Ricapitoliamo: Di Battista in Tv parlò di legami tra la ‘ndrangheta e comitati favorevoli all’Alta velocità Torino-Lione. Querelato dagli imprenditori pro Tav! …Ora però la Cassazione conferma: La ‘ndragheta interessata ai cantieri del TAV in Val di Susa… E adesso?

 

Di Battista

 

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Ricapitoliamo: Di Battista in Tv parlò di legami tra la ‘ndrangheta e comitati favorevoli all’Alta velocità Torino-Lione. Querelato dagli imprenditori pro Tav! …Ora però la Cassazione conferma: La ‘ndragheta interessata ai cantieri del TAV in Val di Susa… E adesso?

 

Alessandro Di Battista querelato dagli industriali. La notizia, confermata direttamente a TPI da Confindustria Piemonte, era nell’aria.

Nel mirino dell’Unione industriale di Torino, di Ance Piemonte, di Confindustria e di altre realtà “produttive” del Nord-Ovest l’attacco portato avanti dall’esponente M5s durante l’intervista a Che tempo che fa, da Fabio Fazio.

Di Battista negli studi Rai ha parlato chiaramente di “tangenti da restituire” per la grande opera e di “infiltrazioni della criminalità organizzata”.

 

“Io non ho le prove”, disse Di Battista da Fazio, “ma ricordo quando due esponenti della ‘ndragheta furono intercettati e dissero ‘adesso ci tocca fondare un comitato Sì tav’”.

Pochi minuti dopo, rincarò la dose: “Il problema del Tav per qualcuno non è se si farà o meno. Il problema è che quel qualcuno si è già steccato qualche tangente e qualora l’opera dovesse essere bloccata sarà costretto a mettersi le mani in tasca”….

Ma le ultime notizie sembrano dar ragione all’illustre querelato…

Tav, la Cassazione: la ‘ndrangheta era interessata a lavori in Val di Susa

La ‘ndrangheta era interessata a lavori di costruzione del Tav Torino-Lione in Valle di Susa: una vicenda già emersa nel 2014 durante l’inchiesta San Michele della procura di Torino e ora certificata dalla Cassazione nella sentenza di condanna, diventata definitiva depositata in questi giorni, a carico di otto imputati. Il processo (si tratta del troncone svolto con il rito abbreviato) riguardava l’attività della ‘ndrina di San Mauro Marchesato a Torino e nel circondario.

L’obiettivo di intimidazione della era evitare che sfrattassero un’azienda, la Toro srl, “vicina agli interessi della cosca nei lavori di costruzione della Tav Torino-Lione”.

 Giovanni Toro, padre di Toro Nadia, amministratore unico e socio unico della Toro srl, era stato arrestato nel giugno 2014 per concorso esterno in 416 bis. Al momento dell’operazione, la TORO aveva già eseguito importanti lavori proprio presso il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte provvedendo, come scritto sulla Relazione finale dei lavori del contratto C11119, “alla bitumatura della viabilità interna di cantiere, richiesta dalle forze dell’ordine e formalizzata attraverso l’Ods n R-02”. I lavori erano stati dati in subappalto dall’appaltatore che, guarda caso, era un’ATI formata da due imprese locali di proprietà di persone già citate nell’inchiesta Minotauro, la maxi-operazione contro le infiltrazioni della ndrangheta nella provincia di Torino che ha portato poi alla condanna di 23 persone. Inoltre facevano parte dei due contratti relativi ai lavori di recinzione del cantiere, oggetto di un esposto presentato in Procura da numerosi Sindaci ed amministratori locali nel 2013.

L’ennesima conferma degli interessi opachi che hanno da sempre circondato il sistema TAV, diventato oggi la bandiera di un sistema marcio fatto di collusione tra lobbies del cemento, mafia e politica.

…Ed ora?

 

Fonti:

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/03/07/news/tav_la_cassazione_la_ndrangheta_era_interessata_a_lavori_in_val_di_susa-220977387/

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_ndragheta_interessata_ai_cantieri_del_tav_in_val_di_susa_la_cassazione_conferma/82_27504/?fbclid=IwAR2EfCbR2tckiUh5IYteU0hSIYiBR2_aixx7a1YEM6PCm0mCf2E1qjyggxo

Alessandro Di Battista senza peli sulla lingua contro Giorgio Napolitano: “Si piegò in modo vile ai francesi”

 

Di Battista

 

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Alessandro Di Battista senza peli sulla lingua contro Giorgio Napolitano: “Si piegò in modo vile ai francesi”

 

Alessandro Di Battista contro Giorgio Napolitano: “Si piegò in modo vile ai francesi”

L’ex deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista continua la campagna “contro” la Francia e chiama in causa anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Si comportò come un vile durante l’intervento in Libia del 2011”. E aggiunge: “Sono sicuro che Sergio Mattarella non si sarebbe mai comportato così”.

