Terremoto & Sciacalli – lo scandalo delle casette che le Coop vicine al Pd si sono spartite!

 

Terremoto

.

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Terremoto & Sciacalli – lo scandalo delle casette che le Coop vicine al Pd si sono spartite!

Ridevano gli imprenditori dopo il sisma che ha messo in ginocchio un anno fa Amatrice, Accumoli e il resto del Centro Italia.

E c’erano buoni motivi. La ricostruzione, le casette in legno, i soldi. Tanti. Nelle intercettazioni della procura, le risate sono quelle di Vito Giuseppe Giustino, 65enne di Altamura (Bari), presidente del Cda della società cooperativa l’Internazionale.

Perché tanta gioia? A ricostruire gli interessi sul terremoto di Giustino è Repubblica, che insieme un intreccio di scandali sulle casette per terremotati che si sarebbero spartite alcune coop vicine al Pd. Una scoperta un po’ tardiva quella del quotidiano diretto da Calabresi, visto che il Giornale ne aveva parlato mesi fa (leggi).

Nel Centro Italia ad oggi sono state consegnate solo 396 casette sulle 3.830 totali attese. A montare le prime casette di legno ad Accumoli è stata infatti proprio la coop di Giustino.

L’Internazionale è socia (insieme ad altre 200 coop) del Consorzio Nazionale Servizi (Csn), colosso delle cooperative con sede a Bologna e un piede in Legacoop. Il Csn, scrive Repubblica, “risulta come primo classificato in due dei tre lotti della maxi-gara per la fornitura in tutto il Paese di moduli abitativi di emergenza (le casette antisismiche), dal valore totale di 1,18 miliardi di euro, bandita da Consip nel 2014 e aggiudicata nell’agosto del 2015”.

Poco prima del terremoto, il Csn firma un accordo con la Protezione Civile per consegnare fino a 6mila casette. In realtà alla fetta di torta partecipano in tanti, visto che dopo le prime 850 assegnate al Csn, anche il Consorzio Stabile Arcale di Impruneta se ne è aggiudicate 750 e tante altre a scendere, fino ad arrivare a 6mila.

Passano tre mesi e l’Italia trema. Accumoli, Amatrice e Norcia si sgretolano. I cittadini rimangono senza casa ed hanno bisogno di una sistemazione. Renzi promette: le casette entro Natale.

Siamo a luglio e ancora in molti sono rimasti senza. La macchina sembra essersi impantanata. Il Csn, scrive Repubblica, “sceglie, tra le sue associate, chi può sostenere un notevole onere finanziario e gli affida il lavoro. Ad ottobre l’altro terremoto aumenta il fabbisogno, e la Cns dispiega nel cratere otto grosse aziende”.

In Umbria l’incarico sarebbe stato assegnato “alle due consorziate Gesta e Kineo, le quali hanno comprato impianti e kit di montaggio da due imprese ternane, la Italstem e la Cosptecnoservice”.

Una assegnazione che fa incuriosire molti, visto che Cosptecnoservice si occuperebbe di pulizie e cartelle stradali e deve appoggiarsi a Vipal per realizzare le casette. Chi è il presidente del Cda di Cosp? Danilo Valenti, legato alla governatrice Pd dell’Umbria, Catiuscia Marini.

Valenti, ricostruisce Repubblica, “è vice presidente di Legacoopservizi, della quale Marini è dipendente in aspettativa; nelle occasioni pubbliche si fanno vedere spesso insieme; la sua società risulta tra i finanziatori della campagna elettorale di Marini”. Senza mancre di partecipare alle cene di autofinanziamento di Matteo Renzi.

Discorso simile per la seconda classificata nella gara per le casette di legno. Il Consorzio Arcale, infatti, ha tra i soci ” la Sistem Costruzioni srl, uno dei più quotati produttori in Europa di moduli in legno lamellare e alluminio, il cui amministratore delegato è Emanuele Orsini”.

Che tra le altre cose appare tra i promotori dei comitati elettoriali pro-Renzi del 2012. Il nome della Arcale appare tra le carte dell’inchiesta su Consip portata avanti dalla procura di Napoli. Scrive il Gip che Alberto Bianchi, renziano e presidente della Fondazione Open, si sarebbe occupato di “sponsorizzare presso Marroni (Luigi, l’ex ad di Consip) un’azienda classificatasi seconda per la realizzazione delle casette in legno per i terremotati di Amatrice”. Bianchi nega e promette querele.

 

tratto da: http://www.ilgiornale.it/news/cronache/sisma-scandalo-sulle-casette-spartite-dalle-coop-vicine-pd-1423034.html

Quando Napolitano salvò i politici: nel ’98 fermò le indagini su Ds, Coop e Tav…!!!

Napolitano

 

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

 

Quando Napolitano salvò i politici: nel ’98 fermò le indagini su Ds, Coop e Tav…!!!

