Come nacquero i Vitalizi: con una riunione segreta gli “onorevoli” per il Natale del 1954 decisero di farsi un bel regalo a spese della Gente.

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Come nacquero i Vitalizi: con una riunione segreta gli “onorevoli” per il Natale del 1954 decisero di farsi un bel regalo a spese della Gente.

È la sera del 21 dicembre 1954 e, a Montecitorio, si svolge una misteriosa seduta segreta, modello carbonari, alla quale partecipano i parlamentari di tutti gli schieramenti politici. La consegna, per tutti gli onorevoli, è quella del più assoluto riserbo, soprattutto al termine dell’incontro. Tuttavia, come sempre accade, e considerato che siamo a Natale e bisogna essere più buoni, c’è qualcuno che si fa prendere dallo scrupolo di coscienza. Due giorni dopo, il 23 dicembre mentre in Aula si discute della ratifica degli Accordi di Parigi, il presidente della Camera, Giovanni Gronchi legge una lettera pervenuta al suo ufficio il giorno prima.

“Onorevole signor Presidente, ieri sera la Camera, riunita in comitato segreto, ha discusso ed approvato il bilancio consuntivo 1952-53 ed il bilancio preventivo 1954-55. Nel bilancio preventivo è stata approvata la somma di lire 452 milioni per il fondo di previdenza per gli onorevoli deputati. Ritengo corretto che l’opinione pubblica sia ufficialmente informata delle cose che riguardano i parlamentari, specie di quelle così delicate circa le indennità ed altri compensi, e ritengo disdicevole a1 prestigio ed al buon nome del Parlamento che i1 pubblico venga a conoscere queste cose attraverso rivelazioni, indiscrezioni o articoli scandalistici come è successo in passato. In questo modo si continua su una strada che io non mi sento di approvare. Infatti, la nostra gente, e specie la povera gente, ha bisogno certamente di buone leggi ma anche di buoni esempi. A me sembra che questo buon esempio con le procedure segrete non si dia e perciò presento le mie dimissioni da deputato intendendo portare con esse, in discussione presso l’opinione pubblica, la questione che ci ha, purtroppo, divisi. Con deferenti saluti, Ing. Giuseppe Veronesi”.

Il gesto dell’onorevole Veronesi, piuttosto che suscitare, come avrebbe dovuto essere, un sussulto d’orgoglio da parte dei colleghi, provoca l’effetto contrario destando una reazione sdegnata, a cominciare dallo stesso presidente Gronchi che, conclusa la lettura della missiva, espone il suo pensiero: Non credo che io debba commentare, per quanto riguarda la Presidenza della Camera, il merito di questa lettera, della quale però non posso tacere che il suo tenore, oltre ad essere inopportuno, è, in parte inesatto e, in parte, assolutamente ingiusto. Non intendo entrare in polemica, ma mi limiterò, come il regolamento me ne fa obbligo, a porre in votazione l’accettazione delle dimissioni”.

Per la cronaca, le dimissioni dell’onorevole Giuseppe Veronesi verranno respinte dall’Assemblea, a larghissima maggioranza. Cosa prevedeva in termini tecnici l’onorevole regalo del Natale del 1954? Dal primo gennaio dell’anno successivo, i parlamentari avrebbero depositato, a un fondo pensioni, 9.000 lire al mese mentre, la Camera, avrebbe versato per ciascuno di loro 12.500 lire mensili. L’onere complessivo del nuovo fondo da far ricadere sul bilancio della Camera e, quindi, dei contribuenti, era di 98 milioni di lire l’anno. Poi c’erano i requisiti, necessari a ogni singolo deputato, per poter usufruire di questo vitalizio e cioè: il deputato una volta raggiunti i 55 anni di età e i dieci anni di mandato parlamentare, quindi due legislature, oppure 60 anni e cinque di mandato (una legislatura), avrebbe usufruito di una pensione mensile di 50.000 lire.

Questo, però, era soltanto il minimo di quello a cui i rappresentanti del popolo avrebbero potuto aspirare nella loro onorevole carriera. Per ogni anno di mandato parlamentare, il deputato o il senatore avrebbe avuto diritto ad un aumento di pensione di 5.000 lire, fino a un massimo di 150.000 lire al mese. Se, invece, un deputato avesse avuto la sfortuna di non essere rieletto e, addirittura sfortuna della sfortuna, avesse raggiunto meno di cinque anni di anzianità parlamentare, avrebbe percepito un premio di 600.000 lire, una vera e propria buonuscita, una liquidazione. Se poi l’anzianità fosse stata maggiore, allora l’onorevole avrebbe potuto farsi dare un premio ragguagliato all’anzianità raggiunta, oppure come ultimissima ipotesi attendere il limite di età e usufruire della pensione.

