Giacomo Matteotti ammazzato dai Fascisti il 10 giugno del 1924 – La storia di chi pagò a caro prezzo la lotta per la libertà

 

 

Giacomo Matteotti

 

 

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Giacomo Matteotti ammazzato dai Fascisti il 10 giugno del 1924 – La storia di chi pagò a caro prezzo la lotta per la libertà

Esiste una famosa canzone popolare che iniziò a dilagare dopo il rapimento e l’uccisione di Giacomo Matteotti. Da sempre contro il fascismo e le sue nefandezze, l’uomo pagherà cara la sua lotta per la verità.

Or, se a ascoltar mi state,

canto il delitto di quei galeotti

che con gran rabbia vollero trucidare

il deputato Giacomo Matteotti.

Erano tanti:

Viola Rossi e Dumin,

il capo della banda

Benito Mussolini

 

Giacomo Matteotti nasce il 22 maggio del 1885 a Fratta Polesine: la sua carriera politica inizia molto presto e già nel 1919 viene eletto al parlamento; allora è ancora parte per PSI. Nel 1921 e nel 1924 la sua candidatura viene riconfermata: i compagni lo chiamano Tempesta, per la forza e la tenacia con cui conduce le sue battaglie. Nel 1921 pubblica la sua Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia, che denunciava le azioni delle squadre fasciste prima delle elezioni del ’21. Nel 1922 viene escluso dal PSI e diventa segretario del Partito Socialista Unitario. Bel 1924 invece viene pubblicato a Londra (ovviamente non Italia) il suo libro Un anno di dominazione fascista, parlando ancora dello squadrismo e del trattamento imposto agli oppositori di regime.

La sua tacita condanna, e ne è consapevole, la firma il 30 maggio del 1924, quando condanna in Parlamento i brogli elettorali e le nefandezze compiute dalle camice nere, al fine di far vincere a Mussolini le elezioni. Il suo discorso, interrotto continuamente dalla destra, smaschera tanto le violenze quanto le scorrettezze durante le votazioni e gli scrutini. Chiede quindi di invalidare le elezioni, palesemente pilotate.

Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. […] Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. (Interruzioni a destra) […] Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni. (Applausi all’estrema sinistra – Vivi rumori)

La sua richiesta di invalidare le elezioni viene respinta dalla Camera, ma la sua voce di opposizione è troppo forte, troppo importante, troppo per il duce. Che ne ordina l’esecuzione da parte della CEKA.

Terminato il discorso, disse rivolto ai compagni:

Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.

Ed è così che il 10 giugno 1924, mentre si stava recando in Parlamento, Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo lo attendono a bordo in una Lancia Lamba. Il giorno successivo aveva già anticipato che avrebbe denunciato le tangenti della compagnia americana Sinclair Oil al regime. La borsa che portava con sé, e tutti i documenti da lui raccolti, non verranno mai trovati.

La scena venne vista da due ragazzini che raccontarono poi l’accaduto: Matteotti, braccato da due uomini, si ribellò al punto da dover farne intervenire un terzo a stordirlo con un pungo sul volto.  Caricato a forza in macchina, durante la lotta che scaturì all’intero del veicolo, riuscì a gettare fuori dal finestrino il tesserino di partito. Verrà ucciso a pugnalate e seppellito, piegato a metà, in un campo. Ritrovato dopo due mesi, il 16 agosto, il funerale verrà celebrato a Fratta Polesine, luogo di provenienza. Durante il trasporto in treno della salma da Roma al Trentino, si riunirono sui binari uomini e donne silenziose, giunte a salutarlo per l’ultima volta.

Il 26 giugno del 1924, visto che Mussolini si afferma estraneo ai fatti e addolorato per l’avvenuto, i deputati antifascisti affermano di non voler continuare le proprie attività fino a che il governo non si sarà esposto sulla sua posizione riguardo la questione Matteotti: inizia la Secessione dell’Aventino.

Il 3 gennaio del 1925 ottengono una risposta più che chiara, che passerà alla storia: il duce si addossa tutta la responsabilità dell’omicidio di Matteotti.

Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. […] Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!

E, rivolto ai secessionisti: «State certi che entro quarantott’ore la situazione sarà chiarita su tutta l’area».

