread a 500! ), grazie alla sostanziale ignoranza nella quale viene relegata la massa dei cittadini sovrani solo sulla carta.

Bisogna avere chiaro in mente che Mario Monti non può essere visto come un semplice professore che ha la sua visione (antidemocratica) del mondo in un Paese, tralaltro, che curiosamente ritiene in pericolo la democrazia  perché un paziente psichiatrico commette un reato a Macerata  ma non  vede alcun rischio di democrazia in ricorrenti dichiarazioni del genere. Dichiarazioni a cui seguono fatti perfettamente allineati.

Dicevo che non può essere una semplice visione personale antidemocratica perché il limite tra la libertà di opinione e l’eversione, viene superato quando un portatore di principi antidemocratici assume il controllo di posizioni decisionali chiave. Monti è stato per anni commissario europeo e al governo italiano con la complicità  del Presidente della Repubblica. Posizione in forza della quale ha potuto agire, distruggendo la domanda interna e iniziando il lavoro di smantellamento dei diritti dei pensionati e quelli dei lavoratori, poi terminato da Matteo Renzi.

Quelle rare volte in cui sembra perfezionarsi un procedimento decisionale democratico, poi ci rendiamo conto che non è la democrazia a guadagnarci, cioè non è il demòs, il popolo, ma qualcun altro. Perché?

A questa domanda rispose implicitamente Cossiga molti anni fa. E qui dobbiamo riflettere anche ripensando ai criteri con cui Cossiga metteva il segreto di Stato su molti, troppi, capitoli della storia della nostra Repubblica.

Cossiga spiegò come i nostri bisogni e comportamenti, debbano essere organizzati dall’esterno scrivendolo nel suo libro abecedario: “attraverso agenti reclutati tra i quadri dirigenti di un Paese o aiutati a salire ad alti livelli della vita politica, burocratica, scientifica, finanziaria, bancaria o attraverso individui di particolare autorevolezza personale, morale, culturale. Si deve cercare di determinare a proprio vantaggio la politica di un certo Paese ed in particolare il suo processo decisionale”

Questo spiega molto.
Questo spiega perché in questo Paese, alcuni top manager ottengono nomine scintillanti a seguito delle quali compiono disastri e poi ricevono nuove e più scintillanti nomine ad esempio.

Questo spiega perchè la disgregazione dei diritti dei lavoratori va in parallelo col percorso di integrazione monetaria. Avete notato che i sindacati son serviti a nulla?

Avete notato che la crisi italiana inizia a somigliare alla crisi del terzo mondo dopo la seconda guerra mondiale ? Oggi come allora,  i governanti indebitavano i propri paesi con una moneta diversa dalla propria; dollaro per l’Africa, euro per noi. Eppure  ci eravamo resi conto – nel 97 – che agganciando la lira all’ECU si fermava la produttività.

Si diceva “come si fa a partecipare”, ad esercitare le prerogative di regalità che spettano a noi “popolo sovrano”? La domanda non è priva di interesse se si considera che ormai stiamo perdendo i riferimenti propri di una democrazia occidentale.

Da noi la terza carica dello stato si fa propaganda elettorale, peraltro compiendo un’operazione cosmetica di differenziazione dal proprio contesto d’appartenenza creando liber(e) e uguali. Avrete notato che negli ultimi giorni c’è stata questa declinazione al femminile. Boldrini lo chiede.

Ecco, partecipiamo alla democrazia gestendo democraticamente il mercato del lavoro e i soldi pubblici.

tratto da: https://www.themisemetis.com/politica/1499/1499/

Per rinfrescarVi la memoria – La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

 

Draghi

 

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La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

 

La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

Per rinfrescarVi la memoria:

L’ultima di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’euro

Svalutazione non monetaria ma salariale. Bce vuole abbassare remunerazioni mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2%.

