La politica, Matteo, lasciala agli adulti… Breve storia del Recovery Fund e del livello culturale del popolo fascio-leghista

 

Recovery Fund

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La politica, Matteo, lasciala agli adulti… Breve storia del Recovery Fund e del livello culturale del popolo fascio-leghista

A marzo, quando l’Italia, la Spagna, la Francia e pochi altri Stati (10 in totale) scrissero una lettera per richiedere l’introduzione dei Coronabond, l’unica proposta allora presente era quella del Mes, peraltro legato ai suoi vincoli originari.

La Germania era ancora su posizioni rigide, la Commissione Europea altrettanto, i Paesi del centro, del nord e dell’est Europa neanche a parlarne.

Ad aprile, poi, mentre Salvini e Meloni ruttavano “alto tradimento”, l’Eurogruppo trovava un nuovo accordo: creazione di un canale di credito ad hoc del Mes, privo di condizionalità, 100 miliardi di prestiti per il fondo Sure, 200 miliardi per il fondo Bei e una vaga proposta italo-francese di “un Fondo per la Ripresa finanziato da debito comune europeo”. Non solo, quindi, nuovi fondi fino ad allora inesistenti, ma anche un principio: “Ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

A maggio, la svolta. La maxi proposta della Commissione Europea e della sua presidente Ursula Von Der Layen che sì, dava ragione all’Italia: istituzione del Recovery Fund, composto da 750 miliardi di cui 172,7 destinati all’Italia e basato su 500 miliardi a fondo perduto.

Il primo muro era stato rotto. A permanere, invece, l’ostacolo del Consiglio europeo, composto dai capi di Governo dei vari Paesi membri.
Ma nel frattempo, quelli che all’inizio del percorso erano appena 10 Stati, trattati anche un po’ da sfigati, ne sono diventati 22, con la sola esclusione di Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, Finlandia.

Nella notte, dopo 4 giorni di trattative, finalmente l’accordo storico: confermati i 750 miliardi del Recovery Fund (con un riequilibrio tra risorse a fondo perduto e in prestito) e aumento della quota destinata all’Italia: da 172,7 miliardi a 209.

Il tutto mentre il leader dell’opposizione, pubblicando un video in cui ingurgitava latticini di varie dimensioni, twittava testualmente: “Ma che ne sanno i frugali? Mozzarella e panzerotti pugliesi, olio buono, frutti di una terra stupenda che tutto il mondo ci invidia”. Un contributo al dibattito senza precedenti.

La politica, Matteo, lasciala agli adulti.

fonte: https://www.facebook.com/illivelloculturaledelpopolofascioleghista/photos/a.156939205002453/569209150442121/

Elsa Fornero: “Abbassiamo l’aspettativa di vita: ce lo chiede l’Europa”

 

 

Elsa Fornero

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Elsa Fornero: “Abbassiamo l’aspettativa di vita: ce lo chiede l’Europa”

“Se si va in pensione prima, quando si è ancora in buona salute, è un costo, perché qualcuno te la deve pagare”. 

Elsa Fornero, nel corso della trasmissione condotta da Giovanni Floris “Di Martedì” trasmessa da La7 si è espressa proprio così e più di qualcuno deve aver colto la sostanza raggelante del suo concetto.

E lei,  per sgomberare il campo da ogni equivoco, non ha mancato di aggiungere la solita giaculatoria contro la c.d. “quota 100” ed in favore del  famigerato sistema di calcolo della pensione contributivo assoluto (proprio quello che garantirà ai più un assegno pensionistico da fame).

Voce dal sen fuggita? Lapsus freudiano? In fondo la Fornero ha ripreso, pari pari, un leitmotiv tirato fuori, per la prima volta, nel 2012, dall’attuale presidente della BCE Christine Lagarde: ” La longevità è diventata un nemico, se non da combattere, almeno da rendere inoffensivo: troppe spese per lo stato in pensioni e assistenza sanitaria”. E l’allora ultraliberista direttrice dell’FMI indicò pure  la soluzione (finale): smantellamento del sistema previdenziale ed una drastica riduzione della spesa pubblica dedicata agli altri istituti del welfare (sanità, assistenza, istruzione). Nessun accenno, ovviamente, alla spesa militare.