Inizia la repressione della libertà di stampa e di opinione, che chiude giornali e circoli. Il 14 gennaio viene approvato, senza discussione o obiezione, quel blocco di norme che prenderà storicamente il nome di Leggi Fascistissime.

Matteotti, ultimo barlume di ribellione interna, che provò a denunciare quanto stava avvenendo, conscio del pericolo che correva, lottò fino all’ultimo. Il suo omicidio segna pubblicamente l’inizio delle violenze di regime, è uno spartiacqueche segna definitivamente le intenzioni di Mussolini: chi è contro, è eliminato. Ma la potenza del regime era già così stabile da poter permettere al duce di rivendicare la responsabilità dell’uccisione, senza che il regime cadesse. Non c’era più possibilità di ribellarsi, senza finire nelle mani degli squadristi.

La storia, alle volte, sembra beffarda e sembra giocare con il nostro destino: il 10 giugno, non è solo la data del delitto Matteotti. Nel 1940, in quello stesso giorno, a Palazzo Venezia, Mussolini informava il popolo italiano dell’entrata in guerra contro Francia e Inghilterra.

Wiston Churchill definirà questo passo la tragedia della storia italiana, per mano di colui che definì come il criminale che ha tessuto queste festa di follia e vergogna.

Tanto il 10 giugno del 1924, quanto del 1940.

fonte: https://bandabassotti.myblog.it/2019/06/09/giacomo-matteotti/

28 aprile, l’esecuzione di Benito Mussolini – Un particolare che molti ignorano: non furono i Partigiani ad appenderlo, ma i Vigili del Fuoco, per evitare che la gente (la stessa che l’aveva sostenuto) facesse scempio del corpo…!

 

28 aprile

 

 

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28 aprile, l’esecuzione di Benito Mussolini – Un particolare che molti ignorano: non furono i Partigiani ad appenderlo, ma i Vigili del Fuoco, per evitare che la gente (la stessa che l’aveva sostenuto) facesse scempio del corpo…!

 

L’esecuzione del Duce – La testimonianza di Walter Audisio (nome di battaglia “colonnello Valerio”), il partigiano che eseguì la sentenza

Il giorno prima Mussolini era stato arrestato a Dongo e la direzione del CLNAI aveva deciso senza indugio per la sua esecuzione immediata. Prelevato dai suoi giustizieri a Bonzanigo, l’ex duce, insieme alla Petacci, fu portato nel pomeriggio in auto in un un piccolo vialetto davanti a Villa Belmonte, un’elegante residenza di Giulino, dove fu fucilato. Questi gli ultimi minuti di vita di Mussolini secondo la testimonianza di Audisio: “Sull’auto lo feci sedere a destra, la Petacci si mise a sinistra. Io presi posto sul parafango in faccia a lui. Non volevo perderlo di vista un solo istante. La macchina iniziò la discesa lentamente. Io solo conoscevo il luogo prescelto e non appena arrivammo presso il cancello ordinai l’alt. Dissi di aver udito dei rumori sospetti e mi mossi a guardare lungo la strada per accertarmi che nessuno venisse verso di noi“. “Quando mi volsi la faccia di Mussolini era cambiata: portava i segni della paura. (…) Feci scendere Mussolini dalla macchina e gli dissi di portarsi tra il muro ed il pilastro del cancello. Obbedì docile come un canetto. Non credeva ancora di morire: non si rendeva conto della realtà. Gli uomini come lui temono sempre la realtà, preferiscono ignorarla (…). Improvvisamente cominciai a leggere il testo della sentenza di condanna a morte del criminale di guerra Mussolini Benito“. “Per ordine del Comando Generale del Corpo Volontario della Libertà sono incaricato di rendere giustizia al popolo italiano”. “Credo che Mussolini non abbia nemmeno capito quelle parole: guardava con gli occhi sbarrati il mitra che puntavo su di lui. La Petacci gridò enfatica: “Mussolini non deve morire”. Dico alla Petacci che s’era appoggiata a Mussolini: “Togliti di lì se non vuoi morire anche tu“. La donna capisce subito il significato di quell’anche e si stacca dal condannato. Quanto a lui, non disse una sola parola: non il nome di un figlio, non quello della madre, della moglie, non un grido, nulla.