La Bce vuole abbassare le remunerazioni degli europei pur mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2% prestabilita. Draghi ha lanciato un appello nemmeno troppo velato in cui chiede di poter aggiustare gli stipendi per aiutare l’euro. Si tratta in pratica di una svalutazione non monetaria bensì salariale nel blocco a 18. Abbandonare così come salvare la moneta unica ha un prezo. “Il prezzo da pagare per voler mantenere a tutti i costi l’euro comporta dei costi economici, ma anche dei costi in termina di perdita di crescita e dei costi sociali”, dice Charles Sannat, giornalista e analista ‘contrarian’, professore di economia in diverse università di business parigine. Ricapitolando, nelle sue ultime uscite ufficiali in pubblico, Draghi ha detto che “ogni economia deve essere abbastanza flessibile da trovare e sfruttare i suoi vantaggi concorrenziali, per poter beneficiare del mercato unico”. Aggiungendo anche ogni paese deve essere abbastanza flessibile da “rispondere agli shock di breve termine, inclusi gliaggiustamenti al ribasso degli stipendi o il ribilanciamento delle risorse tra i settori“.

Il banchiere centrale ha spiegato che l’unione monteraria, sebbene irrevocabile rimane ancora incompleta senza il trasferimento del budget permanente tra i paesi e senza una forte mobilità di disoccupati tra i confini dell’Europa.

“La mancanza di riforme strutturali ha creato lo spettro di una divergenza economica permamente tra i membri del blocco a 18″, ha osservato Draghi.

Interrogato sui rischi di ritornare al sistema del XIX secolo, in cui i salari e i prezzi potevano abbassarsi e aumentare fortemente, Draghi ha difeso la necessità di adottare una “svalutazione interna” (ovvero abbassare i costi di un paese se non è possibile abbassare i tassi di cambio). La principale lezione, secondo Draghi, che ci ha fornito la crisi è che “in seno all’Ue dobbiamo stare attenti a non lasciare che i salari e i prezzi deviino”. “Dobbiamo stare molto attenti a mantenere i paesi competitivi“. Ma senza aggiustamenti monetari, non restano che aggiustamenti dei salari. La sola maniera relativamente rapida per ritrovare la competitività è abbassare gli stipendi, come è successo in Grecia e in Spagna.

In media gli spagnoli sono pagati 675 euro al mese e un greco 480 euro. Ma il vero problema è che la riduzione delle buste paga non è accompagnata da un calo dei prezzi necessari per poter veramente ritrovare la crescita economica o piuttosto dell’attività economica. In pratica anche in caso di salario dimezzato, se l’affitto passasse da 600 euro al mese a 100 ovviamente il contraente ne uscirebbe vincitore. Ma non è il caso nel Sud d’Europa. Parlando di “aberrazione economica” di proporzioni “storiche”, Sannat scrive che se la Bce ci chiede di abbassare i salari, lo stesso Draghi vuole mantenere l’inflazione vicina al 2%, ovvero un rincaro dei prezzi al consumo rispetto ai valori bassi attuali. Il board della Bce dovrebbe decidere a maggioranza sulle nuove misure non convenzionali anti-deflazione, tra cui l’acquisto di titoli di Stato. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui nella riunione della Banca centrale europea giovedì “mi sembra di aver capito chiaramente” che si va verso una “decisione a maggioranza”. “Mi aspetto ragionevolmente delle scelte che non siano penalizzate da qualcuno che deve essere contrario per forza”.

Imane Fadil: omicidio per custodire segreti. Il copione è sempre lo stesso

 

 

Imane Fadil

 

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Imane Fadil: omicidio per custodire segreti. Il copione è sempre lo stesso

Imane Fadil: “Questo signore – Berlusconi – fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno tanti altri”.  In quella casa “Ho visto presenze strane, sinistre. Là dentro c’è il Male, io l’ho visto, c’è Lucifero”

Questa è una parte di intervista che la giovane Imane ha rilasciato un anno fa a Il Fatto Quotidiano 