Dunque, la longevità delle popolazioni occidentali – ossia il famoso “allungamento dell’aspettativa di vita” –  per FMI e la BCE (continuità incarnata dal passaggio diretto della Lagarde dalla presidenza dell’una all’altra istituzione)  mette a rischio i bilanci degli stati più sviluppati. In altre parole, i pasdaran del neoliberismo,  da svariati anni predicano che la longevità va ridotta perché “desiderabile, ma costosa” e perché un  “accorciarmento” della vita media aiutarebbe gli “investitori professionali” (fondi speculativi, fondi pensione, risparmio gestito, hedge fund, ecc), a “trovare degli asset più affidabili”.

Insomma, l’imperativo è: dobbiamo morire prima.

E direi che in Italia ci siamo adeguati subito al monito della Lagarde facendo a pezzi il nostro Servizio Sanitario Nazionale al quale abbiamo tagliato 28 miliardi in 10 anni mentre assistiamo alla progressiva crescita di fondi integrativi sanitari privati (dati 4° Rapporto della Fondazione Gimbe) grazie anche all’aiutone dei sindacati complici(ed interessati).

Tempi troppo lunghi di attesa per accedere alle prestazioni, visite specialistiche e ticket sanitari costosi, mancanza di strutture ambulatoriali e carenza di medici nel territorio hanno fatto aumentare esponenzialmente, in Italia, gli ultrasessantacinquenni che, scoraggiati dalle difficoltà, rinunciano a curarsi o a sottoporsi ad accertamenti clinici: sono 3 milioni e 200mila (su 4 milioni di malati cronici) secondo il Rapporto OsservaSalute 2018. Tutti pensionati “costosi” che, evidentemente, per eurocrati ed investitori internazionali, è meglio si levino di torno prima possibile. E poi nel 2017 erano già più di 12 milioni gli italiani che avevano rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici.

Insomma, siamo sulla buona strada: Fornero, Lagarde e gli “investitori professionali” possono stare tranquilli. Noi meno.

 

Tratto da: https://sergioscorzasite.wordpress.com/2020/02/26/abbassiamo-laspettativa-di-vita-ce-lo-chiede-leuropa/?fbclid=IwAR1I-HAiWySB-tu0abdXKeU_rKBCWx_0C8miZ_H_kwle9p3d8P64nyluqFQ

Ecco come il MES ha “aiutato” la Grecia: il 95% degli oltre 200 miliardi stanziati sono stati usati per salvare le banche greche e soprattutto i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Ed il paese è stato abbandonato nel dramma…!

MES

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ecco come il MES ha “aiutato” la Grecia: il 95% degli oltre 200 miliardi stanziati sono stati usati per salvare le banche greche e soprattutto i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Ed il paese è stato abbandonato nel dramma…!

NEWS DALLA GRECIA
Ovvero i miracoli dell’Ue.

In questi giorni si parla tanto del MES e di come questo meccanismo fraudolentemente definito “fondo salva Stati’ abbia “aiutato” la Grecia ad uscire dalla crisi.

Ebbene, durante una seduta parlamentare, il ministro delle Finanze ellenico Staikouras ha illustrato quelli che saranno i parametri del governo per identificare il nuovo ceto medio greco uscito da 10 di austerità e tagli drammatici a stipendi e pensioni.

Con la legge di bilancio 2020 saranno considerati classe media, e quindi benestanti, i nuclei familiari così composti:

– singolo individuo, reddito annuo di almeno 6.294 euro. Che significa uno stipendio di 524 € al mese;
– famiglie di due persone, un reddito complessivo di almeno 8.901 l’anno. 741 € al mese;
– tre persone, un reddito annuo totale di almeno 10.901 €. Che fanno 908 euro al mese.

Una vera esplosione di benessere se consideriamo che il salario minimo di un lavoratore greco è fissato a 650€ al mese.

E la soglia di povertà è fissata dall’Ue a 6.000€ annui.

Questi sono i numeri, che notoriamente hanno la testa dura.

L’unione europea per salvare le banche franco-tedesche ha raso al suolo l’intera classe media greca.

E noi, continuando a credere alle criminali bugie dei nostri governanti, ci avviamo baldanzosi verso lo stesso drammatico destino.

A un Paese ormai esangue – tartassato da un’asuterità che ha fatto esplodere la disoccupazione e ucciso l’economia reale – si è chiesto di donare ancora più sangue e al contempo di correre ancor più veloce. Questo non è stato un salvataggio, questa è stata solo una tortura, è stata depauperazione programmata e deliberata, talmente illogica che persino il FMI all’epoca invocava una ristrutturazione del debito, a cui, come al solito, la Germania, con assurda protervia, si è oppone.

