I sozzoni salvano Sozzani, il deputato di Forza Italia accusato di illecito finanziamento e corruzione!

 

Sozzani

 

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I sozzoni salvano Sozzani, il deputato di Forza Italia accusato di illecito finanziamento e corruzione!

La Camera ha negato l’autorizzazione all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato di Forza Italia Diego Sozzani. La votazione è avvenuta per scrutinio segreto. L’esito del voto è stato accolto da un applauso di parte dell’emiciclo, in particolare dei deputati azzurri. I voti a favore sono stati 235, 309 i contrari, un astenuto. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle avevano annunciato voto favorevole agli arresti domiciliari. Precedentemente, l’aula aveva votato contro anche all’uso delle intercettazioni per il deputato accusato di finanziamento illecito: in quel caso, solo i grillini avevano dichiarato voto favorevole, mentre tutti gli altri partiti, incluso il Pd, avevano annunciato voto contro. Nella votazione precedente, 352 deputati hanno quindi bocciato la richiesta del gip di Milano, contro i 187 (presumibilmente grillini) e due astenuti.

E solo ieri Vi avevamo parlato di Egidio:

Egidio – Morire in carcere a 82 anni, per un reato “gravissimo”: aveva salvato un migrante! Lo hanno ucciso quei politici che si possono permettere di rubare, mentire, ingannare, corrompere… ma a cui non succede mai niente! …E i Tg MUTI…!!

…Ma Egidio non faceva parte di questa casta di m….!

Per non dimenticare – Quando Pierluigi Davigo diceva: “Il centrodestra ed il centrosinistra si sono sempre dati da fare. Non per contrastare la corruzione, ma per contrastare le indagini ed i processi sulla corruzione!”

 

Pierluigi Davigo

 

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Per non dimenticare – Quando Pierluigi Davigo diceva: “Il centrodestra ed il centrosinistra si sono sempre dati da fare. Non per contrastare la corruzione, ma per contrastare le indagini ed i processi sulla corruzione!”

Corruzione, Piercamillo Davigo: “Centrosinistra se non ci ha messo in ginocchio ci ha genuflessi”
Durante il suo intervento al convegno sulla giustizia organizzato a Montecitorio dal M5s l’ex pm di Mani pulite dice anche che “il ddl di riforma penale per la prescrizione serve a poco o a nulla perché sposta solo più in là il problema. Nei paesi seri con l’esercizio dell’azione penale non decorre più”.
Ne ha per tutti e non è la prima volta. Già per il 25° anniversario di Mani pulite quello che era stato uno dei pm del pool aveva detto: “L’attività principale dei vari governi che si sono susseguiti da allora non è stata quella di rendere più difficile la corruzione, ma quella di rendere più difficili le indagini e i processi sulla corruzione. Sono state cambiate le leggi per fare assolvere gli imputati, cose veramente sconcertanti”. E anche oggi il magistrato, ex presidente dell’Anm e giudice della Cassazione, ribadisce il concetto. “Centrodestra e centrosinistra si sono sempre dati da fare non per contrastare la corruzione ma per contrastare le indagini sulla corruzione. Con una fondamentale differenza: il centrodestra – dice la toga durante il suo intervento al convegno sulla giustizia organizzato a Montecitorio dal M5s – le ha fatte così grosse e così male che di solito non han funzionato. Invece il centrosinistra le ha fatte mirate e ci ha messo se non in ginocchio almeno genuflessi”.
Davigo ha fatto “un esempio per tutti” ed ha ricordato che il sistema per cui “più facilmente” le imprese creano fondi in nero e quindi mazzette’ “è la notazione di fatture per operazioni inesistenti”. Una “volta era un reato” poi “nel 2000 la maggioranza di centrosinistra lo ha cambiato” aumentando la pena “purché riverberi sulla dichiarazione dei redditi oltre un certa soglia: in sostanza – ha ironizzato – hanno introdotto la modica quantità per le falsità contabili“. Per Davigo “basta scrivere in bilancio costi non deducibili e uno porta in bilancio tutto quello che vuole, prosciugando però le possibilità di indagine”.
Le promesse del governo sulla riforma della giustizia “sono state disattese tutte. E non so se preoccuparmi di più di Renzi o del ministro della Giustizia. Il ministro della giustizia quando l’Anm disertò l’anno giudiziario per protesta disse che non si poteva incolpare il governo che era cambiato. Gli chiesi cosa avrebbe detto se invece di parlare con noi fosse stato ministro Economia e avesse detto ai mercati che non pagava più i titoli di stato…”. Per Davigo, più volte applaudito e oggetto anche di una standing ovation, “il ddl di riforma penale per la prescrizione serve a poco o a nulla perché sposta solo più in là il problema. Nei paesi seri con l’esercizio dell’azione penale non decorre più. Riforme inutili e dannose, non sanno quello che fanno” visto che i giudici hanno a che fare con una “serie di comportamenti dilatori che sono finalizzati unicamente a lucrare la prescrizione”.
“Ho dato dimostrazione nella vita che non sono interessato alla politica. Mi occupo dei politici quando rubano. Ritengo che i magistrati non siano capaci di farla. Il ministro della Giustizia? Non lo farò” aveva detto l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati escludendo una sua candidatura, dopo i retroscena che lo indicavano tra i possibili candidati alle primarie online pentastellate o a un suo ruolo come possibile Guardasigilli nella possibile squadra di governo. Dichirazioni ripetute con forza davanti alla platea: “Non perché io ritenga che nella politica che ci sia qualcosa di inevitabilmente sporco, ritengo che sia una attività nobile ed elevatissima. Ritengo che i magistrati per loro conformazione mentale non siano capaci di fare politica”. La platea era però in disaccordo con Davigo quando, alla domanda della giornalista Liana Milella se intendesse impegnarsi in prima persona in politica, ma il magistrato ha escluso questa possibilità. “E poi non capisco perché tutti lo vogliono fare(il ministro della Giustizia, ndr) visto che non dovrebbe contare niente perché è un ministro senza portafoglio e che non dovrebbe spostare o nominare nessuno”.
QUI fonte e video

