Impeachment per Papa Francesco? L’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore Vaticano negli Stati Uniti, ha chiesto al Papa di dimettersi: sapeva di abusi commessi da un Cardinale ma non è intervenuto!

 

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Impeachment per Papa Francesco? L’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore Vaticano negli Stati Uniti, ha chiesto al Papa di dimettersi: sapeva di abusi commessi da un Cardinale ma non è intervenuto!

 

Un arcivescovo ha chiesto al Papa di dimettersi

Carlo Maria Viganò, ex ambasciatore vaticano negli Stati Uniti, sostiene che Papa Francesco sapesse degli abusi sessuali commessi da un cardinale e non sia intervenuto.

L’arcivescovo italiano Carlo Maria Viganò – dal 2011 al 2016 rappresentante diplomatico della Santa Sede negli Stati Uniti – ha accusato Papa Francesco di essere stato a conoscenza per anni degli abusi sessuali commessi da un cardinale statunitense e di non avere fatto nulla per fermarlo. Viganò ha formulato le accuse in un dossier pubblicato domenica, senza portare prove a loro sostegno. Le sue affermazioni, smentite da alcune delle persone coinvolte nella vicenda, sono state pubblicate da molti siti cattolici di orientamento conservatore, e in Italia dal quotidiano La Verità.

Papa Francesco ha parlato della lettera in aereo, durante il suo ritorno in Italia dal suo viaggio in Irlanda, dove si è scusato ufficialmente per gli abusi compiuti su donne e minori dalla chiesa locale. «Leggete voi attentamente e fatevi un giudizio. Non dirò una parola su questo. Credo che il comunicato parli da sé. Avete la capacità giornalistica per fare le conclusioni. È un atto di fiducia in voi. Vorrei che la vostra maturità professionale facesse questo lavoro».

Secondo le accuse, Papa Francesco era informato fin dal 2013 delle accuse contro il cardinale di Boston Theodore McCarrick, costretto a dimettersi un mese fa dopo la pubblicazione dei risultati di una recente inchiesta interna sugli abusi che aveva commesso nei confronti di alcuni minori. A informare il Papa sarebbe stato lo stesso Viganò, all’epoca nunzio apostolico, cioè ambasciatore del Vaticano, negli Stati Uniti. Viganò avrebbe scritto anche ad altri esponenti della alte gerarchie vaticane, ricordando loro che McCarrick era stato sanzionato dal precedente pontefice, Benedetto XVI, che gli aveva proibito di viaggiare all’estero e di celebrare messa. Viganò sostiene di non aver mai ricevuto risposta.

Le accuse fatte da Viganò non sono provate e in almeno un caso appaiono smentite dai fatti, ha scritto il corrispondente del New York Times dall’Italia Jason Horowitz. Per esempio, non esistono tracce pubbliche delle sanzioni ricevute da McCarrick, che – nonostante quello che scrive Viganò – continuò regolarmente a celebrare messa e a viaggiare all’estero. Il cardinale di Chicago Blase J. Cupich, un alleato di Papa Francesco, ha detto al New York Times di non aver mai sentito parlare di restrizioni nei confronti di McCarrick, e che sarebbe stato compito di Viganò informarne i colleghi americani.

Lo storico e teologo Massimo Faggioli ha scritto della vicenda: «Ci sono in tutto tre Papi tirati in mezzo dalla testimonianza di Viganò. Uno è morto ed è un santo. Quello che ha intrapreso azioni pubbliche contro McCarrick nel 2018 è Papa Francesco. Il resto è una storia piena di buchi, pezzi mancanti, inspiegatiritardi e notevoli silenzi da parte dell’ex nunzio Viganò».

Viganò è da molto tempo un avversario di Papa Francesco e un alleato dei circoli conservatori che osteggiano la sua linea pastorale. Nel 2012, l’allora segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone lo rimosse da un importante incarico amministrativo. In seguito Viganò fu nominato nunzio apostolico negli Stati Uniti sotto Papa Bergoglio, ma, secondo quanto scrive nella sua lettera, fu osteggiato anche in questo nuovo incarico. Il Papa decise di nominare una serie di arcivescovi americani sulla base dei consigli di McCarrick, invece che affidare questo compito a Viganò. Oggi gran parte degli arcivescovi scelti in quel periodo appoggia la linea politica di Francesco, osteggiata da Viganò e dagli altri esponenti più conservatori del clero cattolico.