Le cifre sono impressionanti: più del 95% dei 215,9 miliardi stanziati per pagare i debiti di Atene sono stati usati per salvare le banche greche. E per salvare i loro creditori: le banche francesi e tedesche. Con i soldi dei contribuenti europei e rifiutando una logica fondamentale del capitalismo, quella secondo cui è giusto far fallire gli insolventi. La Grecia era insolvente e doveva fare default, dunque occorreva che le banche facessero fronte a queste perdite. Ma non si è voluto e non perché alla troika importasse un granché il destino della Grecia e del suo popolo. Contava – e conta – solo proteggere i banchieri dai loro colossali errori di valutazione.

 

Omaggio a Mario Draghi: grazie a lui l’Euro sta meglio e gli italiani stanno peggio!

 

Mario Draghi

 

 

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Omaggio a Mario Draghi: grazie a lui l’Euro sta meglio e gli italiani stanno peggio!

I leader europeo preparano il futuro politico di Draghi in Italia. Con lui l’euro sta meglio e gli italiani stanno peggio

Cari amici, Mario Draghi ha formalmente lasciato la Presidenza della Banca Centrale Europea con un lascito che piace ai poteri forti ma non a noi comuni mortali: quando otto anni fa assunse la Presidenza della Bce l’euro era moribondo e gli italiani stavano meglio, ora l’euro sta meglio e gli italiani sono moribondi. Se n’è avuto conferma nella cerimonia a cui hanno preso parte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Cancelliere tedesco Angela Merkel e il Presidente francese Emmanuel Macron. Più che una cerimonia d’addio è stata una cerimonia di investitura per un futuro politico in Italia.

Il futuro politico in Italia si ispira a queste parole di Draghi: “E’ davanti agli occhi di tutti che ora è il momento di più Europa, non meno”.
Mattarella ha confermato l’identificazione del successo di Draghi con il salvataggio dell’euro: “Nel 2011 l’impatto della crisi finanziaria imponeva all’unione e alla Banca, in primo luogo, un cambio di passo. La sfida infatti era presto divenuta esistenziale: sconfiggere la percezione della possibilità, se non del rischio, di dissoluzione dello stesso eurosistema. Una possibilità, e un rischio, che oggi possiamo considerare sconfitti”.
La Merkel ha anche lei ripetuto: “La tua leadership è stata importante, direi cruciale, per il contributo alla stabilità dell’Eurozona”. Dopo aver evocato i rischi di un “collasso dell’Eurozona”, ha ringraziato Draghi per il ruolo giocato “nel concerto europeo” per aver superato quella crisi: “Oggi siamo ben lontani da quella situazione anche se non siamo senza problemi, siamo molto più forti”.
Macron ha innalzato Draghi nel Pantheon dei Padri dell’Europa: “Quello che celebriamo oggi è l’azione di un uomo che ha portato molto in alto il sogno europeo, un degno erede dei padri fondatori dell’Europa quali Jean Monnet, Robert Schuman, Konrad Adenauer e i vostri illustri compatrioti Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli”.
Otto anni fa, alla cerimonia d’addio dell’allora Presidente della Bcc, il francese Jean-Claude Trichet, era presente un’altra francese, Christine Lagarde, all’epoca Direttore del Fondo Monetario Internazionale. Oggi Lagarde succede a Draghi alla Presidenza della Bce. Draghi ha detto che“lasciare la Bce è più facile, sapendo che è in buone mani”. Significa che l’euro si consoliderà sempre di più e noi italiani staremo sempre peggio.
Cari amici, dobbiamo mobilitarci per riscattare la civiltà che mette al centro la persona non la moneta.

Magdi Allam

Come gli Stati Uniti tentano di trascinare l’Europa verso una nuova Guerra Fredda

 

 

Stati Uniti

 

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Come gli Stati Uniti tentano di trascinare l’Europa verso una nuova Guerra Fredda

C’è poco da scherzare, qui le tensioni internazionali si stanno acutizzando. La tendenza alla guerra – connaturata al capitalismo e, ancor di più, all’imperialismo, specie nelle sue fasi di crisi – sta portando soprattutto gli Stati Uniti ad un atteggiamento, via via, sempre più minaccioso ed aggressivo. Si è tornati di nuovo in guerra fredda. La quale, come abbiamo visto anche negli anni scorsi, si tramuta facilmente in guerra vera e propria nei paesi del Medio Oriente, ma anche in Europa, come abbiamo visto prima nella ex Jugoslavia e ora in Ucraina. Solo che negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un escalation inquietante.