Tremava livido di terrore e balbettava con quelle grosse labbra in convulsione: “Ma…ma…ma…ma signor colonnello. Ma…ma…ma signor colonnello“. “Nemmeno a quella donna che gli saltellava vicino, che si muoveva di qua e di là, disse una sola parola. No: si raccomandava nel modo più vile, per quel suo grosso corpo tremante: solo a quello pensava: a quel grosso corpo appoggiato al muretto”. “(…) Faccio scattare il grilletto ma i colpi non partono. Il mitra si era inceppato. Manovro l’otturatore, ritento il tiro ma l’arma non spara. Passo il mitra a Guido (Aldo Lampredi, ndr.), impugno la pistola: anche la pistola si inceppa. Passo a Guido la rivoltella, afferro il mitra per la canna, aspettandomi, malgrado tutto, una qualunque reazione. Ogni uomo normale avrebbe pensato di difendersi ma Mussolini era al di sotto di ogni uomo normale e continuava a balbettare, a tremare, immobile con la bocca semiaperta e le braccia penzoloni. Chiamo a voce alta il Commissario della 52a che viene di corsa a portarmi il suo Mas. Adesso gli sono di fronte, come prima: egli non si è mosso, continua il suo balbettio di invocazione. Vuol salvare solo quel grosso corpo tremante. E su quel corpo scarico cinque colpi“. “Il criminale si afflosciò sulle ginocchia, appoggiato al muro, con la testa reclinata sul petto. Non era ancora morto, gli tirai una seconda raffica di quattro colpi. La Petacci, fuori di sé, stordita, si mosse confusamente, fu colpita e cadde di quarto a terra. Mussolini respirava ancora e gli diressi, sempre col Mas, un ultimo colpo al cuore. L’autopsia constatò più tardi che l’ultima pallottola gli aveva troncato netto l’aorta. Erano le 16.10 del 28 aprile 1945“.

Un’altra testimonianza

Libero Traversa (Partigiano, politico, giornalista, scrittore e poeta, militante delle formazioni di “giustizia e libertà”, è stato un protagonista della resistenza e ha partecipato alla liberazione di Milano) non ne può più di sentirsi chiedere di piazzale Loreto. Era un ragazzino. Faceva servizio di guardia al tribunale di Milano e l’hanno chiamato a fare servizio d’ordine a piazzale Loreto. Ricorda quei giorni… Alla Bovisa, Lambrate. I posti di blocco dei tedeschi ovunque. A piazzale Loreto gli operai prendevano i tram per andare a Sesto. Il distributore dove hanno appeso i cadaveri si trovava all’angolo I corpi di Mussolini Claretta Petacci e altri fascisti a piazzale Loreto la notte del 29 aprile 1945. Dopo vennero appesi a un distributore di benzina che oggi non c’è più all’angolo con corso Buenos Aires.

“Nei giorni della Liberazione avevo 15 anni e sorvegliavo con un moschetto l’ingresso del tribunale. Il 29 aprile si diffuse la voce che avevano fucilato Mussolini e portato a piazzale Loreto. Sono andato a fare il turno del pomeriggio nel servizio di sicurezza. Faceva freddo, ma a piazzale Loreto c’era più caldo. C’erano i cadaveri appesi. Li avevano appesi i vigili del fuoco di Milano, un corpo che ha lasciato molti morti nella Resistenza.

Li hanno appesi non per esporli ma perché non si poteva lasciarli per terra. La gente li voleva calpestare. Facevamo cordone. Quando vado nelle scuole a parlare, a volte mi chiedono particolari. Mussolini aveva il sangue che colava dalla bocca? Chissenefrega! Mi incazzo quando sento queste cose. Le cose più importanti di piazzale Loreto sono altre!”

Ricordando quei giorni da partigiano-ragazzino Libero pensa ai 15 partigiani fucilati sul piazzale dai militi della Muti e lasciati a terra nel ’44. Pensa alla perdita del consenso di Mussolini: “La gente che sputava era la stessa che l’aveva sostenuto. La piazza era piena. In tutte le famiglie c’erano stati lutti. Si volevano vendicare. Noi abbiamo perso mio fratello Salvatore sul fronte del Don. L’altro, Andrea, è scampato all’eccidio di Cefalonia. Si pativa da anni la fame, il freddo, i bombardamenti. Anche qui vicino è caduta una bomba. I bombardamenti a Milano sono stati terribili.