Politici corrotti in Cina: pena di morte! Ma se fanno i bravi e restituiscono tutto, se la cavano col carcere a vita! Con una legge così da noi in Parlamento resterebbero solo i grillini ed altri 3 o 4….

Politici corrotti

 

 

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Politici corrotti in Cina: pena di morte! Ma se fanno i bravi e restituiscono tutto, se la cavano col carcere a vita! Con una legge così da noi in Parlamento resterebbero solo i grillini ed altri 3 o 4…

 

La Cina è uno dei paesi dove è ancora in vigore la pena di morte. Per alcuni tipi di reati ci sono sanzioni veramente dure e anche per i politici corrotti, se non confessano il reato e non si adoperano per restituire il denaro rubato possono subire questa condanna.

I reati puniti con la pena capitale sono diversi e sono l’espressione del duro controllo governativo. Si va dalla pirateria informatica fino a passare allo spaccio, dall’omicidio alla corruzione.

Proprio per la presenza di questo regime non è facile stimare quante esecuzioni vi siano ogni anno. Nella maggior parte dei casi viene utilizzato un plotone di esecuzione, molto più raramente l’iniezione letale, forse per l’eccessivo costo delle sostanze.

Dunque quando un politico si appropria indebitamente dei soldi pubblici riceve una condanna davvero terribile. Se viene restituito tutto il denaro la pena viene sospesa e commutata in ergastolo. Di recente l’ex ministro dei trasporti Liu Zhijun ha dovuto subire questa sorte. Grazie alla sua collaborazione per recuperare i fondi sottratti si è potuto salvare ma solamente in cambio del carcere a vita.

Sono molti i detrattori della pena capitale che sostengono sia inumana, secondo questi ultimi nei paesi in cui è ancora in vigore ci sono tassi di criminalità molto alti che non diminuiscono anche se si continua ad utilizzare questa pena. Nel resto del mondo c’è una campagna per eliminarla del tutto perché espressione di un Stato “barbaro” e “medioevale”.

Certamente non va meglio in quei paesi dove i reati vengono sanzionati in maniera blanda, o addirittura del tutto ignorati. L’italia, ad esempio, è uno dei paesi dove c’è il maggior indice di corruzione, con moltissimi politici corrotti, e una cospicua presenza della criminalità organizzata. Anche l’impunità e l’assenza della certezza della pena, che inevitabilmente potrebbero provocare ulteriori vittime innocenti, sono inaccettabili. Forse la cosa è ancora più barbara e medioevale della pena capitale e si ripete ogni giorno. Purtroppo a nostro avviso non esiste una campagna altrettanto vigorosa e capillare come quella per l’abolizione della pena di morte.

 

fonte: http://risatevere.eu/2016/07/10/la-pena-politici-corrotti-cina/

Ricordiamo Davigo quando diceva: “Vorrei vivere in un Paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”

 

Davigo

 

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Non dimentichiamo le parole di Piercamillo Davigo: “Vorrei vivere in un Paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”

 

Davigo: “Politici perbene non siedano vicino ai corrotti”

Piercamilla Davigo propone incentivi per chi denuncia la corruzione e invita la politica a fare valutazioni autonome rispetto ai procedimenti giudiziari: “Vorrei vivere in un Paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”

“Inasprire le pene serve a poco contro la corruzione, se non si sa a chi darle: prima bisogna trovare i colpevoli e far emergere la corruzione sommersa, in un Paese come l’Italia dove non se ne denuncia praticamente mai”. Il monito arriva dal presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, al convegno dei Cattolici democratici. Per Davigo, “a questo scopo servono incentivi per chi parla, operazioni sotto copertura e ruolo proattivo delle forze di polizia”.

