Scusate. Dite “aiutiamoli a casa loro”… Poi attaccate in modo vergognoso una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro… Ma allora abbiate il coraggio di dirlo: siete razzisti, di loro non ve ne frega niente, li schifate e basta. Così almeno non se ne parla più…

 

aiutiamoli a casa loro

 

 

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Scusate. Dite “aiutiamoli a casa loro”… Poi attaccate in modo vergognoso una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro… Ma allora abbiate il coraggio di dirlo: siete razzisti, di loro non ve ne frega niente, li schifate e basta. Così almeno non se ne parla più…

Una valanga di insulti su Silvia…

E poi i due quotidiani fascio-leghisti, che quando si tratta di fare schifo vanno in tandem, pubblicano due titoli emblematici per capire chi sono quelli di destra: per Vittorio Feltri e Libero “Abbiamo liberato un’islamica”, mentre il Giornale di Alessandro Sallusti parla della volontaria come “Islamica e felice, Silvia l’ingrata”. Feltri, che su Twitter aveva già espresso concetti come “Pagare il riscatto per Silvia significa finanziare i terroristi islamici. Che sono amici della ragazza diventata musulmana. Bella operazione”, spiega in prima pagina il problema vero dell’operazione di liberazione di Silvia. “Si dice che Silvia si decise a partire animata dal desiderio di compiere del bene in favore dei bambini di pelle scura. Sono persuaso della sua sincerità, eppure vorrei ricordarle che l’Italia è piena di gente bisognosa di soccorso, visto che campa nella miseria. Oltre 50 mila clochard trascorrono le notti all’addiaccio e spesso ci lasciano le penne. Per aiutare i miserabili non è il caso di trasferirsi nella Savana, basta guardarsi in giro pure nel capoluogo lombardo per ravvisare numerosi individui conciati male e meritevoli di assistenza”, scrive il sedicente giornalista.

Per Sallusti è grave che Silvia sia tornata a casa indossando lo jilbab, l’abito delle donne somale. Così ne esce un paragone col nazismo: “È come se un internato in un campo di concentramento tedesco fosse tornato a casa, ricevuto con tutti gli onori dal suo presidente del Consiglio, indossando orgogliosamente la divisa dell’esercito nazista”. E alla fine, chiosa, “abbiamo quattro milioni in meno e, scommettiamo, un’eroina della sinistra in più”…

La miseria di questa gente è sputtanata perfino dalla rigida Chiesa Cristiana: dal teologo Silvia Romano che si scaglia contro i falsi cristiani che strepitano, ma che non conoscendo né l’abc del catechismo, né una riga di vangelo né cosa significhino le parole dialogo, misericordia e fratellanza. “cristiana o musulmana, è sempre una figlia di Dio nel senso che si riconosce nel rapporto filiale nei confronti di Dio” a Don Enrico Parazzoli, parroco di Casoretto, quartiere di Milano dove vivono i genitori della giovane cooperante liberata in Somalia che difende Silvia Romano dall’onda di odio: “Rispetto per ciò che ha vissuto e le sue scelte”

Don Enrico Parazzoli, parroco di Casoretto, quartiere di Milano dove vivono i genitori della giovane cooperante liberata in Somalia

Suvvia, ragazzi. Invece di arrampicarvi sugli specchi, invece di riempirvi la bocca con gli “aiutiamoli a casa loro” (per poi attaccate vergognosamente una ragazza che è andata ad aiutarli a casa loro), ammettetelo, siete razzisti, di quella gente non ve ne frega un cazzo, li schifate e basta. Almeno così non se ne parla più…

By Eles

Feltri si unisce al gregge: “Quanto ci è costata Silvia Romano?” Caro Vittorio, meno dei 49 milioni che si è fottuto la lega di cui non parli, meno dei 21 milioni per l’inutile ospedale fiera di Milano di cui non parli. Meno di quelli che guadagni tu per scrivere queste cazzate…

 

Feltri

 

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Feltri si unisce al gregge: “Quanto ci è costata Silvia Romano?” Caro Vittorio, meno dei 49 milioni che si è fottuto la lega di cui non parli, meno dei 21 milioni per l’inutile ospedale fiera di Milano di cui non parli. Meno di quelli che guadagni tu per scrivere queste cazzate…

Ve lo avevamo ricordato solo ieri:

Ricordiamo Vittorio Feltri su Silvia Romano e sul concetto di solidarietà: “È da cretini andare in giro per il mondo a imitare il Samaritano caricandone poi le spese sulla collettività” – Ma quanto può essere squallido e misero l’animo di chi pensa queste cose su chi fa del bene?