Non accenna a placarsi la polemica del Movimento 5 Stelle nei confronti della Francia e, in particolare, di Macron, malgrado la posizione conciliante espressa dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e la perplessità di Matteo Salvini. Oggi tocca ad Alessandro Di Battista polemizzare con i cugini d’Oltralpe, giudicati responsabili della destabilizzazione della Libia nel 2011 e delle conseguenze provocate dal rovesciamento di Gheddafi. Ospite della trasmissione televisiva di Lucia Annunziata “Mezz’ora in più”, l’ex deputato grillino ha attaccato anche l’ex Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, a suo dire colpevole di essersi “piegato in modo vile” allo “scellerato intervento della Francia in Libia nel 2011”, che ha deposto un dittatore ma “ha provocato l’esodo dei migranti e dunque migliaia di morti”. Sollecitato sulla necessità di scusarsi, Di Battista si è rifiutato, aggiungendo: “Sergio Mattarella invece non si sarebbe mai comportato come ha fatto Napolitano”.

Di Battista ha poi spiegato di ritenere necessario che il governo italiano affronti la crisi diplomatica e la risolva, ma “a testa alta” e con l’obiettivo di “parlare di punti politici, del futuro dell’Europa”. Nella sua lettura, simile a quella di Luigi Di Maio, infatti, la prossima Commissione Europea si insedierà in uno scenario completamente nuovo e potrà affrontare alcuni nodi essenziali del futuro dell’Unione Europea: “Noi crediamo nella UE come spazio comune e io voglio un seggio dell’Europa all’Onu e pretendo una decolonizzazione che non c’è mai stata in Africa, in questo sono molto più europeista di Macron”. E sull’appoggio di Di Maio ai gilet gialli ha aggiunto: “Allora Macron non doveva incontrare Renzi dopo la formazione del governo italiano e firmare manifesti contro i populisti. Se il presidente francese lo vede come lesa maestà, è un problema suo”.

fonte: https://www.fanpage.it/alessandro-di-battista-contro-giorgio-napolitano-si-piego-in-modo-vile-ai-francesi/

Caso diplomatico con Francia per le esternazioni di Di Maio e Di Battista sul “franco coloniale”? …Il fatto è che la verità brucia… Hanno detto quello che i politici non hanno mai avuto il coraggio di dire: la Francia continua a mantenere un ferreo controllo sulle “ex” colonie impoverendole e sfruttando le loro risorse…!

 

Francia

 

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Caso diplomatico con Francia per le esternazioni di Di Maio e Di Battista sul “franco coloniale”? …Il fatto è che la verità brucia… Hanno detto quello che i politici non hanno mai avuto il coraggio di dire: la Francia continua a mantenere un ferreo controllo sulle “ex” colonie impoverendole e sfruttando le loro risorse…!

Caso diplomatico tra Francia e Italia dopo le esternazioni del vice premier Luigi Di Maio e del grillino Alessandro Di Battista sul “franco coloniale”. L’ambasciatrice d’Italia in Francia, Teresa Castaldo, è stata convocata al ministero degli Affari Esteri di Parigi, per le parole di Di Maio sulla Francia che ha accusato di “impoverire l’Africa” e aggravare la crisi dei migranti, oltre a chiedere sanzioni europee contro la Francia.

Parigi giudica inaccettabili le osservazioni del vicepremier durante un comizio il 20 gennaio ad Avezzano. Nella serata anche Di Battista era tornato sull’argomento durante la sua intervista a “Che Tempo che fa”.

Signori, la verità è che i grillini, pur nella loro ingenuità, hanno detto quello che da anni i politici di casa nostra e di tutta Etropa non hanno il coraggio di dire:

La Francia continua a mantenere un ferreo controllo delle “ex” colonie. In cambio dell’indipendenza generosamente concessa, ha preteso lo sfruttamento delle loro risorse, pagandole 4 soldi e impedendo la trasformazione locale per ostacolare il loro sviluppo…

Volete saperne di più? Leggete questo:
Quello che i politici non dicono sull’immigrazione – La Francia continua a mantenere un ferreo controllo delle “ex” colonie. In cambio dell’indipendenza generosamente concessa, ha preteso lo sfruttamento delle loro risorse, pagandole 4 soldi e impedendo la trasformazione locale per ostacolare il loro sviluppo…

A proposito di “Puttane e sciacalli”… Raggi assolta: dove sono le scuse dei giornali che l’hanno infangata?

 

Raggi

 

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A proposito di “Puttane e sciacalli”… Raggi assolta: dove sono le scuse dei giornali che l’hanno infangata?