Nel 2016 Viganò fu rimosso anche da questo nuovo incarico, dopo che, scrive sempre Horowitz: «Quasi riuscì a rovinare il viaggio del Papa negli Stati Uniti, facendogli incontrare faccia a faccia Kim Davies, l’impiegata dello stato del Kentucky che rifiutava di registrare i matrimoni tra coppie dello stesso sesso». Poco dopo il New York Times e altri giornali pubblicarono una lettera scritta due anni prima dallo stesso Viganò, in cui il nunzio apostolico ordinava di bloccare un’inchiesta interna su un altro caso di abusi sessuali, avvenuto nella diocesi di St Paul e Minneapolis.

Lo scontro tra sostenitori di Papa Francesco e conservatori dura oramai da anni all’interno del Vaticano e si svolge sul piano teologico e politico, ma anche tramite la diffusione di lettere anonime e documenti compromettenti. Peter Isely, una vittima di abusi sessuali intervistata dal New York Times, ha detto che le varie fazioni della chiesa cattolica stanno usando la questione delle violenze sessuali per i loro scopi politici: «La crisi degli abusi sessuali non riguarda se un certo vescovo è un conservatore o un liberale: riguarda la protezione dei bambini».

 

fonte: https://www.ilpost.it/2018/08/27/papa-francesco-vigano-dimissioni/

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COSA SIGNIFICA “OTTO PER MILLE”?

Fino a tre decenni fa lo Stato italiano pagava direttamente lo stipendio al clero cattolico, con il meccanismo della congrua. Ritenendolo datato, nell’ambito delle trattative per il “nuovo” Concordato si decise un nuovo meccanismo di finanziamento alla Chiesa cattolica, solo in apparenza più democratico e trasparente in quanto allargato alle altre religioni: lo Stato decideva di devolvere l’8 per mille dell’intero gettito IRPEF alla Chiesa cattolica (per scopi religiosi o caritativi) o alle altre confessioni o allo stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi.

Il sistema, nel corso del tempo, è diventato sempre più ingiustificato, tanto che anche la Corte dei Conti è intervenuta a più riprese criticando il Governo e chiedendo di rivederlo (ultima deliberazione del 23 dicembre 2016, n. 16/2016/G)

IL TESTO DELLA LEGGE

L’otto per mille è normato dalla legge 222/85.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO?

Ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell’8 per mille del gettito IRPEF tra dodici opzioni: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Buddhista, Unione Induista, Chiesa apostolica, Sacra diocesi ortodossa d’Italia, Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia. Dal 2017 ve ne sarà una tredicesima, il Soka Gakkai.

In realtà nessuno destina il proprio gettito: il meccanismo assomiglia di più ad un gigantesco sondaggio d’opinione, al termine del quale si “contano” le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto e, in base a queste percentuali, vengono poi ripartiti i fondi.

Come se non bastasse, la mancata formulazione di un’opzione non viene presa in considerazione: l’intero gettito viene ripartito in base alle sole scelte espresse.

Alcune confessioni (Assemblee di Dio e Chiesa Apostolica), più coerentemente, lasciano allo Stato le quote non attribuite, limitandosi a prelevare solo quelli relativi ad opzioni esplicite a loro favore: cosa che NON fa la Chiesa cattolica, ottenendo un finanziamento quasi triplo rispetto ai consensi espliciti ottenuti a suo favore.

Ecco perché è importante compilare questa sezione della dichiarazione dei redditi.

Qualora il contribuente non sia tenuto alla presentazione della dichiarazione, può comunque effettuare ugualmente la scelta della destinazione dell’8 per mille consegnando il CUD in una busta chiusa a un ufficio postale.

