Recovery Fund, Lega e Fdi boicottano l’Italia e non votano a favore! – Perchè a loro degli Italiani non frega niente! Hanno solo bisogno che stiano male per potersi lamentare e dare la colpa a qualcuno!

 

 

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Recovery Fund, Lega e Fdi boicottano l’Italia e non votano a favore! – Perchè a loro degli Italiani non frega niente! Hanno solo bisogno che stiano male per potersi lamentare e dare la colpa a qualcuno!

Nonostante l’Italia sia la prima beneficiaria netta dei fondi stanziati (209 miliardi di euro), Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti dal voto.

La plenaria del Parlamento Europeo vota oggi una risoluzione di maggioranza sull’esito dei negoziati sul Recovery Fund e sul Quadro finanziario pluriennale. Nonostante l’Italia sia la prima beneficiaria netta dei fondi stanziati (209 miliardi di euro), Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti dal voto. “Per loro vengono prima i sovranisti e poi l’Italia” attacca l’eurodeputata M5s Laura Ferrara. Forza Italia invece vota a favore.

 “Ho votato a favore”, ha dichiarato Berlusconi, “Ci siamo battuti fin dal principio per questo risultato e ora l’Italia avrà a disposizione 209 miliardi: si tratta di un compromesso, ma è un compromesso positivo, che toglie tra l’altro argomenti ai nemici dell’Europa. Per utilizzare questi aiuti l’Italia dovrà predisporre un piano di riforme che deve essere orientato allo sviluppo e non alla spesa assistenziale. È una occasione che il Paese non può permettersi di sprecare”.

Però l’ex Cavaliere chiede all’esecutivo di essere coinvolto nelle discussioni: “Chiediamo al governo che l’opposizione, pur nella distinzione dei ruoli, sia davvero coinvolta nelle decisioni che disegneranno l’Italia del futuro”.

“Sono invece contrario e preoccupato per i tagli annunciati al bilancio Ue 2021-2027 che avrebbero conseguenze negative anche sull’Italia in settori decisivi come quelli dell’agricoltura, della difesa, della salute e diminuirebbero inoltre la portata di programmi importanti come quello per il controllo delle frontiere contro l’immigrazione illegale” ha concluso.

Salvini accusa il Governo: “Importa migranti infetti per prorogare stato di emergenza” – Sì Salvini, quello che a marzo voleva aprire tutto. Sì Salvini, quello che elogia l’operato dell’amico Trump. Sì Salvini, il leader del partito che amministra le regioni in cui abbiamo avuto l’80% degli infetti… Sì, Salvini!

 

 

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Salvini accusa il Governo: “Importa migranti infetti per prorogare stato di emergenza” – Sì Salvini, quello che a marzo voleva aprire tutto. Sì Salvini, quello che elogia l’operato dell’amico Trump. Sì Salvini, il leader del partito che amministra le regioni in cui abbiamo avuto l’80% degli infetti… Sì, Salvini!

Il leader della Lega, Matteo Salvini, chiama in causa i migranti sbarcati in Italia per attaccare il governo sulla gestione dell’emergenza Coronavirus: “Il governo sta importando infetti. Magari è una strategia per tenerci sotto lo stato di emergenza fino al 31 ottobre. Noi non li facciamo uscire dall’aula se questi vogliono tenere sotto ricatto gli italiani fino al 31 ottobre. Non c’è nessuna emergenza sanitaria”.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, torna all’attacco del governo. E lo fa tirando in ballo il suo storico cavallo di battagli: i migranti. Un tema da sempre caro all’ex ministro dell’Interno. Ovviamente ritiene che siano loro i colpevoli dei nuovi casi di Coronavirus registrati in Italia.

Salvini accusa: “Il governo sta importando infetti. Magari è una strategia per tenerci sotto lo stato di emergenza fino al 31 ottobre. (Qui una domanda qui dovrebbe sorgere spontanea: se le regioni amministrate dalla lega ne producono così tanti, che bisogno c’è di importarli?)