Nessuna vergogna. Ma il presidente dell’Associazione nazionale megistrati lancia anche un appello: “I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”, ha detto. “Nel 1992 erano molti i politici che si vergognavano di essere stati sorpresi a rubare. Ho detto, ricevendo molte critiche, che oggi in molti continuano a rubare, ma non si vergognano più. Ribadisco che molti lo fanno, che non vuol dire tutti: per distinguere le pecore bianche da quelle nere, bisogna fare i processi”.

E continua: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finché c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora – ha concluso Davigo – anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene”.

Corruzione come pizzo. Per Davigo, secondo cui “la corruzione della classe dirigente fa più danni della microcriminalità”, “siamo in presenza di un sistema criminale, del tutto simile a quello di Cosa Nostra per la riscossione del pizzo. Per la corruzione in Italia, non si tratta di devianze individuali, si tratta di un sistema seriale, perché tende a ripetere il reato, e diffusivo, in quanto cerca di tirare dentro più soggetti possibile”.

Il ruolo della politica. Il presidente ritiene che “il potere politico compie un errore gravissimo quando, di fronte a episodi di corruzione che riguardano esponenti politici, si limita a dire che occorre attendere che la giustizia faccia il suo corso”. Per Davigo questo tipo di atteggiamento “è una sorta di delega della politica alla magistratura a compiere una selezione della classe dirigente. Ma la politica dovrebbe invece – secondo il presidente dell’Anm – dimostrare una propria, autonoma capacità di valutazione rispetto ai procedimenti giudiziari. Se la politica si avvalesse su questo tema di una sua autonomia di giudizio questo basterebbe a far allentare la tensione, spesso al calor bianco, tra la politica stessa e la magistratura”, ha ribadito Davigo, che ha concluso dicendo che vorrebbe “vivere in un Paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”.

fonte: http://www.repubblica.it/

L’ex giudice Giuseppe Mineo arrestato per corruzione: Un “professionista della corruzione” … è quello che Renzi voleva al Consiglio di Stato …perchè se sono onesto gli fanno un po’ schifo!

 

Giuseppe Mineo

 

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L’ex giudice Giuseppe Mineo arrestato per corruzione: Un “professionista della corruzione” … è quello che Renzi voleva al Consiglio di Stato …perchè se sono onesto gli fanno un po’ schifo!

 

 

Messina, arrestato l’ex giudice Mineo che Renzi voleva al Consiglio di Stato: a lui 115mila euro per “sovvertire sentenze”

In manette l’ex membro del Consiglio di giustizia amministrativa Siciliana Giuseppe Mineo. Nel 2016 era stato indicato dall’ex premier per un posto a Palazzo Spada: il fatto che fosse stato sanzionato per il ritardo con cui depositava le sentenze bloccò la sua nomina. A fare agli inquirenti il nome di Mineo è stato l’avvocato Piero Amara, ex legale dell’Eni che a febbraio è finito in manette e che da mesi rende dichiarazioni ai pm di Messina e Roma

Sentenze da “sovvertire“. Anche se la memoria lunga e l’attenzione di un presidente di collegio ha impedito che accadesse. Tangenti da devolvere a un amico molto malato e con qualche debito. L’ennesima storia di corruzione in atti giudiziari è il sequel dell’inchiesta che il 6 febbraio 2018 portò all’arresto di quindici persone tra un pm e due avvocati e ora apre le porte del carcere a un altro magistrato: Giuseppe Mineo,  ex giudice del Consiglio di Giustizia Amministrativa Siciliana , l’organo che sull’isola a statuto speciale svolge le stesse funzioni del Consiglio di Stato. Ed è proprio a Palazzo Spada che Mineo era stato indicato nel maggio del 2016 dall’allora premier Matteo Renzi: il fatto che fosse stato sanzionato per il ritardo con cui depositava le sentenze impedì, secondo indiscrezioni di stampa, la sua nomina dal massimo organo della giustizia amministrativa. Mineo, 56 anni, all’epoca era anche più giovane di un anno rispettò all’età minima prevista per una poltrona al Consiglio di Stato.

Due sentenze sovvertite per 115mila euro – Ai domiciliari, invece, l’altro personaggio colpito dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari di Messina, Maria Militello: si tratta di Alessandro Ferraro, classe 1971, già arrestato nel primo filone dell’inchiesta e indicato anche come “tramite tra malavita catanese e siracusana“. È Ferraro, stretto collaboratore degli avvocati Piero Amara a Giuseppe Calafiore (i due legali al centro dell’inchiesta di febbraio) che riceve 8 bonifici dal 16 maggio al 29 luglio 2016 sul suo conto maltese da poco più 115mila euro. Tanto costa sovvertire due sentenze civili che stavano particolarmente a cuore ad Amara e Calafiore, visto che riguardavano due vicende di loro competenza. Il periodo in cui vengono erogati quei bonifici, tra l’altro, è lo stesso in cui il governo Renzi individua Mineo per una posto al Consiglio di Stato. Da un’inchiesta parallela aperta dalla procura di Roma, tra l’altro, è emerso come Amara fosse socio di Andrea Bacci, amico dell’ex premier, in passato socio d’affari del padre Tiziano, che alcuni mesi fa è stato vittima di alcune intimidazioni.