A questo punto, il giornalista le dice: “Lo sa che raccontando cose di questo tipo potrebbe essere presa per pazza?” Imane: “Certo che lo so, ma non mi importa niente di cosa dirà la gente. Non l’ho mai raccontato perché non avevo prove, mentre ora le ho, inequivocabili… non manca molto, devo solo finire questo libro. E poi il mondo saprà…”

Imane Fadil è morta avvelenata e il libro che stava scrivendo è stato sequestrato. Confidiamo da fedeli uomini di Stato e non dai consueti corruttibili figuri che compaiono sulla scena dei delitti italiani quando in gioco ci sono verità troppo grosse da digerire.

Imane, come Ruby, Maristhelle e decine di altre ragazze schedate dai magistrati, sono note per essere frequentatrici abituali di una villa in cui si consumava prostituzione anche con minorenni, la villa di Silvio Berlusconi.

Come abbia potuto la Cassazione ribaltare la sentenza di primo grado in cui furono provati fatti di prostituzione con compensi, proprio non ce lo spieghiamo e, utilizzando le parole del procuratore generale che ha chiesto l’annullamento dell’assoluzione, “L’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro”.

Istituzioni mortificate da mafia, massoneria e da reati di ogni tipo; si va dalla frode all’accusa di mandante occulto per le stragi del 93 passando per corruzione – fondamento di tutti i reati – sia privata che in atti giudiziari. E’ questa la storia dell’uomo che condiziona la vita democratica del nostro Paese dal 94.

Fondamentale evidenziare l’estrema ricattabilità di questo individuo che, secondo la povera Imane, ospita Lucifero presso la sua villa da sogno.

Immaginate la compostezza che un primo ministro dovrebbe avere – lui nemmeno questa ha mai avuto, basti pensare allo sguardo della regina Elisabetta sentendo le urla di Berlusconi durante un consesso pubblico o le corna durante fotografie di gruppo dei vertici europei – e poi immaginate questo individuo sotto le pressioni di giovani donne affamate di soldi:

“Non abbiamo più una lira! Devi darci 50 sacchi a testa”. Chi chiedeva soldi, chi case, chi posti di lavori in Mediaset, chi parti importanti nei film…

B. pagava e concedeva e a suo dire, lo faceva per estrema generosità nei confronti di donne rovinate dalla cattiva fama di escort guadagnata prostituendosi durante le sue “cene eleganti”. 

Secondo la procura di Milano invece: “Assegni circolari, bonifici, contanti, affitti di casa, automobili, spese mediche, contratti di lavoro fittizi e altre forme di ricompensa per le olgettine. Un totale di dieci milioni, sette soltanto a Karima el Mahroug. Agli atti dell’inchiesta anche audio e video in cui le ragazze sono al telefono mentre chiedono ricompense in cambio del silenzio”

La questione è indubbiamente losca ma B. manifesta al pubblico la sua francescana natura e ancora, c’è chi ci crede.

Uno scenario privo di dignità e di umanità; quello che conta è trovare pezze d’appoggio per sostenere che persona di alto spessore morale sia B. e nonostante la storia continui a indicarci la verità, le sue televisioni e i suoi giornali, anche quelli apparentemente in contrasto, fanno una narrazione diversa, di quelle che generano frasi tipo “ognuno in camera da letto fa ciò che vuole”

Frasi scolpite fra i luoghi comuni più intrisi di inconsapevolezza e mancanza di senso critico. Quanto vale la vita di una donna per B. si evince dalle sue conversazioni pubbliche e intercettate. Si va dall’invito a sposare il figlio o ricconi simili al fine di garantirsi tranquillità economica alla soddisfazione di avere “bambine fra le mani”, come dice all’amico/corriere di droga e prostitute Gianpaolo Tarantini.

“Comunque, ieri sera bene mi sembra, no? Forse … così tante, sono troppe…al massimo averne 2 a testa, però adesso voglio che tu abbia anche tu.. quelle tue, perché se no, mi sento sempre in debito, io, no? .. ehh., e scusa, portatele per te, e poi io mi.. porto le mie.. poi ce le prestiamo, insomma…, la patonza deve girare..”