Gli Stati Uniti hanno accusato la Russia – senza fornire uno straccio di prova, come spesso accade in questi casi – di non rispettare gli accordi INF, ossia, quelli sui missili nucleari a medio raggio. Purtroppo gli Stati europei si sono subito accodati a quest’accusa.

Tali accordi vennero firmati – lo ricordiamo – nel 1987 da Reagan, allora presidente degli USA e da Gorbaciov, capo di Stato dell’URSS. Essi hanno comportato l’eliminazione dei missili nucleari a gittata medio-corta (dai 500 ai 5000 km) con base a terra, sia in Europa occidentale, che nell’allora Unione Sovietica.

La denuncia in questione sta avendo delle conseguenze, ossia, il ritiro degli Stati Uniti dal trattato INF. Il che comporterà chiaramente una nuova corsa all’installazione di nuovi missili nucleari puntati sulla Russia.

Dove? Ma naturalmente in Europa, trattandosi di missili a gittata medio-corta.

La nuova corsa agli armamenti, fortemente voluta dagli USA, rischia di trasformarsi in un giochetto molto pericoloso.

Anche perché la Russia ha già detto che non starà a guardare. Essa, nel caso, punterà i suoi missili su quei territori che ospiteranno tali vettori. E tra questi ci sarà con ogni probabilità anche l’Italia.

La nuova corsa USA agli armamenti e alla ricerca di un casus belli per poter scatenare un conflitto di vaste proporzioni, ad esempio in Iran, è l’esito e lo sviluppo delle politiche belliche di questi ultimi decenni, in cui Washington ha ripetutamente attaccato e devastato interi Stati, facendo peraltro milioni di morti, sempre sulla base di presunte violazioni mai verificate (vedi Serbia, Afghanistan, Iraq, Libia e Siria).

Per lo Zio Tom è in ballo il mantenimento dello status di unica superpotenza mondiale, qual è stata negli ultimi decenni, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Tale status è in forte ed inarrestabile declino, dovuto al riemergere sulla scena mondiale della Russia, potenza politico-militare in crescita e, forse ancor di più, della Cina, potenza economica in colossale ascesa.

A scanso di equivoci, va ribadito che tale politica aggressiva americana non è dovuta al fatto che il presidente sia Donald Trump, come parecchie persone di orientamento progressista tendono superficialmente a credere.

Al contrario, tutta la campagna di accuse rivolte a Trump (il “Russiagate”, poi rivelatosi infondato) è nata probabilmente proprio perché quest’ultimo è sempre stato restìo ad attaccare la Russia, preferendo concentrarsi più sulla Cina, vista, probabilmente non a torto, come “nemico” più insidioso a lungo termine.

Inoltre l’accusa sulla presunta violazione dell’INF rivolta alla Russia di cui sopra, venne lanciata a suo tempo già dall’ex presidente Barack Obama.

E l’Italia?

Anche il nostro paese sta sostenendo gli USA in questa politica guerrafondaia. D’altronde lo stivale fa pur sempre parte della NATO e, per giunta, si trova in una posizione geograficamente strategica. Il che significa che siamo, almeno in teoria, sottoposti al rischio di una rappresaglia, qualora Washington dovesse ipoteticamente decidere un attacco nucleare alla Russia (il cosiddetto “first strike”) usando missili di stanza nel nostro territorio.

Tale infausta ipotesi sembra, a dire il vero, poco probabile, anche se non è del tutto da escludere e già solo questo sarebbe un ottimo motivo – e ce ne sarebbero altri – per cui l’Italia dovrebbe incominciare a pensare seriamente ad uscire dalla NATO. O, quantomeno, dovrebbe negare la sua disponibilità ad ospitare tali pericolosissimi missili.

Purtroppo l’eventualità di una nostra uscita dall’alleanza atlantica non viene nemmeno presa in considerazione. In realtà qualcuno nel M5S aveva anche proposto ciò, a suo tempo. Ma, concretamente, sarà estremamente difficile una simile ipotesi.

Tra l’altro la possibilità di un’uscita dalla NATO verrebbe duramente contrastata anche dallo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

L’elezione di Mattarella non è stata una scelta casuale, come di norma non lo è mai una scelta del genere. Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, ucciso dalla mafia nel 1980, è un ex democristiano. Ed è, senza ombra di dubbio, un uomo di provata fede atlantica ed europeista.