Il “regalo” all’ex governatore Drago – Il ricevente finale di quei soldi, però, non è Mineo. Il giudice vuole girare quei soldi a Giuseppe Drago, già presidente della Regione Siciliana e deputato, morto proprio nel 2016 e che il giudice corrotto considerava un fratello. Drago – che è stato condannato in via definitiva a tre anni per peculato perché si era appropriato dei fondi della presidenza senza rendicontarli – con quei soldi avrebbe dovuto affrontare un intervento in Malesia e forse ripianare qualche debito, almeno stando alla ricostruzione dei detective delle Fiamme gialle. Il cuore di questo filone d’indagine, come da capo di imputazione, è il tentativo di cambiare due verdetti del consiglio della giustizia amministrativa siciliana. A fare il nome di Mineo è stato Amara, ex legale dell’Eni che da mesi rende dichiarazioni alle Procure di Messina e Roma. Le sue rivelazioni sono al vaglio anche della Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta su presunti casi di corruzione al Consiglio di Stato. Gli incontri tra i protagonisti di questa storia sarebbero avvenuti a Roma, tra via Veneto e vicino a Montecitorio. Vertici per cercare di portare a casa un sovvertimento dei verdetti.

I due maxi risarcimenti – Mineo si sarebbe interessato perché le imprese Open Land Srl e Am Group Srl, controllate dai costruttori Frontino, fossero favorite nei ricorsi che avevano intentato contro il comune e la Sovrintendenza di Siracusa. Nel primo caso l’oggetto del contendere era un permesso per demolire e ricostruire il centro commerciale Fiera del Sud. Nel secondo caso, invece, il nulla osta negato alla Am Group che voleva realizzare 71 villette nella zona vicina alle mura dionigiane di Siracusa. Grazie ai buoni uffici dei due avvocati il Tribunale aveva nominato come perito un ingegnere aerospaziale per valutare un caso di vincoli archeologici. Che cosa aveva deciso sulle mura dionigiane il professionista esperto di astronavi? Che la società avrebbe dovuto ottenere un risarcimento da 240 milioni di euro.

Lo sto del presidente Zucchelli – Mineo, però, non era riuscito ad andare incontro ai desiderata di Amara e Colafiore perché il 3 febbraio del 2016 la camera di consiglio si era espressa in maniera sfavorevole alle due società. Il motivo? Il giudice un ostacolo insormontabile rappresentato dal presidente Zucchelli che era intevenuto tramite mail sostenendo che entrambi i ricorsi erano improcedibili. Il tentativo di sovrastimare il risarcimento del danno era dunque fallito. Quando i due avvocati avevano chiesto spiegazioni a Mineo, il giudice si era giustificato sostenendo (o probabilmente millantando) che il presidente, d’accordo in un primo momento, aveva cambiato idea perché nel frattempo era scoppiata un’indagine sui verdetti comprati.

Il gip: “Professionalità a delinquere” – Su Mineo il gip scrive parole durissime: “Ha mostrato di essere avvezzo ad una particolare professionalità a delinquere, in spregio alla funzione ricoperta”. Per giustificare il carcere il giudice sostiene che nulla potrebbe “contenere la disinvoltura con la quale Mineo ha piegato la funzione giurisdizionale ad interessi privati… né al riguardo vale la destinazione solidaristica delle somme per l’amico Drago sia perché l’elevato importo non era certo destinato tutto a coprire i costi della malattia, sia perché avrebbe potuto aiutare l’amico fraterno con un prestito invece di fare mercimoniodell’attività giurisdizionale ricoperta”. All’ex presidente della Regione, secondo la ricostruzione della guardia di finanza, sono arrivati  115mila e 39 euro versati dalla società Ocean One Consulting Srl, riconducibile agli avvocati Amara e Calafiore, sul conto di Ferraro che avrebbe poi girato la somma a Drago. Per il giudice ci sono i riscontri sui bonifici e sono attendibili le dichiarazioni dei due avvocati che hanno cominciato a collaborare.

L’ideologo di Lombardo che piaceva a Renzi – Mineo da qualche tempo non era più un giudice amministrativo: il Comune di Vittoria lo ha recentemente nominato a capo del nucleo di valutazione dei dirigenti dell’ente e delle performance dell’amministrazione. Dovrebbe controllare la regolarità contabile e amministrativa del comune. “Funzioni – scrive il gip di Messina –che lo rendono particolarmente esposto ad accordi corruttivi“. Considerato vicino all’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, indicato da alcuni come l’ideologo del Movimento per l’Autonomia, il giudice aveva fatto già parlare di sè quando era stato nominato al Consiglio di giustizia amministrativa nel 2010. A indicarlo proprio Lombardo, ma alcuni giornali locali avevano fatto notare come per un posto al Cga occorresse essere professore ordinario mentre all’epoca Mineo era solo un associato. Più o meno la stessa situazione in cui si troverà quattro anni dopo quando a fare il suo nome per un posto al Consiglio di Stato sarà il governo Renzi. Una nomina stoppata, come le sentenze che dovevano essere sovvertite.

