Aprile ’04 bonus 80 Euro (a maggio c’erano le Europee). Novembre ’16 bonus giovani 500 Euro (a dicembre c’era il referendum). Da gennaio ’18 il reddito di inclusione (a febbraio ci saranno le Politiche) …ma tu proprio non ti senti preso per il culo?

preso per il culo

 

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Aprile ’04 bonus 80 Euro (a maggio c’erano le Europee). Novembre ’16 bonus giovani 500 Euro (a dicembre c’era il referendum). Da gennaio ’18 il reddito di inclusione (a febbraio ci saranno le Politiche) …ma tu proprio non ti senti preso per il culo?

No? Non ti senti preso per il culo? Non ti sei stancato di pagargli la campagna elettorale? Sei a tuo agio in un paese che va in rovina? Non te ne frega una beata minchia del futuro dei tuoi figli?

Bene, allora non ti resta che dargli ancora una volta il tuo voto.

Complimenti per la scelta…

by Eles

L’Italia, la Repubblica dei bonus e delle banane… Il Bonus asilo nido? L’ultima crudele, vergognosa presa per i fondelli!

 

Repubblica

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L’Italia, la Repubblica dei bonus e delle banane… Il Bonus asilo nido? L’ultima crudele, vergognosa presa per i fondelli!

 

L’Italia, la Repubblica dei bonus e delle banane…

Questo lunedì ha preso il via una sorta di demenziale corsa all’oro di Pulcinella, denominata “Bonus asilo nido”. Trattasi dell’ennesimo, surreale, provvedimento con il quale, a mio avviso, l’attuale maggioranza di Governo cerca mi mettere una toppa ad una più che evidente perdita di consensi. Ma lo fa continuando ad inseguire il dilagante populismo, che, notoriamente promette miracoli ben più sostanziosi, elargendo manciate di milioni di euro sempre più a casaccio.

Tanto è vero che, come rileva correttamente in un suo post su Facebook la giornalista televisiva Flavia Fratello, lo stesso bonus non prevede alcun criterio selettivo. Non si fa alcuna distinzione di reddito per i nati dopo il 1° gennaio 2016, tanto che non è richiesta alcuna documentazione al riguardo. Tutto si baserà sulla velocità con la quale i richiedenti presenteranno la relativa domanda all’Inps, secondo il principio italiota del “chi tardi arriva, male alloggia”. Nel senso che data l’esiguità del tetto di spesa previsto per questa incredibile operazione Pulcinella, appena 144 milioni, le domande in esubero verranno immediatamente cestinate nel momento in cui si esaurirà la copertura finanziaria.

Ora, a parte il profondo errore politico di continuare a ricercare consenso a buon mercato a colpi di mancette elettorali, in questo caso il pasticcio appare piuttosto grave, generando una sorta di corsa all’oro tra tutti i ceti sociali, con la prospettiva di emulare il famoso “Superciuk”, popolare personaggio di un diffuso fumetto degli anni Settanta che rubava ai poveri per regalare ai ricchi. Tutto questo, unito alla estenuante questione dei costi della politica, non può che alimentare quella crescente invidia sociale su cui soprattutto il Movimento Cinque Stelle conta molto.

Invidia sociale la quale, in verità, nel Paese dei furbi, dei bonus e delle banane ha una più che fondata ragione di esistere.

Questo lunedì ha preso il via una sorta di demenziale corsa all’oro di Pulcinella, denominata “Bonus asilo nido”. Trattasi dell’ennesimo, surreale, provvedimento con il quale, a mio avviso, l’attuale maggioranza di Governo cerca mi mettere una toppa ad una più che evidente perdita di consensi. Ma lo fa continuando ad inseguire il dilagante populismo, che, notoriamente promette miracoli ben più sostanziosi, elargendo manciate di milioni di euro sempre più a casaccio.

Tanto è vero che, come rileva correttamente in un suo post su Facebook la giornalista televisiva Flavia Fratello, lo stesso bonus non prevede alcun criterio selettivo. Non si fa alcuna distinzione di reddito per i nati dopo il 1° gennaio 2016, tanto che non è richiesta alcuna documentazione al riguardo. Tutto si baserà sulla velocità con la quale i richiedenti presenteranno la relativa domanda all’Inps, secondo il principio italiota del “chi tardi arriva, male alloggia”. Nel senso che data l’esiguità del tetto di spesa previsto per questa incredibile operazione Pulcinella, appena 144 milioni, le domande in esubero verranno immediatamente cestinate nel momento in cui si esaurirà la copertura finanziaria.

Ora, a parte il profondo errore politico di continuare a ricercare consenso a buon mercato a colpi di mancette elettorali, in questo caso il pasticcio appare piuttosto grave, generando una sorta di corsa all’oro tra tutti i ceti sociali, con la prospettiva di emulare il famoso “Superciuk”, popolare personaggio di un diffuso fumetto degli anni Settanta che rubava ai poveri per regalare ai ricchi. Tutto questo, unito alla estenuante questione dei costi della politica, non può che alimentare quella crescente invidia sociale su cui soprattutto il Movimento Cinque Stelle conta molto.

Invidia sociale la quale, in verità, nel Paese dei furbi, dei bonus e delle banane ha una più che fondata ragione di esistere.

(di Claudio Romiti – opinione.it)

I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

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Renzi

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I risultati dei mille giorni di Renzi cominciano a farsi sentire: stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance dell’ebetino…!

