Caso Boschi, Ghizzoni fa tremare il Governo: “se convocato in parlamento risponderò a tutte le domande” …e sembra proprio una minaccia!

Ghizzoni

 

 

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Caso Boschi, Ghizzoni fa tremare il Governo: “se convocato in parlamento risponderò a tutte le domande” …e sembra proprio una minaccia!

 

 

Unicredit-Etruria, Federico Ghizzoni: “Non potete affidarmi la tenuta del governo, parlerò in Parlamento”. Una conferma: la Boschi è ko

“Se mi convocheranno parlerò alla commissione d’inchiesta. In Parlamento, non sui giornali. Risponderò ovviamente a tutte le domande che mi fanno”.

Così Federico Ghizzoni, l’ex ad Unicredit tirato in ballo da Ferruccio de Bortoli nel suo libro come l’uomo a cui Maria Elena Boschi chiese di valutare l’acquisto di Banca Etruria.

L’uomo che con una sua parola può distruggere il futuro politico della sottosegretaria. L’uomo che – ora lo ha detto chiaramente – parlerà se convocato dalla commissione d’inchiesta.

E ancora, ha aggiunto: “Adesso non parlo, perché non si può mettere in mano a un privato cittadino la responsabilità della tenuta di un governo – si è sfogato con Repubblica -. È un caso della politica, sarebbe dovere e responsabilità della politica risolverlo”, ha aggiunto.

Parole che, proprio come quelle consegnate alla vigilia al Corriere della Sera, sembrano soltanto confermare quanto scritto da De Bortoli (e, a tal proposito, paiono decisive le parole sulla “tenuta del governo”).

Ghizzoni, insomma, sembra confermarlo: se parlo crolla il governo.

Ma tant’è. L’ex ad Unicredit continua a volare basso.

A tenersi lontano dalle polemiche: “Qualsiasi cosa dicessi ora, sarebbe strumentalizzata da una parte politica contro l’altra, e contro di me. Oltre poi al fatto che quando studiavo da banchiere mi hanno insegnato che la reservatezza è una virtù”.

Ma quella riservatezza potrebbe essere rotta in Parlamento, con conseguenze, ad oggi, imprevedibili.

Fonte: Qui

Etruria, altra bomba. “La Boschi non fu l’unico ministro che si mosse…”

Etruria

 

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Etruria, altra bomba. “La Boschi non fu l’unico ministro che si mosse…”

 

Il caso-Boschi divampa, sui giornali e nelle aule parlamentari, ma intanto viene fuori che l’allora ministro delle Riforme non fu l’unica che probabilmente si mise in azione per provare a salvare quella banca a cui vertici sedeva il papà. Dopo le rivelazioni di Ferruccio De Bortoli, nel suo libro “I poteri forti (o quasi”, nel quale dà conto di richieste della Boschi all’allora amministratore di Unicredit, Ghizzoni, affinché acquisisse Etruria, oggi La Stampa racconta che nelle settimane che precedettero il commissariamento dell’istituto di credito toscano, un altro influente membro del governo chiese alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) di valutare un intervento in favore della banca aretina.

Lo scoop della “Stampa”: “Un ministro chiese di salvare Etruria”

Secondo il quotidiano torinese, agli inizi del 2015 un alto esponente del governo guidato allora da Matteo Renzi contattò i vertici di Bper e chiese la disponibilità della popolare modenese a intervenire in favore di Banca Etruria. “Quello stesso giorno e il successivo l’episodio viene riportato ad alcuni ex esponenti aziendali di Etruria, ai quali i vertici di Bper erano legati da una lunga consuetudine in virtù anche della comune appartenenza alla galassia delle banche popolari. D’altra parte, proprio Bper era stata una delle candidate a prendersi Etruria, della quale conosceva benissimo sia le potenzialità che i problemi, spiega una delle fonti interpellate. L’ultimo tentativo risaliva a qualche mese prima, quando la pressione di Bankitalia per aggregare Etruria si era fatta più forte ma Bper aveva dovuto lasciare il passo alle insistenze della Popolare di Vicenza di Gianni Zonin, preferita da via Nazionale, che tra maggio e giugno sembrava pronta a lanciare un’opa poi mai concretizzata”, scrive La Stampa.