Il Paese più corrotto dell’Unione Europea? È l’onesta, corretta, laboriosa GERMANIA… Sì, proprio i crucchi, quelli che continuano a pretendere correttezza dagli altri…

 

GERMANIA

 

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Il Paese più corrotto dell’Unione Europea? È l’onesta, corretta, laboriosa GERMANIA… Sì, proprio i crucchi, quelli che continuano a pretendere correttezza dagli altri…

 

Secondo un rapporto di Visa Europa, l’economia sommersa tedesca è la più consistente d’Europa: 351 miliardi di euro, 20 in più rispetto all’Italia

I tedischi, si sa, sono sempre pronti a fare la ramanzina all’Italia. Chiunque a Berlino si sente titolato a puntare il dito.

Se non è la cancelliera Angela Merkel, è il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz. Eppure i numeri dicono tutt’altro. Secondo un attento studio di Visa Europa, riportato oggi da ItaliaOggi, in termini assoluti l’economia sommersa tedesca è la più consistente di tutta l’Unione europea. Supera addirittura i 350 miliardi di euro ed è pari al nero di Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Irlanda e Austria messe insieme. Eppure nessuno ci fa caso.

I dati non mentono. Ma smentiscono. E basta dare una rapida occhiata al report realizzato dalla At Kearney con il professore dell’Università di Linz, Friedrich Schneider, autorità nello smascherare la cosiddetta shadow economy per capire che i tedeschi sono dei gran furbetti. Certo gli italiani ci mettono del loro per toccare certo livelli, ma mai come i tedeschi. Ebbene, secondo il rapporto commissionato da Visa Europa, l’economia sommersa tedesca si aggira intorno ai 351 miliardi di euro, quasi 20 miliardi in più rispetto a quella italiana che è appunto stimata intorno ai 333 miliardi. Di questo malloppo, spiega Schneider, solo nel 2012 le mazzette teutoniche hanno pesato per 250 miliardi di euro. In questo gli italiani sono imbattibili: le tangenti sono stimate intorno aI 280 miliardi di euro.

A fronte di questi numeri quello che più colpisce è il capitolo dedicato alle statistiche giudiziarie. Secondo il rapporto di Visa Europa, infatti, nel 2009 sono state sporte 6.354 denunce, nel 2012 ben 8.175. “Mentre le denunce di crimini aumentano, le indagini diminuiscono – spiega Marco Cobianchi su ItaliaOggi – dalle 1.813 del 2010 si è passati alle 1.528 del 2011 fino alle 1.373 del 2012″. E in Italia? Nel 2012 le denunce per corruzione e concussione e abuso d’ufficio sono state 1.820, mentre i condannati sono stati 800. Tutt’altra proporzione. Come fa notare Cobianchi, infatti, “in Italia si denuncia meno ma si condanna molto di più”. Secondo il rapporto della Commissione europea sulla corruzione, la colpa è della magistrura tedesca che è soggetta al potere politico. A Berlino, infatti, il ministero della Giustizia può “istruire il magistrato di una inchiesta su come condurre le indagini” e dove andare a concentrare le proprie attenzioni.

via Il Giornale

Trattativa – Ricordiamo le agghiaccianti parole dell’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Totò Riina

 

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Trattativa – Ricordiamo le agghiaccianti parole dell’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Trattativa Stato mafia, Arringa difensiva dell’Avvocato di Totò Riina “”Anche da morto Riina deve fare da parafulmine”

Siamo avvocati o siamo caporali?”. Con questa premessa degna di Totò, l’avvocato Luca Cianferoni ha esordito oggi nella  personalissima arringa pronunciata in difesa del suo assistito Salvatore Riina, conclusasi con la richiesta di piena assoluzione, invece che quella di non doversi procedere per intervenuta morte dell’imputato.

Subito un’ardita affermazione: la mafia siciliana e’ stata favorita dagli Stati Uniti fin dal 1945 perche’ speculare all’Armata Partigiana del maresciallo Tito, la prima per il suo viscerale anticomunismo, i secondi  ( Tito ed il suo esercito), per la fiera opposizione all’Unione Sovietica.

Il suo assistito? Parafulmine perfino da morto, oggetto e non soggetto di trattativa. Di chi, di che cosa? Dei boiardi di stato, ansiosi di restare nei loro posti di potere, passando trasformisticamente ad una nuova formazione politica, Forza Italia.