La notizia riesce a passare quasi inosservata fra i grandi giornali d’informazione, in fondo era anche Natale. In più, ovviamente, e come sempre accade in queste situazioni, nessun partito si assume la paternità della proposta. Il 28 dicembre, il quotidiano economico 24 Ore pubblica un durissimo editoriale nei confronti della classe politica: “Finora ci eravamo illusi, e vogliamo ancora illuderci, che quella del deputato non fosse una professione, ma che invece fosse valido il concetto di rappresentanza degli elettori, o, per meglio dire, del Paese. Lo stabilito pensionamento costituisce invece un colpo assai duro alle nostre illusioni, anche se esso non fa che rispecchiare il processo involutivo della rappresentanza parlamentare con l’instaurazione di partiti solidamente formati e rigidamente controllati dall’alto. Scriviamo queste parole con molto rammarico, inquantoché, nonostante tutto, abbiamo sempre difeso il regime parlamentare attraverso le due Camere, le quali come ben disse Cavour, comunque siano formate sono sempre migliori dell’anticamera delle dittature. Nessuno li obbliga a fare il deputato; se lo fanno sappiano mostrarsi all’altezza del simbolo che essi impersonano”.

La questione del vitalizio, non era solo un semplice problema etico ma anche, se non soprattutto, un problema economico dal momento che, nonostante i tre miliardi di lire annui con cui lo Stato concorreva al bilancio della Camera dei Deputati, per l’esercizio 1954-55, a Montecitorio era previsto un passivo di un miliardo e 232 milioni. Queste cifre venivano comunicate dall’agenzia economica Interpress: “Lo stato di previsione della Camera è salito dai 2 miliardi e 900 milioni dell’esercizio precedente ai 4 miliardi e 132 milioni di quello in corso…”Fra le cause del deficit, per colmare il quale la presidenza dell’Assemblea avrebbe fatto ricorso al Ministero del Tesoro, sempre l’agenzia Interpress, citava in primo luogo “l’istituzione della cassa di previdenza a favore dei deputati”approvata formalmente dalla Camera dei Deputati il 21 dicembre 1954 in Comitato segreto.

Dopo due anni di silenzio, il vitalizio verrà ufficialmente istituito nell’estate del 1956.

Finlandia, gli effetti di 560 euro di reddito garantito: meno ansia e più voglia di trovare lavoro

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Finlandia, gli effetti di 560 euro di reddito garantito: meno ansia e più voglia di trovare lavoro

Arrivano i primi risultati sul test eseguito su un campione di 2mila disoccupati. Ma le autorità mettono in guardia: estenderlo a tutti sarebbe difficile. Primi passi, comunque, per sfoltire la giungla di agevolazioni

Di seguito un articolo pubblicato su Repubblica.it a firma di Andrea Tarquini che racconta cosa sta succedendo in Finlandia, dove stanno sperimentando una forma di reddito garantito.

Reddito minimo fisso garantito a duemila cittadini, a titolo sperimentale. La stessa cifra, circa 560 euro, pagata appunto a duemila persone, tutte disoccupate e scelte in una fascia d’età tra i 25 e i 58 anni. Senza divieto di trovarsi un lavoro e senza obbligo di cercarlo. Così funziona l’esperimento, piuttosto unico al mondo, lanciato in Finlandia. Nel paese nordico segnato dall’economia più debole (sebbene moderna e competitiva) e dal più alto tasso di disoccupazione nella regione (non si riesce a farlo scendere sotto l´8 per cento) paradossalmente non un governo progressista bensì una coalizione di centrodestra ha lanciato il tentativo. E adesso, un anno dopo, autorità, economisti e media traggono un primo bilancio. In sintesi: su un campione di duemila persone ha dato spesso effetti positivi, ma ben altra complessità di strutture e ben altri costi imporrebbe una estensione del reddito minimo garantito dallo Stato a tutta la collettività.

“E’un esperimento, insistiamo”, ha spiegato al Guardian e ad altri media britannici Markus Kanerva, consigliere del premier Juha Sipila (un tycoon di successo diventato leader del centrodestra per bene e capo del governo). E aggiunge: “Vogliamo studiare quali conseguenze il reddito minimo garantito ha nel comportamento e nella qualità della vita di un campione di cittadini disoccupati; ma è ovvio che estenderlo a tutta la popolazione, o a tutti i senza lavoro, comporterebbe ben altre spese e modifiche a fondo del nostro complesso sistema di welfare, previdenziale e di monitoraggio della povertà o del rischio povertà”.