Ma non tutto è detto. Il fronte euro-atlantico sta dando, via via, crescenti segni di incrinatura. I paesi europei più importanti, Germania, Francia e, in misura minore anche l’Italia, negli ultimi anni non nascondono la loro sofferenza per la decisione USA delle sanzioni alla Russia e all’Iran, oltre che per i dazi che Trump sta imponendo loro. E le tensioni tra questi paesi e Washington diventano, col tempo, sempre più evidenti, come s’è visto anche all’ultimo G7.

Non sappiamo che piega potranno prendere queste dinamiche. Ci auguriamo, però, quantomeno che gli Stati europei, o almeno quelli più importanti, non si lascino trascinare in questo clima crescente da guerra fredda dagli Stati Uniti, che nuocerebbe di sicuro molto più loro che non Washington, molto più al riparo dalle eventuali ritorsioni russe di qualsiasi genere.

Dunque, il NO ai missili nucleari USA deve essere netto.

 

 

tratto da: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-gli_usa_tentano_di_trascinare_leuropa_verso_una_nuova_guerra_fredda/82_30424/?fbclid=IwAR3_ZbgnAprTo4_SW9kKc8LrA7lgz_hhPoyLkPBw6C25qYZZACw7ajlnmes

Ancora accuse pesanti di Papa Francesco all’Europa ed a Salvini: “Porti aperti allearmi e chiusi alle persone” – “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”

 

Papa Francesco

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Ancora accuse pesanti di Papa Francesco all’Europa ed a Salvini: “Porti aperti allearmi e chiusi alle persone” – “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”

Il Papa striglia l’Europa (e Salvini) “Porti aperti alle armi e chiusi alle persone”

Il jʼaccuse del Pontefice: “Lʼira di Dio si scatenerà su chi parla di pace e vende munizioni”. Poi rivela: “Il prossimo anno voglio andare in Iraq”

“Gridano le persone in fuga ammassate sulle navi, in cerca di speranza, non sapendo quali porti potranno accoglierli, nell’Europa che pero’ apre i porti alle imbarcazioni che devono caricare sofisticati e costosi armamenti, capaci di produrre devastazioni che non risparmiano nemmeno i bambini”. Lo ha detto il Papa all’udienza con la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali.
“Non posso qui non menzionare i migranti e i profughi che raggiungono i maggiori aeroporti con la speranza di poter chiedere asilo o trovare un rifugio, o che sono bloccati in transito”. Lo ha detto Papa Francesco ai partecipanti all`Incontro mondiale dei Cappellani dell`Aviazione civile. “Invito sempre le Chiese locali alla dovuta accoglienza e sollecitudine nei loro confronti, pur se si tratta di una responsabilità diretta delle Autorità civili. Fa parte anche della vostra cura pastorale vigilare che sia sempre tutelata la loro dignità umana e siano salvaguardati i loro diritti, nel rispetto della dignità e delle credenze di ciascuno. Le opere di carità nei loro confronti costituiscono una testimonianza della vicinanza di Dio a tutti i suoi figli”.
L’Iraq – ha detto il Papa nell’udienza alla Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali – “possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della societa’, e non ricada in tensioni che vengono dai mai sopiti conflitti delle potenze regionali”. “E non dimentico l’Ucraina – ha aggiunto il Papa ripercorrendo le aree piu’ ‘calde’ del pianeta -, perche’ possa trovare pace la sua popolazione, le cui ferite provocate dal conflitto ho cercato di lenire con l’iniziativa caritativa alla quale molte realta’ ecclesiali hanno contribuito. In Terra Santa – ha proseguito il pontefice -, auspico che il recente annuncio di una seconda fase di studio dei restauri del Santo Sepolcro, che vede fianco a fianco le comunita’ cristiane dello Statu quo, si accompagni agli sforzi sinceri di tutti gli attori locali ed internazionali perche’ giunga presto una pacifica convivenza nel rispetto di tutti coloro che abitano quella Terra, segno per tutti della benedizione del Signore”

fonte: https://www.globalist.it/news/2019/06/10/il-papa-striglia-l-europa-e-salvini-porti-aperti-alle-armi-e-chiusi-alle-persone-2042658.html

Oliver Hart, professore di Harvard e Nobel per l’Economia 2016: “L’euro è stato un errore e per sopravvivere la UE deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento” …Ora decidiamoci, o togliamo il Nobel ad Hart o mandiamo a cagare la casta pro-euro…!

