Avete idea di cos’era l’Italia, quando aveva la Montedison? – Ecco come gli sciacalli della politica hanno distrutto un colosso che oggi ci avrebbe dato un milione di posti lavoro in più!

 

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Avete idea di cos’era l’Italia, quando aveva la Montedison? – Ecco come gli sciacalli della politica hanno distrutto un colosso che oggi ci avrebbe dato un milione di posti lavoro in più!

 

Avete idea di cos’era l’Italia, quando aveva la Montedison?

Probabilmente ci sarebbero un milione di posti lavoro in più in Italia, se non fosse stata “suicidata” la Montedison di Raul Gardini. Era il primo gruppo industriale privato italiano, ricorda Mitt Dolcino: la Fiat, all’epoca, era ben lontana dalle vette dei grandi gruppi di Stato come Eni, Stet (Telecom), Enel e forse la stessa Sme (agroindustriale). «Oggi che si è insediato il primo governo eletto non a seguito di influenze esterne – inclusa l’ingerenza della magistratura (ossia Tangentopoli) – dobbiamo ragionare freddamente su cosa successe veramente con Raul Gardini», scrive Dolcino su “Scenari Economici”. «La situazione oggi è talmente grave che qui ci giochiamo l’italianità». Infatti non è un caso – aggiunge l’analista – che Montedison alla fine fu conquistata e spolpata proprio dai francesi, guardacaso gli stessi che, secondo il giudice Rosario Priore, attentarono alla sovranità italiana durante “l’incidente” di Ustica, e che oggi «sembrano distribuire la Legion d’Onore ad ogni notabile italiano che va contro gli interessi del Belpaese». Caduto il Muro di Berlino, di fatto, l’Italia perse la protezione degli Usa. «E l’Europa, la stessa che oggi ci bastona, organizzò il banchetto dato dalle privatizzazioni italiane a saldo (con Draghi, che casualmente fece una fulgida carriera, ad organizzare il piano sul Britannia)».

Oggi come allora, per impossessarsi dei beni pregiati del paese, secondo Dolcino vengono utilizzati «pochi cooptati locali, foraggiati con carriere e soldi affinché tradiscano gli interessi nazionali». Impressionante l’elenco delle privatizzazioni – record mondiale – realizzate dall’Italia negli anni ‘90, quando tra Bankitalia e Palazzo Chigi si alternarono Draghi, Ciampi, Prodi, Amato e D’Alema. Motta e Alemagna finite a Nestlè, Gs a Carrefour, Telecom alla famiglia Agnelli (poi a Pirelli e Benetton, quindi a Telefonica). Benetton acquisì anche Autogrill e Autostrade per l’Italia, mentre finirono privatizzate al 70% sia Eni che Enel. Quindi la finanza: il Credito Italiano al gruppo Unicredit, Bnl a Bnp Paribas, la Banca Commerciale Italiana a Intesa Sanpaolo, senza contare il Banco di Roma (Unicredit) e l’Imi (Intesa). Idem l’industria: l’Alfa Romeo alla Fiat e Finsider all’Ilva, mentre lo Stato (gruppo Iri) ha ceduto ad aziende private il 70% di Finmeccanica. Sempre per un obietto che Dolcino considera di fatto neo-coloniale, l’Italia è diventata il laboratorio anticipatore di importanti, sinistri trend futuri: «Dalla strategia della tensione (pensate che oggi gli attentati “islamici” e affini nel mondo occidentale vengono riferiti della stampa specializzata utilizzando un nome che in Italia conosciamo bene, Gladio II) all’uso distorto della magistratura per fini politici, che oggi vediamo negli Usa contro Trump».