«Nessuna pressione per Etruria, ma solo l’esame del dossier»

Niente pressioni, ma guardammo il dossier Etruria, commentano oggi vertici della Popolare. Ma il caso Boschi-Bortoli si inserisce perfettamente in questa ricostruzione, su cui il quotidiano di Torino fornisce anche altri dettagli: “Lorenzo Rosi, presidente di Etruria dal 2014 fino al commissariamento, avrebbe incontrato Ghizzoni per sottoporre una possibile acquisizione da parte di Unicredit. Rosi, tramite il suo legale, conferma l’incontro ma lo retrodata di qualche settimana – a novembre e non a gennaio – e lo colloca presso la sede di Unicredit in piazza Gae Aulenti. Qualche giorno prima, il 5 novembre, la Boschi aveva partecipato alle celebrazioni dei 15 anni di Unicredit. A combinare l’appuntamento tra Rosi e Ghizzoni, si spiega, sarebbe stata Mediobanca, allora consulente di Etruria (da agosto 2014) per la trasformazione in spa e per la ricerca di un partner”. Mediobanca, però, fa sapere di «non aver avuto nessun ruolo nell’incontro e di non esserne stata a conoscenza».

Il 20 gennaio del 2015 poi il governo Renzi annuncia la riforma delle banche popolari con l’obbligo di trasformazione in spa. Etruria, già da tempo, aveva deciso di anticiparla trasformandosi in società per azioni.

 

fonte: http://www.secoloditalia.it/2017/05/etruria-altra-bomba-la-boschi-non-fu-lunico-ministro-che-si-mosse/

 

Banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi: “Mi quereli. Ho più di 160 processi, sono abituato a difendere quello che scrivo”

Banca Etruria

 

 

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Banca Etruria, De Bortoli sfida la Boschi: “Mi quereli. Ho più di 160 processi, sono abituato a difendere quello che scrivo”

 

“Io quello che sapevo l’ho scritto. E per carità, ho più di 160 processi sono abbastanza abituato a difendere quello che scrivo e quindi sono tranquillo”. Ferruccio de Bortoli risponde così a Ilfattoquotidiano.it, respingendo i dubbi sulla sostenibilità in sede giudiziaria delle notizie riportate dal suo Poteri forti (o quasi) in uscita con la Nave di Teseo. “Mi auguro – ha aggiunto nel corso dell’incontro di presentazione del libro – che quello dell’ex ministro Boschi non sia solo un annuncio e che la querela ci sia”, dice all’indomani della pubblicazione degli stralci del libro in cui si racconta di come il ministro avrebbe chiesto l’intervento di Unicredit al capezzale di banca Etruria.

“Usciamo dalle ipocrisie, è normale che il Governo si preoccupi di una banca in crisi, ma un conto è occuparsene, diverso sarebbe se fossero state esercitate delle pressioni”. Una volata ai Cinque Stelle? “Non è così, ma se dovessero vincere dovranno dimostrare di essere all’altezza”. Paolo Mieli, editorialista ed ex direttore del Corriere, intervenuto alla presentazione del libro, aggiunge: “Auspico un chiarimento da parte di Ghizzoni. Mi auguro di leggere domani un’intervista, possibilmente al Corriere, in cui il banchiere circostanzi la vicenda”.

 

Fonte e Video:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/05/10/de-bortoli-sono-un-collezionista-di-querele-spero-di-ricevere-quella-della-boschi/3576231/

Lo scandalo Unicredit e la banca di papà Boschi …ora capite perché il Pd non ha MAI fatto una vera legge contro il conflitto di interessi?