“Poi ce le prestiamo”. Frasi che impongono un serio esame di coscienza a chiunque manifesti stima nei suoi riguardi. Alle donne maggiormente.

Frasi come quelle rivolte alla modella Belen Rodriguez: “Mi sono dato da fare per farti ottenere il programma…ho dovuto anche litigare con Briatore per mettere la sua… se un giorno avessi voglia, quando vuoi puoi passare a trovarmi per una cena…sai che hai sempre un estimatore”. Un concentrato di meritocrazia.

E’ questo il terreno in cui si è consumata la vita di Imane; la procura indaga sull’ipotesi di avvelenamento riscontrato dalla sua “anomala” cartella clinica redatta da medici che non hanno ritenuto di informare i magistrati su quello che hanno riscontrato nel sangue della giovane donna durante un lungo mese di agonia.  Perché ?

Emilio Randacio, giornalista di giudiziaria che seguiva da vicino la vicenda delle “cene eleganti” a base di orge, è morto a causa di un malore  il 13 febbraio scorso. Era in casa da solo quando è successo.

Morto anche l’avvocato di Ruby, l’allora minorenne frequentatrice di Arcore, Egidio Verzini, dopo aver rilasciato scottanti dichiarazioni su cospicue somme di denaro, 5 milioni di euro, versate da Silvio Berlusconi alla sua assistita ed al   suo compagno.

Il commento di Silvio Berlusconi sulla morte di Imane è “Non l’ho mai conosciuta” coerentemente con la condotta da menzognero ormai nota anche fra chi continua ad apprezzarlo e votarlo nelle varie competizioni elettorali lasciando che il nostro Paese, continui ad essere influenzato da chi ha il brand della mafia e della criminalità stampato in volto.

Il silenzio non fa domande, ma può darci una risposta a tutto
(Ernst Ferstl). Soprattutto il silenzio indotto.

 

Fonte: https://www.themisemetis.com/politica/imane-fadil-omicidio-custodire-segreti-copione-sempre/2802/?fbclid=IwAR34NvOSte9cMJlrJiVnPCRnL32UVHBgDRmker2-eJzLNi7ovc_Owt9cDHg

Emanuela Orlandi e quella strana lettera di Roberto Calvi a Papa Giovanni Paolo II scritta 12 giorni prima di essere ammazzato. E dietro storie di strutture segrete anticomuniste finanziate dallo Ior, massoneria e malavita organizzata.

 

Emanuela Orlandi

 

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Emanuela Orlandi e quella strana lettera di Roberto Calvi a Papa Giovanni Paolo II scritta 12 giorni prima di essere ammazzato. E dietro storie di strutture segrete anticomuniste finanziate dallo Ior, massoneria e malavita organizzata.

 

La lettera che Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, morto (assassinato) a Londra nel 1982, scrisse all’allora Papa Giovanni Paolo II, getta un’ombra sull’operato del Vaticano negli anni della guerra fredda. Infatti, sembrerebbe da quello che si legge nella lettera, che molti soldi dello IOR (molti provenienti dalla Mafia e dalla Banda della Magliana) siano stati usati per finaziare movimenti e gruppi “anti-siovetici” in Sud America e nell’Europa dell’Est per accelerare quel processo che ha portato alla caduta del muro di Berlino nel 1989. Questo portò alla crisi dell’Ambrosiano e al malcontento di molti personaggi di dubbia morale, che hanno visto i propri soldi svanire. Personaggi, si suppone, che per riavere indietro in soldi, non si sarebbero fatti problemi a sequestrare una ragazzina, come potrebbe essere il caso di Emanuela Orlandi, per donarla a qualche alto prelato e usare l’accaduto inseguito come ricatto. I soldi della mafia (e non solo), una volta entrati nelle casse del Vaticano da quanto si suppone, sarebbero stati usati dal Papa o dai suoi rappresentanti, per la “causa polacca”, ma il fine può giustificare i mezzi?

