Voucher, ok all’emendamento del Governo con i voti di Forza Italia e Lega. Ricordiamo che solo qualche mese fa li avevano aboliti per evitare che li cancellassimo noi col Referendum! In altre parole: CI STANNO PRENDENDO PER IL CULO – Ricordatevi anche di questo quando andrete a votare!

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Voucher, ok all’emendamento del Governo con i voti di Forza Italia e Lega. Ricordiamo che solo qualche mese fa li avevano aboliti per evitare che li cancellassimo noi col Referendum! In altre parole: CI STANNO PRENDENDO PER IL CULO – Ricordatevi anche di questo quando andrete a votare!

Da Il Fatto Quotidiano

Voucher, ok all’emendamento del governo. Orlandiani non votano. Mdp contro: “Rapporto con governo a rischio”

Il testo passa con i voti di Forza Italia e Lega. Fuori dall’aula la corrente del Guardasigilli. E gli scissionisti minacciano di togliere la fiducia all’esecutivo

Forza Italia che vota con il Pd. Il Pd che perde altri pezzi. Cuperlo che cita Euripide. Mdp che minaccia di non votare la fiducia al governo. Mentre Gentiloni è impegnato a rappezzare un G7 con molti disaccordi e pochissime intese, il via libera della commissione Bilancio della Camera alle nuove norme sul lavoro accessorio, lacera ulteriormente il Partito democratico e allarga la crepa con gli scissionisti di Mdp, scandendo rumorosamente il conto alla rovescia del suo governo. In commissione il testo del Pd Mauro Guerra che istituisce i nuovi buoni lavoro ottiene 19 sì e 6 no. Ma pesa il voto contrario di Mdp e il non voto degli orlandiani. L’ala vicina al ministro della Giustizia, rappresentata in commissione Bilancio da Susanna Cenni, Carlo Dell’Aringa e Antonio Misiani, ha preferito abbandonare i lavori, non partecipando al voto. Contrario fin dall’inizio Mdp, che si è schierato contro l’emendamento insieme a M5S e Sinistra italiana. A favore invece si sono espressi Ap, Scelta Civica, Lega e Forza Italia.

L’emendamento approvato, una riformulazione di quello presentato da Titti Di Salvo (Pd), prevede l’introduzione di un libretto famiglia per i lavori domestici, contratto di prestazione occasionale per le piccole imprese. Ciascun lavoratore non potrà ricevere compensi superiori a 5mila euro e non più di 2.500 euro dal medesimo datore di lavoro. A sua volta, l’utilizzatore non potrà superare i 5mila euro di compensi. Per quanto riguarda il nuovo contratto di prestazione occasionale, potrà essere utilizzato da micro imprese fino a 5 dipendenti, escluse quelle del settore agricolo, fatto salvo per pensionati, disoccupati e studenti. Escluse anche le imprese edilizie e quelle coinvolte in appalti di opere o servizi. Se si supera il limite dei cinquemila euro o di durata della prestazione pari a 280 ore nell’anno civile, scatta l’assunzione a tempo pieno e indeterminato.

Fin qui la sostanza del testo. Ma è il sottotesto politico ad agitare la già concitata vita della maggioranza di governo. Questo emendamento “incrina in maniera fortissima e forse definitiva il nostro rapporto con maggioranza e forse con il governo”, dice il deputato Mdp Arturo Scotto. In aula prima di uscire inoltre Scotto ha detto che la discussione è stata “influenzata fortemente dai capricci di chi ha messo una gigantesca mina sull’esito della legislatura e delinea scenari politici di larghe intese”. Non è da meno il capogruppo Francesco Laforgia: “Il Pd – commenta – ha scelto di consumare l’ennesimo strappo. In barba a milioni di Italiani che volevano esprimersi in un referendum, ha prima fatto saltare quel passaggio democratico e poi ha reintrodotto, con una forzatura inaccettabile, i voucher anche per le imprese. Non voteremo la fiducia e il Pd dovrà spiegare a milioni di italiani le ragioni di una scelta irresponsabile sul merito e sul piano del funzionamento democratico delle istituzioni. Dovrà anche spiegare perché ha deciso di sabotare questa legislatura”.