“Per mesi l’hanno chiamata Oca del Campidoglio, Bambolina, Marchesa del Grillo. Da innocente, l’hanno condannata mediatamente, ricoperta di false accuse e insulti imbarazzanti. Oggi, dopo l’assoluzione, dove sono le scuse di quei giornali che invece di occuparsi dei dettagli del processo, hanno provato a influenzare negativamente l’opinione pubblica? Invece di raccontare i fatti, hanno fatto per due anni e senza mai una tregua pressioni, sfornato articoli con retroscena raccapriccianti, ridicoli e falsi. E questa la chiamano informazione? Questa è squallore, menzogna!”

Lo scrive in un post sul proprio blog ufficiale il M5S, che riporta alcuni “vergognosi esempi”:

«“La fatina e la menzogna”, “mesto déjà vu di una stagione lontana, quella della Milano di Mani Pulite”, “la Raggi è inseguita dallo schianto dell’ennesimo, miserabile segreto, custodito dai ‘quattro amici al bar’: una polizza sulla vita”, “Romeo ha un legame privato, privatissimo con la Raggi, in pieno conflitto d’interesse”, “Quelle polizze potrebbero avere un’origine non privata, ma politica… una ‘fiche’ puntata su una delle anime del M5S romano, quella ‘nero fumo’”, “il rebus della provenienza dei fondi”, “Soldi di chi? Per garantirsi quale ritorno?”, “tesoretti segreti e ricatti” per “garantire un serbatoio di voti a destra” (Repubblica, 3.2.2017).»

“Vergognatevi. Vergognatevi. Rivergognatevi,” commentano i 5Stelle, che aggiungono:

“Diciamolo chiaramente: oltre alla deontologia professionale che gli impone di essere sempre super partes, i giornali hanno preso e prendono anche soldi pubblici, soldi degli italiani. E per tale motivo hanno l’obbligo di raccontare sempre, e solo, la verità dei fatti e non fare politica per i loro partiti di riferimento che nel corso degli anni hanno elargito fior di quattrini ai loro editori!”

“I giornali” prosegue il post “non devono fare propaganda, ma devono informare. Da troppo tempo i giornali, invece, fanno politica e provano a influenzare i cittadini. Una cosa è certa: troppi editori sono in chiaro conflitto di interesse.
Per questo motivo aboliremo i finanziamenti pubblici all’editoria. Perché questi soldi (degli italiani!) sono finiti nelle tasche dei giornali di “regime” che invece di svolgere correttamente il proprio lavoro hanno dato linfa ad una raccapricciante propaganda politica. Con il MoVimento questo scempio finirà!”.

“Ps. Virginia vai avanti e non mollare mai. Tutto il MoVimento è con te,” conclude il M5S.

 

“Puttane e sciacalli” – I giornalisti si infuriano e denunciano Di Maio e Di Battista… Ma non è che c’è un tantino, dico proprio un pizzico, di vero?

 

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“Puttane e sciacalli” – I giornalisti si infuriano e denunciano Di Maio e Di Battista… Ma non è che c’è un tantino, dico proprio un pizzico, di vero?

 

Raggi, Di Battista: ‘Si sono scandalizzati per le mie parole, ma ecco alcuni dei loro racconti’

“Leggo che i soliti ‘sepolcri imbiancati’, recitando – tra l’altro male – la parte delle verginelle, si sono scandalizzati per le mie parole e per quelle di Luigi. ‘Di Battista e Di Maio attaccano la libertà d stampa..’. ‘Ci attaccano perché raccontiamo i fatti…’. Ecco alcuni esempi della loro libertà…ecco alcuni dei loro racconti. Giudicate voi stessi!”.

Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battistail quale elenca tutti i titoli dei giornali sull’inchiesta Raggi, che riportiamo di seguito:

“La Raggi teme l’arresto. C’è aria di autosospensione” (il Giornale, 27.1.2017).

“Il bivio di Raggi: ammettere la bugia col patteggiamento o rischiare il posto”, “L’ultima spinta che avvicina di un’altra spanna Virginia Raggi al suo abisso insieme giudiziario e politico è arrivata dalla testimonianza dell’assessore Meloni” (Carlo Bonini, Repubblica, 26.1.2017).

“Mutande verdi di Virginia” (Libero, 31.1.2017).