 

Unicredit

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Lo scandalo Unicredit e la banca di papà Boschi …ora capite perché il Pd non ha MAI fatto una vera legge contro il conflitto di interessi?

 

Lo scandalo Unicredit e la banca di papà Boschi #Boschidiccilaverità

 

È gravissimo quanto scritto da Ferruccio De Bortoli nel suo ultimo libro. Se corrispondesse al vero, il sottosegretario Maria Elena Boschi dovrebbe immediatamente dimettersi.
Il M5S lo ha sempre detto: sul dossier banche e risparmio i conflitti di interessi in seno al governo Renzi hanno minato la sua capacità di intervenire in modo equo e corretto. Adesso la storia delle pressioni sull’ex amministratore delegato Unicredit Federico Ghizzoni, da parte dell’allora ministra per i Rapporti con il Parlamento, affinché Piazza Gae Aulenti salvasse Etruria, la banca di papà Pier Luigi, è la scossa che abbatte un castello di bugie cui non abbiamo mai creduto.

Non ci siamo mai bevuti la balla dell’ex premier Renzi, secondo cui il suo governo si è sempre comportato in modo sereno sulla questione banche. E men che meno ci siamo bevuti le fandonie della stessa Boschi che diceva di non essersi mai occupata dell’istituto di famiglia. Ha pure mentito di fronte al Parlamento e agli italiani, quando è venuta a rispondere in aula alla mozione di sfiducia del M5S.

Dopo aver saputo che Boschi padre si era rivolto a faccendieri della risma di Flavio Carboni per trovare un direttore generale dell’istituto e leggendo, anche sul libro di De Bortoli, dell’influenza di ambienti massonici sulla banca dei Boschi’s, non possiamo che ribadire quanto sosteniamo da anni: il governo ‘Renziloni’ non è adeguato a mandare avanti il Paese in un momento così difficile, anche in considerazione del peso enorme che la sottosegretaria, a colpi di circolari accentratrici, continua ad avere nell’esecutivo attuale.

La misura è colma, non ne possiamo più. Di fronte alla crisi in cui versa il mondo del credito, di fronte alle paure dei risparmiatori, di fronte ai drammi degli investitori colpiti dal salva-banche, non è accettabile vedere, secondo quanto si legge, un ministro che utilizza la propria posizione per brigare sottobanco allo scopo di salvare gli affari di famiglia. Boschi vada a casa o faremo di tutto per mandarcela noi. E valuteremo anche possibili azioni sul fronte giudiziario.

 

fonte: http://www.beppegrillo.it/2017/05/lo_scandalo_unicredit_e_la_banca_di_papa_boschi_boschidiccilaverita.html

Maria Elena Boschi ha sempre negato il conflitto di interessi. Ma ora si scopre che “Nel 2015 chiese a Unicredit di comprare Banca Etruria”

Maria Elena Boschi

 

 

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Maria Elena Boschi ha sempre negato il conflitto di interessi. Ma ora si scopre che “Nel 2015 chiese a Unicredit di comprare Banca Etruria”

 

 

Maria Elena Boschi, De Bortoli: “Nel 2015 l’ex ministra delle Riforme chiese a Unicredit di comprare Banca Etruria”

 

L’ex direttore del Corriere della Sera rivela il retroscena nel suo ultimo libro “Poteri forti (o quasi)”. M5s: “Sottosegretaria è una bugiarda, dovrebbe dimettersi”. Salvini: “Nell’affare banche c’è dentro fino al collo”. Mdp: “Riferisca in parlamento”. L’ex ministra smentisce: “Non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque e ovunque a dimostrare il contrario”. E annuncia querele. Nessun commento per il momento da Ghizzoni e nemmeno da piazza Gae Aulenti

 

Maria Elena Boschi chiese a Unicredit di comprare Banca Etruria. Lo sostiene l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, nel suo ultimo libro “Poteri forti (o quasi). Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo“, edito da La Nave di Teseo. “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all’amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere”, scrive l’ex numero uno di via Solferino nel suo saggio.