Di mezzo c’è stato anche il berlusconismo, «con un businessman non-politico diventato capo del governo», nonché la trattativa Stato-mafia, «con la mafia (italoamericana) che avrebbe voluto sostituirsi con George Bush al potere alla rappresentanza ufficiale Usa in un’Italia in via di smantellamento post-caduta del Muro». Ma anche i cosiddetti populismi di oggi sono ormai “made in Italy”, dato che il nostro è il primo paese europeo «dove guardacaso è arrivato al potere un governo in gran parte slegato dagli interessi tradizionali, oltre che davvero vicino alle esigenze di una cittadinanza giunta ormai allo stremo». Per Dolcino, in ogni caso, il discrimine emblematico tra l’Italia prospera e relativamente sovrana della Prima Repubblica e la post-Italia “euroschiava” della Seconda resta la morte di Raul Gardini, frettolosamente archiviata come suicidio. Fu invece omicidio, secondo il magistrato Mario Almerighi, autore del saggio “Suicidi”, edito dall’università La Sapienza. Se il patron della Montedison non fosse stato assassinato, scrive Dolcino, evocando un’altra morte in apparenza accidentale, quella di Enrico Mattei, oggi l’Italia sarebbe un paese molto più forte.

Da capogiro la ricognizione che Dolcino compie sull’allora pianeta Montedison, vera e propria galassia industriale di prima grandezza a livello mondiale. Probabilmente, scrive l’analista, oggi Montedison sarebbe ancora il leader agroindustriale europeo, con Eridania Beghin Say accanto al gruppo Ferruzzi, leader mondiale nella soia. Montedison sarebbe anche un attore primario nel settore cemento grazie a Calcestruzzi, un leader petrolifero verde con il biodiesel Enimont e un protagonista nell’industria della plastica e della chimica: ad esempio con Ausimont, produttrice di fluoro, e con Himont, attuale leader mondiale del polipropilene, “erede” del Premio Nobel Giulio Natta. E non è tutto: la stessa Montedison sarebbe un rilevante produttore di medicinali (Carlo Erba, Farmitalia, Antibioticos), un leader europeo nei fertilizzanti (Agrimont) e un leader mondiale nella bio-plastica (Novamont). Ancora: il gruppo che fu di Gardini sarebbe un primario attore della cantieristica (grazie all’expertise del Moro di Venezia), un grande operatore telefonico (EdisonTel), un protagomnista del settore elettrico e del gas (Edison), un primario operatore assicurativo (La Fondiaria) e dei servizi finanziari (Agos) e infine un leader europeo nelle fibre sintetiche (Montefibre).

«Un colosso in grado di occupare circa un milione di persone con l’indotto». Invece fu svenduto, a partire dalla morte del “Contadino” e al coma pluriannuale che ne seguì: «Uccisero la “testa” e lasciarono un bellissimo aereo senza pilota, affinché si schiantasse e fosse venduto a prezzo di saldo – grazie ad una tangente percepita da un magistrato di Milano – a quelli che facilmente organizzarono la morte di Gardini». Chi ha perso, in tutto questo scempio immane, «sono i lavoratori italiani, oltre allo Stato in termini di tasse», scrive Dolcino. «Le aziende vendute dai “pontieri” italiani cooptati che organizzarono l’acquisto di Montedison», ossia il gruppo Fiat, «furono di norma sfasciate, ad eccezione di Edison che venne conquistata e riempita di manager di Stato francesi, visto che Edf di fatto rappresenta il ministero della difesa d’oltralpe». In sostanza: «Vennero bruciati occupazione e utili in Italia, a favore di valore portato all’estero». Vale anche per Edison, il cui cuore – ossia il trading  – è stato spostato tra Parigi e Londra. Che fare? «La verità è che prima di tutto bisogna mettere in sicurezza il sistema da altri attacchi esterni», sottolinea Dolcino, pensando alla decapitazione di Montedison, pilotata a colpi di tangenti.