LA DISTRIBUZIONE DEL GETTITO

Il MEF – Dipartimento delle finanze mette a disposizione statistiche e serie storiche sull’Otto per mille.
Pur non essendo ancora stati pubblicati sul sito del MEF, i dati più aggiornati (ripartizione 2017, redditi 2013) sono già stati comunicati alla CEI, che in questo modo gestisce in anteprima la loro diffusione alla stampa. Si può quindi apprendere solo indirettamente che la ripartizione 2017 mostra un calo dell’Otto per mille alla Chiesa cattolica, il cui ammontare totale scende sotto il miliardo di euro.

Ripartizione 2016 (redditi 2012)
Totale da ripartire: 1.257.577.721 euro. Contribuenti che hanno espresso una scelta: 45,81%.

Beneficiario % contribuenti % gettito Importo Note
Chiesa Cattolica 36,77 80,91 1.011.841.026 Riceve quota scelte inespresse
Stato 6,73 14,81 187.173.782 Riceve quota scelte inespresse
Chiesa Evangelica Valdese 1,36 2,99 37.392.222 Riceve quota scelte inespresse
Unione Comunità Ebraiche Italiane 0,17 0,38 4.752.189 Riceve quota scelte inespresse
Chiesa Evangelica Luterana in Italia 0,12 0,25 3.126.440 Riceve quota scelte inespresse
Assemblee di Dio in Italia 0,11 0,24 1.376.434 Rinuncia a quota scelte inespresse
Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno 0,07 0,16 2.000.922 Riceve quota scelte inespresse
Arcidiocesi Ortodossa 0,06 0,12 1.500.691 Riceve quota scelte inespresse
Unione Cristiana Evangelica Battista 0,04 0,09 1.125.518 Riceve quota scelte inespresse
Chiesa Apostolica 0,02 0,05 286.757 Rinuncia a quota scelte inespresse

Fonte: Dipartimento delle Finanze

Si noti che, in tale occasione, su oltre trenta milioni di contribuenti solamente il 46% ha espresso un’opzione: solo il 37% della popolazione quindi ha espresso una scelta a favore della Chiesa cattolica, alla quale è però consentito di mettere le mani sull’80% dei fondi.

COME VENGONO SPESI QUESTI SOLDI?