Il banchiere Calvi, presidente del Banco Ambrosiano, caduto in disgrazia, voleva salvarsi la vita e riacquistare il potere  perso attraverso azioni ricattatorie basate sui documenti in essa contenuti. Calvi decise quindi il 5 giugno 1982 (12 giorni prima di essere impiccato) di scrivere direttamente al Papa – Giovanni Paolo II – affinchè intervenga sul cardinal Marcinkus e sullo Ior, la Banca del Vaticano, azionista del Banco Ambrosiano.

Eccone qui uno stralcio significativo:

“Santità, ho pensato molto, molto in questi giorni e ho capito che c’è una sola speranza per cercare di salvare la spaventosa situazione che mi vede coinvolto con lo Ior in una serie di tragiche vicende che vanno sempre più deteriorandosi e che finirebbero per travolgerci irreversibilmente.
Ho pensato molto, Santità, e ho concluso che Lei è l’ultima speranza. Da molti mesi ormai, mi vado dibattendo a destra e a manca, alla disperata ricerca di trovare chi responsabilmente possa rendersi conto della gravità di quanto accaduto e di quanto più gravemente accadrà se non intervengono efficacy e tempestivi provvedimenti essenziali per respingere gli attacchi concentrici che hanno come principale bersaglio la Chiesa e, conseguentemente, la mia persona e il gruppo a me facente capo.
La politica dello struzzo, l’assurda negligenza, l’ostinata intransigenza e non pochi altri atteggiamenti di alcuni responsabili del Vaticano mi danno la certezza che Sua Santità sia poco o male informata di tutto quanto ha per lunghi anni caratterizzato i rapporti intercorsi tra me, il mio gruppo e il Vaticano.

Santità, sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonchè delle colpe commessi dagli attuali e precedenti rappresentanti dello Ior, comprese le malefatte di Sindona, di cui ancora ne subisco le conseguenze (Calvi fu ricattato da Sindona, ndr); sono stato io che, su preciso incarico di Suoi autorevole rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest; sono stato io che, di concerto con le autorità vaticane, ho coordinato in tutto il Centro-Sud America la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarkiste; e sono stato io, infine, che oggi vengo tradito e abbandonato proprio da queste stesse autorità a cui ho rivolto sempre il Massimo rispetto e obbedienza”. 

Insomma, Calvi fa una chiamata di correità nei confronti dello Ior, azionista invasive che ha volute che Calvi aiutasse la politica del Papa contro il comunismo, sia in Europa che in Centro America. Le distrazioni di fondi dal Banco saranno scoperte dai liquidatori in svariati miliardi di lire.

 

 

fonte: http://www.politicamentescorretto.info/2018/11/01/quella-lettera-di-roberto-calvi-a-papa-giovanni-paolo-ii-oggi-santo/

Trattativa – Ricordiamo le agghiaccianti parole dell’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Totò Riina

 

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Trattativa – Ricordiamo le agghiaccianti parole dell’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Trattativa Stato mafia, Arringa difensiva dell’Avvocato di Totò Riina “”Anche da morto Riina deve fare da parafulmine”

Siamo avvocati o siamo caporali?”. Con questa premessa degna di Totò, l’avvocato Luca Cianferoni ha esordito oggi nella  personalissima arringa pronunciata in difesa del suo assistito Salvatore Riina, conclusasi con la richiesta di piena assoluzione, invece che quella di non doversi procedere per intervenuta morte dell’imputato.

Subito un’ardita affermazione: la mafia siciliana e’ stata favorita dagli Stati Uniti fin dal 1945 perche’ speculare all’Armata Partigiana del maresciallo Tito, la prima per il suo viscerale anticomunismo, i secondi  ( Tito ed il suo esercito), per la fiera opposizione all’Unione Sovietica.