Boschi ha sempre negato qualsiasi ruolo nella gestione del crac della banca in cui suo padre Pier Luigi era vice presidente. “Non sussiste conflitto d’interessi tanto è vero che non ho preso parte al Cdm che ha deciso questo provvedimento”, diceva riferendosi alla riforma sulle banche popolari varata dal governo di Matteo Renzi.“È un provvedimento che fa bene a tutte le banche e Banca Etruria aveva già deciso di diventare spa ad agosto dell’anno scorso quindi al di sopra di ogni sospetto”, aveva aggiunto nel febbraio del 2015.

La smentita di Boschi e il silenzio di Ghizzoni- È per questo motivo che le anticipazioni del libro di De Bortoli, pubblicate dall’Huffington Post, hanno immediatamente incendiato il dibattito politico con l’attuale sottosegretaria alla presidenza del consiglio che si è affrettata a smentire il giornalista. “La storia di Banca Etruria viene ciclicamente chiamata in ballo per alimentare polemiche. Vediamo di essere chiari: non ho mai chiesto all’ex ad di Unicredit, Ghizzoni, né ad altri, di acquistare Banca Etruria. Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere. Sfido chiunque  e ovunque a dimostrare il contrario”, scrive Boschi su facebook, mentre per il momento non si registra alcun commento né di Ghizzoni e nemmeno da Unicredit.

Nel suo post su facebook, tra l’altro, Boschi annuncia anche querele, “Siccome sono stupita per questa ennesima campagna di fango – aggiunte l’ex ministra – stavolta ho affidato la pratica ai legali per tutelare il mio nome e il mio onore. Chi è in difficoltà per le falsità di Palermo o per i rifiuti di Roma non può pensare che basti attaccare su Arezzo per risolvere i propri problemi”.

M5s e Lega: “Boschi si dimetta” – Il riferimento, ovviamente, è per il Movimento 5 Stelle.”Boschi chiamò l’amministratore delegato di Unicredit Ghizzoni chiedendogli di comprare Banca Etruria, la banca dove suo padre era vice-presidente. Lo vedete adesso il conflitto di interessi?”, scrivono su Facebook, in un post identico, i deputati Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio. “La Boschi dovrebbe dimettersi all’istante dopo aver chiesto scusa agli italiani. Diceva che non si era mai interessata alla banca di famiglia ma è solo una bugiarda. Se non si dimetterà – insistono i pentastellati – la costringeremo ancora una volta a venire in aula con una mozione di sfiducia. Il M5S non molla”. Sul caso interviene anche il blog di Beppe Grillo . “Boschi vada a casa o faremo di tutto per mandarcela noi. E valuteremo anche possibili azioni sul fronte giudiziario. La misura è colma, non ne possiamo più”, è l’incipit di un post firmato M5s e pubblicato sul blog.  Chiede le dimissioni di Boschi anche la Lega Nord. “Nell’affare banche c’è dentro fino al collo. La Lega non dimentica: che fine ha fatto la nostra richiesta di una commissione d’inchiesta su Bancopoli? Sepolta in un cassetto?”, dice il segretario Matteo Salvini.

Mdp: “Boschi venga in Parlamento” – I bersaniani di Mdp, invece, chiedono alla sottosegretaria di riferire in parlamento. “Indubbiamente la rivelazione di De Bortoli apre uno squarcio inquietante sui rapporti tra un ministro della Repubblica e l’ad di una grande banca per salvare Banca Etruria. All’epoca della mozione di sfiducia di un anno e mezzo fa parlai esplicitamente di un conflitto di interessi potenziale. Ora sembra che questa tesi trovi una sua conferma. Penso che la ministra Boschi debba spiegare subito in Parlamento di cosa si tratta. E il Pd debba prendere esplicitamente le distanze da questa commistione malata tra politica e affari”, dice il deputato Arturo Scotto.  “La cosa che mi colpisce di più continua ad essere il familismo e l’eccesso di concentrazione di potere in 20 km. De Bortoli è un professionista molto serio. Il ministro Boschi che ha avuto la fiducia del parlamento non credo possa cavarsela con una dichiarazione. Valuteremo con attenzione. Ciò che è certo è che occorre fare chiarezza in modo definitivo su questa vicenda senza lasciare zone d’ombra. Se non c’è chiarezza l’unica strada sono le dimissioni”, rilancia Roberto Speranza.