“La fatina e la menzogna”, “mesto déjà vu di una stagione lontana, quella della Milano di Mani Pulite”, “la Raggi è inseguita dallo schianto dell’ennesimo, miserabile segreto, custodito dai ‘quattro amici al bar’: una polizza sulla vita”, “Romeo ha un legame privato, privatissimo con la Raggi, in pieno conflitto d’interesse”, “Quelle polizze potrebbero avere un’origine non privata, ma politica… una ‘fiche’ puntata su una delle anime del M5S romano, quella ‘nero fumo’”, “il rebus della provenienza dei fondi”, “Soldi di chi? Per garantirsi quale ritorno?”, “tesoretti segreti e ricatti” per “garantire un serbatoio di voti a destra” (Repubblica, 3.2.2017).

“Spunta la pista dei fondi elettorali”, “Fondi coperti”, “L’ombra dei voti comprati”, “I pm a caccia dei contributi privati inferiori a 5mila euro e mai registrati” (Messaggero, 3.2.2017).
“La pista che porta alla compravendita di voti”, “Romeo potrebbe aver agito per conto di altri… Il sospetto di finanziamenti occulti giunti al Movimento 5Stelle” (Corriere della sera, 3.2.2017).

“Come in House of Cards”, “L’accusa di corruzione è vicina”, anzi “potrebbe emergere” (La Stampa, 3.2.2017).

“Patata bollente. La vita agrodolce della Raggi nell’occhio del ciclone per le sue vicende comunali e personali. La sua storia riguarda l’epopea di Berlusconi con le Olgettine, che finì malissimo” (Libero, prima pagina, 10.2.2017).

 

Giornalisti puttane e sciacalli – Non è che Di Maio e Di Battista un tantino, dico proprio un pizzico, di ragione ce l’hanno?

L’accusa di Di Battista: “I giornali hanno mangiato con Autostrade ed ora provano a delegittimare il Governo”

 

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L’accusa di Di Battista: “I giornali hanno mangiato con Autostrade ed ora provano a delegittimare il Governo”

 

Di Battista a Otto e Mezzo: ‘I giornali hanno mangiato con Autostrade e provano a delegittimare il governo’

Collegato con lo studio di “Otto e Mezzo” dal Guatemale, Alessandro Di Battista ha affrontato la questione del concorso universitario per il quale aveva fatto domanda Giuseppe Conte nel febbraio scorso, prima delle elezioni, quando ancora non sapeva che sarebbe diventato premier.

“Mi sembra risibile – ha commentato l’ex deputato 5Stelle – che tutti i giornaloni diano tutto questo spazio a questa vicenda”.

“Per me – ha aggiunto – non deve fare il concorso adesso, deve fare il presidente del Consiglio, ma così sarà. C’è un tentativo incredibile, per me… legato alla nazionalizzazione di Autostrade, perché con Autostrade, con le pubblicità ci hanno mangiato anche un sacco di giornali, per cui è evidente che provano a legittimare questo governo, per me su str**zate”.

Alla domanda se il governo durerà cinque anni, Di Battista ha risposto:

“Non so, mi auguro che faccia cose buone. E, onestamente, nei primi cento giorni si è fatto tanto. E per me, ahimè, con il Partito Democratico non si sarebbe cancellato il vitalizio alla Camera, non sarebbe stato approvato il Decreto Dignità, in particolare proibire le pubblicità sul gioco d’azzardo (e mi sembra qualcosa di particolarmente importante perché il gioco d’azzardo uccide la vita sociale, economica e fisica di tanti italiani), non si sarebbe intervenuti sull’aereo di Stato di Renzi e non si sarebbe parlato della nazionalizzazione di Autostrade”.

La Gruber ha fatto notare a Di Battista che dopo cento giorni non è stata ancora fatta la legge sul reddito di cittadinanza e che sul taglio dei vitalizi pendono ricorsi. L’esponente pentastellato ha ribattuto:

“Per me il fatto che ci siano 700 ex deputati che facciano ricorso per riottenere il vitalizio è già un segnale di cambiamento, non erano mai stati colpiti gli ex deputati, sempre i cittadini nei governi precedenti”.

Quanto al reddito di cittadinanza, Di Battista ha detto: “Per me è fondamentale, io sono stato in Silicon Valley a fare delle inchieste: la piena occupazione con l’automatismo non ci sarà mai, per cui o garantiamo un reddito o ci saranno delle guerre sociali da qui ai prossimi cinquant’anni. Vedremo nelle prossime settimane”.

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/09/11/di-battista-a-otto-e-mezzo-i-giornali-hanno-mangiato-con-autostrade-e-provano-a-delegittimare-il-governo/

Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

 

Di Battista

 

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Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

Alessandro Di Battista incita Matteo Salvini contro le scorte inutili: “Toglile, Boschi e Vespa se la paghino da soli”

Torna la polemica contro le scorte di polizia assegnate a politici o giornalisti che non sarebbero effettivamente in pericolo di vita. Ad attaccare le “scorte pazze” questa volta è l’ex deputato Alessandro Di Battista, che in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook incita il ministro dell’Interno Matteo Salvini a togliere gli agenti di scorta a personaggi come Maria Elena Boschi o al giornalista Bruno Vespa.