Secondo i primi esami dei risultati dell’esperimento, sempre relativi appunto a quella fascia di duemila cittadini disoccupati volontari che hanno accettato di parteciparvi, quel reddito minimo garantito pur essendo assolutamente insufficiente a vivere in un paese dagli alti costi in ogni campo della vita pubblica, ha avuto due effetti positivi. Primo: liberare i disoccupati coinvolti dal test dall’ansia e dallo stress continui della difficile ricerca di un lavoro, che sia un posto fisso o un impiego a tempo o precario. Secondo, li fa maturare psicologicamente. Perché li libera da quel riflesso condizionato tipico di molti percettori di assegni-previdenza nei paesi a welfare generoso ed esteso. E cioè dall’abitudine di vivere di sussidi perdendo lo stimolo a cercare un impiego e rientrare nel mercato del lavoro.

Secondo Marjukka Turunen, responsabile del comparto legale del Kela (la authority del welfare), il principale effetto positivo dell’esperimento, che continuerà almeno un altro anno, “è stato finora proprio quello di liberare i disoccupati da questa mentalità di disincentivo a cercare un impiego”. Mentalità fatta da un lato di pessimismo, visto che la crisi dei media cartacei e quindi delle cartiere, la lunga crisi di Nokia e il crollo del commercio con la Russia dopo la fine dell’impero sovietico hanno creato un vasto zoccolo duro di disoccupati in Finlandia, cioè un fenomeno di proporzioni sconosciute nel resto del grande nord. E dall’altro di rassegnazione, nella certezza che comunque i sussidi regolari ti fanno sopravvivere.

La raccolta e l’analisi di statistiche sui risultati è ancora in corso, ma un primo dato positivo emerge. Sentendosi liberi dall’ansia i duemila disoccupati-cavie volontarie sembrano più incentivati a cercare un impiego. Oppure a riempire comunque il tempo libero in lavori di volontariato, per riconoscenza solidale verso la società e le istituzioni. Un secondo risultato positivo: meno stress, meno depressione, quindi calo tendenziale delle spese della sanità pubblica. Ma attenzione, sottolineano i consiglieri del premier e la signora Turunen. Il test del reddito minimo garantito per i duemila volontari – di cui il governo protegge l’anonimità per rispetto della sfera privata – è solo un primo passo per pensare bene e lanciare con calma una riforma a fondo del sistema di welfare finnico, attualmente troppo complicato perché comprende una quarantina di sussidi diversi, con incroci e sovrapposizioni frequenti di competenze tra le varie autorità che li elargiscono. E per rendere il welfare al tempo stesso più efficiente come strumento di reinserimento dei disoccupati nel mercato del lavoro, e meno costoso. E’ solo un test iniziale, insomma, ma almeno il centrodestra finlandese ha cominciato a lavorare sul problema. Cercando idee nuove e soluzioni creative. Insomma, bilancio provvisorio positivo, ma senza illusioni che automaticamente estendere a tutti il diritto al reddito minimo garantito risolverebbe i problemi.

fonte. Repubblica

 

Berlusconi, la mummia politica che tiene in ostaggio il Paese

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Berlusconi, la mummia politica che tiene in ostaggio il Paese

Il leader Fi, Silvio Berlusconi, torna così sulla richiesta del leader M5S di fare un ‘passo di lato’ per favorire la nascita di un nuovo Governo.

La prima cosa che voglio precisare, perché non vorrei che lei mie parole fossero fraintese, è che non ho nessun desiderio che Salvini, amico di Orban, capo politico di Luca Traini, fascista e razzista, antiabortista, nemico delle donne da difendere solo se stuprate da un “nero”, arrivi al governo.

La cosa mi mette i brividi e il fatto che la Lega possa andarci con i “trasformisti” 5 stelle, che per andare a Palazzo Chigi si alleerebbero con chiunque basta sia, non mi tranquillizza.Il teatrino visto ieri con Silvio Berlusconi, una mummia politica, che sembrava Totò, prendere il microfono per sferrare una frecciatina ai grillini imbarazzando sia Salvini che Meloni, ha però aggiunto tristezza a tristezza.

Che questo signore condannato, pluri indagato in tantissime procure italiane per il processo Ruby, continui a decidere le sorti del Paese, lo trovo ridicolo .”Non sta certo al signor Di Maio dire a Berlusconi quel che deve fare: è un compito che spetta agli elettori”. Così ha tuonato ancora oggi, pur di scoraggiare la nascita di un nuovo Governo, che io, ribadisco, non auspico ma sicuramente è l’unico possibile. “Io ho il dovere di rappresentare i cinque milioni di cittadini che mi hanno confermato la loro fiducia, che credono nella nostra esperienza, nei nostri valori e nei nostri programmi. Forza Italia va avanti unita e compatta intorno al suo leader, come è unito il centrodestra su un progetto politico e un programma con il quale ci siamo impegnati davanti agli elettori”.