Nel rimpallo delle responsabilità si butta anche il Partito democratico. “Maggioranza a rischio? No, prendiamo atto che c’è una situazione di questo tipo, valuteremo quello che succederà nei passaggi successivi e speriamo che al Senato Mdp manterrà fede agli impegni presi con i suoi elettori dicendo che avrebbe sostenuto con lealtà il governo, dopodiché ognuno si assumerà la sua responsabilità”. Così il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato. Alla domanda se si aprirà alle larghe intese in caso Mdp non cambi la sua posizione a Palazzo Madama, Rosato ha risposto: “Assolutamente no, c’è la Costituzione che prevede cosa succede nel caso non ci siano i numeri”.

E meno male che a elevare i toni rissosi tra gli ex compagni di partito ci sia Gianni Cuperlo. A metà tra Nanni Moretti ed Euripide, l’ex candidato alla segreteria dem commenta: “Così ci si fa del male. Non è ragionevole evitare un referendum chiesto da oltre un milione di cittadini e introdurre due mesi dopo una norma sulla stessa materia senza discuterne per tempo con chi quel referendum aveva promosso. Non sono annebbiato dalla faziosità”. “E’ evidente che affrontare il tema in un modo che divide, con un emendamento alla manovrina e senza aver condiviso nulla di tutto ciò coi lavoratori e chi li rappresenta è uno sgarbo al buon senso. Per questo – spiega – sono contrario. Presentare quell’emendamento nella parte sulle imprese è stato un errore come un errore serio ha compiuto il governo nell’ispirarlo e nel sostenerlo. Quos vult Iupiter perdere, dementat prius“, conclude Cuperlo citando in latino un motto attribuito a Euripide, che letteralmente significa “a quelli che vuole rovinare, Giove toglie prima la ragione”.

 

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/27/voucher-ok-in-commissione-allemendamento-del-governo-orlandiani-non-votano-mdp-contro-rapporto-con-governo-a-rischio/3618571/

I Voucher significano sfruttamento e lavoro sottopagato, per questo piacciono così tanto al Pd di Renzi: li avevano aboliti per evitare un’altra bastonata al referendum, ma, falsi peggio di Giuda, ecco che ora li tirano fuori di nuovo …e Voi continuate a dare il voto a queste carogne…!

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I Voucher significano sfruttamento e lavoro sottopagato, per questo piacciono così tanto al Pd di Renzi: li avevano aboliti per evitare un’altra bastonata al referendum, ma, falsi peggio di Giuda, ecco che ora li tirano fuori di nuovo …e Voi continuate a dare il voto a queste carogne…!

 

Voucher, dal referendum Cgil all’abolizione e ritorno. Cosa bolle nella pentola dei buoni lavoro

Della questione si sta occupando il viceministro dell’Economia Enrico Morando, d’intesa coi tecnici di Via Veneto. Da lì, di fatto, uscirà la proposta di riferimento, che poi – per motivi di forma – verrà però limata e firmata da un portavoce del Pd, forse dallo stesso relatore Mauro Guerra. Una proposta che comunque non andrà incontro a grandi ritocchi

“All’inizio era fuoco di sbarramento; ormai si è passati al conflitto”. La battuta è di Giorgio Airaudo, deputato di Sinistra Italiana, e riassume bene lo scontro parlamentare di questi giorni sul tema dei voucher. Uno scontro che sembrava figlio della pretattica, e che invece ora mette a rischio la sopravvivenza stessa del governo. La minaccia definitiva all’esecutivo Gentiloni arriva da Francesco Laforgia, capogruppo di Articolo 1 – Mdp alla Camera: “Se si reintroducono i voucher per le imprese, noi usciamo dalla maggioranza”. La replica del Pd è affidata a Ettore Rosato: “Ci eravamo impegnati a normare il lavoro occasionale e lo facciamo. Chi non lo vuole evidentemente preferisce il lavoro in nero”. Queste, dunque, le dichiarazioni incrociate. Ma su cos’è che si litiga, in effetti?