E la cazzata di Vittorio Feltri non si fa attendere. Eccolo che si unisce al gregge: “Quanto ci è costata Silvia Romano?”, dimostrando ancora una volta la sua meschinità…

Era prevedibile, dato che Feltri è il maestro della provocazione. Fa comunque ribrezzo sapere che esiste chi alla vita di una ragazza che era andata ad aiutare i disperati mette un prezzo.

Nel giorno della liberazione di Silvia Romano si è nuovamemte scatenata la battaglia fascio-sovranista di chi si chiedeva ‘quanto abbiamo pagato’ per lberare la ragazza rapita nel 2018 da un gruppo di fondamentalisti islamici.

Battaglia che era iniziata violentemente proprio all’epoca del rapimento, con molti di questi account sovranisti che twittavano, spietati, che in fondo quella ‘buonista’ se l’era cercata.

E Vittorio Feltri non ha mancato di dare il suo appoggio al gregge, scrivendo su twitter semplicemente ‘quanto ci è costata?’.

Noi gli vogliamo solo ricordare che la VITA di questa ragazza è costata sicuramente meno dei 49 milioni che la lega si è fottuto e di cui non parla. Sicuramente meno dei 21 milioni buttati per ospedale della fiera di Milano, che non è servito a nulla se non a fare un po’ di propaganda e di cui non parla. Molto probabilmente meno di quelli che guadagna lui per scrivere cazzate del genere.

Quindi, per cortesia, Vittorio abbi il pudore di stare zitto.

Rita Pavone: “Io sovranista? Sì, se significa amare Italia” …A destra gongolano. Libero titola “sfida alla sinistra” …Ma solo loro se la possono bere: la Pavone vive in Svizzera da ben oltre 50 anni, ha lì la sua azienda e lì paga le tasse. In Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

 

Rita Pavone

 

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Rita Pavone: “Io sovranista? Sì, se significa amare Italia” …A destra gongolano. Libero titola “sfida alla sinistra” …Ma solo loro se la possono bere: la Pavone vive in Svizzera da ben oltre 50 anni, ha lì la sua azienda e lì paga le tasse. In Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

Partiamo dal titolo di Libero:

Verissimo, Rita Pavone a Silvia Toffanin: “Cosa significa essere sovranisti?”, la sfida alla sinistra

Nel testo dell’articolo si ritorta alle dichiarazioni della Pavone sul “sovranismo” a Verissimo: “Non so cosa voglia dire essere sovranista, ma se significa amore per il mio Paese, allora sì. Io amo l’Italia e le mie radici”.

Quindi è stata solo un’ingiustizia averla costretta all’esilio ed a pagare le tasse in Svizzera?

Per la cronaca ricordiamo che la cantante vive lì da ben oltre 50 anni, da quando si è sposata con Teddy Reno. “Questa terra mi ha dato la possibilità di realizzare il mio sogno di donna; di vivere, al di fuori della mia attività artistica una vita normale, tranquilla, non spiata, non seguita, con grande affetto da parte di chi mi frequenta, ma sempre con una certa discrezione”, ha dichiarato lei.

Tra l’altro, in Svizzera ha trasferito anche tutti i suoi interessi economici. “Nel mio piccolo” è la società che si occupa della sua immagine e dei suoi impegni professionali, intestata a “Rita Ori Filomena Merk-Pavone, da Breggia, in Morbio Superiore”.

La sede della società è proprio in Svizzera. A Breggia, per la precisione, un comune del Canton Ticino, poco più in là del lago di Como.

Insomma, in Italia viene solo per rompere le palle a Sanremo!