Ecco, mi chiedo cosa pensano questi 5 milioni di italiani? Dove erano in questi 20 anni. Come scelgono di votare? Come riescono ancora a non avere “le tasche” piene di questo signore?

tratto: http://www.globalist.it/politics/articolo/2018/04/13/berlusconi-la-mummia-politica-che-tiene-in-ostaggio-il-paese-2022651.html

Salvini esibisce la sua fedeltà: “niente governo senza Berlusconi” …ovviamente avrà già pensato a come giustificare ai Kamerati leghisti perché fare un Governo con un Condannato…!

 

Salvini

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Salvini esibisce la sua fedeltà: “niente governo senza Berlusconi” …ovviamente avrà già pensato a come giustificare ai Kamerati leghisti perché fare un Governo con un Condannato…!

Lo ha confermato oggi.

Salvini, pur senza chiudere la porta ai Cinquestelle, ha confermato la sua fedeltà a Berlusconi.

Sì ad ogni intesa, ma con il buon Silvio.

Ovviamente, ancora una volta, calpestando quella che una volta si chiamava “coerenza”

Adesso siamo noi curiosi di sentire come faranno i Kamerati della lega, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che vogliono un Governo con un Condannato…

 

by Eles

Filippo Facci (Libero): ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’ …E come non dargli ragione: non vanno a puttane, non finanziano la mafia, non corrompono giudici, non evadono le tasse, non si fanno leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente gente di m….!

 

Filippo Facci

 

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Filippo Facci (Libero): ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’ …E come non dargli ragione: non vanno a puttane, non finanziano la mafia, non corrompono giudici, non evadono le tasse, non si fanno leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente gente di m….!

Come sbavano i lacché di Silvio…

Dopo Sallusti e Feltri, è il turno di Filippo Facci a sbraitare contro i cinquestelle, evidentemente rei di non andare a puttane (preferibilmente minorenni), non finanziare la mafia, non corrompere giudici, non comprare senetori, non evadere le tasse, non farsi leccare il c… da giornalisti improbabili… veramente non i loro “tipi”…

Giusto per capire il personaggio, ecco qualche esternazione del Facci:

  • Enzo Biagi, uno che piace solo alle vecchie e ai deficienti.
  • Ho il massimo disprezzo per la maggioranza di quelli che io ritengo essere i grillini, i grillanti o quelli che volete.
  • Io odio l’Islam, tutti gli islam, gli islamici e la loro religione più schifosa addirittura di tutte le altre…
Filippo Facci: ‘I grillini morbo incurabile, vanno eliminati senza complimenti’

I giornali di centrodestra ancora all’attacco contro i 5 Stelle.

Dopo Sallusti e Feltri, è il turno di Filippo Facci, che su Libero supera ogni limite parlando di “Grillini morbo incurabile” che “vanno eliminati senza complimenti”.

Giornalettismo, testata online spesso critica nei confronti del M5S, commenta così l’editoriale di Facci:

“Il giornalista vuole esprimere la sua distanza nei confronti dei politici e degli elettori del Movimento 5 Stelle. Ma lo fa in una maniera radicale, eliminando qualsiasi possibilità di confronto con loro. In un passaggio, addirittura, sembra criticare l’essenza stessa del meccanismo democratico: «Continuare a esaltare lo strumento democratico in ogni sua declinazione possibile (milioni di voti compresi) – scrive Facci – non può impedire di pensare che tizio o caio sia un perfetto cretino e che milioni di lemuri lo siano di conseguenza».

Il riferimento, quindi, sembra essere piuttosto esplicito agli 11 milioni di voti raccolti dal Movimento 5 Stelle: gli elettori si trasformano, nella visione di Facci, in un gruppo di scimmie del Madagascar. Né più, né meno. Il giornalista di Libero sottolinea come non riesca a intrattenere una conversazione normale con gli elettori del Movimento 5 Stelle, citando Jep Gambardella ne La Grande Bellezza («dopo una certa età non mi va di perdere tempo a fare cose che non mi va di fare»).”

Poi l’attacco a Paola Taverna, senza però citarla:

“Non cita il suo nome, ma la sua carica: Paola Taverna è da poco stata eletta vice-presidente del Senato. Allora sembra chiaro il riferimento a lei quando Facci scrive di «pescivendole che presiedono emicicli».”

E a Rocco Casalino, responsabile della comunicazione dei 5 Stelle:

“Così come il giornalista si stupisce di tanti suoi colleghi che un tempo facevano gli inviati in Medio Oriente e che ora «sono costretti a mendicare dichiarazioni da Rocco Casalino».”