Lo stesso Dolcino ricorda che l’azienda «fallì in modo non dovuto – e dunque venne acquisita dai francesi – grazie ad una tangente pagata ad un giudice e a sua moglie, che mai risposero civilmente per i danni civili arrecati». Il giudice era Diego Curtò, marito di Antonia Di Pietro. Una volta in carcere, ammise di aver interferito nella crisi Enimont grazie a montagne di soldi che gli furono versati su conti svizzeri e panamensi. Una tangente «la cui genesi mai è stata ben spiegata», osserva Dolcino: «Forse bisognava solo guardare al lato di coloro che poi hanno acquisito il gruppo». Al momento della “resa” alla Francia, scrive Dolcino, il famoso pm di Mani Pulite e il capo dei legali di Edf «avevano lo stesso cognome ed erano cugini: un caso del destino che fa pensare». Per questo, sempre Dolcino ritiene «impellente» la riforma della magistratura italiana, «non tanto per difendere Berlusconi o i politici in genere, quanto per preservare il paese nella sua interezza». Operazione forse finalmente possibile oggi, visto che «abbiamo l’occasione di poter discutere con il dominus Usa una riallocazione delle sfere di influenza – in forza della sfida mossa a Washington dall’Ue franco-tedesca per sostituirsi al dominus americano nel Vecchio Continente». Uno scontro tellurico tra Usa ed Europa «come non succedeva dai tempi della guerra fredda».

Stop, dice Dolcino, alla magistratura che fa politica, lasciando che si usino le indagini «come macchina del fango per rovinare chi non si riesce a incriminare». Dolcino cita gli auspici di Govanni Falcone e Giuseppe Pignatone, nel dare il benvenuto al giudice Davigo in funzioni di governo: «Sono certo che capirà l’urgenza dei correttivi». Messo in sicurezza il sistema, sarà urgente fare occupazione, con utili e tasse riportate in Italia. «In particolare bisognerà creare un ambiente consono alla crescita delle imprese, abbassando le tasse». Servono anche decise spallate, «ad esempio facendo rientrare le aziende che hanno (forzatamente) delocalizzato in paesi Ue». Pragmatismo: «Meglio prendere solo il 7% di tasse dalle aziende che rientrano dal Lussemburgo, creando indotto locale, che non prendere nulla». Avvertenza: «La speranza del rientro dei cervelli senza il rientro delle aziende è un’utopia che solo la sinistra più becera e corrotta può alimentare». Serve un’alta scuola statale di amministrazione, come quella francese. E serve una diga per proteggere le aziende rimaste dal rischio-acquisizioni. Occorre un fondo statale per le piccole e medie imprese, e un sistema universitario per la promozione dei brevetti, in tandem con le aziende. «A voler fare cose serie – conclude Dolcino – l’Italia non ha paura di nessuno, basta volerlo. Siamo ancora capaci di esprimere grandi competenze», anche se i veri leader dell’italianità – come Gardini – sono stati uccisi. Rinascere è possibile, «ma dobbiamo crederci: oggi forse è l’ultima occasione».

 

tratto da: http://www.libreidee.org/2018/06/avete-idea-di-cosera-litalia-quando-aveva-la-montedison/

Ancora una notizia che i Tg hanno “dimenticato” di dare: Il Ddl Concorrenza approvato con la fiducia? È solo un colpo di mano del Governo per fare un regalo alle aziende amiche, ai danni della Gente.

Ddl Concorrenza

 

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Ancora una notizia che i Tg hanno “dimenticato” di dare: Il Ddl Concorrenza approvato con la fiducia? È solo un colpo di mano del Governo per fare un regalo alle aziende amiche, ai danni della Gente.

Da Il Salvagente:
Ddl Concorrenza, colpo di mano del governo e regalo alle aziende

Il governo, con un colpo di mano dopo mesi di rinvii, ha posto per oggi al Senato la questione di fiduciasul maxiemendamento al Ddl Concorrenza che ricalca il testo uscito dalla Commissione Industria. Poche norme a favore dei cittadini (qualche timido segnale per la Rc-auto ma insufficiente per far abbassare le tariffe) e tante “norme Pro-Aziende“, attaccano duri Federconsumatori e Adusbef, a cominciare dalla fine del sistema della maggiore tutela (amministrata dall’Aeegsi) nel settore elettrico con la “deportazione” di milioni di utenti nel mercato libero più oneroso per i consumatori.