In questo quadro i carabinieri della Gestapo (il ROS), “da sempre connotati a destra e un pochino legionari”,  ed il Sismi, contrapposti al Sisde ed alla polizia di Gianni de Gennaro, “sinistrorsi”.

Qui mi permetto di eccepire con un ricordo contraddittorio. De Gennaro, conseguita la maturità classica al prestigioso collegio privato Massimo di Roma, si iscrisse alla facoltà  di Giurisprudenza della Statale, insieme con il mio collega di corso Raffaello Parente (fratello del piu’ noto Mario), il quale, quando frequentammo alla Scuola di Guerra, nel 1989/90, il corso di Stato Maggiore e le cronache parlavano già del questore De Gennaro, ci racconto’ di quell’episodio in cui, durante i moti studenteschi, De Gennaro, attivista del FUAN, era finito in Questura.

Mi direte voi, “un peccato di gioventù”. Oggi e’ presidente del Centro Studi Americani, e di Leonardo (gia’Finmeccanica). Pensate che sarebbe consentito tutto ciò, da oltre oceano, ad un uomo  di sinistra?

Perdonate la divagazione. Torno all’arringa di Cianferoni, che dipinge fra l’altro un quadro del carcerario allucinante, Pianosa specializzata nella creazione di pentiti “guidati”, grazie a torture e sevizie sistematiche che ricordano quelle inflitte dagli ammiragli argentini ai desaparesidos, Opera in mano ai servizi, anche ora che non c’e’ piu’ Siciliano Giacinto, direttore.

“Gian Carlo Caselli, perche’ non anche lui fra gli imputati? In cosa il suo comportamento differì da quello di Mori?”.

Prosegue – l’ avvocato Cianferoni – quest’ultimo comunque succubo del generale  Ganzer, specializzato nella creazione  di raffinerie di eroina che poi scopriva “vizio anche del colonnello Riccio”.

Il top dell’arringa, è riservato a Oscar Luigi Scalfaro  “che mangiava cento milioni al mese  dei fondi neri del Sisde da ministro degli interni”.

L’avvocato conviene invece con un altro ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per “l’intima consunzione di un intero assetto politico istituzionale” la tubercolosi che ha ucciso la prima Rerpubblica.

Giova pero’ concludere con una rivelazione sull’attentato di via dei Georgofili voluto – ci narra l’avvocato – per colpire la piu’ importante loggia massonica fiorentina, quella di cui era membro Spadolini quando fece cadere il governo Craxi, colpevole di aver resistito agli americani a Sigonella.

C’e’ un punto per cui Cianferoni e la sua arringa entreranno nella storia d’Italia: quando ascrive totalmente allo stato’l’assassinio di Paolo Borsellino: “Borsellino assassinato come Matteotti”

Conclude addebitando ai magistrati che indica come  “i nuovi padroni d’Italia, che usano la giustizia come i militari facevano una volta con i carri armati”, l’imperdonabile ipocrisia di non averlo mai dichiarato in aula.

 

tratto da: https://www.themisemetis.com/mafia/trattativa-mafia-borsellino-assassinato-dallo-come-matteotti/1570/

Trattativa, le agghiaccianti dichiarazioni di Luca Cianferoni, l’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

 

Borsellino

 

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Trattativa, le agghiaccianti dichiarazioni di Luca Cianferoni, l’Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

Trattativa, Avvocato di Totò Riina: “Borsellino assassinato dallo Stato come Matteotti”

Trattativa Stato mafia, Arringa difensiva dell’Avvocato di Totò Riina “Anche da morto Riina deve fare da parafulmine”

Siamo avvocati o siamo caporali?”. Con questa premessa degna di Totò, l’avvocato Luca Cianferoni ha esordito oggi nella sua personalissima arringa pronunciata in difesa del suo assistito Salvatore Riina, conclusasi con la richiesta di piena assoluzione, invece che quella di non doversi procedere per intervenuta morte dell’imputato.

Subito un’ardita affermazione: la mafia siciliana e’ stata favorita dagli Stati Uniti fin dal 1945 perche’ speculare all’Armata Partigiana del maresciallo Tito, la prima per il suo viscerale anticomunismo, i secondi  ( Tito ed il suo esercito), per la fiera opposizione all’Unione Sovietica.

Il suo assistito? Parafulmine perfin da morto, oggetto e non soggetto di trattativa. Di chi, di che cosa? Dei boiardi di stato, ansiosi di restare nei loro posti di potere, passando trasformisticamente ad una nuova formazione politica, Forza Italia.

In questo quadro i carabinieri della Gestapo (il ROS), “da sempre connotati a destra e un pochino legionari”,  ed il Sismi, contrapposti al Sisde ed alla polizia di Gianni de Gennaro, “sinistrorsi”.