La rabbia di Facci, osserva Giornalettismo, “si può incanalare quasi in un rifiuto della realtà dei fatti, nel non voler rispettare le regole di un gioco a cui si è partecipato perdendo.”

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/04/07/filippo-facci-grillini-morbo-incurabile-vanno-eliminati-senza-complimenti/

Effetto M5s – Ora cominciano a farsela sotto – L’Associazione degli ex parlamentari in ansia per l’assegno: “Noi vittime dell’invidia”

 

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Effetto M5s – Ora cominciano a farsela sotto – L’Associazione degli ex parlamentari in ansia per l’assegno: “Noi vittime dell’invidia”

Ora sì che cominciano a farsela sotto…

L’Associazione dei vecchi parlamentari in ansia per l’assegno: “Noi vittime dell’invidia”

Scrive Il Giornale:

Loro le consultazioni al Quirinale le hanno già fatte. Parliamo degli ex parlamentari con vitalizio da difendere, riuniti nell’Associazione ex parlamentari, che poche settimane fa si è presentata dal capo dello Stato con una folta delegazione di canuti ex senatori ed ex deputati, molto preoccupati per gli annunci di tagli alle loro generose pensioni parlamentari, diverse migliaia di euro al mese per pochi anni (in certi casi, mesi) di «servizio» a Montecitorio e Palazzo Madama.

Conto totale: 206,9 milioni di euro solo per il 2018. L’associazione, presieduta da Antonello Falomi, ex parlamentare Ds poi rieletto con Rifondazione Comunista (4.852 euro netti al mese di vitalizio), è impegnata in una crociata «in difesa delle istituzioni democratiche rappresentative, a cominciare dal Parlamento». Tradotto: non azzardatevi a toccare il nostro assegno vitalizio, è un presidio democratico. A Sergio Mattarella gli ex parlamentari hanno espresso la viva preoccupazione per un taglio, o ricalcolo, della loro pensione, come minacciato soprattutto dal M5s, che l’ha messo nelle priorità del primo ufficio di presidenza guidato dal grillino Roberto Fico. Proprio a lui si è subito rivolto il presidente dell’Associazione ex parlamentari, a nome dei circa 1.500 ex eletti ad essa iscritti. Ricordando che mai e poi mai gli ex parlamentari potranno dare il loro assenso «a misure che definiscano come odiosi privilegi le garanzie, anche economiche, poste dalla Costituzione Italiana a tutela dei parlamentari», mentre l’auspicio è che i presidenti delle Camere «sappiano intervenire con fermezza per interrompere una campagna d’odio che delegittima la massima espressione della sovranità popolare».

Ma per comprendere al meglio il grido di dolore degli ex parlamentari minacciati nel portafoglio, occorre prender l’ultimo numero della loro rivista, Il Parlamento. Ventiquattro pagine in cui, oltre ai necrologi per gli ex parlamentari scomparsi e a quelli premiati con medaglia per aver compiuto i 90 anni, si parla quasi esclusivamente e ossessivamente dei vitalizi messi in pericolo dalla «retorica populista che rappresenta – si legge – gli ex parlamentari come una casta di privilegiati e quindi un obiettivo facile da colpire». Anche se trattasi di una microcategoria di cittadini che rappresenta lo 0,0002%», sui cui però vogliono «scaricare il problema di reperire risorse». L’analisi del vicepresidente dell’associazione, Paolo Caccia, ex deputato Dc per quattro legislature, spiega che è tutta una questione di invidia per i trattamenti economici conquistati dagli ex deputati e senatori, «una mina per la società, una deriva inquietante alimentata anche dalla crisi economica». In effetti, invidiabili lo sono veramente i vitalizi degli ex parlamentari. Calcolati con il metodo retributivo, quindi slegati dai contributi realmente versati, i vitalizi vanno dai 2mila euro agli oltre 10mila euro netti al mese per i veterani dei Palazzi. L’Associazione, comunque, è pronta alle barricate se proveranno a ricalcolare i vitalizi al ribasso, in nome della democrazia e pure delle «numerose vedove di ex parlamentari che hanno in quell’assegno l’unico mezzo di sostentamento». Eh sì, perché le vedove e in certi casi pure fratelli e figli lo ereditano.

via Il Giornale

I pagliacci che hanno affidato ministeri come Istruzione e Sanità a bestie ignoranti come Lorenzin e Fedeli, ora si scandalizzano perché Sergio Battelli, tesoriere M5s, non è diplomato… Lo stesso Bettelli racconta la sua storia…

 

Sergio Battelli

 

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I pagliacci che hanno affidato ministeri come Istruzione e Sanità a bestie ignoranti come Lorenzin e Fedeli, ora si scandalizzano perché Sergio Battelli, tesoriere M5s, non è diplomato… Lo stesso Bettelli racconta la sua storia…

“Una grave malattia, poi dovevo lavorare”: il tesoriere M5s “spiega” perché ha la terza media

Dopo le polemiche degli ultimi giorni, il neo tesoriere del gruppo M5s sceglie il proprio profilo Facebook per raccontare la storia della sua “terza media”.