Ecco cosa abbiamo scritto nell’editoriale che trovate nel numero in edicola:

“Non sono bastate le critiche e le proteste dei consumatori. Il governo non intende fare retromarcia e va avanti come nulla fosse. E il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda non molla nell’obiettivo di far approvare il disegno di legge concorrenza. Unico segnale (assolutamente insufficiente, lo diciamo subito) è lo slittamento di un anno della fine del mercato tutelato dell’energia. Il Salvagente lo ha scritto da subito: una delle parti più scandalose di quella che sarebbe stato meglio chiamare la legge delle lobby è la deportazione (ci perdonerete il termine forte) di 24 milioni di utenti verso il mercato liberodell’elettricità. Un regalo per i big, soprattutto quei tre o quattro che possono disporre di milioni di contratti (nel mercato tutelato), e una stangata inevitabile per i consumatori.

I dati non ammettono illusioni: già oggi i clienti che hanno avuto la sfortuna (o sono stati convinti con l’inganno) di passare al mercato libero si trovano a spendere di più di quelli rimasti nel tutelato, tanto nel settore elettrico (+16,7%) che in quello del gas (+7,9%). E sono numeri dell’Autorità per l’energia, non nostri. Così come sono provvedimenti delle Authority le tante, troppe condanne per un sistema di vendita di contratti che assai spesso rasenta il reato penale di raggiro e truffa. E che di certo non accenna a diventare più sano, come possono testimoniare tutti coloro che hanno avuto l’esperienza di essere trasferiti da un fornitore all’altro senza che lo chiedessero.

Se così stanno le cose, perché dovremmo aspettarci che da giugno 2019 (è questa la data fissata per la fine del mercato tutelato, dopo la modica delle ultime ore del decreto che fissava al 2018 il passaggio) le compagnie dovrebbero diventare più buone e trasparenti?
Se oggi non riescono a far concorrenza alle tariffe del mercato tutelato e sono più care quale logica distorta suggerisce che senza il competitor di Stato dovrebbero praticare prezzi più bassi?
Eppure è così che il ministro Calenda ci sta vendendo questa spiacevole imposizione: le tariffe caleranno con l’aumento della concorrenza. Così ripetono i campioni della liberalizzazione. Gli stessi che rifiutano ostinatamente di considerare la possibilità di vendere e acquistare i farmaci di fascia C anche nelle parafarmacie, sotto la pressione delle farmacie. Gli stessi che di fronte alla protesta (anche violenta) dei tassisti, bloccano qualunque elaborazione di regole sui servizi come Uber e lasciano che siano i tribunali a decidere per loro.

Non giochiamo coi termini, la concorrenza non c’entra nulla con il disegno di legge di cui parliamo. E non facciamoci prendere in giro, cari lettori, è vero proprio il contrario di quanto ci ripetono gli slogan governativi: le tariffe elettriche e del gas non diminuiranno con la fine del mercato tutelato. Aumenteranno. Non per tutti, ovviamente. Non ci vuole la sfera di cristallo per prevedere che gli operatori si faranno concorrenza sui clienti che spendono di più (e che rendono di più) ma di certo non sulle famiglie, sui pensionati, sui “single” insomma su quanti stanno attenti ai propri consumi per limitare la bolletta.