Nobel

 

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Oliver Hart, professore di Harvard e Nobel per l’Economia 2016: “L’euro è stato un errore e per sopravvivere la UE deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento” …Ora decidiamoci,  o togliamo il Nobel ad Hart o mandiamo a cagare la casta pro-euro…!

 

Premio Nobel per l’economia 2016: “L’euro è stato un errore”

Secondo il professore di Harvard, Oliver Hart, l’Unione europea ha eccessivamente centralizzato i poteri: “Se non cambia potrebbe fallire”

Bruxelles – L’euro è stato “un errore” e per sopravvivere l’Unione europea deve restituire potere agli Stati oppure rischia il fallimento. È il parere netto di Oliver Hart, professore di Harvard e vincitore, insieme a Bengt Holmström, del premio Nobel per l’Economia nel 2016. Intervistato dall’agenzia spagnola Efe, Hart non ha nascosto le critiche nei confronti della direzione assunta dal progetto europeo e in particolare della moneta unica: “L’euro è stato un errore”, si è detto convinto Hart, che ha riferito di avere questa opinione fin da quando si è cominciato a parlare di moneta unica. Per questo “non sarei affatto triste se in futuro l’Europa si liberasse dell’euro”, ha continuato il premio Nobel, secondo cui “i britannici furono molto furbi a restare fuori” dalla valuta comune. La sparizione dell’euro, secondo Hart, significherebbe che ai governi ritornerebbe “qualche autorità” in materia di politica monetaria.

La critica principale che Hart muove all’Unione è in effetti una eccessiva concentrazione di poteri. “Credo che la parola chiave sia decentralizzazione”, è convinto il premio Nobel, secondo cui “forse l’Ue è andata troppo oltre nel centralizzare il potere”. In Europa, ha sottolineato lo studioso, “abbiamo visto una preoccupazione sui diritti di decisione che sono strati trasferiti dai Paesi verso il centro, a Bruxelles, e credo che la forma da seguire adesso sia devolvere questa capacità di decisione ai singoli Paesi”. Se questo sarà fatto “l’Unione europea può sopravvivere e prosperare, ma in caso contrario, potrebbe fallire”, è stata la previsione di Hart, che considera gli stati Ue “non sufficientemente omogenei” per essere “una sola unità” che è quindi “un vero errore tentare di crearla”.

 

 

tratto da: http://www.eunews.it/2016/12/09/premio-nobel-per-leconomia-2016-leuro-e-stato-un-errore/73938

Per rinfrescarVi la memoria – La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

 

Draghi

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

 

La proposta di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’Euro! La nostra proposta: Perchè non vi togliete dalle palle tu e l’Euro così ci salviamo noi??

Per rinfrescarVi la memoria:

L’ultima di Draghi: abbassare gli stipendi per salvare l’euro

Svalutazione non monetaria ma salariale. Bce vuole abbassare remunerazioni mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2%.

La Bce vuole abbassare le remunerazioni degli europei pur mantenendo l’obiettivo di una inflazione vicina alla soglia del 2% prestabilita. Draghi ha lanciato un appello nemmeno troppo velato in cui chiede di poter aggiustare gli stipendi per aiutare l’euro. Si tratta in pratica di una svalutazione non monetaria bensì salariale nel blocco a 18. Abbandonare così come salvare la moneta unica ha un prezo. “Il prezzo da pagare per voler mantenere a tutti i costi l’euro comporta dei costi economici, ma anche dei costi in termina di perdita di crescita e dei costi sociali”, dice Charles Sannat, giornalista e analista ‘contrarian’, professore di economia in diverse università di business parigine. Ricapitolando, nelle sue ultime uscite ufficiali in pubblico, Draghi ha detto che “ogni economia deve essere abbastanza flessibile da trovare e sfruttare i suoi vantaggi concorrenziali, per poter beneficiare del mercato unico”. Aggiungendo anche ogni paese deve essere abbastanza flessibile da “rispondere agli shock di breve termine, inclusi gliaggiustamenti al ribasso degli stipendi o il ribilanciamento delle risorse tra i settori“.

Il banchiere centrale ha spiegato che l’unione monteraria, sebbene irrevocabile rimane ancora incompleta senza il trasferimento del budget permanente tra i paesi e senza una forte mobilità di disoccupati tra i confini dell’Europa.

“La mancanza di riforme strutturali ha creato lo spettro di una divergenza economica permamente tra i membri del blocco a 18″, ha osservato Draghi.