Nei giorni scorsi, il dibattito politico si è arricchito di una singolare parentesi: la polemica nei confronti della scelta del MoVimento 5 Stelle di affidare la gestione dei fondi pubblici del gruppo parlamentare a Sergio Battelli, già eletto nella scorsa legislatura alla Camera dei deputati. La “colpa” di Battelli sarebbe quella di non essere né laureato né diplomato, ma di aver conseguito solo la terza media. Un problema per chi dovrebbe gestire fondi pubblici, secondo alcuni esponenti politici, che hanno sottolineato come ciò possa costituire un segnale negativo per il paese, che vedrebbe piegato il concetto di meritocrazia a logiche di fedeltà personale (Battelli è notoriamente vicino al gruppo dirigente grillino, in particolare all’asse Di Maio – Casaleggio). Altri commenti negativi vertevano invece sulle precedenti esperienze lavorative di Battelli, essenzialmente riducibili a 10 anni da commesso in un negozio di animali.

Lui, dopo qualche giorno di silenzio, ha scelto il proprio profilo Facebook per rispondere alle critiche, raccontando i motivi per i quali la sua carriera scolastica si sia interrotta bruscamente:

Vi voglio raccontare una breve storia.
In terza superiore ITIS mi ammalo, per un gravissimo caso di malasanità rimango appeso nella mia malattia per un anno intero, solo dopo mille mila giri tra ospedali, cure e dottori finalmente un bravissimo pneumologo di Genova trova il mio problema. Quella mattina pioveva, ero con mia madre in un piccolo ambulatorio di Villa Scassi mentre mi dicevano, a neanche 17 anni, che avevo un tumore ai polmoni in una posizione “strana” da operare subito, non me lo dimenticherò mai. Passano ancora un paio di mesi e finalmente vengo operato a Padova, nel frattempo avevo “perso” quasi due anni della mia vita per risolvere il mio problema.
Ho iniziato a lavorare per altri problemi, ho iniziato a suonare, ho vissuto la vita e fin da prima che il Movimento nascesse eravamo già a parlare di acqua pubblica, trasporti, innovazione, web, futuro, anche grazie alla passione per la tecnologia che mi ha trasmesso mio padre.
Il Movimento l’ho visto nascere grazie a moltissime persone che ci hanno aiutato, mi hanno aiutato e hanno aiutato i cittadini, persone che molte volte non sono mai passare agli onori della cronaca ma che negli anni hanno dato e speso tutto, penso ai miei amici del Gruppo di Varazze e Savona.
Oggi le chiacchiere stanno a zero, io non mi fermo, guarderete i fatti, e vedrete come un gruppo di giovani “folli” sta cambiando e cambierà il paese finalmente nella direzione giusta. Stay foolish, stay hungry.
Ai posteri l’ardua sentenza.

fonte: https://www.fanpage.it/una-grave-malattia-poi-dovevo-lavorare-il-tesoriere-m5s-spiega-perche-ha-la-terza-media/

Tanto per farVi 4 risate:

Giusto per ricordarvelo: il Ministro Lorenzin scrive di antibiotici che combattono virus. Tutti possono non sapere che gli antibiotici combattono i batteri, non i virus. TUTTI MA NON IL MINISTRO DELLA SANITA’ !!! Un Ministro della Sanità deve saperlo, cazzo!! In un Paese civile una così l’avrebbero già cacciato a calci in c…!

 

Roberto Fico, il presidente della Camera che prende i mezzi pubblici per andare al lavoro

 

Roberto Fico

 

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Roberto Fico, il presidente della Camera che prende i mezzi pubblici per andare al lavoro.

Roberto Fico, neoeletto presidente della Camera, ha scelto di viaggiare con i mezzi pubblici per spostarsi da Napoli a Roma e iniziare così il suo lavoro a Montecitorio. Fico prima prende il treno e poi il bus. E la gente che lo incontra apprezza: “È giusto che i politici prendano i trasporti pubblici”.

Un inizio “low profile” per il neo presidente della Camera, Roberto Fico. I mezzi pubblici, come un cittadino qualunque, sono il modo prescelto per viaggiare da Napoli a Roma. Fico nel capoluogo campano si era recato ieri pomeriggio per salutare amici e famiglia, e ha scelto di non modificare le proprie abitudini confermando il suo percorso classico: metro fino alla stazione centrale (3 fermate), poi Freccia rossa per arrivare alla stazione di Roma alle 9.40.