La difesa del Pd e l’esposto contro Grillo – Ai pentastellati replica il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. “Leggo che il pluripregiudicato Beppe Grillo annuncia di essere pronto a fare azioni legali contro esponenti del PD. Considerata la sua fedina penale e la sua lunga storia costellata da evasione e condoni fiscali, se Grillo facesse finalmente un’azione legale sarebbe una novità davvero interessante. Ma lo togliamo dall’imbarazzo. Domani alle 12,00 presenterò personalmente l’esposto denuncia contro il Movimento Cinque Stelle e Beppe Grillo”. scrive su facebook il tesoriere del Pd. Difendere Boschi anche Ettore Rosato. “È vergognoso e strumentale l’attacco M5s a Boschi teso unicamente a coprire i disastri di Roma o l’inchiesta sulle firme false a Palermo. Si occupino dei problemi della gente e non di fare gli aspiranti pm visto che non hanno né i criteri morali né le capacità giuridiche”, dice il capogruppo dem alla Camera. Identico il commento di Lorenzo Guerini, secondo il quale “il M5s strumentalizza un brano di un libro, su cui tra l’altro Maria Elena Boschi ha già espresso la volontà di citare in giudizio, per nascondere le clamorose difficoltà sui rifiuti che sommergono Roma e soprattutto l’imbarazzo delle registrazioni audio di Palermo”. “Credo che la Boschi abbia dato mandato ai suoi legali di tutelarla perché il fatto deve essere dimostrato. La politica è abituata a speculare senza accertare i fatti, è una cattivissima abitudine. I giudizi non si fanno sui giornali e con le dichiarazioni stampa. Non voglio entrare nei dettagli, non ho letto il libro di De Bortoli, immagino che sia stata una frase riferita, che De Bortoli non fosse presente”, dice invece il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.

La sfiducia e la smentita (del 2015) di Ghizzoni – La questione Banca Etruria era costata alla Boschi una mozione di sfiducia respinta dall’aula di Montecitorio con 373 No e solo 129 Sì. “Io amo mio padre che è una persona perbene. Ma se ha sbagliato deve pagare, come tutti. Non c’è spazio per favoritismi. Se i fatti contestati fossero veri? Mi dimetterei”, aveva detto nel suo intervento in Parlamento l’allora ministra delle Riforme. Era il 18 dicembre del 2015:  lo stesso anno in cui – secondo De Bortoli – aveva chiesto l’intervento di Unicredit.  Secondo Bloomberg – citato dall’agenzia Ansa in un take del 10 dicembre del 2015, e quindi una settimana prima della mozione di sfiducia a Boschi  – l’ex ad Ghizzoni aveva dichiarato in un incontro con la stampa estera che Unicredit non era interessata ad acquistare Banca Marche, Etruria, Carife e CariChieti, cioè le banche salvate dal governo.

