Ecco il “Tetto agli stipendi” della casta – Così quel povero Cristo del barbiere della Camera prenderà “solo” 99 mila euro… Ma sono idioti loro o pensano che lo siamo noi…?

 

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Ecco il “Tetto agli stipendi” della casta – Così quel povero Cristo del barbiere della Camera prenderà “solo” 99 mila euro… Ma sono idioti loro o pensano che lo siamo noi…?

 

Tetti agli stipendi, così il barbiere della Camera prenderà “solo” 99 mila euro

 

ROMA – E alla fine arriva il giorno dei tetti ai maxi-stipendi dei dipendenti della Camera e del Senato.

Tutti gli altri dipendenti statali sono già sottoposti al vincolo dei 240 mila euro lordi annui massimi dal primo di aprile. Oggi, alle 11, a distanza di quasi sei mesi dal decreto in vigore per gli statali ”normali” e dopo una lunga fase di tira e molla, coordinamenti faticosi, mezze trattative e qualche contestazione di cattivo gusto nei corridoi della Camera, anche Montecitorio e Palazzo Madama si adegueranno sia pure con molte cautele e tanta, tanta gradualità.

I presidenti delle due Camere Pietro Grasso (Senato) e Laura Boldrini (Camera) hanno deciso di porre fine alla fase di confronto con i 21 sindacati dei circa 2.200 dipendenti delle Camere e hanno dato mandato alle vicepresidenti Valeria Fedeli (Senato) e Marina Sereni (Camera), che presiedono gli organismi di governo del personale, e che in tutti questi mesi hanno superato mille ostacoli, di procedere senza indugio.

LA MANOVRA

Oddio, senza indugio è una parola grossa. Si perché se da una parte la manovra che partirà domani è una roba obiettivamente epocale per strutture un po’ arrugginite come le due Camere, dall’altra balza subito agli occhi una prima enorme ingiustizia: mentre il capo della Polizia oppure il direttore delle Entrate (che fino al 2011 guadagnavano oltre 600 mila euro annui) si sono visti ridurre di punto in bianco le loro buste paghe, per i dipendenti delle camere si procederà con i guanti gialli: gli stipendi diminuiranno gradualmente per toccare il tetto solo nel 2018.

QUATTRO ANNI

Inoltre lo stesso tetto – per gli stipendi più alti delle Camere – di fatto sarà superiore ai 240 mila euro poiché nel calcolo non sono compresi i contributi e alcune indennità. Traduzione: lo stipendio del Segretario Generale della Camera scenderà, si, dagli stratosferici 480 mila euro circa attuali, ma non abbatterà il muro della rispettabilissima somma di 360 mila euro lordi. E non prima del 2018. Si tratta di 120 mila euro in più di quanto lo Stato italiano riconosce al Presidente della Repubblica.

Se la gradualità e l’entità stessa dei tagli suscitano perplessità, sarebbe tuttavia ingeneroso non riconoscere al Senato e alla Camera il tentativo di intervenire a fondo e sul serio sulla massa dei maxi-stipendi ormai fuori da ogni parametro. Ma soprattutto va riconosciuto che l’intera operazione si svolge in uno scenario che vede, per la prima volta, le due Camere lavorare all’unificazione delle due strutture burocratiche. Un’operazione complessa che – se dovesse diventare realtà assieme alla riforma del Senato – porterebbe a notevoli risparmi.

LA CASCATA

La forza della manovra sta nel fatto che non saranno tagliati solo gli stipendi più alti ma, a cascata, circa un migliaio complessivamente (565 solo alla Camera). La proposta di Camera e Senato infatti propone ben sei tetti per ognuna della principali ”categorie” dei dipendenti delle due strutture. I lavoratori che già superano queste soglie scenderanno gradualmente al loro livello. Chi oggi guadagna di meno non potrà superarli in futuro.

Quali sono questi tetti? Questo è il bello: le cifre restano da sogno per la stragrande maggioranza degli italiani. Per gli assistenti e gli operatori tecnici (cioè i lavoratori che hanno compiti importanti ma relativamente semplici) il tetto massimo sarà di 99 mila euro lordi rispetto ai 136.000 previsti oggi dopo 40 anni di contribuzione. A questa ”categoria” appartengono anche i barbieri della Camera che, dunque, vanno a rimetterci ben 37 mila euro.

I CONTI

Per i collaboratori tecnici si prevede un tetto di 106.000 euro contro gli attuali 152.000. I segretari scendono da quota 156.000 a 115.000 euro. Le retribuzione dei documentaristi (in sostanza dei quadri) non potrà superare i 166.000 euro mentre oggi possono arrivare a 238.000 euro. Infine i consiglieri parlamentari, la professionalità a più alto valore aggiunto, non potranno sforare quota 240.000 contro gli attuali 358.000.

Va sottolineato che la sforbiciata è studiata con accuratezza e non sarà uguale per tutti i super-stipendi. Per quanto possa suscitare ironia ed amarezza, viste le stellari cifre in gioco, il complesso meccanismo dei tagli in sostanza prevede che chi guadagna di più, sia pure gradualmente, perderà soldi più velocemente di chi guadagna di meno.

Complessivamente, sommando i risparmi di ognuno dei quattro anni della manovra, Camera e Senato dovrebbero andare a risparmiare un centinaio di milioni. Una somma notevole perché per la prima volta entrambe le strutture hanno ridotto le loro richieste al Tesoro per alcune decine di milioni e ogni euro risparmiato è benvenuto.

E i 21 sindacati? Si rivolgeranno alla magistratura. Per loro l’attacco alle retribuzioni in atto è semplicemente illegittimo e pensano che il giudice del lavoro porrà fine ad ogni gioco. Sarà. Ma con un Pil negativo per il terzo anno consecutivo è proprio così assurdo chiedere qualche sacrificio ai superpagati barbieri di Montecitorio?

 

fonte: http://www.ilmessaggero.it/pay/edicola/tetti_stipendi_camera_tagli_barbiere-614605.html