P.S. ricordiamo anche due chicche social della Pavone: quando ha ritwittato un tizio che si domandava come mai non ci fossero vu’ cumpra’ sulla Rambla di Barcellona nel giorno dell’attentato. ed ha scritto che Greta Thunberg sembra un personaggio da film horror…

 

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6 donne massacrate in una settimana, ma Libero si fa beffe dei femminidici. Care amiche, non ci fate caso: questo è il fascismo!

 

Libero

 

 

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6 donne massacrate in una settimana, ma Libero si fa beffe dei femminidici. Care amiche, non ci fate caso: questo è il fascismo!

Il giornale di Feltri usa in maniera strumentale il termine ‘maschicidi’ al posto di omicidi. Dimenticando che la maggior parte degli uomini non viene ucciso da mogli o fidanzate. In 4 giorni sei donne massacrate da chi diceva di amarle.

Questa è la prima pagina di Libero di mercoledì 29 gennaio.

Martedì 28 gennaio Andrea Pavarini ha ammazzato con calci e a pugni Francesca Fantoni, ha lasciato il corpo martoriato in un parco a Bedizzole (Brescia) ed è tornato a casa dalla moglie e dal piccolo figlio come se nulla fosse: solo un po’ di sangue sulla felpa. Giovedì 30, nella notte, a Mazara i carabinieri hanno portato in carcere Vincenzo Frasillo, 53 anni. Ha massacrato di botte, per tre giorni di seguito, la moglie Rosalia, fino ad ucciderla. Gli inquirenti parlano di una scena di violenza “indescrivibile”.

Oggi, 31 gennaio, ad Alghero è stato trovato il corpo senza vita di una donna scomparsa due mesi fa, si chiamava Speranza Ponti: è stato arrestato il convivente con l’accusa di omicidio. Ancora oggi sono scattate le manette per Z.F. il marito di una donna di 38 anni, incinta, trovata morta soffocata, nel loro appartamento a Versciaco, in Alto Adige. E sempre oggi a Mussomeli (Caltanissetta) Michele Noto 27 anni, ha sparato ed ucciso l’ex compagna Rosalia, la figlia di lei, Monica, poi si è tolto la vita. In paese hanno definito l’omicida-suicida come “un ragazzo normale”.

L’articolo di Libero, come annota Eliana Cocca sul Fatto, prende in esame i dati del Viminale. Ma dimentica di annotare che i 133 uomini uccisi non sono stati fatti fuori dalle loro fidanzate, compagne, moglie, amiche. Sono morti durante sparatorie, regolamenti di conti, incidenti di caccia, etc. Non sono cioè “maschicidi”, ma omicidi.

Femminicidi sono quelli che abbiamo elencato, la tragica litania che conosciamo, l’eterna Spoon River: Francesca, Rosalia, Speranza, e tutte le altre. Sei donne massacrate in quattro giorni. Così la tempistica paradossale di Libero è un’offesa ulteriore: per la memoria delle vittime, per la coscienza di un Paese civile e per una professione, quella di giornalista, dove almeno in talune circostanze le parole dovrebbero essere soppesate con immensa attenzione sul bilancino della verità, dello scrupolo, perfino della pietas. Soprattutto se a scrivere “la sorprendente verità”, ovvero che “non si assiste a mobilitazioni a favore del sesso forte, che in realtà è debole”, è una donna, una collega.

Ma il Tribunale del popolo, della bufala un tanto al chilo, dello scoop selvaggio non fa sconti. L’autrice dell’articolo di Libero, una giornalista, lo dovrebbe ben sapere visto che ha dovuto difendersi sulle pagine del suo quotidiano e poi davanti alle telecamere della peggiore tv dall’accusa di essere la fidanzata di Igor il Russo, aka Norbert Feher accusato di 5 omicidi tra Italia e Spagna. Questo solo perché ha tenuto una corrispondenza con il killer pur di intervistarlo.

E resta come minimo inquietante che laddove si tratti di minimizzare, ridicolizzare, attaccare i nostri pochi diritti, la nostra stessa vita, il direttore Feltri schieri dietro le mitraglie della “mala educación” informativa – donne versus donne – proprio le giornaliste.