PS. Non stupisce certo che Calenda sposi una linea del genere. Stupisce un po’ di più che a sostenere il superamento del mercato tutelato sia una sola associazione dei consumatori italiana, Altroconsumo. Mentre tutte le altre organizzazioni hanno rmato appelli per chiedere un passo indietro al governo, l’emanazione italiana del Beuc sostiene che “Eliminare il servizio di tutela, dando vita a un mercato davvero libero, potrebbe offrire reali opportunità di risparmio e di migliore qualità nel servizio per i cittadini”.

fonte: https://ilsalvagente.it/2017/05/03/ddl-concorrenza-colpo-di-mano-del-governo-e-regalo-alle-aziende/22201/

Da Business Insider:
“Il ddl Concorrenza è un regalo a Enel”: Mucchetti contro il governo

Il ddl Concorrenza vede la luce: dopo una gestazione di quasi mille giorni, martedì il provvedimento approderà in aula al Senato in cerca del via libera definitivo.All’interno del Pd, però, volano gli stracci: Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria che aveva in carico l’analisi del disegno di legge, attacca il governo per aver promosso un “disegno di legge che èintitolato alla promozione della concorrenza ma che invece, accanto a norme positive, contiene anche norme a favore di interessi organizzati o di monopoli”.

Tradotto: è un peccato che in tutta la legislatura si riesca – forse – ad adottato un solo provvedimento del genere (nelle intenzioni del legislatore dovrebbe essere una legge annuale collegata alla manovra di Bilancio, ndr) e non riesca a farlo nel pieno interesse dei consumatori. In particolare, nel mirino di Mucchetti ci sono le modalità di addio al servizio di maggior tutela del mercato energetico: la Camera, infatti, ha soppresso, il provvedimento con il quale si chiariva come gli utenti del servizio fossero ancora clienti dell’acquirente unico e non degli operatori che forniscono il servizio di vendita (Enel, A2a, Acea, etc etc).

“Non a caso – ha attacca il senatore del Pd nel suo intervento in commissione – Enel, A2a, Acea e gli altri operatori hanno costituito società distinte per i clienti in libero mercato e per quelli dell’Acquirente Unico. La modifica apportata dalla Camera, espungendo quel riferimento ai soggetti che non abbiano scelto il proprio fornitore, fa quindi un doppio regalo ai fornitori del servizio di vendita all’Acquirente Unico: il primo consiste nell’acquisizione di questi clienti, senza alcun costo commerciale, ma in forza di una legge; il secondo nella possibilità di aumentare i prezzi come l’esperienza del libero mercato di questi anni fa prevedere”.

Se in un primo momento i prezzi potrebbero essere bassi per attrarre nuovi clienti in questa fase di passaggio del mercato, in seguito sono destinati ad aumentare “con una tecnica non diversa da quella praticata dai pusherche regalano la prima dose” commenta Mucchetti.

D’altra parte durante la presentazione del suo piano industriale, Enel ha promesso, ai proprio investitori, nonostante il calo dei prezzi dell’energia, un aumento dell’Ebitda del 20% a 3 miliardi nel 2019 con “i clienti sul libero mercato che dovrebbero quasi raddoppiare a seguito della fine del mercato tutelato in Italia e della ulteriore liberalizzazione attesa in America Latina”.

“È contraddittorio – prosegue Mucchetti – che una legge di promozione della concorrenza si riveli così marcatamente a favore dell’incumbent, che oggi serve l’85 per cento dei clienti dell’Acquirente Unico” inoltre “a chi teme che il servizio di salvaguardia risulti più oneroso di quello di maggior tutela risponde che ciò è vero, ma che il servizio di salvaguardia è riservato per legge alle imprese che abbiano consumi oltre una certa soglia e non alle famiglie e alle piccole imprese”. Di conseguenza la salvaguardia si rivolge a circa l’1 per cento del mercato. Insomma secondo Mucchetti sarebbe stato più saggio ritardare ancora l’approvazione “visti i tempi complessivi dell’iter, correggendo un’evidente stortura che diversamente è destinata a restare e a produrre i suoi effetti”.

fonte: https://it.businessinsider.com/il-pd-a-pezzi-mucchetti-contro-il-governo-il-ddl-concorrenza-e-un-regalo-a-enel/