Qui mi permetto di eccepire con un ricordo contraddittorio. De Gennaro, conseguita la maturità classica al prestigioso collegio privato Massimo di Roma, si iscrisse alla facoltà  di Giurisprudenza della Statale, insieme con il mio collega di corso Raffaello Parente (fratello del piu’ noto Mario), il quale, quando frequentammo alla Scuola di Guerra, nel 1989/90, il corso di Stato Maggiore e le cronache parlavano già del questore De Gennaro, ci racconto’ di quell’episodio in cui, durante i moti studenteschi, De Gennaro, attivista del FUAN, era finito in Questura.

Mi direte voi, “un peccato di gioventù”. Oggi e’ presidente del Centro Studi Americani, e di Leonardo (gia’Finmeccanica). Pensate che sarebbe consentito tutto ciò, da oltre oceano, ad un uomo  di sinistra?

Perdonate la divagazione. Torno all’arringa di Cianferoni, che dipinge fra l’altro un quadro del carcerario allucinante, Pianosa specializzata nella creazione di pentiti “guidati”, grazie a torture e sevizie sistematiche che ricordano quelle inflitte dagli ammiragli argentini ai desaparesidos, opera in mano ai servizi, anche ora che non c’e’ piu’ Siciliano Giacinto, direttore.

“Gian Carlo Caselli, perche’ non anche lui fra gli imputati? In cosa il suo comportamento differì da quello di Mori?”.

Prosegue – l’ avvocato Cianferoni – quest’ultimo comunque succubo del generale  Ganzer, specializzato nella creazione  di raffinerie di eroina che poi scopriva “vizio anche del colonnello Riccio”.

Il top dell’arringa, è riservato a Giorgio Napolitano “che mangiava cento milioni al mese  dei fondi neri del Sisde da ministro degli interni”.

Solo su una cosa l’avvocato conviene con l’ex Presidente della Repubblica, “l’intima consunzione di un intero assetto politico istituzionale” la tubercolosi che ha ucciso la prima Rerpubblica.

Giova pero’ concludere con una rivelazione sull’attentato di via dei Georgofili voluto – ci narra l’avvocato – per colpire la piu’ importante loggia massonica fiorentina, quella di cui era membro Spadolini quando fece cadere il governo Craxi, colpevole di aver resistito agli americani a Sigonella.

C’e’ un punto per cui Cianferoni e la sua arringa entreranno nella storia d’Italia: quando ascrive totalmente allo stato’l’assassinio di Paolo Borsellino: “Borsellino assassinato come Matteotti”

Conclude addebitando ai magistrati che indica come  “i nuovi padroni d’Italia, che usano la giustizia come i militari facevano una volta con i carri armati”, l’imperdonabile ipocrisia di non averlo mai dichiarato in aula.

 

 

tratto da: https://www.themisemetis.com/mafia/trattativa-mafia-borsellino-assassinato-dallo-come-matteotti/1570/

Notizie di oggi: candidato 5stelle indagato e sindaco Pd di una grande città arrestato. Ora, provate ad indovinare quale delle due notizie il Tg si è “dimenticato” di dare?

sindaco

 

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Notizie di oggi: candidato 5stelle indagato e sindaco Pd di una grande città arrestato. Ora, provate ad indovinare quale delle due notizie il Tg si è “dimenticato” di dare?

 

Ho guardato il tg stasera.

Tra una pubblicità, una marchetta ed una leccata hanno dato la notizia che Salvatore Caiata, candidato M5s in Basilicata, risulta indagato per riciclaggio…

Per la cronaca, Caiata si difende sostenendo “Storia vecchia del 2016 che credevo fosse stata archiviata”. Per Di Maio è fuori dai 5stelle avendo omesso i suoi guai giudiziari

Quello che però al Tg non hanno detto è che sempre oggi è stato arrestato il sindaco di Acireale Roberto Barbagallo, oltre ad altri membri del Pd.

E c’è di più. Nei vari giornali online che ho “sfogliato” solo alcuni dicono chiaramente che Barbagallo è del Pd.

Anzi, cosa ancora più misteriosa, andate a cercare Roberto Barbagallo su Wikipedia… sorpresa: pagina vancellata nelle ultime 24 ore (controlla QUI).

Insomma, Roberto Barbagallo sindaco Pd di Acireale non esiste per i Tg e non esiste più per Wikipedia.

Roberto Barbagallo sindaco Pd di Acireale arrestato non esiste e non è mai esistito…

Siamo in Italia, no?

By Eles

 

Papa Francesco: “La mafia è segno di una politica deviata, attecchisce e si sviluppa dove c’è corruzione”

 

Papa Francesco

 

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Papa Francesco: “La mafia è segno di una politica deviata, attecchisce e si sviluppa dove c’è corruzione”

 

Mafia, Papa Francesco: “È segno di una politica deviata, attecchisce e si sviluppa dove c’è corruzione”

Nel suo discorso in udienza alla commissione parlamentare Antimafia il Pontefice ha parlato delle “responsabilità di chi riveste un ruolo pubblico”, di “giustizia sociale”, ma anche di beni confiscati e testimoni di giustizia. “Un vero programma di lotta alla mafia”, lo definisce Rosy Bindi

“È segno di una politica deviata, piegata a interessi di parte e ad accordi non limpidi”. Il discorso di Papa Francesco in udienza alla commissione parlamentare Antimafia è “un vero programma di lotta alla mafia“, parole della presidente Rosy Bindi. Il Pontefice, nel giorno dell’anniversario della morte del giudice Rosario Livatino, parla della “corruzione che, nel disprezzo dell’interesse generale, rappresenta il terreno fertile nel quale le mafie attecchiscono e si sviluppano”, ma anche di chi approfitta “del ruolo di responsabilità pubblica che riveste”.