Il suo assistito? Parafulmine perfino da morto, oggetto e non soggetto di trattativa. Di chi, di che cosa? Dei boiardi di stato, ansiosi di restare nei loro posti di potere, passando trasformisticamente ad una nuova formazione politica, Forza Italia.

In questo quadro i carabinieri della Gestapo (il ROS), “da sempre connotati a destra e un pochino legionari”,  ed il Sismi, contrapposti al Sisde ed alla polizia di Gianni de Gennaro, “sinistrorsi”.

Qui mi permetto di eccepire con un ricordo contraddittorio. De Gennaro, conseguita la maturità classica al prestigioso collegio privato Massimo di Roma, si iscrisse alla facoltà  di Giurisprudenza della Statale, insieme con il mio collega di corso Raffaello Parente (fratello del piu’ noto Mario), il quale, quando frequentammo alla Scuola di Guerra, nel 1989/90, il corso di Stato Maggiore e le cronache parlavano già del questore De Gennaro, ci racconto’ di quell’episodio in cui, durante i moti studenteschi, De Gennaro, attivista del FUAN, era finito in Questura.

Mi direte voi, “un peccato di gioventù”. Oggi e’ presidente del Centro Studi Americani, e di Leonardo (gia’Finmeccanica). Pensate che sarebbe consentito tutto ciò, da oltre oceano, ad un uomo  di sinistra?

Perdonate la divagazione. Torno all’arringa di Cianferoni, che dipinge fra l’altro un quadro del carcerario allucinante, Pianosa specializzata nella creazione di pentiti “guidati”, grazie a torture e sevizie sistematiche che ricordano quelle inflitte dagli ammiragli argentini ai desaparesidos, Opera in mano ai servizi, anche ora che non c’e’ piu’ Siciliano Giacinto, direttore.

“Gian Carlo Caselli, perche’ non anche lui fra gli imputati? In cosa il suo comportamento differì da quello di Mori?”.

Prosegue – l’ avvocato Cianferoni – quest’ultimo comunque succubo del generale  Ganzer, specializzato nella creazione  di raffinerie di eroina che poi scopriva “vizio anche del colonnello Riccio”.

Il top dell’arringa, è riservato a Oscar Luigi Scalfaro  “che mangiava cento milioni al mese  dei fondi neri del Sisde da ministro degli interni”.

L’avvocato conviene invece con un altro ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “l’intima consunzione di un intero assetto politico istituzionale” la tubercolosi che ha ucciso la prima Rerpubblica.

Giova pero’ concludere con una rivelazione sull’attentato di via dei Georgofili voluto – ci narra l’avvocato – per colpire la piu’ importante loggia massonica fiorentina, quella di cui era membro Spadolini quando fece cadere il governo Craxi, colpevole di aver resistito agli americani a Sigonella.

C’e’ un punto per cui Cianferoni e la sua arringa entreranno nella storia d’Italia: quando ascrive totalmente allo stato’l’assassinio di Paolo Borsellino: “Borsellino assassinato come Matteotti”

Conclude addebitando ai magistrati che indica come  “i nuovi padroni d’Italia, che usano la giustizia come i militari facevano una volta con i carri armati”, l’imperdonabile ipocrisia di non averlo mai dichiarato in aula.

 

tratto da: https://www.themisemetis.com/mafia/trattativa-mafia-borsellino-assassinato-dallo-come-matteotti/1570/

Trattativa, le agghiaccianti dichiarazioni di Luca Cianferoni, l’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Borsellino

 

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Trattativa, le agghiaccianti dichiarazioni di Luca Cianferoni, l’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

Trattativa, Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

Trattativa Stato mafia, Arringa difensiva dell’Avvocato di Totò Riina “Anche da morto Riina deve fare da parafulmine”

Siamo avvocati o siamo caporali?”. Con questa premessa degna di Totò, l’avvocato Luca Cianferoni ha esordito oggi nella sua personalissima arringa pronunciata in difesa del suo assistito Salvatore Riina, conclusasi con la richiesta di piena assoluzione, invece che quella di non doversi procedere per intervenuta morte dell’imputato.