Quando tirano venti di bufera (giudiziaria), a sinistra scatta l’autosoccorso rosso. Oggi Mattarella dà una mano a Renzi invocando il «rispetto dei confini delle proprie attribuzioni» per evitare il conflitto tra poteri dello Stato, e anche Napolitano si è allineato al premier contro la pubblicazione «indiscriminata» delle intercettazioni. Ma proprio il presidente emerito è stato protagonista, da ministro dell’Interno, di un’altra controversa vicenda che, per molti, fu un favore alla sua area politica, con risvolti convenienti per la criminalità organizzata.

La vicenda nasce nel 1996, quando il Ros – come ha raccontato ieri Repubblica – infiltra il colonnello (oggi generale) Vincenzo Paticchio come «agente provocatore» per scoprire i legami corruttivi tra clan dei casalesi, imprenditoria e politica intorno ai lavori per l’alta velocità. Paticchio, fingendosi ingegnere, finisce per fare da tramite tra il consorzio Tav, il clan e le amministrazioni locali, fungendo da emissario e «garante» per le tangenti. Tra i nomi captati dalla «talpa» c’erano quelli di molti politici campani dell’epoca, anche di sinistra, anche di primo piano. Morale, l’«infiltrato speciale» con licenza di facilitare le tangenti sollevò un gran polverone e l’esperienza non venne ripetuta. Ma c’è di più. L’attivismo del Ros sulla Tav, come quello degli altri reparti speciali Sco (Polizia) e Scico (Finanza), stava mettendo in imbarazzo il governo dell’Ulivo, con indagini non solo sull’alta velocità ma anche su Di Pietro e Pacini Battaglia, sugli affari delle coop, sugli stessi Ds in varie regioni. Oltre che su Cosa Nostra, Riina e Provenzano.

Eppure qualcosa stava per spezzare quelle indagini: un criticatissimo decreto ministeriale firmato a marzo 1998 dall’allora titolare del Viminale Napolitano, che smantellava i reparti speciali, fiore all’occhiello nella guerra alla mafia e nel contrasto alla corruzione, trasformando in meri «centri di analisi e di supporto tecnico-logistico» le strutture centrali, e assegnando le sezioni periferiche ai comandi territoriali dei rispettivi corpi. In pratica, se prima una procura poteva rivolgersi per le indagini al Ros, che le avrebbe svolte affidandosi alle sue strutture periferiche in tutta Italia, dopo il decreto Napolitano alle toghe toccava limitarsi a bussare alla porta del locale comando provinciale. Stesso discorso per Sco e Scico. Un depotenziamento in piena regola, tanto che l’allora capo dello Scico, Mario Iannelli, nel 2009 raccontò a Libero che il reparto era sulla «pista buona» per arrestare Provenzano all’inizio del 1998.

Ma con il decreto Napolitano «la struttura creata – spiegò Iannelli – viene azzerata. Con i miei collaboratori siamo così obbligati a chiudere i fascicoli pendenti». Per la gioia del boss, che restò in libertà per altri otto anni. E per il sollievo dei politici di centrosinistra finiti nel mirino di indagini che le procure di mezza Italia avevano assegnato ai reparti speciali. Quando nel 2000 le cose furono rimesse a posto, il dubbio restò a molti. Maurizio Gasparri, per esempio, in un’interrogazione parlamentare chiese «se la decisione di ridimensionare l’attività investigativa di Ros, Sco e Scico fu anche alimentata per attività investigative condotte dallo Scico nei confronti del dottor Di Pietro e da parte del Ros nei confronti di esponenti della sinistra calabrese».

Fonte: Qui

Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. Le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro e indovinate chi lo prende a quel posto…?? Votate Renzi, mi raccomando.

 

Jobs Act

.

SEGUICI SULLA PAGINA FACEBOOK Banda Bassotti

.

.

Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. Le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro e indovinate chi lo prende a quel posto…?? Votate Renzi, mi raccomando.

 

Jobs Act, con la depenalizzazione delle false coop boom di violazioni. E le aziende risparmiano il 40% sul costo del lavoro

La riforma di Renzi e un successivo decreto hanno stabilito che i meccanismi usati per pagare meno i dipendenti, come la somministrazione abusiva, siano puniti solo con una sanzione. Risultato: lo scorso anno i casi sono aumentati del 39%

“Vuoi risparmiare fino al 40% sul costo del lavoro? Rivolgiti a noi”. Di fronte a un annuncio del genere, qualsiasi imprenditore cadrebbe in tentazione. Il problema è che spesso offerte come questa suggeriscono un semplice trucco: esternalizzare in maniera irregolare la manodopera. Creare una sorta di appalto fittizio, incaricando una ditta che, attraverso sotterfugi, paga meno i suoi dipendenti. È una pratica che, dopo aver vissuto una rapida crescita, è esplosa nell’ultimo anno.