“La politica autentica, quella che riconosciamo come una forma eminente di carità, opera invece per assicurare un futuro di speranza e promuovere la dignità di ognuno – afferma Bergoglio – proprio per questo sente la lotta alle mafie come una sua priorità, in quanto esse rubano il bene comune, togliendo speranza e dignità alle persone”. Per questo, aggiunge Papa Francesco, “diventa decisivo opporsi in ogni modo al grave problema della corruzione”.

Davanti alla commissione Antimafia il Pontefice sottolinea come “la corruzione trova sempre il modo di giustificare sé stessa, presentandosi come la condizione normale, la soluzione di chi è furbo, la via percorribile per conseguire i propri obiettivi”. “Ha una natura contagiosa e parassitaria – aggiunge – perché non si nutre di ciò che di buono produce, ma di quanto sottrae e rapina. È una radice velenosa che altera la sana concorrenza e allontana gli investimenti”. “La corruzione è un habitus costruito sull’idolatria del denaro e la mercificazione della dignità umana, per cui va combattuta con misure non meno incisive di quelle previste nella lotta alle mafie”, è il pensiero del Papa.

“Lottare contro le mafie significa non solo reprimere. Significa anche bonificare, trasformare, costruire“, afferma Bergoglio. Il Pontefice propone un impegno a due livelli. Il primo “è quello politico, attraverso una maggiore giustizia sociale, perché le mafie hanno gioco facile nel proporsi come sistema alternativo sul territorio proprio dove mancano i diritti e le opportunità: il lavoro, la casa, l’istruzione, l’assistenza sanitaria”. Il secondo “è quelloeconomico, attraverso la correzione o la cancellazione di quei meccanismi che generano dovunque disuguaglianza e povertà”. “Questo duplice livello, politico ed economico – continua Francesco – ne presuppone un altro non meno essenziale, che è la costruzione di una nuova coscienza civile“, dice il papa.

Secondo Bergoglio, “l’Italia deve essere orgogliosa di aver messo in campo contro la mafia una legislazione che coinvolge lo Stato e i cittadini, le amministrazioni e le associazioni, il mondo laico e quello cattolico e religioso in senso lato”. “I beni confiscati alle mafie e riconvertiti a uso sociale – dice alla commissione – rappresentano, in tal senso, delle autentiche palestre di vita”. Poi affronta anche il problema della tutela dei testimoni di giustizia, “persone che si espongono a gravi rischi scegliendo di denunciare le violenze”. “Va trovata – afferma – una via che permetta a una persona pulita, ma appartenente a famiglie o contesti di mafia, di uscirne senza subire vendette e ritorsioni”.

Concludendo il suo discorso, Francesco ricorda infine “tutte le persone che in Italia hanno pagato con la vita la loro lotta contro le mafie”. “In particolare, tre magistrati: il servo di Dio Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, uccisi 25 anni fa insieme a quanti li scortavano”.

“Un momento molto emozionante, ci siamo sentiti anche fortemente responsabilizzati, perché le sue parole sono un vero programma di lotta alla mafia”, è il commento della presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, che ha portato in dono a Papa Francesco una copia in scala della Pala del Caravaggio Natività con i Santi Lorenzo e Francesco, trafugata dalla mafia a Palermo nel 1969. “E ancora una volta – prosegue – abbiamo ascoltato parole chiare contro la corruzione: ci ha invitato a combatterla con le stesse armi con le quali abbiamo combattuto la mafia, che ha riconosciuto essere efficaci nel nostro Paese, e questo per noi è molto importante”.

A proposito, poi, dell’accento posto dal Pontefice sui testimoni di giustizia e sui beni confiscati alle mafie, Rosy Bindi sottolinea che sono “due disegni di legge che sono uno all’approvazione definitiva al Senato, quello dei testimoni di giustizia, e l’altro all’approvazione definitiva alla Camera. Io non userò le parole del Papa, tutti le hanno sentite – osserva – e credo che queste due leggi che sono il frutto del lavoro di tutto il Parlamento, ma su impulso del lavoro della commissione parlamentare antimafia, potranno vedere la luce nelle prossime settimane e saranno un grande regalo al Paese”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09/21/mafia-papa-francesco-e-segno-di-una-politica-deviata-attecchisce-e-si-sviluppa-dove-ce-corruzione/3870048/