A qualche settimana dalla querelle scatenata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini contro lo scrittore Roberto Saviano, si torna a parlare dell’inutilità della scorta assegnata a determinate personalità politiche ed intellettuali del Belpaese. Ad attaccare l’ex ministro Maria Elena Boschi o il giornalista Bruno Vespa questa volta non è il titolare del Viminale, ma l’ex deputato pentastellato Alessandro Di Battista. In un post pubblicato su Facebook, l’ex parlamentare si scaglia contro le “finte scorte” e chiede a Salvini di toglierle a chi non risulterà essere davvero in pericolo di vita: “La storia delle scorte pazze è una vergogna tutta italiana. Non si tratta solo di sprechi, si tratta di privilegi e di forze dell’ordine sottratte al loro compito: quello di difendere i cittadini, non i potenti. Ci sono 560 persone sotto scorta in Italia, 165 in Francia, 40 in Germania e 20 nel Regno Unito. E’ vergognoso. Magistrati e giornalisti minacciati ne hanno tutto il diritto. Tra l’altro ci sono “giornalisti” di frontiera, sconosciuti, che rischiano la vita davvero”, scrive Di Battista.

“Ma vogliamo parlare dei direttori di La Repubblica, La Stampa, Libero o Il Giornale? E poi Bruno Vespa? Ma stiamo scherzando? Con quel che guadagnano se la pagassero da soli la scorta. E poi i politici. La Boschi sotto scorta? Gasparri? Capisco che scrivere quelle scemenze su twitter l’abbia reso antipatico ma uno come lui merita al massimo un vaffanculo per strada, nulla di pericoloso insomma. E poi ‘ciaone’ Carbone sotto scorta? Io mica lo sapevo. Fatemi capire vengono scortati perchè stanno sui coglioni agli italiani? E poi ad un magistrato come Ingroia viene tolta? Siamo seri, Ingroia può stare simpatico o meno (per me la sua entrata in politica è stato un grandissimo errore e lo sa bene anche lui) ma ha indagatato, avendo ragione tra l’altro, sulla trattativa Stato-Mafia, trattativa reale, vera, accaduta. Avrò fatto centinaia di comizi facendo spesso una battuta sulla scorta della Boschi (“non serve a difendere lei dai cittadini ma noi da lei”) ma adesso basta. Gli oltre 2000 agenti impegnati in questa roba hanno il diritto di fare il loro lavoro. Non sono entrati in Polizia per scortare i responsabili del declino dell’Italia. Salvini ha il dovere di intervenire immediatamente!”, conclude l’ex deputato.

fonte: https://www.fanpage.it/alessandro-di-battista-incita-matteo-salvini-contro-le-scorte-inutili-toglile-boschi-e-vespa-se-la-paghino-da-soli/

 

Alessandro Di Battista su Facebook:

La storia delle “scorte pazze” è una vergogna tutta italiana. Non si tratta solo di sprechi, si tratta di privilegi e di forze dell’ordine sottratte al loro compito: quello di difendere i cittadini, non i “potenti”. Ci sono 560 persone sotto scorta in Italia, 165 in Francia, 40 in Germania e 20 nel Regno Unito. E’ vergognoso. Magistrati e giornalisti minacciati ne hanno tutto il diritto. Tra l’altro ci sono “giornalisti” di frontiera, sconosciuti, che rischiano la vita davvero. Ma vogliamo parlare dei direttori di La Repubblica, La Stampa, Libero o Il Giornale? E poi Bruno Vespa? Ma stiamo scherzando? Con quel che guadagnano se la pagassero da soli la scorta. E poi i politici. La Boschi sotto scorta? Gasparri? Capisco che scrivere quelle scemenze su twitter l’abbia reso antipatico ma uno come lui merita al massimo un vaffanculo per strada, nulla di pericoloso insomma. E poi “ciaone” Carbone sotto scorta? Io mica lo sapevo. Fatemi capire vengono scortati perchè stanno sui coglioni agli italiani? E poi ad un magistrato come Ingroia viene tolta? Siamo seri, Ingroia può stare simpatico o meno (per me la sua entrata in politica è stato un grandissimo errore e lo sa bene anche lui) ma ha indagatato, avendo ragione tra l’altro, sulla trattativa Stato-Mafia, trattativa reale, vera, accaduta. Avrò fatto centinaia di comizi facendo spesso una battuta sulla scorta della Boschi (“non serve a difendere lei dai cittadini ma noi da lei”) ma adesso basta. Gli oltre 2000 agenti impegnati in questa roba hanno il diritto di fare il loro lavoro. Non sono entrati in Polizia per scortare i responsabili del declino dell’Italia. Salvini ha il dovere di intervenire immediatamente!