Banche e massoni – Il passaggio relativo all’interesse di Boschi per il destino di Banca Etruria compare a pagina 209 del libro di De Bortoli, al centro del capitolo dedicato a Matteo Renzi (intitolato “La bulimia del potere“), in cui il giornalista parla di massoneria. “Ho esagerato forse (il riferimento è per il suo ultimo editoriale in cui parla di “stantio odor di massoneria” ) ma nulla mi toglie dalla testa che nel dedalo di rapporti di quella che Ernesto Galli della Loggia sul Corriere ha chiamato ‘consorteria toscana’, le appartenenze massoniche un ruolo lo hanno giocato e continuino a giocarlo. Del resto, poche settimane dopo il mio articolo, Libero, diretto da Maurizio Belpietro, svelò le frequentazioni di Flavio Carboni e il suo interessamento per il vertici di Banca Etruria. Il vicepresidente della banca aretina, Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena, aveva incontrato il faccendiere sardo in un paio di occasioni durante le quali gli avrebbe chiesto consigli su chi mettere alla direzione generale dell’istituto”.

Per non dimenticare – I Boschi hanno venduto le proprie azioni prima del crac di Banca Etruria. Mica come i 130.000 coglioni che ci hanno rimesso tutti i loro risparmi. Perchè loro sono loro, mentre voi non siete un cazzo !!

 

Boschi

 

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Per non dimenticare – I Boschi hanno venduto le proprie azioni prima del crac di Banca Etruria. Mica come i 130.000 coglioni che ci hanno rimesso tutti i loro risparmi. Perchè loro sono loro, mentre voi non siete un cazzo !!

 

Le cifre le ha fomite a memoria, senza nemmeno leggere gli appunti che si era preparata la notte prima, la stessa Maria Elena Boschi il giorno in cui si è difesa alla Camera dalla mozione di sfiducia presentata su Bancopoli dal Movimento 5 stelle. «Come è noto», ha spiegato il ministro dei Rapporti con il Parlamento, «io posseggo, o sarebbe meglio dire possedevo, 1.557 azioni di Banca Etruria che ho acquistato. Mio padre possiede, o meglio possedeva, 7.550 azioni di Banca Etruria, mia madre 2.013, mio fratello Emanuele 1.847 e mio fratello Pierfrancesco 347».

In quel discorso – si legge su “Libero” – c’era di sicuro un passaggio non corrispondente alla verità: la legge non consentiva a nessun membro della famiglia Boschi di nascondere le informazioni su quelle azioni. Non perché familiari di un membro del governo (lì possono invocare la legge sulla privacy), ma perché componenti il nucleo familiare di un «soggetto che svolge funzioni di amministrazione, di controllo o di direzione in un emittente quotato». Quindi quelle azioni non avrebbe dovuto rivelarle la Boschi in aula solo una volta messa spalle al muro sullo scandalo. Ma era obbligatorio rendere pubblico ogni acquisto e ogni vendita compiuto fra il 2011 quando papà Boschi è entrato nel consiglio di amministrazione della Banca popolare dell’Etruria.

In 15 giorni il titolo dell’Etruria mise a segno un rialzo record del 68%

Il momento della vendita di quelle azioni non è indifferente, al di là del fatto che nessuno può essere diventato ricco con quello. Ma in quel periodo ci sono stati due rialzi extra dei titoli. Il primo in seguito alla presentazione di un’offerta pubblica di acquisto dell’Etruria ufficializzato dalla Banca popolare di Vicenza a un euro per azione. Fu proprio il cda di cui Boschi era vicepresidente a respingere quella proposta senza mai motivarne le ragioni, e senza convocare una assemblea degli azionisti per fare approvare la decisione. Il titolo crollò. Si è poi ripreso solo nella seconda metà di gennaio 2015 proprio grazie alle prime voci sul decreto Renzi che trasformava in società per azioni le banche popolari. In 15 giorni il titolo dell’Etruriamise a segno un rialzo record del 68%, doppio a quello registrato dalla migliore delle altre banche popolari coinvolte.

Da Londra una lezione di civiltà: la banca fallisce? Il manager va in galera. Proprio come da noi…

banca

 

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Da Londra una lezione di civiltà: la banca fallisce? Il manager va in galera. Proprio come da noi…

 

È entrata in vigore, in Gran Bretagna, la legge che prevede il carcere per i banchieri che provocano il fallimentodelle loro società con comportamenti scorretti. Fortemente voluta dal Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, la nuova legge vuole dimostrare che «il governo ha appreso la lezione del passato».