Era già accaduto con lo stupro di Rimini, dove i particolari della violenza furono riportati sempre da una giornalista di Libero senza omissis (su Globalist ne aveva scritto, indignata, Claudia Sarritzu).

Eppure l’informazione dovrebbe riflettere su quelli che sono i ruoli: una direzione maschile e machista, volgare e spesso omofoba, a capo di croniste donne che mettono firme e faccia. Dovrebbe riflettere la Federazione Nazionale della Stampa con un intervento mirato a favore di chi, più che complice, sembra vittima di un ingranaggio.

Tanto dobbiamo a centinaia di donne e ragazze uccise, ma anche per la tutela di una professione, perché la morte, la violenza, il dolore non siano più, mai più, basso impero ideologico, sulla pelle di chi soffre. Di chi muore per mano di qualcuno che a vanvera parlava di amore.

tratto da: https://www.globalist.it/media/2020/01/31/francesca-rosalia-speranza-uccise-mentre-libero-si-fa-beffe-dei-femminidici-2052334.html

Feltri attacca Repubblica per il titolo “Cancellare Salvini”: “è una frase minacciosa che incita al linciaggio”… Dimentica però quando su Libero lui titolava “Per stendere Renzi bisogna sparargli” …Ipocrita o ormai completamente rincoglionito?

 

Feltri

 

 

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Feltri attacca Repubblica per il titolo “Cancellare Salvini”: “è una frase minacciosa che incita al linciaggio”… Dimentica però quando su Libero lui titolava “Per stendere Renzi bisogna sparargli” …Ipocrita o ormai completamente rincoglionito?

Cari colleghi dell’Ordine, stamane il quotidiano Repubblica reca in prima pagina il seguente titolone di apertura: ‘Cancellare Salvini’. Non credo che l’intenzione del titolista fosse quella di cancellare con la gomma il capo della Lega. È una frase minacciosa che incita al linciaggio – scrive Vittorio Feltri nel suo editoriale di oggi -. Cosa sarebbe successo se Libero avesse scritto a caratteri cubitali: ‘Cancellare Segre’? Segnalo a voi, che non leggete i giornali ma processate i giornalisti politicamente scorretti, questa perla democratica e antifascista. Sono curioso di vedere se sanzionerete Carlo Verdelli che pure è un direttore stimabile”.

È quanto afferma il direttore di ‘Libero’, Vittorio Feltri, in un editoriale pubblicato sul quotidiano

“La mia denuncia non intende colpire il direttore Verdelli, che sul suo giornale ha il diritto di adoperare il linguaggio che ritiene più opportuno. A me importa soltanto stabilire la fondatezza di un concetto: la deontologia o la si rispetta tutti, anche se discutibile, oppure che venga archiviata fra le cose inutili, o meglio dannose,” ha sottolineato Feltri.

Ipocrita o ormai completamente rincoglionito?

 Il problema è sempre il pulpito da cui arriva la predica. Perché se è legittimo criticare la scelta fatta da La Repubblica nella sua edizione del 15 gennaio 2020, è opportuno anche ricordare come chi oggi si scaglia contro il quotidiano di  Verdelli non sia esente di colpe.

Il classico “bue che dice cornuto all’asino”…

Insomma, l’indignazione ci poteva anche stare. Ma che ad indignarsi sia Vittorio Feltri… Sì, Feltri, quello che titolò così.

«Per stendere Renzi bisogna sparargli»

Era l’8 novembre del 2017 e su Libero campeggiava il titolone: «Per stendere Renzi bisogna sparargli». Titolo ancor più inequivocabile di quel «Cancellare Salvini» apparso su La Repubblica.

Chi è senza peccato scagli la prima pietra, certamente. Ma il percorso storico del quotidiano diretto da Vittorio Feltri non consente di salire sul pulpito a dire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

La storia è viva nella memoria di tutti, soprattutto quando viene stampato su carta.

Libero ricorda Nilde Iotti: “Era facile amarla, era bella, prosperosa e brava a letto” – Questo succede quando a gente che al massimo potrebbe scrivere sui muri dei cessi degli autogrill, dai un giornale tra le mani…!