Taglio dei Vitalizi? – Di Battista: “Quando lo proposi io la Boldrini mi cacciò dalla Camera”…!

Di Battista

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Taglio dei Vitalizi? – Di Battista: “Quando lo proposi io la Boldrini mi cacciò dalla Camera”…!

 

A proposito di vitalizi degli ex deputati, l’esponente 5Stelle Alessandro Di Battista ha ricordato su Facebook l’episodio accaduto negli ultimi giorni della passata legislatura quando l’ex-Presidente della Camera Laura Boldrini lo cacciò dalla Camera.

Di Battista, condividendo il video sul social network, ha raccontato:

“L’ex-Presidente dichiarò inammissibili le proposte del Movimento 5 Stelle sul taglio dei vitalizi agli ex-deputati fatte durante la discussione del bilancio della Camera. Disse che non si potevano accettare in quanto la legge sul taglio dei vitalizi (la legge Richetti) era già passata alla Camera ed era in procinto di passare in Senato”.

“Io le dissi – ha proseguito – che nessuno ci poteva garantire la sua approvazione quindi suggerivo intanto di tagliare i vitalizi degli ex-deputati dato che era possibile farlo”.

Ma quanto detto dall’ex parlamentare non servì, in quanto la Presidente lo buttò fuori:

“Come andò a finire? Che la legge Richetti venne – come volevasi dimostrare – insabbiata al Senato e che il partito della Boldrini non è stato votato neppure dai parenti,” ha aggiunto Di Battista.

L’ex deputato 5Stelle ha poi elencato alcune “cose” che desidera dire “ora che i vitalizi hanno le ore contate”:

“1. Quando gli tocchiamo i vitalizi dicono ‘giù le mani, i nostri sono diritti acquisiti’, quando invece ci toccano le pensioni si difendono dietro il ‘ce lo chiede l’Europa’. Favolosi”

“2. Dissi in ogni modo che il PD stava facendo finta di abolirli facendo passare la legge solo alla Camera e insabbiandola al Senato. Ricordate? Dicemmo che si sarebbero potuti tagliare immediatamente con una delibera dell’ufficio di presidenza. Ricordate? Cercate di ricordalo per favore affinché l’estinzione politica del PD sia ancora più veloce”.

“3. Nessuno ritiene che tagliando questo osceno privilegio medioevale si risolveranno magicamente i problemi dell’Italia, tuttavia è un segnale, un segnale importante che può far riavvicinare i cittadini alla politica”.

Poi Di Battista si è rivolto agli ex parlamentari: “se non riuscirete a campare presto potrete chiedere il reddito di cittadinanza,” ha scritto.

E ha concluso ricordando che sono ancora molti i privilegi da abolire.

Guarda il video QUI

 

fonte: https://www.silenziefalsita.it/2018/06/28/di-battista-quando-proposi-di-tagliare-i-vitalizi-degli-ex-deputati-la-boldrini-mi-caccio-dalla-camera/

Fiducia sulla legge elettorale? Prima del governo Renzi-Gentiloni (seconda fiducia in 3 anni) in Italia solo due precedenti molto, ma molto illustri: prima Mussolini e poi la cosiddetta “legge truffa”… Che dite, c’è da vergognarsi a votare questa gente?

legge elettorale

 

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Fiducia sulla legge elettorale? Prima del governo Renzi-Gentiloni (seconda fiducia in 3 anni) in Italia solo due precedenti molto, ma molto illustri: prima Mussolini e poi la cosiddetta “legge truffa”… Che dite, c’è da vergognarsi a votare questa gente?

 

Alessandro Di Battista  –  Fiducia sulla legge elettorale: tutti i precedenti

«Chi altro aveva messo la fiducia sulla legge elettorale, nella storia? Mussolini sulla legge Acerbo, De Gasperi sulla cosiddetta “legge truffa” e Renzi sulla legge Italicum bocciata dalla Corte Costituzionale»

La decisione del governo di porre la questione di fiducia sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto “Rosatellum bis” ha causato proteste molto forti da parte delle opposizioni. Tra i critici più convinti, ci sono gli esponenti del Movimento 5 Stelle. Ospite della trasmissione Circo Massimo su Radio Capital, Alessandro Di Battista ha definito la fiducia “un atto eversivo” e ricordato che i tre precedenti riguardano Mussolini, una legge passata alla storia come “legge truffa” e l’Italicum, bocciato dalla Corte Costituzionale.