A chi gli ha chiesto che cosa provasse a cominciare la settimana da presidente ha ammesso di provare una “grande emozione” per l’inizio del nuovo incarico. E ha scherzato sul primo passo da compiere: “Per prima cosa, prendo il taxi e vado in ufficio”. Ma una volta uscito dalla stazione ha puntato dritto verso i capolinea degli autobus salendo sull’85. Seduto nella parte posteriore, gli altri passeggeri non si sono mostrati sorpresi: “È giusto che i politici prendano i trasporti pubblici”, ha commentato infatti una signora. “Dovrebbero andare anche in metropolitana”, ha aggiunto un’altra. Arrivato in via del Corso, è sceso e ha proseguito a piedi fino alla Camera. In piazza Montecitorio alcune persone gli hanno stretto la mano augurandogli buon lavoro. All’entrata della Camera ha preferito non rispondere alle domande sulla presidente del Senato né sulle priorità stabilite. “Ci mettiamo subito al lavoro”, ha ribadito.

E intanto in un post sul blog delle Stelle si parla di Fico come colui che è stato in grado di dare un’anima al Movimento, realizzando quella che era stata la visione di Beppe Grillo, quando i grillini entrarono per la prima volta in Parlamento: “Con Roberto Fico Presidente della Camera questa carica istituzionale assume sembianze umane, esce dal cono di freddezza e altezzosità lontana dal popolo, ed entra nel cerchio delle emozioni, del rispetto, dei sentimenti: un’anima a 5 stelle sempre più visibile a tutti, fatta di etica, di sensazioni e di piccoli gesti. Il pensiero rivolto agli ultimi, ai più sfortunati, ai dimenticati, ai tanti Tom Joad in giro per l’Italia che soffrono ma trasformano il “furore” in poesia e in resistenza”.

fonte: https://www.fanpage.it/roberto-fico-il-presidente-della-camera-che-prende-i-mezzi-pubblici-per-andare-al-lavoro/

Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

 

Casellati

 

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Casellati – Ecco come sono riusciti ad eleggere il peggio del peggio come seconda carica dello Stato – E questa volta i Grillini sono complici!

Casellati – Chi è il nuovo Presidente del Senato? Berlusconiana della prima ora, fece assumere la figlia al Ministero, ideatrice e difensore delle leggi ad personam di Silvio, andava dicendo che Berlusconi era assolto, mentre era prescritto o si era abrogato i reati, contraria a unioni civili e stepchild adoption… Il peggio del peggio, insomma!

Maria Elisabetta Alberti Casellati è la prima donna a salire sullo scranno più alto di Palazzo Madama, la seconda carica dello Stato. Avvocato matrimonialista, di Rovigo, classe 1946, sposata con un collega, due figli, nonna appassionata.

Fedelissima di Berlusconi, a cui deve il suo ingresso in politica fin dalla fondazione di Forza Italia nel 1994, dove ha ricoperto vari incarichi: componente del Collegio dei probiviri, dirigente del dipartimento Sanità e vice dirigente dei Dipartimenti di Fi. Dal 2001 per un anno è vice capogruppo a Palazzo Madama e dal 2002 al 2005 vice capogruppo vicario. Tra il 2006 e il 2008 nuovamente vice presidente degli azzurri al Senato con Renato Schifani presidente.

La Casellati può vantare nel suo curriculum anche di aver fatto parte del Csm per due anni come membro laico in quota Forza Italia. «Un’esperienza che ha rappresentato un arricchimento autentico e di straordinario valore», ha detto al momento delle dimissioni giovedì scorso. Molto vicina al Cavaliere, dunque. È scesa in campo più volte a sua difesa nelle vicende giudiziarie che lo hanno riguardato, anche per il caso Ruby («un’ingiustizia ad personam»). Laureata in diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense, la Casellati è iscritta all’Ordine degli avvocati di Padova.

Nel governo ha ricoperto i ruoli di sottosegretario alla Salute e alla Giustizia in tre legislature. Eletta in Veneto, molto attiva sul territorio, ha creato, quando era sottosegretario alla Salute, un suo angolo nel mercato di Padova, con tanto di banchetto per un rapporto diretto con i cittadini. E il suo impegno si è profuso anche a varie riprese nella difesa dei diritti delle donne, dalle quote rosa alla legge sullo stalking. È favorevole alla riapertura delle case chiuse, convinta del fallimento della legge Merlin.