 

Nilde Iotti

 

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Libero ricorda Nilde Iotti: “Era facile amarla, era bella, prosperosa e brava a letto” – Questo succede quando a gente che al massimo potrebbe scrivere sui muri dei cessi degli autogrill, dai un giornale tra le mani…!

Il ‘ricordo’ sessista di Nilde Iotti secondo Libero: «Prosperosa, brava in cucina e a letto»

Nilde Iotti è stata un personaggio che ha rappresentato un punto di svolta nella politica italiana. Fu la prima donna a ricoprire il ruolo di presidente della Camera – e prima a far parte di una delle tre cariche dello Stato italiano – e segnò il primo passo nel coinvolgimento di persone di sesso femminile all’interno del circuito istituzionale nostrano. E non solo quello: le sue battaglie sono riconosciute e hanno riflessi anche al giorno d’oggi nel nostro Parlamento. E a 20 anni esatti dalla sua morte (era il 4 dicembre 1999) ha deciso di omaggiarla con una fiction in onda questa sera (giovedì 5 dicembre). Una cosa che, evidentemente, a Libero non va giù.

La reggina fu il primo volto femminile a rappresentare in toto la sinistra italiana, partendo dal Pci e arrivando ai Ds. E per questo – perché cerchiamo di trovare la motivazione più razionale (seppur irrazionale) il quotidiano di Vittorio Feltri sembra aver deciso di proporre un attacco – sotto forma di ‘ricordo’ – di Nilde Iotti in occasione della messa in onda della fiction Rai ‘Io sono Nilde’. E l’articolo a firma Giorgio Carbone è ricco di riferimenti sessisti.

 Il ‘ricordo’ sessista che Libero fa di Nilde Iotti

«Era facile amarla perché era una bella emiliana simpatica e prosperosa come solo sanno essere le donne emiliane – si legge in prima pagina su Libero -. Grande in cucina e grande a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna». Poi il ‘ricordo’ prosegue citando Togliatti e continua con un attacco alla sinistra storica. Il tutto, alla fine, per attaccare Nilde Iotti utilizzando la sponda della fiction Rai in onda giovedì sera.

E il giornalista ha modo anche di proseguire la sua mozione sessista facendo un paragone tra Nilde Iotti e Anna Foglietta, l’attrice scelta per interpretare la più longeva presidente della Camera dei deputati della storia della nostra Repubblica: «Anna Foglietta, chiamata a raffigurarla sul piccolo schermo (buona scelta, una romana bella e soda, chiamata a interpretare la più in vista della campagna per il divorzio)».

 

tratto da: https://www.giornalettismo.com/nilde-iotti-libero-sessismo/?fbclid=IwAR3WrFX5I7CgAQGl5bslKhzrhm56_yM8MOTqzSL9mwDCBOmtTY17seiIYMk

Libero, titolo indecente sul Papa che “prega per salvare il governo” – Che poi, quando il cuore immacolato della Madonna faceva crepare i migranti in mare andava tutto bene…

 

Libero

 

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Libero, titolo indecente sul Papa che “prega per salvare il governo” – Che poi, quando il cuore immacolato della Madonna faceva crepare i migranti in mare andava tutto bene…

 

Ma si rendono conto che è un giornale che sprizza razzismo e intolleranza in quasi tutti i titoli?

Dalla “patata bollente” della Raggi, “cala il fatturato ma aumentano i gay” e poi i ‘terroni’, i migranti che portano le malattie, il governo rosso che ci fa invadere dai neri.

E che altro?

“Non ricordiamo se l’Ordine dei Giornalisti avesse preso provvedimenti nei confronti del Manifesto quando titolò “Pastore tedesco” la prima pagina dell’edizione in cui dava notizia dell’elezione di Papa Benedetto XVI al soglio pontificio. Né tantomeno siamo in grado di ricostruire se all’epoca Carlo Verna si fosse indignato al punto da trasformarsi in hater di giornalisti, purché non appartenenti alle correnti di sinistra che lo hanno votato”.

Lo afferma il Comitato di Redazione del quotidiano Libero in risposta alla dichiarazioni del presidente dell’Odg.