  • Chiesa Cattolica
    Nato come meccanismo per garantire il sostentamento del clero, tale voce è diventata, percentualmente, sempre meno rilevante (circa il 36% del totale). Parrebbe infatti che la Chiesa cattolica prediliga destinare i fondi ricevuti dallo Stato alle cosiddette “esigenze di culto” (43,7%): finanziamenti alla catechesi, ai tribunali ecclesiastici, e alla costruzione di nuove chiese, manutenzione dei propri immobili e gestione del proprio patrimonio. Ovvio che non vedremo mai spot su queste tematiche: ai tanto strombazzati aiuti al terzo mondo, cui è dedicata quasi tutta la pubblicità cattolica, va – guarda caso – solo l’8,6% del gettito. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.8xmille.itnel quale, cliccando di seguito sulle sezioni “rendiconto” e “scelte per la chiesa cattolica”, si accede a una pagina che riporta le percentuali di scelta di fantomatici contribuenti senza specificare se siano la totalità o si tratti solo di coloro effettivamente firmano per destinare l’Otto per Mille.
  • Stato
    Lo Stato è l’unico competitore per l’otto per mille che ha decido di non farsi pubblicità, almeno fino al 2017. Il Governo dedica alla gestione dei fondi di pertinenza statale una sezione del suo sito internet. L’ultima ripartizione delle scelte di sua competenza è andata soprattutto a beneficio del risanamennto del bilancio pubblico e alle calamità naturali. In generale la legge 222/1985 prevede che i fondi siano destinati a «interventi straordinari per fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali». Con la legge 147/2013 è stata aggiunta la seguente destinazione: «ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica». In base alla legge 7 aprile 2017, n.45, la quota parte dell’Otto per mille statale riservata ai beni culturali sarà destinata per dieci anni, dal 2016 a 2015, alla ricostruzione e al restauro di beni culturali danneggiati o distrutti dagli eventi sismici che hanno colpito il centro italia dall’agosto 2016.
  • Chiesa Valdese
    Rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.chiesavaldese.org.
  • Luterani
    Una parte dei fondi viene utilizzata per il sostentamento dei pastori. Per maggiori informazioni vai su www.elki-celi.org.
  • Comunità Ebraiche
    I fondi sono utilizzati per «…solidarietà sociale, attività culturali, restauro patrimonio storico, sostegno ad attività giovanili, strutture ospedaliere per la cittadinanza, cultura della memoria, lotta a razzismo e pregiudizio». Per maggiori informazioni vai su www.ucei.it.
  • Chiese Avventiste
    Rifiutano anch’esse di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto e al sostentamento del clero. Per maggiori informazioni vai su www.avventisti.it.
  • Assemblee di Dio
    I fondi sono destinati esclusivamente alle missioni e alla beneficenza. Per maggiori informazioni vai su www.adi-it.org.
  • Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa
    I fondi sono utilizzati «per il mantenimento dei ministri di culto, per la realizzazione e la manutenzione degli edifici di culto e di monasteri, per scopi filantropici, assistenziali, scientifici e culturali da realizzarsi anche in paesi esteri».
  • Chiesa Apostolica in Italia
    I fondi saranno utilizzati per «fini di culto, istruzione, assistenza e beneficienza».
  • Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia
    I fondi saranno utilizzati per «gli interventi sociali, assistenziali, umanitari e culturali in Italia e all’estero».
  • Unione Buddhista Italiana
    I fondi sono destinati a «interventi culturali, sociali ed umanitari anche a favore di altri paesi, nonché assistenziali e di sostegno al culto».
  • Unione Induista Italiana
    I fondi saranno utilizzati «per il sostentamento dei ministri di culto, esigenze di culto e attività di religione o di culto, nonché interventi culturali, sociali, umanitari ed assistenziali eventualmente pure a favore di altri paesi».

PERCHÉ ABROGARE IL MECCANISMO?

  • perché il meccanismo doveva essere basato sulla volontarietà, ma la ripartizione delle scelte inespresse vìola, di fatto, questo principio;
  • perché è un finanziamento a fondo perso a favore di confessioni religiose che si dovrebbero autofinanziare. Soprattutto nel caso della Chiesa cattolica, gran parte di questi contributi non ha alcuna utilità sociale;
  • perché è una partita truccata: a differenza delle confessioni religiose, lo Stato italiano non fa pubblicità per sé e non informa su come destina questi fondi. Quando nel 1996 il ministro Livia Turco propose di destinare i fondi di competenza statale all’infanzia svantaggiata, il “cassiere” della Conferenza Episcopale Italiana Nicora reagì duramente, sostenendo che «lo Stato non deve fare concorrenza scorretta nei confronti della Chiesa»;
  • perché è una partita a cui non tutti possono giocare: sono ammesse solo le confessioni sottoscrittrici di un’Intesa con lo Stato. Ecco perché la Chiesa, attraverso i parlamentari cattolici, blocca l’accordo (già sottoscritto) con i Testimoni di Geova e impedisce l’avvio di trattative con gli islamici: i fedeli di queste religioni, ben disciplinati, grazie al meccanismo delle scelte inespresse porterebbero alle loro gerarchie una contribuzione ben superiore alla loro percentuale reale, con un danno valutabile in centinaia di milioni di Euro per la Chiesa cattolica.
  • perché è un meccanismo non chiaro, che trae in inganno non solo il semplice cittadino ma anche la persona colta. Un giornalista Rai ha dovuto addirittura scusarsi in diretta per la sua non conoscenza del meccanismo;
  • perché lo Stato, erogando questi finanziamenti, è costretto a cercarsi altre entrate con nuove forme di tassazione della popolazione.

MA SI PUÒ ABROGARE? O NON PAGARE? E COME?

L’Associazione per lo Sbattezzo ha lanciato anni fa un’iniziativa per l’obiezione fiscale.