Certo, li facevano gli inglesi, ma la gente considerava Mussolini responsabile. È stato lui a volere la guerra. Perché ha mandato i giovani a morire in Russia e in Grecia? Dopo il 25 luglio del ’43 tutto il Paese l’ha mollato. Il popolo era stufo di una guerra non voluta e chiaramente persa. L’Italia è stata invasa dai tedeschi che hanno rimesso il Duce al potere come hanno fatto con altri governi-fantoccio. Non lo consideravamo legittimo. Se non si capisce questa cosa non si capisce piazzale Loreto”.

 

 

 

 

10 febbraio – Ricordiamo le vittime delle foibe – Ma chiariamo una cosa: questo massacro – seppur materialmente compiuto dai partigiani di Tito – resta comunque un’altro bel regalo che ci ha lasciato in eredità il grande statista Benito Mussolini…!

 

foibe

 

 

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10 febbraio – Ricordiamo le vittime delle foibe – Ma chiariamo una cosa: questo massacro – seppur materialmente compiuto dai partigiani di Tito – resta comunque un’altro bel regalo che ci ha lasciato in eredità il grande statista  Benito Mussolini…!

Vergognoso che qualcuno dica che le foibe siano “un’invenzione dei fascisti” vergognoso che vi sia chi nega questa tragedia. Resta il fatto che le foibe sono un’altra delle colpe del fascismo. L’inevitabile conseguenza dei crimini commessi dai nazi-fascisti ai danni degli slavi. Un altro regalo lasciatoci in eredità dalla politica di Mussolini.

Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: si possono sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani.

B. Mussolini

Dopo la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale, Istria, Fiume e Zara, fino ad allora territorio italiano, diventano Jugoslavie.

Nel passaggio, gli Jugoslavi si vendicano sanguinosamente sugli Italiani di tutte le crudeli angherie subite da fascisti e nazisti durante il conflitto.

Per capite l’odio verso i nazi-fascisti ricordiamo una cifra: 1.700.000 jugoslavi uccisi (tra civili, pochi militari e ebrei deportati)… Un po’ tanti per una Nazione con solo 15 milioni di abitanti e peraltro neutrale al conflitto…

Con una violenza ed una crudeltà inaudita i partigiani  di Tito si vendicarono nei confronti di coloro che ritenevano capro espiatorio del massacrato subito dagli jugoslavi con altrettanta crudeltà inaudita. Purtroppo, come sempre capita nelle guerre, fu la popolazione a pagare il prezzo maggiore. Magari quella stessa popolazione che mal tollerava il regime fascista…

Negli ex territori italiani, la vendetta si svolge in due distinte ondate.

La prima, nell’autunno del 1943, interessa principalmente l’Istria, dove accanto a squadristi e gerarchi fascisti vengono prelevati i possidenti e chiunque potesse far ricordare l’amministrazione italiana, che nei decenni precedenti aveva creato non pochi problemi. Questi territori, infatti, erano stati teatro di una politica di italianizzazione forzata per mano del regime fascista.

La seconda ondata di violenze, invece, ha inizio nel maggio 1945 con l’arrivo delle truppe jugoslave in Venezia Giulia. In questo caso le rappresaglie colpiscono soprattutto i soldati della neonata Repubblica Sociale ma anche tutti coloro che vengono accusati di collaborazionismo con i regimi nazifascisti, e alcuni partigiani italiani, rei di non accettare l’egemonia jugoslava.

Le foibe

Le proporzioni esatte della tragedia, ancora oggi, non hanno confini certi ma si stima che nel periodo tra il 1943 e il 1947 gli esuli italiani costretti a lasciare le loro case siano stati almeno 250mila con circa 20mila vittime. Diverse migliaia tra queste, tra le 4mila e le 6mila, hanno perso la vita all’interno delle foibe: profonde cavità naturali tipiche delle aree carsiche, dove venivano abbandonati i corpi dei giustiziati. Alcune delle più tristemente famose sono quelle di Vines, in Istria, nelle quali vennero recuperati, nel 1943, 84 corpi, e il pozzo di Basovizza, nei pressi di Trieste. Secondo le ricostruzioni, i condannati venivano legati l’uno all’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e disposti lungo gli argini delle foibe. A quel punto i membri delle milizie di Tito erano soliti sparare solo ad alcuni di loro, che una volta colpiti cadevano nelle grotte portandosi dietro l’intera fila. In molti sono morti, tra crudeli sofferenze, dopo giorni ammassati sui cadaveri degli altri condannati.