Déjà vu

Se vi suona come un déjà vu, avete ragione: già due anni fa era successo qualcosa di molto simile. Nell’aprile del 2015 – durante il governo Renzi – la precedente legge elettorale approvata dal Parlamento, l’Italicum, passò facendo ricorso al voto di fiducia (in tre votazioni alla Camera: quiqui e qui).

Le dichiarazioni, allora, furono quasi le stesse che si sentono in queste ore. I deputati di SEL ricordarono il precedente della “legge Acerbo” del 1923 e lanciarono crisantemi nell’aula di Montecitorio per denunciare “il funerale della democrazia”.

Negli stessi giorni, Salvini disse che “i precedenti ritornano al ventennio e alla legge Acerbo, per una legge elettorale imposta a colpi di bastone”. Luigi Di Maio dichiarò che “l’ultima volta che si è messa la fiducia sulla legge elettorale lo ha fatto Mussolini e poi mai più”.

Vediamo di ricostruire la storia delle leggi elettorali italiane, e in quali casi si è fatto ricorso al voto di fiducia per approvarle.

La Prima Repubblica non si scorda mai

La prima cosa da dire è che le nuove leggi elettorali, per parecchi decenni, sono state cosa rara. Nell’Italia repubblicana, il sistema elettorale è rimasto lo stesso per quasi cinquant’anni, tra il 1946 e il 1993, con una breve parentesi su cui torneremo più avanti.

Quello rimasto in vigore per gran parte della Prima Repubblica era un sistema proporzionale e non ebbe cambiamenti di sostanza per molti anni. Dalla fine degli anni Novanta, invece, la legge è cambiata parecchie volte, distanziando l’Italia da molti grandi Paesi europei.

Nel Regno Unito, forse il caso più estremo, la legge elettorale è più o meno rimasta la stessa dal 1885, anche se negli ultimi tempi si è discusso molto se cambiarla. Un referendum per passare a un altro sistema vide la vittoria del “No” con circa due terzi dei voti. In Germania, la legge elettorale risale al 1949, con poche modifiche, mentre in Spagna la legge attuale non ha subito cambiamenti di sostanza dal 1985.

Porcellum, Mattarellum e così via

Dopo i referendum del 1993 promossi da Mario Segni e dai Radicali, quando gli italiani espressero a grande maggioranza la propria preferenza per un sistema maggioritario, il sistema elettorale fu aggiornato dal cosiddetto Mattarellum, un maggioritario misto in cui un quarto dei parlamentari veniva comunque eletto col proporzionale e i tre quarti restanti in collegi uninominali.

Questa legge elettorale fu poi soppiantata nel dicembre 2005 dal cosiddetto “Porcellum“, un proporzionale con premio di maggioranza. Con il Porcellum si sono svolte tutte le ultime elezioni: 2006, 2008 e 2013. Nel 2014 la Corte Costituzionale lo ha fortemente censurato, lasciando in vita un sistema – noto come “Consultellum” – proporzionale senza premi di maggioranza.

Nel 2015, come detto, il Parlamento approvò l’Italicum: un sistema elettorale valido per la sola Camera, nella prospettiva che il Senato fosse abolito come organo eletto direttamente dai cittadini dalla riforma costituzionale poi naufragata a dicembre 2016.

Anche tale legge fu censurata dalla Corte Costituzionale, in particolare il meccanismo del ballottaggio tra le due forze maggiori che non avessero superato la soglia del 40% e la libertà di opzione per i capilista bloccati eletti in più collegi.

Così ci troviamo oggi – in attesa che il Parlamento voti il Rosatellum bis, un mix di proporzionale per i due terzi e maggioritario per un terzo – con il Consultellum per il Senato e l’Italicum emendato per la Camera. Un sistema noto anche come “Legalicum“, la cui disomogeneità è stata criticata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

I precedenti ricorsi alla fiducia sulla legge elettorale

E veniamo dunque ai casi in cui una nuova legge elettorale è stata approvata con un voto di fiducia.

La legge Acerbo

Il primo caso, come detto, fu quello della legge Acerbo nel 1923. Appena un anno dopo “la marcia su Roma” e il celebre discorso di Mussolini sulla possibilità per lui di trasformare il Parlamento in un “bivacco di manipoli”, il dittatore fascista impose al Parlamento con voto di fiducia un nuovo sistema elettorale.

In base ad esso, due terzi dei seggi parlamentari andavano alla lista che avesse ottenuto la maggioranza relativa, purché superiore al 25%.

La legge Acerbo passò anche con i voti di parte dell’opposizione (in particolare liberali, esponenti della destra come Salandra, e alcuni dissidenti del Partito Popolare), ma fu votata in un clima di forte intimidazione, con le camicie nere accampate di fronte alla Camera. Per le sue caratteristiche antidemocratiche, fu definita dal socialista Filippo Turati “la marcia su Roma in Parlamento”.