Interrogato sui rischi di ritornare al sistema del XIX secolo, in cui i salari e i prezzi potevano abbassarsi e aumentare fortemente, Draghi ha difeso la necessità di adottare una “svalutazione interna” (ovvero abbassare i costi di un paese se non è possibile abbassare i tassi di cambio). La principale lezione, secondo Draghi, che ci ha fornito la crisi è che “in seno all’Ue dobbiamo stare attenti a non lasciare che i salari e i prezzi deviino”. “Dobbiamo stare molto attenti a mantenere i paesi competitivi“. Ma senza aggiustamenti monetari, non restano che aggiustamenti dei salari. La sola maniera relativamente rapida per ritrovare la competitività è abbassare gli stipendi, come è successo in Grecia e in Spagna.

In media gli spagnoli sono pagati 675 euro al mese e un greco 480 euro. Ma il vero problema è che la riduzione delle buste paga non è accompagnata da un calo dei prezzi necessari per poter veramente ritrovare la crescita economica o piuttosto dell’attività economica. In pratica anche in caso di salario dimezzato, se l’affitto passasse da 600 euro al mese a 100 ovviamente il contraente ne uscirebbe vincitore. Ma non è il caso nel Sud d’Europa. Parlando di “aberrazione economica” di proporzioni “storiche”, Sannat scrive che se la Bce ci chiede di abbassare i salari, lo stesso Draghi vuole mantenere l’inflazione vicina al 2%, ovvero un rincaro dei prezzi al consumo rispetto ai valori bassi attuali. Il board della Bce dovrebbe decidere a maggioranza sulle nuove misure non convenzionali anti-deflazione, tra cui l’acquisto di titoli di Stato. Lo ha detto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, secondo cui nella riunione della Banca centrale europea giovedì “mi sembra di aver capito chiaramente” che si va verso una “decisione a maggioranza”. “Mi aspetto ragionevolmente delle scelte che non siano penalizzate da qualcuno che deve essere contrario per forza”.

Gli smemorati di Berlino (tutti i debiti che la Germania non ha mai pagato)

debiti

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Gli smemorati di Berlino (tutti i debiti che la Germania non ha mai pagato)

La Germania, che fa tanto la moralizzatrice con gli altri Paesi europei, è andata in default due volte in un secolo e le sono stati condonati i debiti di due guerre mondiali per consentirle di riprendersi. Fra i Paesi che le hanno condonato i debiti, la Grecia, prima di tutto, che pure era molto povera, e l’Italia.

Dopo la Grande Guerra, John Maynard Keynes sostenne che il conto salato chiesto dai Paesi vincitori agli sconfitti avrebbe reso impossibile alla Germania di avviare la rinascita. L’ammontare del debito di guerra equivaleva, in effetti, al 100% del Pil tedesco. Fatalmemte, nel 1923 si arrivò al grande default tedesco, con l’iperinflazione che distrusse la repubblica di Weimar. Adolf Hitler si rifiutò di onorare i debiti, i marchi risparmiati furono investiti per la rinascita economica e il riarmo, concluso, come si sa, con una seconda guerra, ben peggiore, in seguito alla quale a Berlino si richiese un secondo, enorme quantitativo di denaro da parte di numerosi Paesi. L’ammontare complessivo aveva raggiunto i 23 miliardi di dollari (di allora!)

La Germania sconfitta non avrebbe mai potuto pagare i debiti accumulati in due guerre, peraltro da essa stessa provocate.

Mentre i sovietici pretesero e ottennero il pagamento della somma loro spettante, fino all’ultimo centesimo, ottenuta anche facendo lavorare a costo zero migliaia di civili e prigionieri, il 24 agosto 1953 ben 21 Paesi, Belgio, Canada, Ceylon, Danimarca, Grecia, Iran, Irlanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Norvegia, Pakistan, Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, Repubblica francese, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Unione Sudafricana e Jugoslavia, con un trattato firmato a Londra le consentirono di dimezzare il debito del 50%, da 23 a 11,5 miliardi di dollari, dilazionato in 30 anni. In questo modo, la Germania poté evitare il default, che c’era di fatto. L’altro 50% avrebbe dovuto essere rimborsato dopo l’eventuale riunificazione delle due Germanie, ma nel 1990 l’allora cancelliere Kohl si oppose alla rinegoziazione dell’accordo, che avrebbe procurato un terzo default alla Germania. Italia e Grecia acconsentirono di non esigere il dovuto.

Nell’ottobre 2010 la Germania ha finito di rimborsare i debiti imposti dal trattato del 1953 con il pagamento dell’ultimo debito per un importo di 69,9 milioni di euro.