Dall’inizio del 2016, quando il Parlamento ha depenalizzato lasomministrazione abusiva, oltre ai distacchi e agli appalti illeciti, l’aumento di questo genere di violazioni è stato del 39%. Un’escalation che è testimoniata dalla relazione annuale dell’Ispettorato del Lavoro. Questi numeri, inoltre, hanno fatto scattare già da tempo l’allarme al Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, che sta concentrando i suoi sforzi per denunciare e combattere questi illeciti. L’ordine professionale chiede che tornino a costituire reati, con pene più severe di quelle previste fino a fine 2015, troppo blande, le quali non erano riuscite ad arginare il fenomeno.

Questa frammentazione nel mondo del lavoro è una diretta conseguenza della crisi economica: le aziende hanno iniziato a portare sempre più verso l’esterno i processi produttivi, a volte senza rispettare le leggi e con l’unico obiettivo di farsi la “cresta” sui contratti di operai e impiegati. Un metodo ben collaudato è quello delle cooperative multiservizi che, inquadrando i dipendenti come “soci lavoratori”, arrivano a pagare stipendi di soli 6 euro all’ora. Cifre distanti dai minimi previsti dalla contrattazione collettiva di settore. Per molti datori, alle prese con spese di personale che possono raggiungere il 70% di quelle totali, è un buon motivo per mettere da parte l’etica, soprattutto in tempi di magra. I radar dei consulenti del lavoro hanno permesso di segnalare circa 200 casi. “Ma è solo la punta dell’iceberg – avverte Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi di categoria – Non è facile intercettarli tutti. I nostri iscritti stanno facendo di tutto, perché siamo per la regolarità, e questi comportamenti, oltre a essere vietati, sono reati sociali, compiuti a danno di chi vive in stato di bisogno”.

Qualche volta si rischia di sconfinare nel vero e proprio caporalato, con severe punizioni previste dalla riforma approvata a novembre 2016. Quando però i metodi utilizzati sono più subdoli, rispetto all’intermediazione illecita, non c’è più la possibilità di perseguirli penalmente. Un esempio è la somministrazione di lavoro: la manodopera “in affitto” che la legge Biagi ha introdotto, nel 2003, assieme a norme che servivano appunto a evitarne l’uso distorto. Una società (somministratore) fornisce personale a un’altra impresa, che utilizza questi lavoratori. Per svolgere questo ruolo di tramite, bisogna essere autorizzati; altrimenti, si compie una somministrazione abusiva. Fraudolenta quando c’è il chiaro obiettivo di aggirare norme e contratti. Come detto, era un reato fino a febbraio 2016, senza pene detentive ma con ammenda di 50 euro – maggiorata in caso di dolo – per ogni lavoratore e per ogni giornata di utilizzazione. Poi, la politica ha rimosso la conseguenza penale, che resta solo quando vengono pure sfruttati dei minorenni, portando da 5mila a 50mila la sanzione pecuniaria.

Lo stesso discorso è stato fatto per i casi illeciti di appalto, subappalto e distacco. Parliamo di quest’ultimo caso quando un datore di lavoro mette i suoi dipendenti a disposizione di un altro soggetto per un determinato periodo. Chi pone in essere queste forme di esternalizzazione al di fuori dei parametri fissati dalla legge rischia il verbale minimo di 5mila euro ma non subisce un processo penale perché anche questa violazione è stata trasformata in illecito amministrativo. L’obiettivo era quello di puntare esclusivamente su alte sanzioni economiche per disincentivare queste pratiche: per il momento, i risultati dicono che non sono affatto diminuite, anzi sono aumentate e di parecchio.

È stato lo stesso capo dell’Ispettorato Paolo Pennesi a ipotizzare che le depenalizzazioni possano aver “attenuato la deterrenza”. Perché mentre tra il 2014 e il 2015 le violazioni a seguito dei controlli sono passate da 8.320 a 9.620 (+16%), nel 2016 sono arrivate a 13.416 (+39%). Il settore più colpito è quello del trasporto e magazzinaggio: qui le ipotesi di violazione riscontrate sono 3.327, più che raddoppiate rispetto al 2015. Subito dopo c’è quello di noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese con 2.228 casi, seguito dal manifatturiero con 1.546. Significativo anche il contributo dei servizi di informazione e comunicazione (1.341) e delle costruzioni(1.213). I territori maggiormente interessati da questi fenomeni sono in ordine Lombardia, Lazio, Veneto, Abruzzo ed Emilia Romagna. Per completezza, a questo incremento ha contribuito anche “l’affinamento delle tecniche di accertamento dei comportamenti elusivi”, si legge nella relazione. Ciò che preoccupa maggiormente, però, è appunto la “professionalità” che mette in mostra chi compie questi illeciti. “Gli annunci si trovano con siti web – ha detto Pennesi a Labitalia – che propongono veri e propri raggiri delle norme. Rispetto al passato, sono più brutali”.

fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/lavori-dati-in-appalto-con-la-depenalizzazione-il-boom-delle-violazioni/