L’UAAR ha anch’essa più volte criticato e chiesto modifiche alla normativa: resta il fatto che un cambiamento è fattibile solo attraverso una modifica della legge. L’UAAR ha proposto di adottare il meccanismo tedesco, per il quale solo i fedeli che desiderano esplicitamente appartenere a una confessione religiosa sono tassati per sovvenzionarla. Nel 2014 ha chiesto che i Comuni avanzino richiesta per i fondi per l’edilizia scolastica e le calamità naturali. Nel 2017 ha lanciato l’hashtag #primalecasepoilechiese.

Nel 2013 i radicali hanno lanciato un referendum per l’eliminazione della ripartizione delle scelte inespresse: l’Uaar ha appoggiato l’iniziativa. La raccolta firme non ha purtroppo raggiunto il numero minimo di sottoscrizioni richieste (500.000).

L’ESENZIONE ICIIMUTASI

Nell’ambito del Decreto Fiscale collegato alla Legge Finanziaria 2006, il Parlamento ha introdotto l’esenzione ICI (Imposta Comunale sugli Immobili) per gli immobili adibiti a scopi commerciali per la Chiesa (ulteriormente estesa alle associazioni no-profit). Il patrimonio immobiliare della Chiesa cattolica è incalcolabile (si parla di un 20-25% dell’intero territorio nazionale), e incalcolabile è quanto di tale patrimonio sia effettivamente utilizzato per fini spirituali, quanto per fini commerciali e quanto per fini commerciali ‘occultati’ dietro i fini spirituali.

Secondo stime dell’ANCI, il provvedimento avrebbe comportato minori entrate per i Comuni nell’ordine di 700 milioni di Euro. Il d.l. 223 del 4 luglio 2006 ha successivamente eliminato tale esenzione. La sua formulazione («Attività di natura esclusivamente commerciale»), tuttavia, di fatto vanifica il provvedimento e mantiene in vigore tale privilegio: è infatti sufficiente che all’interno dell’immobile destinato ad attività commerciale si mantenga una piccola struttura destinata ad attività religiose.

Nell’agosto 2007 la Commissione Europea ha chiesto al governo italiano informazioni supplementari su tali vantaggi fiscali. Non risulta che né il governo Prodi, né il governo Berlusconi che subentrò nel 2008 le abbiano mai risposto. La procedura d’infrazione avviata infine dalla Commissione è stata infine accantonata perché, nonostante l’infrazione fosse palese, sarebbe «impossibile quantificarla». Il governo Monti ha promesso alle autorità comunitarie di regolamentare la questione, ma nulla è accaduto, tanto che l’Uaar ha scritto alla Commissione Europea chiedendole di intervenire. Né il governo Letta né quello di Renzi hanno tuttavia modificato la situazione, confermando quindi le larghe esenzioni di cui dispongono i beni ecclesiastici. L’Uaar ha pertanto chiesto alla Commissione Europea di aprire una procedura d’infrazione. Nel novembre 2014 la Corte di Giustizia del Lussemburgo ha rimesso in discussione tutto, ammettend nel merito un ricorso contro la decisione di accantonare la procedura d’infrazione. Nel luglio 2015 la Corte di Cassazione, con due sentenze, ha sancito che le scuole confessionali, se svolgono attività imprenditoriale, sono soggette al pagamento dell’imposta sugli immobili. Nel dicembre 2016 ha ulteriormente precisato che, se gli enti religiosi godono di una fiscalità agevolata, le tariffe che praticano devono essere ulteriormente ridotte.

Tra gli immobili a uso commerciale che, stando a notizie di stampa, beneficiano di tale esenzione, troviamo la casa alberghiera delle Suore Brigidine, nella prestigiosa Piazza Farnese a Roma, e il centro spiritualità e convegni Mondo migliore, una struttura voluta dall’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.

Come se non bastasse, i beni immobiliari di proprietà ecclesiastica dispongono di ampie deroghe alla normativa sulla sicurezza, come abbiamo documentato sul nostro blog.