La prima questione è di metodo. “Però il metodo, in casi come questi, è sostanza”, afferma laconica Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil. I voucher erano stati aboliti a metà marzo, con un decreto d’urgenza che aveva come finalità esclusiva quella di scongiurare il rischio del referendum indetto dal sindacato di Susanna Camusso. Ora che la chiamata alle urne è stata sventata, ecco che il governo vuole reintrodurre i buoni lavoro: in forme diverse, soprattutto nel nome, da ciò che c’era prima, ma non abbastanza diverse perché il tutto non appaia una furbata. E lo fa, di nuovo, in grande fretta, rinunciando alla via del confronto.

“Il punto è che il governo, come al solito, comprime il dialogo”, protesta la deputata pentastellata Tiziana Ciprini. Il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, in queste ore prova in realtà a sgravare l’esecutivo da ogni responsabilità: “Se ne sta occupando il parlamento”, spiega. Ma non è proprio così. È vero: in Commissione bilancio, alla Camera, è tuttora in discussione il decreto che riguarda la cosiddetta manovrina da 3,4 miliardi, e in quel contesto si sta discutendo anche delle misure per i nuovi voucher. Ma si discute per modo di dire, con la certezza che questo confronto servirà a ben poco. Tutti, infatti, sono in attesa, da oltre una settimana, che arrivi un emendamento di iniziativa del governo. Della questione si sta occupando il viceministro dell’Economia Enrico Morando, d’intesa coi tecnici di Via Veneto. Da lì, di fatto, uscirà la proposta di riferimento, che poi – per motivi di forma – verrà però limata e firmata da un portavoce del Pd, forse dallo stesso relatore Mauro Guerra. Una proposta che comunque non andrà incontro a grandi ritocchi. Anche perché il tempo stringe: il decreto va convertito da entrambe le Camere entro il 24 di giugno. Possibilità per discutere, dunque, non ce ne sarà.

E qui si arriva all’altra questione: quella del merito. Cosa intende proporre, il governo? Nel dettaglio, nessuno sa dirlo con esattezza. Ma su un punto il fronte dei contrari è d’accordo: “Si vuole far rientrare dalla finestra ciò che è stato fatto uscire dalla porta”. Il nodo cruciale riguarda la reintroduzione dei voucher – o dei loro surrogati – per le imprese. “Quello è l’errore fondamentale”, ha ripetuto in questi giorni l’ex ministro Cesare Damiano, presidente dem della commissione Lavoro alla Camera, che si dice “contrario” alle scelte della componente renziana del suo partito. “A me sembrava che la promessa del governo fosse chiara: i voucher solo per i lavoretti occasionali. E infatti – prosegue Damiano – noi volevamo reintrodurli solo per le famiglie e le ong”. Così non sarà. Le indiscrezioni che circolano, infatti, parlano di un sostanziale accordo tra il Pd e Alleanza Popolare. L’asse, insomma, tra Matteo Renzi e Angelino Alfano, suggellato a inizio aprile anche un incontro ufficiale tra i capigruppo di Camera e Senato di Ap e Paolo Gentiloni. Negli scorsi giorni Maurizio Lupi si mostrava sicuro: “Sono certo che il governo accoglierà la nostra proposta e si troverà un’intesa”. La quadra, per quanto riguarda le aziende, dovrebbe arrivare intorno all’idea avanzata da Maurizio Sacconi: una sostanziale estensione del contratto a chiamata in una versione più semplificata. Un mini-contratto attivabile tramite un’iscrizione online, con tanto di contributo previdenziale al 32% (com’è per le collaborazioni, dunque). Qualche paletto in più, rispetto ai vecchi voucher, s’intravede: forse un minimo di 4 ore di lavoro necessario per poter avviare la procedura telematica, forse un tetto annuo di 5mila euro totali di retribuzione in voucher per ogni singola impresa. Ma si qui si vaga, ancora, nel campo delle ipotesi. E nell’attesa che venga svelato il testo, per ora di certo c’è solo il conflitto.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/25/voucher-dal-referendum-cgil-allabolizione-e-ritorno-cosa-bolle-nella-pentola-dei-buoni-lavoro/3614791/