Non bisogna dimenticare le vittime delle foibe. Non bisogna mai dimenticare l’orrore della guerra.

Nulla può giustificare chi ha commesso crimini del genere, ma è innegabile che l’origine di tanto orrore è stato è sempre il peccato originario del fascismo!

By Eles

La “ducetta” si permette di minacciare gli anti-fascisti: querele per chi offende il Duce… D’altra parte come si può offendere uno che ha fatto crepare in guerra 500.000 Italiani, ha trucidato 80.000 libici e 700.000 abissini e ha creato le leggi razziali?

 

Duce

 

 

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La “ducetta” si permette di minacciare gli anti-fascisti: querele per chi offende il Duce… D’altra parte come si può offendere uno che ha fatto crepare in guerra 500.000 Italiani, ha trucidato 80.000 libici e 700.000 abissini e ha creato le leggi razziali?

Dal profilo Twitter della ducetta Alessandra Mussolini:

+++ Avviso ai naviganti +++ legali a lavoro per verificare il “politically correct” di FB e altri social nei confronti di immagini e/o frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e denuncia a Polizia Postale.

Chi è stato Benito Mussolini? Un dittatore ha privato il popolo italiano della libertà, ha perseguitato e mandato al confino o costretto all’esilio gli oppositori politici, ha promosse le schifose Leggi Razziali contro gli ebrei italiani che hanno rappresentato l’antefatto della successiva deportazione campi di sterminio nazista. 
Da capo della repubblichetta fantoccio di Salò ha spalleggiato l’orrore e la barbarie nazista che l’Italia ha drammaticamente conosciuto alle Fosse Ardeatine, a Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto e decine e decine di altre stragi.
E’ stato il mandante politico dell’eccidio di Piazzale Loreto con i corpi del partigiani trucidati lasciati in mostra come monito per chi avesse reclamato libertà e giustizia.
Ha portato l’Italia nel disastro della guerra, mandato giovani italiani a morire nella spedizione in Russia e altri nella guerra d’Africa.
E infine, come il peggiore dei vigliacchi, ha cercato di scappare in Svizzera travestito da soldato tedesco.
Si potrebbero aggiungere tante altre cose ma basti ricordare che (fino a prova contraria, anche se ultimamente tanti ci stanno provando…) l’Italia è una repubblica nata dalla Resistenza nella quale l’antifascismo è un valore richiamato nella Costituzione.
E adesso Alessandra Mussolini si permette di minacciare querele:
+++ Avviso ai naviganti +++ legali a lavoro per verificare il “politically correct” di FB e altri social nei confronti di immagini e/o frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e denuncia a Polizia Postale.
Non esiste una frase che possa essere offensiva verso Benito Mussolini, perché è stato Benito Mussolini la più grande offesa e vergogna del popolo italiano.
Il fascismo non passerà. E non sarà il vento nero che spira (con i maggiordomi grillini al servizio dell’estrema destra) a fermare chi ha lottato per fare dell’Italia un paese democratico dopo la dittatura fascista.

Giusto per rinfrescarVi la memoria, ecco alcuni dei motivi per cui la “ducetta” si deve sentire fiera di portare il cognome del famigerato “nonno”…

I 42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.

28.000 anni di carcere e confino politico agli avversari politici.

80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive “operazioni di polizia”.

I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.

640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.

110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all’estero.

Le migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

Quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.

…E tanti altri ancora…

By Eles

Fonti:

https://www.globalist.it/news/2018/10/17/la-mussolini-si-permette-di-minacciare-gli-anti-fascisti-querele-per-chi-offende-il-duce-2032407.html

E altre al web

 

Eccolo l’uomo dell’anno: un buffone travestito da dittatore che ha lasciato dietro di se solo le macerie di un’inutile guerra e che ha sulla coscienza la vita di 500.000 italiani, oltre quelle di Ebrei e dei popoli che ha combattuto.

 

uomo dell'anno

 

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Eccolo l’uomo dell’anno: un buffone travestito da dittatore che ha lasciato dietro di se solo le macerie di un’inutile guerra e che ha sulla coscienza la vita di 500.000 italiani, oltre quelle di Ebrei e dei popoli che ha combattuto.