PER IL FALLIMENTO DELLA BANCA, MAXIMULTA A CARCERE FINO A 7 ANNI

 La legge, che riguarda i top manager di istituti di credito e banche di investimento, punisce tutte quelle condotte, come la sbagliata gestione del rischio, che anche “solo” per negligenza portano a perdite mettendo a rischio l’impresa e, soprattutto, i suoi clienti. Per i casi più gravi sono previste una pena fino a sette anni di carcere e multe senza limiti che potranno essere attinte anche dai bonus e dagli stipendi.

OSBORNE: «GIUSTO IL CARCERE PER IL TOP MANAGER COLPEVOLE»

Il conservatore Osborne ha parlato della nuova legge come dell’«ultima pietra miliare nel mio piano per garantire che il sistema delle banche britannico operi ai più alti standard possibili». «È assolutamente corretto che un senior manager che con le sue azioni provoca il fallimento della sua banca affronti il carcere», ha rivendicato il Cancelliere dello Scacchiere, che ormai tempo fa paragonò i manager che provocano il fallimento di una banca ai ladri. «È sbagliato che le persone che rubano in un negozio siano messe in galera e che ai cattivi banchieri, invece, non sia chiesto di pagare il conto», disse il Cancelliere, lanciando la campagna che poi avrebbe portato all’approvazione della legge.

Fonte: Secolo d’Italia

Per non dimenticare: – Scusate, nel giro di 24 ore abbiamo letto sui giornali: “Islanda 46 anni di carcere per 9 banchieri colpevoli di cattiva gestione” …e “Banca Etruria, tutti assolti” …ma solo a me viene un tantino il sospetto che stiamo in un paese di m….??

Islanda

 

 

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Per non dimenticare, ecco un nostro articolo di 2 anni fa…

 

Scusate, ieri abbiamo letto: “Islanda 46 anni di carcere per 9 banchieri colpevoli di cattiva gestione” …Oggi leggiamo: “Banca Etruria, tutti assolti” …ma solo a me viene un tantino il sospetto che stiamo in un paese di m….??
Banche – In Islanda i colpevoli vanno in galera: 46 anni di carcere per 9 banchieri! 

Nessun media racconta quello che è successo in Islanda, queste informazioni sono state pubblicate dal sito YourNewsWire.com. Una punizione meritata che dovrebbe essere imposta ai nostri truffatori, non solo i banchieri, sopratutto i nostri cari truffaldini politicanti.

L’Islanda ha agito in modo diverso dal resto dell’Europa e degli Stati Uniti, consentendo che i banchieri fossero perseguiti come criminali piuttosto che trattarli come una specie protetta.

L’Islanda ha riconosciuto nove banchieri (banche principali) colpevoli e li ha condannati a decenni di carcere per reati legati alla crisi economica del 2008.

Giovedi, 6 ottobre la Corte Suprema islandese ha reso un verdetto di colpevolezza per i nove imputati per manipolazione del mercato Kaupthing, dopo un lungo processo che ha avuto inizio nel mese di aprile dello scorso anno.

Leggi QUI l’articolo intero

 

…Poi leggi questo

Il giudice ha assolto l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari, l’ex dg Luca Bronchi e il direttore centrale Davide Canestri imputati per ostacolo alla Vigilanza. La procura annuncia appello

Leggi QUI l’articolo intero

 

E poi uno non si chiede in che cazzo di paese viviamo?

Ma Voi tranquilli, andate a votare SI per dare consenso a questa gente!

by Eles

tratto da: http://blogdieles2.altervista.org/scusate-ieri-letto-islanda-46-anni-carcere-9-banchieri-colpevoli-cattiva-gestione-oggi-leggiamo-banca-etruria-tutti-assolti-solo-viene-un-tantino-sospetto-ch/