“La tolleranza a senso unico proprio non coincide con le parole pronunciate da Papa Francesco durante l’omelia a Santa Marta ieri 16 settembre 2019: ‘si deve pregare per l’altro, per quello che ha un’opinione diversa dalla mia’. Speriamo che l’OdG non intenda darsi alla caccia alle streghe con il pretesto di punire il vilipendio alla religione cattolica attraverso l’offesa al Papa. Anche perché nell’articolo e nel titolo finiti sotto la lente del Sant’Uffizio dei giornalisti non ve n’era traccia”.

Per carità. Il Cdr di Libero deve difendere i posti di lavoro dei giornalisti che ricevono lo stipendio da quel giornale.

Tuttavia ci vuole un bel coraggio nel difendere una testata che è andata oltre ogni limiti per più volte e usa questo metodo per solleticare la pancia dei lettori reazionari.

Nessuna caccia alle streghe. Ci vorrebbe serietà. Non difendere gli indifendibili Feltri e Senaldi.

Le parole che hanno così tanto fatto infuriare Libero sono state quelle di Carlo Verna, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che ha detto: “Perdona loro perché non sanno quello che dicono. Di fronte alla mancanza di un minimo senso di rispetto del quotidiano Libero nei confronti di Papa Francesco e sulla base del titolo del giornale di cui e’ direttore responsabile Pietro Senaldi e direttore editoriale Vittorio Feltri (‘Non ha di meglio da fare, adesso il Papa prega per il governo’) non posso far altro che chiedere scusa al Pontefice a nome della categoria.

Aggiungendo, parafrasando dalle scritture: “noi non li conosciamo”. A prescindere da qualunque Consiglio di Disciplina abbiamo il diritto di ritenerli estranei alla comunità dei giornalisti. Aggiungo solo che da sempre la Chiesa prega per i governanti”.

 

tratto da: https://www.globalist.it/news/2019/09/17/libero-titolo-indecente-sul-papa-e-il-cdr-si-difende-caccia-alle-streghe-2046490.html

Nuovo scoop di Libero: Carola sotto la maglietta non porta il reggiseno… Non è uno scherzo. E questo è quello che succede quando recluti i giornalisti tra quelli che scrivono sui muri dei gabinetti degli autogrill…

 

Libero

 

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Nuovo scoop di Libero: Carola sotto la maglietta non porta il reggiseno… Non è uno scherzo. E questo è quello che succede quando recluti i giornalisti tra quelli che scrivono sui muri dei gabinetti degli autogrill…

Testuale da Libero:

Sea Watch, Carola Rackete senza reggiseno in Procura: sfrontatezza senza limiti, il dettaglio sfuggito a molti

Sfrontatezza politica e sfrontatezza personale. Carola Rackete, che fonti tedesche riferiscono essere tornata in Germania subito dopo l’interrogatorio ad Agrigento, giovedì si è presentata in Procura con il sorriso stampato sul volto, accompagnati dai suoi legali. Non paga di nuove sprezzanti dichiarazioni contro Matteo Salvini (che ha querelato) e il governo italiano, la 31enne capitana della Sea Watch indagata per favoreggiamento di immigrazione clandestina per lo sbarco effettuato a fine giugno a Lampedusa ha sfoggiato una maglietta aderente nera a metà tra il marinaretto e il kombat, in perfetto stile Ong.

Sobria sì, ma con un dettaglio decisamente fuori luogo: niente reggiseno. Un po’ di decenza in più in un luogo pubblico non avrebbe guastato, anche se per chi venera il concetto di libertà anche in spregio alla legge o l’autorità militare, in fondo, quella del seno è l’ultimo dei pensieri.

Ogni commento è superfluo. questo è quello che succede quando recluti i giornalisti tra quelli che scrivono sui muri dei cessi degli autogrill…

Libero colpisce ancora: insulta Greta Thunberg in prima pagina (come fa con tutte le donne)… Ora la domanda è questa: quanto si può essere idioti per comprare una porcheria come questa specie di giornaletto?

 

Libero

 

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Libero colpisce ancora: insulta Greta Thunberg in prima pagina (come fa con tutte le donne)… Ora la domanda è questa: quanto si può essere idioti per comprare una porcheria come questa specie di giornaletto?