 

Stangata su disabili e poveri per coprire i bonus e le mance

Il sistema – I tagli del triennio renziano costringono le Regioni a sforbiciare i fondi sociali. Gli 80 euro pagati dai meno abbienti.

Con una mano dare, con l’altra togliere, e quando scoppia il casino fare finta di indignarsi. Sono giorni in cui il governo dà il meglio di sé su una delle tante eredità lasciate da Matteo Renzi: l’enorme mole di tagli imposti alle Regioni per finanziare le diverse misure varate nei tre anni di governo del fiorentino, che ora presentano il conto. Questa storia è incredibile per l’irresponsabilità mostrata dai suoi protagonisti.

Nei giorni scorsi si è scoperto che per effetto di un’intesa nella Conferenza Stato-Regioni è stato deciso un maxi-taglio ai fondi sociali che vengono trasferiti dal primo alle seconde. Tra questi: 50 milioni al fondo per la non autosufficienza (disabili, malati gravi e familiari che li assistono), che torna ai 450 stanziati a ottobre e 211 milioni a quello per le politiche speciali, che passa così da 311 a 99 milioni (-67%). Soldi che servono a finanziare, fra le altre cose, asili nido, misure di sostegno alle famiglie più povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza. Diverse associazioni si sono infuriate. Appresa la notizia – fornitagli da un’interrogazione della deputata Pd Donata Lenzi – il sottosegretario alle Politiche sociali Luigi Bobba (Pd) è cascato dal pero: “Il fatto è di una gravità inaudita. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali non ha partecipato al confronto e questa assenza costituisce un’aggravante perché conferma come le scelte per la salute siano totalmente subordinate a fattori economici”. I fattori economici sono i tagli imposti dal governo di cui Bobba ha fatto parte, e distribuiti in accordo con quello in cui siede attualmente.

Nei suoi tre anni l’esecutivo Renzi ha imposto tagli sanguinosi alle Regioni per finanziare le diverse manovre e contenere il deficit. Un esempio su tutti: la misura più sbandierata, il “bonus Irpef”, i famosi 80 euro in busta paga è arrivata ad aprile 2014 con un decreto che per coprire i costi (10 miliardi l’anno) ha imposto un taglio alle Regioni di circa 12 miliardi nel 2014-2020. Parliamo della “più grande opera di redistribuzione salariale mai fatta in Italia” (Renzi). Funziona così: il governo vara la misura, la copre in parte con i tagli a Comuni e Regioni e, per queste ultime, gli lascia la scelta formale di dove tagliare.

Il 9 febbraio la Conferenza Stato-Regioni si è trovata così a dover ripartire i tagli del 2017 non ancora coperti: 2,7 miliardi. La proposta la fa il governo e poi parte la trattativa con le Regioni: se salta tutto, vengono tagliati tutti insieme. Il 23 febbraio si arriva all’accordo. Il Documento finale – firmato dal ministro agli Affari regionali Enrico Costa – elenca la provenienza dei tagli: ben 2,2 miliardi vengono proprio dal decreto sul Bonus Irpef del 2014. La stangata è pesante: 1,7 miliardi vengono sottratti al fondo enti territoriali dove le Regioni hanno versato i risparmi di spesa; altri 100 ai contributi per gli investimenti. Poi c’è la scure sul sociale: -485 milioni. Il fondo per l’erogazione gratuita dei libri scolastici alle famiglie bisognose perde 70 milioni (su 103), quello inquilini morosi incolpevoli altri 50, stessa cifra per i contributi all’edilizia scolastica mentre quella sanitaria perde 100 milioni (-50%). “Che esponenti del governo si meraviglino è allucinante – spiega Massimo Garavaglia, assessore in Lombardia e coordinatore per gli affari finanziari della Conferenza delle Regioni – Il documento è frutto di un lavoro fatto prima con il sottosegretario a Palazzo Chigi, Claudio De Vincenti poi con il suo successore, Maria Elena Boschi e infine siglato con il ministro Costa: la proposta è del governo, noi abbiamo solo limitato i danni”. I tagli, infatti, sono superiori ai trasferimenti e i governatori si sono dovuti impegnare a versare allo Stato gli avanzi di bilancio. Senza intesa, si perdevano tutti i fondi. “Solo le manovre 2014, 2015, 2016 hanno tagliato alle Regioni ordinarie 8,1 miliardi nel 2017 – continua Garavaglia –. Nel quadriennio 2016-2019 si arriva a 50”. Tra questi, quelli alla Sanità: 2 miliardi nel 2016, altri 1,5 nel 2017, a cui si sono aggiunti i 422 milioni che le Regioni speciali si sono rifiutate di subire. Quando a novembre 2015 i governatori si ribellarono all’ennesimo taglio, Renzi li convocò spiegando ironico: “Adesso ci divertiamo”. Passata la buriana, queste scelte presentano il conto, come i 3 miliardi tolti alle Province. Con l’intesa del governo, i fondi sociali che lo Stato gira alle Regioni vengono così tagliati del 40%. Tagli che colpiscono le fasce più deboli, le stesse che non hanno beneficiato degli 80 euro (non vanno agli incapienti), dell’abolizione dell’Imu prima casa o del taglio dell’Ires.

Il governo è tardivamente corso ai ripari. Oggi sarà approvata in Senato la legge delega per il contrasto alla povertà, che contiene il “Reddito di inclusione”: 400 euro mensili alle famiglie in estrema difficoltà con almeno un minore a carico.

Da Il Fatto Quotidiano del 09/03/2017.