Tra i suoi assistiti ci sono il calciatore Stefano Bettarini, ex marito di Simona Ventura, e il registra Gabriele Muccino. La prima figlia, Ludovica, lavora nella galassia delle aziende di Berlusconi, mentre il fratello Alvise ha seguito le orme dei genitori, laureandosi in legge. Ha esercitato la professione a New York, ma poi ha deciso di seguire la sua grande passione: ora è un apprezzato direttore d’orchestra. Curata nell’aspetto, ma senza esagerare. Avrebbe detto che non potrebbe mai uscire senza eyeliner, di detestare le unghie lunghe e le bocche colorate. ‘Ma gli occhi devono essere sempre truccati’.

Qualche spunto:

Corriere della Sera – 31.07.2004: Il sottosegretario assume la figlia al ministero

Notizie Vip 12.04.2011: Travaglio la Casellati la figlia al Ministero e la Gruber, video.

 

Eccone uno che sicuramente farà carriera in politica: Cecconi, impresentabile del M5s (faceva finta di restituire i rimborsi con bonifici che poi revocava). Si era impegnato per iscritto a dimettersi se eletto, ma si rimangia la promessa… Tanto rivoltante, che non si schioderà più dalla poltrona…!

 

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Eccone uno che sicuramente farà carriera in politica: Cecconi, impresentabile del M5s (faceva finta di restituire i rimborsi con bonifici che poi revocava). Si era impegnato per iscritto a dimettersi se eletto, ma si rimangia la promessa… Tanto rivoltante, che non si schioderà più dalla poltrona…!

 

Rimborsopoli M5S, Cecconi non rinuncia al seggio: “Il documento di Di Maio? Carta da culo”

Coinvolto nello “scandalo Rimborsopoli”, l’ex pentastellato Andrea Cecconi promise di rinunciare alla candidatura e firmò il documento impostogli da Luigi Di Maio. A poche settimane dalle elezioni, il deputato però pare aver cambiato idea: “Ho firmato con Luigi un impegno che prevedeva le mie dimissioni una volta eletto, ma poi ho anche chiamato una mia amica in Cassazione e lei mi ha detto che quel documento lo posso anche cestinare. Insomma, è carta da culo”.

Pochi mesi fa venne coinvolto nello scandalo “Rimborsopoli” e firmò una dichiarazione di intenti promettendo di rinunciare al seggio parlamentare in caso di elezione. Ma l’ex pentastellato Andrea Cecconi pare aver cambiato idea e nonostante la promessa, oggi fa dietrofront e dichiara che non rinuncerà affatto al suo seggio e sembra inoltre non intenzionato a presentare le dimissioni da parlamentare perché quel documento impostogli da Luigi Di Maio sarebbe “carta da culo”. Nella prima giornata della nuova legislatura, il deputato Cecconi spiega infatti ai cronisti: “Ho firmato con Luigi un impegno che prevedeva le mie dimissioni una volta eletto, ma poi ho anche chiamato una mia amica in Cassazione e lei mi ha detto che quel documento lo posso anche cestinare. Insomma, è carta da culo. Io posso anche presentarle le mie dimissioni, ma devono essere votate dalla Camera e questo non accadrà mai, lo sappiamo tutti”. Cecconi, insieme al senatore Carlo Martelli, fu tra i primi esponenti pentastellati coinvolti nell’inchiesta condotta da Le Iene. Stando a quanto documentato da Filippo Roma e successivamente acclarato dai controlli effettuati da Luigi Di Maio, Andrea Cecconi aveva trattenuto per sé circa 21.000 euro di rimborsi spese facendo finta di bonificare la somma al fondo per il microcredito istituito presso il Mef e successivamente revocando la disposizione.

Scoperto da Le Iene grazie a una fonte anonima, Cecconi ha provveduto a saldare l’ammanco e a promettere la rinuncia al seggio: “Per mettermi in regola con le restituzioni. Il ritardo è stato dovuto a motivi di natura personale che penso che nessuno possa essere in grado di giudicare. Ho rinunciato a 75.000 euro di rimborsi e restituito quasi 120.000 euro in questi anni, e questo nessuno può togliermelo, so però di aver fatto una mancanza nei confronti degli iscritti del MoVimento 5 Stelle, anche se la mia coscienza è pulitissima perché ho restituito fino all’ultimo centesimo come promesso. I probiviri decideranno sul procedimento disciplinare nei miei confronti e sulla sanzione da comminare. Sono sereno e accetterò ciò che stabiliranno. In ogni caso vi comunico che ho già deciso di rinunciare alla mia elezione. Il 4 marzo cederò il passo e andranno avanti gli altri candidati che trovate nel listino”, scrisse su Facebook poche settimane fa. Ora però pare aver cambiato idea.

Fonte: https://www.fanpage.it/rimborsopoli-m5s-cecconi-non-rinuncia-al-seggio-il-documento-di-di-maio-carta-da-culo/