Da Globalist:

Anche questa volta Libero se la prende con una donna in prima pagina. Si tratta di Greta Thunberg, la leader ambientalista svedese, 16 anni, coraggiosa e determinata, in questi giorni è in Italia per tenere alcune conferenze. Ieri ha incontrato il Papa. Sul ruolo che possono avere i giovani a difesa dell’ambiente, Greta ha detto: “Ci sono molte cose che i giovani possono fare per migliorare la situazione: soprattutto fare pressione sulle persone al potere e sugli adulti, perché sono coloro che possono avere più influenza. Ma ci sono anche cose che si possono fare a livello individuale per cambiare le proprie abitudini, cercando di vivere nel modo più neutro possibile dal punto di vista delle emissioni di carbonio”. “La cosa più importante che possono fare è cercare di capire la portata della situazione, che cosa sta succedendo e il motivo per cui devono lottare per fermare ciò che sta avvenendo – ha aggiunto la 16enne – Non mi dispiace fare quello che faccio. Sul piano personale sono contenta di fare qualcosa che è importante, per cui mi sento necessaria”.
Oggi la ragazza parlerà al Senato Italiano.
Libero stamane le ha dato il buon giorno definendola “rompiballe”. Che gran giornalismo!

…La domanda che ci facciamo è: quanto si può essere idioti per comprare una porcheria del genere?

 

 

“Libero” attacca Fiorella Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini” …insomma una medaglia al merito! Un motivo in più per stimarla ed amarla sia come cantante che come persona…!

 

Fiorella Mannoia

 

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“Libero” attacca Fiorella Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini” …insomma una medaglia al merito! Un motivo in più per stimarla ed amarla sia come cantante che come persona…!

Beh, un motivo per cui la direzione del Festival di Sanremo è stata affidata a Baglioni e non a Feltri ci deve pur essere. E Libero se ne faccia una ragione; i  gionalettari di Feltri tornino a dilaniarsi quella manciata di neuroni che si ritrovano sul pil che cala per colpa dei gay… Non apprezzano la Mannoia? La Mannoia è contro Salvini? Tutte medaglie al merito che la nostra Fiorella potrà ostentare con orgoglio!

Da Globalist:

“Libero” attacca Mannoia ospite a Sanremo: “È contro Salvini”

Fiorella, oltre a Eros Ramazzotti e molti altri, invitata da Claudio Baglioni. Il quotidiano non gradisce

Claudio Baglioni ha invitato Fiorella Mannoia tra gli ospiti del 69esimo di Sanremo (martedì 5- sabato 9 febbraio). È una delle migliori interpreti di musica italiana, passata dal festival nel 2017 dove arrivò seconda (molti la davano per vincitrice), ha nelle radio e in digitale il singolo “Il peso del coraggio”, brano che prelude al nuovo album “Personale” in uscita in primavera e alla tournée da maggio tappa nei teatri della penisola.

Agli ospiti si è aggiunto il nome di Eros Ramazzotti che quindi si affianca al parterre che prevede Andrea Bocelli e suo figlio Matteo, Luciano Ligabue, Pierfrancesco Favino, Antonello Venditti, Elisa, Giorgia, Alessandra Amoroso, Marco Mengoni, Michelle Hunziker.
Ma è la Mannoia a far infuriare la destra: così titolava online il quotidiano Libero: “Sanremo 2019 sempre più contro Matteo Salvini: arriva anche Fiorella Mannoia”. Ai giornalisti del quotidiano, e al vicepremier, non va giù che la cantante sia “schieratissima contro la Lega” e attaccano Claudio Baglioni per averla invitata: “toh che caso”, scrive sarcastico online Libero. Perché non pensarla come Salvini è un peccato mortale.

Sempre su Sanremo, Enrico Nigiotti si aggiudica il Premio Lunezia per il testo di Nonno Hollywood, riconoscimento sui testi dei big in gara e dei 24 giovani che si sono sfidati a dicembre su Rai1.

fonte: https://www.globalist.it/musica/2019/02/02/libero-attacca-mannoia-ospite-a-sanremo-e-contro-salvini-2036880.html