Siamo messi proprio male…

Una prima pagina “fascistissima”, nel vero senso della parola. Il Tempo dedica a Benito Mussolini una “copertina” quasi monografica, battezzando il Duce “uomo del 2017”.

La volitiva mascella dell’uomo di Predappio si staglia su un commento al vetriolo di Marcello Veneziani: “È molto più vivo Lui dei nostri politicanti”, scrive l’editorialista tra i più apprezzati della pseudo-cultura fascista.

Vorremmo solo ricordare al signor Veneziani ed ai lettori tutti de Il Tempo chi era ‘sto tizio e soprattutto che sostenere una puttanata del genere (uomo dell’anno) significa sputare sulla memoria di tanta gente che a causa di questa carogna hanno perso la vita…

Premesso che il signor Benito Mussolini è stato un voltagabbana, un rinnegato pacifista e socialista che si è trasformato  in “duce” del fascismo grazie al  sostegno dei Savoia, dell’aristocrazia, degli industriali e degli agrari contro le rivendicazioni sociali degli operai e dei contadini.

Premesso che è stato un Napoleone da operetta con espressioni mimiche tipiche di un buffone e di un babbeo

Premesso che è stato prima l’ispiratore e poi un servo succube del nazismo e di Hitler.

Ecco alcune delle cose buone che ha fatto e per cui è bene ricordarlo:

l’assassinio del deputato socialista Giacomo Matteotti (rivendicato orgogliosamente da Mussolini), la distruzione di decine di Case del Popolo, gli assalti sanguinari alle sedi dei partiti di opposizione socialista e comunista, lo squadrismo fascista, le manganellate e le somministrazioni di olio di ricino agli oppositori, l’assassinio di Giovanni Amendola, di don Giovanni Minzoni e dei fratelli Carlo e Nello Rosselli, il licenziamento dei non fascisti, l’aver svenduto l’Italia al Vaticano ed al clericofascismo con il “Concordato” del 1929, l’istituzione dell’OVRA (la Gestapo italiana) e dei Tribunali Speciali che condannarono alla detenzione migliaia di antifascisti (tra cui Antonio Gramsci) con l’esecuzione di parecchie condanne a morte, la spietata repressione e le deportazioni in Libia, la guerra di aggressione all’Etiopia con l’uso di gas asfissianti vietati dalle convenzioni internazionali, il sostegno al dittatore fascista Francisco Franco durante la Guerra di Spagna ed i bombardamenti terroristici sulle città spagnole (anche gli aviatori fascisti italiani furono direttamente responsabili di proprie “Guernica”), la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, l’aver coinvolto l’Italia impreparata nella seconda guerra mondiale a fianco dei nazisti tedeschi e dei fanatici militaristi giapponesi, la “pugnalata alle spalle” alla Francia quando era già in ginocchio (che non ci è mai stata perdonata), i crimini di guerra commessi dalle truppe di occupazioni italiane in Libia, Abissinia, Grecia, Jugoslavia ed Unione Sovietica, il trasporto di armamenti e munizioni su navi neutrali della Croce Rossa, l’aver mandato i soldati a combattere senza armamenti adeguati e scarpe di cartone nelle gelide steppe russe, la guerra civile scatenata in Italia dopo l’8 settembre 1943 con la repressione antipartigiana ed antioperaia, insieme agli alleati nazisti con le continue stragi di civili dalle Fosse Ardeatine a Civitella in Val di Chiana, a Cavriglia, a Marzabotto, a Sant’Anna di Stazzema, ecc., i campi di concentramento, deportazione e sterminio di Fossoli, Bolzano e la Risiera di San Sabba a Trieste ed infine le torture sadiche e le fucilazioni indiscriminate.

Il tutto ha avuto il suo naturale epilogo prima a Dongo con l’esecuzione di Mussolini e degli altri gerarchi fascisti e poi in piazzale Loreto a Milano alla fine di aprile del 1945, non a caso proprio nello stesso luogo dove il 10 agosto 1944 erano stati fucilati 15 partigiani, lasciati “esposti” per l’intera giornata come monito terroristico verso la popolazione.

By Eles

Fonti varie dal Web