«I COSTI DELLA CHIESA»

L’Otto per Mille non è la più importante voce in «uscita» dallo Stato in direzione della Chiesa cattolica: l’insegnamento della religione cattolica costa infatti ben un miliardo e mezzo, destinato a finanziare il catechismo impartito da docenti scelti dai vescovi ma pagati dallo stato. L’UAAR stima in oltre sei miliardi la cifra di cui gode la Chiesa cattolica, nelle sue varie articolazioni, a danno delle casse pubbliche. Tale stima è disponibile sul sito I costi della Chiesa, un’inchiesta realizzata dall’UAAR che rappresenta la più importante e dettagliata raccolta di dati sul Fenomeno. Per far conoscere ai cittadini I costi della Chiesal’UAAR ha anche lanciato una campagna di manifesti sei per tre. Nel 2014 ha inoltre creato una petizione online che chiede la riduzione dei costi pubblici della Chiesa.

OCCHIOPERMILLE

Nell’aprile 2007 l’UAAR, prendendo atto della diffusa mancanza di conoscenza del meccanismo tra la popolazione, nonché del completo disinteresse da parte delle istituzioni a porvi rimedio, ha avviato autonomamente una propria campagna di informazione: «Otto per mille informati», dal 2009 «Occhiopermille».

CINQUE PER MILLE

Con la dichiarazione dei redditi 2006 il governo ha introdotto una nuova possibilità: la destinazione del cosiddetto “Cinque per mille” del gettito IRPEF (completamente indipendente dall’Otto per mille).

Nato in origine per finanziare la ricerca scientifica, si è poi inopinatamente allargato ad altri scopi.

In breve, il funzionamento è questo:

  • se il cittadino non sceglie, il cinque per mille della sua IRPEF rimane nel bilancio dello Stato;
  • se il cittadino intende invece “destinare” il suo cinque per mille, può scegliere tra una delle seguenti categorie:
    1. sostegno delle ONLUS (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’art. 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n: 460, e successive modificazioni, nonché delle associazioni di promozione sociale iscritte nei registri nazionale, regionali e provinciali, previsti dall’art. 7, commi 1 2 3 e 4, della legge 7 dicembre 2000, n. 383, e delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 460 del 1997;
    2. finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università;
    3. finanziamento agli enti della ricerca sanitaria.
  • il cittadino ha anche la possibilità di indicare un beneficiario specifico. In questo caso deve scrivere il codice fiscale di tale soggetto beneficiario.

Dalla dichiarazione dei redditi 2008 è possibile destinare il proprio Cinque per Mille all’UAAR. Per farlo, è sufficiente:

  • apporre la propria firma nel riquadro “Sostegno del volontariato, delle associazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10, c.1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997”;
  • riportare il codice fiscale dell’UAAR (92051440284) nello spazio collocato subito sotto la firma.

Se non si è tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi è possibile firmare comunque, consegnando la scelta effettuata in qualunque ufficio postale.

Qualora insorgano problemi per l’effettuazione della scelta si può contattare l’UAAR, o telefonando in sede al numero 06-5757511, oppure inviando una e-mail a info@uaar.it.

Maggiori informazioni, tra cui l’elenco completo dei possibili beneficiari, sono disponibili su una pagina del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Ai fini di valutare la scelta del Cinque per Mille da un punto di vista laico, l’UAAR ha inoltre messo a disposizione uno strumento, il Laicometro, che valuta il «tasso» di laicità delle principali associazioni italiane.

PERCORSI DI APPROFONDIMENTO

 

 

fonte: https://www.uaar.it/laicita/otto-per-mille/

Idea! E se destinassimo l’8 per mille alle pensioni più basse invece che alla Chiesa? Forse veramente aiuteremmo chi ha più bisogno!

pensioni

 

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Idea! E se destinassimo l’8 per mille alle pensioni più basse invece che alla Chiesa? Forse veramente aiuteremmo chi ha più bisogno!