Senza l’accordo di Londra che l’ha favorita come pochi, la Germania dovrebbe rimborsare debiti per altri 50 anni. E non ci sarebbe stata la forte crescita del secondo dopoguerra dell’economia tedesca, né Berlino avrebbe potuto entrare nella Banca Mondiale, nel Fondo Monetario Internazionale e nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Quindi: che cos’ha da lamentare la Merkel, dal momento che il suo Paese ha subito e procurato difficoltà ben maggiori e che proprio dall’Italia e dalla Grecia ha ottenuto il dimezzamento delle somme dovute per i disastri provocati con la prima e la seconda guerra mondiale? La Grecia nel 1953 era molto povera, aveva un grande bisogno di quei soldi, e ne aveva sicuramente diritto, perché aggredita dalla Germania. Eppure… Perché nessun politico italiano ricorda ai tedeschi il debito non esigito?

Roberto Schena su Informare per resistere

Perchè nessuno parla più del Franco CFA? …Perché dopo le uscite di Di Maio e Di Battista, non si può neanche più nominarlo? Sarà perché il sistema di sottomissione del Franco CFA somiglia tanto, forse troppo a quello dell’Euro…?

 

Franco CFA

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Perchè nessuno parla più del Franco CFA? …Perché dopo le uscite di Di Maio e Di Battista, non si può neanche più nominarlo? Sarà perché il sistema di sottomissione del Franco CFA somiglia tanto, forse troppo a quello dell’Euro…?

 

Sarà per questo che il Franco CFA non può essere neanche nominato?

Secondo i sostenitori del franco CFA, un regime di cambio fisso permette di importare “credibilità”, di combattere efficacemente l’inflazione, vale a dire un aumento permanente dei prezzi, e di facilitare gli scambi. C’è del vero in questo. Ma i costi economici di un tale sistema sono spesso trascurati. È assodato che un regime di cambio fisso determina tendenzialmente un livello di inflazione poco elevato. Viceversa, un regime di cambio flessibile provoca un po più di inflazione, ma favorisce una maggiore stabilità dell’attività economica: ha una funzione di ammortizzazione che rende possibile reagire agli shock e ridurre significativamente la volatilità (le variazioni) della produzione e dell’occupazione, cosa che invece non consente un regime di cambio fisso18

Le statistiche dell’FMI sembrano suggerire che un tasso di cambio fisso non sia necessariamente una buona opzione per i paesi africani: dal 2000, i paesi dell’Africa subsahariana che operano in un regime di cambio fisso hanno registrato una crescita economica dall’1 ai 2 punti inferiore rispetto ai paesi con un tasso di cambio flessibile. Questo scarto è dovuto in particolare «alla minore crescita dei paesi membri della zona del franco», afferma il Fondo Monetario

«Se un piccolo paese fissa unilateralmente la propria valuta a un vicino più grande, in realtà sta trasferendo la propria sovranità in termini di politica economica a quel vicino più grande», disse il vincitore del premio Nobel Robert Mundell.

«Questo paese perde la propria sovranità perché non controlla più il proprio destino monetario; il paese più grande, invece, guadagna sovranità perché gestisce un’area valutaria più ampia e guadagna un maggiore “peso” nel sistema monetario internazionale». Nel caso della zona del franco, questa realtà significa che alcuni dei paesi più poveri del mondo, come il Niger e la Repubblica Centrafricana, hanno subìto delle politiche monetarie basate sulle esigenze dell’economia francese prima e della zona euro poi. Significa anche che i quindici paesi membri della zona del franco, presi individualmente, non hanno la possibilità di utilizzare il tasso di cambio per ammortizzare gli shock.

E questo in un continente in cui gli shock – politici (colpi di Stato, guerre, tensioni sociali, ecc.), climatici (variazioni pluviometriche, siccità, inondazioni, ecc.) ed economici (volatilità dei prezzi dei prodotti primari, dei tassi di interesse del debito estero, dei flussi di capitale, ecc.) – sono all’ordine del giorno. Per far fronte a degli shock avversi, dunque, i paesi del franco hanno un’unica soluzione, in assenza di trasferimenti di bilancio: la “svalutazione interna”, cioè un adeguamento dei prezzi interni che passa per riduzione dei redditi da lavoro e della spesa pubblica, l’aumento delle imposte e infine il declino dell’attività economica».

Mi ricorda qualcosa ma non saprei dire cosa.

tratto da L’antidiplomatico