La sua approvazione risultò comunque ininfluente, in quanto il “Listone Nazionale” promosso da Mussolini – un’alleanza elettorale contro il “pericolo rosso” tra il partito delle camicie nere e “tutti quegli uomini del popolarismo, del liberalismo e delle frazioni della democrazia sociale, disposti a collaborare con una maggioranza fascista” – ottenne alle successive elezioni del 6 aprile 1924 il 64,9% dei voti.

La “legge truffa”

Il secondo caso è quella breve parentesi nella Prima Repubblica a cui si accennava prima.

Il governo De Gasperi nel 1953 fece passare con il voto di fiducia quella che è passata ai posteri come “legge truffa” (secondo alcuni, ingiustamente). Era una legge che introduceva un premio di maggioranza al partito o coalizione che otteneva il 50% + uno dei voti. Tale partito/coalizione avrebbe ottenuto il 65% dei seggi parlamentari. In quel caso, De Gasperi chiese ed ottenne la fiducia sia alla Camera che al Senato.

La memoria di premi di maggioranza usati per insediare regimi dittatoriali era fresca e le opposizioni insorsero. In quella circostanza però, la coalizione di maggioranza (Dc-Pli-Pri-Psdi) sfiorò ma non raggiunse il 50% dei votie la legge fu abrogata prima delle successive elezioni con la legge 615 del 31/7/54.

L’Italicum

Il terzo caso è quello dei già citati tre voti di fiducia sull’Italicum, chiesti dal governo Renzi nel 2015, che scatenarono appunto le reazioni furiose delle opposizioni. Il nuovo sistema elettorale riguarda la sola Camera, in quanto si immaginava di abolire il Senato come organo elettivo con la riforma costituzionale poi bocciata a dicembre 2016.

In particolare si prevedeva un premio di maggioranza del 55% dei seggi per il partito che avesse ottenuto più del 40% dei voti, o per quello che – in un ballottaggio da tenersi in un secondo momento – avesse qui ottenuto il 50%+1 dei voti. Come già detto, il meccanismo del ballottaggio fu poi censurato dalla Consulta.

La fiducia sulla legge elettorale? È successa una volta su due

Riassumendo, la fiducia sulla legge elettorale è meno rara di quanto possa sembrare. Contando anche il “Rosatellum bis” e limitandoci all’epoca repubblicana, ben tre volte su sei (legge proporzionale, “legge truffa”, Mattarellum, Porcellum, Italicum e Rosatellum bis) l’esecutivo ha posto la fiducia sulla legge elettorale. Non un’eccezione insomma.

Il verdetto

Di Battista ha comunque sostanzialmente ragione a citare i tre precedenti in cui è stata posta la fiducia sulla legge elettorale: la legge Acerbo, la cosiddetta “legge truffa” e l’Italicum. Su quest’ultimo bisogna dire che la Corte Costituzionale ha bocciato solo alcune disposizioni, in particolare su ballottaggio e capilista bloccati, e non l’intera legge. In ogni caso, per il deputato pentastellato il verdetto è un “Vero”.

 

fonte: https://pagellapolitica.it/dichiarazioni/7935/fiducia-sulla-legge-elettorale-tutti-i-precedenti

Per rinfrescrVi la memoria: Di Battista si permette di chiedere la procedura urgente per il taglio vitalizi. La Boldrini, giustamente, lo caccia dall’aula. E che cazzo! Mica stavano salvando qualche banca o si stavano aumentando lo stipendio?!?

Di Battista

 

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Di Battista si permette di chiedere la procedura urgente per il taglio vitalizi. La Boldrini, giustamente, lo caccia dall’aula. E che cazzo! Mica stavano salvando qualche banca o si stavano aumentando lo stipendio?!?

 

Nella delicata partita sul taglio dei vitalizi, l’asse Pd-M55 che una settimana fa a Montecitorio aveva consentito l’approvazione del testo in prima lettura, già si infrange a Palazzo Madama. E’ fallito il tentativo del Movimento Cinque Stelle di accelerare sulla legge che abolisce i vitalizi per gli ex parlamentari. Ed è  naufragata la convergenza che aveva portato ad approvare il testo del pd Richetti alla Camera. Da oggi Palazzo Madama chiude per 40 giorni ed è tutto rimandato a settembre.

Di Battista, che si era permesso di chiedere di esaminare con procedura urgente norma sulla riduzione dei vitalizi. è stato cacciato dall’aula dalla Boldrini. Ma è giusto così, mica dovevano salvare qualche banca o aumentarsi lo stipendio?

 

by Eles