Che cos’è l’8 per mille? L’otto per mille è la quota di imposta sui redditi soggetti Irpef, che lo Stato italiano distribuisce, in base alle scelte effettuate nelle dichiarazioni dei redditi, fra se stesso e le confessioni religiose con cui è stata stipulata un’intesa. Ma chi l’ha deciso?
Con la firma del nuovo concordato (18 febbraio 1984) tra l’allora presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e il segretario di stato del Vaticano Agostino Casaroli si stabilì che il sostegno dello Stato alla Chiesa (studiato dall’allora ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicino) avvenisse nel quadro della devoluzione di una frazione del gettito totale Irpef, l’otto per mille appunto, da parte dello Stato alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni per scopi religiosi o caritativi.
Viste le numerose vicende giudiziarie che hanno visto coinvolti alti prelati nella gestione dell’8 per mille, tenuto conto che la crisi economica sta rovinando molte famiglie a basso reddito e quelle con pensioni minime, non sarebbe il caso di annullare quell’accordo e destinare l’8 per mille alle fasce più deboli della popolazione?
In alternativa, invece di regalare soldi alla Chiesa non sarebbe meglio lasciarli nelle buste paga di pensionati e operai?
…E’ solo un idea. Pensiamoci.
by Eles

Africa: Bambini sfruttati nei campi della Chiesa Cattolica a 0,30 cent al giorno

 

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Africa: Bambini sfruttati nei campi della Chiesa Cattolica a 0,30 cent al giorno

La Chiesa cattolica e quei legami con il lavoro minorile in Uganda: si intitola così un’inchiesta firmata da Vinnie O’Dowd e Danny Vincent della Bbc che indaga il rapporto tra il Paese africano, la Chiesa e i bambini sfruttati.

Durante la sua visita dello scorso novembre in Africa, continente in cui vivono quasi 200 milioni di cattolici, papa Francesco ha detto che i bambini sono le maggiori vittime dello sfruttamento occidentale in Africa.

Allo stesso tempo ha invitato con forza i giovani africani a resistere alla corruzione. Eppure, si chiedono i cronisti della Bbc, il Vaticano potrebbe forse fare qualcosa di più?

Alex Turyaritunga, ex bambino soldato dell’Uganda che oggi ha 32 anni, ha raccontato la propria esperienza alla Bbc:

Ero un bambino soldato, nulla me lo farà mai dimenticare. Ricordo la guerra nel 1994. Portavo un fucile in spalla”. Oggi Turyaritunga è un infermiere presso l’Agenzia Onu per i rifugiati in Uganda.

Da bambino, però, rimase orfano del padre. Ad aiutare lui, sua madre e i suoi fratelli, ha detto alla Bbc, fu la Chiesa cattolica, che nel suo paese, Kabale, gli pagò gli studi. “Mi aiutarono a diventare quello che sono”, dice oggi.

Allo stesso tempo, però, non risparmia le accuse.
Turyaritunga sostiene infatti che la Chiesa tolleri nelle sue terre di Kabale il lavoro minorile: ci sono anche bambini di 10 anni che lavorano nelle piantagioni di tè, ha detto il giovane ugandese alla Bbc.

In Uganda 3 milioni di bambini sfruttati

Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, in Uganda ci sono tre milioni di bambini lavoratori.

Circa il 30% dei piccoli tra i cinque e i 14 anni lavorano, nonostante quella dei 14 anni sia l’età minima legale per qualunque tipo di lavoro. I bambini vengono pagati tra i mille e i duemila shillings ugandesi al giorno, ovvero tra i 30 e i 60 centesimi di dollaro.

I cronisti della Bbc sono andati in Uganda e hanno verificato di persona la situazione. Hanno provato a contattare il vescovo locale, monsignor Callistus Rubaramira, che però era irreperibile.

A quel punto hanno cercato di chiedere delucidazioni al suo segretario, padre Luciano, che però ha negato che nella piantagione venisse utilizzata manodopera minorile.

Alla fine i giornalisti della Bbc hanno contattato direttamente il Vaticano. Il portavoce, padre Federico Lombardi, ha però negato qualunque responsabilità: “Se c’è un problema con la chiesa locale non sono io il responsabile”, ha detto alla Bbc.

Fonte: blitzquotidiano.it

Tratto da laschiavitudellavoro.it