Subito un’ardita affermazione: la mafia siciliana e’ stata favorita dagli Stati Uniti fin dal 1945 perche’ speculare all’Armata Partigiana del maresciallo Tito, la prima per il suo viscerale anticomunismo, i secondi  ( Tito ed il suo esercito), per la fiera opposizione all’Unione Sovietica.

Il suo assistito? Parafulmine perfin da morto, oggetto e non soggetto di trattativa. Di chi, di che cosa? Dei boiardi di stato, ansiosi di restare nei loro posti di potere, passando trasformisticamente ad una nuova formazione politica, Forza Italia.

In questo quadro i carabinieri della Gestapo (il ROS), “da sempre connotati a destra e un pochino legionari”,  ed il Sismi, contrapposti al Sisde ed alla polizia di Gianni de Gennaro, “sinistrorsi”.

Qui mi permetto di eccepire con un ricordo contraddittorio. De Gennaro, conseguita la maturità classica al prestigioso collegio privato Massimo di Roma, si iscrisse alla facoltà  di Giurisprudenza della Statale, insieme con il mio collega di corso Raffaello Parente (fratello del piu’ noto Mario), il quale, quando frequentammo alla Scuola di Guerra, nel 1989/90, il corso di Stato Maggiore e le cronache parlavano già del questore De Gennaro, ci racconto’ di quell’episodio in cui, durante i moti studenteschi, De Gennaro, attivista del FUAN, era finito in Questura.

Mi direte voi, “un peccato di gioventù”. Oggi e’ presidente del Centro Studi Americani, e di Leonardo (gia’Finmeccanica). Pensate che sarebbe consentito tutto ciò, da oltre oceano, ad un uomo  di sinistra?

Perdonate la divagazione. Torno all’arringa di Cianferoni, che dipinge fra l’altro un quadro del carcerario allucinante, Pianosa specializzata nella creazione di pentiti “guidati”, grazie a torture e sevizie sistematiche che ricordano quelle inflitte dagli ammiragli argentini ai desaparesidos, opera in mano ai servizi, anche ora che non c’e’ piu’ Siciliano Giacinto, direttore.

“Gian Carlo Caselli, perche’ non anche lui fra gli imputati? In cosa il suo comportamento differì da quello di Mori?”.

Prosegue – l’ avvocato Cianferoni – quest’ultimo comunque succubo del generale  Ganzer, specializzato nella creazione  di raffinerie di eroina che poi scopriva “vizio anche del colonnello Riccio”.

Il top dell’arringa, è riservato a Giorgio Napolitano “che mangiava cento milioni al mese  dei fondi neri del Sisde da ministro degli interni”.

Solo su una cosa l’avvocato conviene con l’ex Presidente della Repubblica, “l’intima consunzione di un intero assetto politico istituzionale” la tubercolosi che ha ucciso la prima Rerpubblica.

Giova pero’ concludere con una rivelazione sull’attentato di via dei Georgofili voluto – ci narra l’avvocato – per colpire la piu’ importante loggia massonica fiorentina, quella di cui era membro Spadolini quando fece cadere il governo Craxi, colpevole di aver resistito agli americani a Sigonella.

C’e’ un punto per cui Cianferoni e la sua arringa entreranno nella storia d’Italia: quando ascrive totalmente allo stato’l’assassinio di Paolo Borsellino: “Borsellino assassinato come Matteotti”

Conclude addebitando ai magistrati che indica come  “i nuovi padroni d’Italia, che usano la giustizia come i militari facevano una volta con i carri armati”, l’imperdonabile ipocrisia di non averlo mai dichiarato in aula.

 

 

tratto da: https://www.themisemetis.com/mafia/trattativa-mafia-borsellino-assassinato-dallo-come-matteotti/1570/