Salvini accusa: “Il governo sta importando infetti. Magari è una strategia per tenerci sotto lo stato di emergenza fino al 31 ottobre. Noi non li facciamo uscire dall’aula se questi vogliono tenere sotto ricatto gli italiani fino al 31 ottobre. Non c’è nessuna emergenza sanitaria, chiunque voglia prorogare lo stato d’emergenza è un nemico dell’Italia e degli italiani”. Salvini parla in conferenza stampa prima di andare a Lampedusa, dove è arrivato nel primo pomeriggio. Salvini, in mattinata, parla di un’azione “criminale” da parte del governo sul tema dei migranti: “Stanotte ne sono sbarcati 400. C’è un governo che sta ammazzando la Sicilia. Il governo odia la Sicilia, evidentemente. Il Pd e i 5 stelle odiano la Sicilia. È l’anno più difficile dal dopoguerra per il turismo, spalancare i porti ed essere sui Tg di tutto il mondo come il campo profughi d’Europa è una roba criminale, da criminali”.

Salvini: governo è complice dei criminali
Il leader leghista prosegue: “Temo che non sia incapacità, temo sia complicità. Questo governo è nato perché l’Italia tornasse a essere il campo profughi d’Europa: è complice dei criminali, questo è il giudizio politico. Con quelli di stanotte siamo a 1.400 arrivi in 48 ore. Ma dove siamo? E spargono gli infetti. E poi alcuni giornalisti scrivono: allarme, focolai, stato di emergenza. Ci credo, se importi non lavoratori ma infetti. Magari è una strategia per tenerci sotto lo stato di emergenza fino al 31 ottobre”.

Salvini a Lampedusa: qui situazione drammatica
Salvini parla poi con l’Adnkronos, ribadendo il concetto: “In tempo di virus gli ultimi focolai sono tutti arrivati grazie a questa gente. La politica di questo governo è doppiamente criminale”. Arrivato a Lampedusa rincara la dose: “La politica dei porti aperti del governo è assolutamente criminale. Sono quadruplicati gli sbarchi rispetto all’anno scorso”. Poi su Facebook scrive: “Qui hotspot di Lampedusa. Come potete vedere la situazione drammatica, ci sono 800 persone invece di 190, quasi tutti adulti, maschi, giovani, in forma e belli robusti. Questi non sono naufraghi, c’è un vergognoso traffico di esseri umani di cui il Governo italiano è complice in maniera criminale”. “Questa non è immigrazione, ma caos. Ho trovato quasi 800 persone, ovunque: sui tetti, a terra. Poche donne, pochi bambini e tutti gli altri belli e forti”, conclude.

E noi continuiamo a chiederci: Ma questo è un uomo?

Vi raccontiamo le furbizie fiscali degli Olandesi, quelli che ci fanno la morale, quelli che non vogliono “regalare soldi agli Italiani”

 

Olandesi

 

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Vi raccontiamo le furbizie fiscali degli Olandesi, quelli che ci fanno la morale, quelli che non vogliono “regalare soldi agli Italiani”

L’Olanda beneficia di rendite di posizione fondate sullo sfruttamento della competizione fiscale al ribasso tra Paesi del vecchio continente. Per tutelare questo vantaggio competitivo, l’Olanda ha lucida e utilitaristica. Tutti i dettagli nell’analisi di Francesco Giuliani, tributarista partner Studio Fantozzi & Associati

L’Europa, durante il Coronavirus, ha dimostrato di saper guardare la realtà e di non essere incatenata alle sue regole. Una Unione Europa spesso raffigurata come una sorta di totem della tecnocrazia o come una matrigna crudele inchiodata agli zero virgola ha dimostrato di conoscere il significato della parola flessibilità con la sospensione delle regole di bilancio, la politica monetaria espansiva, i “piani di recupero”.

Quell’identità marmorea a cui i suoi detrattori la inchiodano resiste però quando si affronta il tema fiscale. Se la necessità di rispondere alla più grande crisi del Dopoguerra ha messo in discussione certezze apparentemente inscalfibili e ha offerto il pretesto per ridisegnare i capisaldi dell’organizzazione del lavoro a livello planetario, apparentemente poco si è mosso sul fronte della governance economica dell’Ue, che ormai somiglia sempre più a una creatura mitologica, dotata di una politica monetaria unica e di ventisette politiche fiscali nazionali. Negli ingranaggi, però, in maniera indiretta è finito qualcosa che potrebbe inceppare il vecchio motore degli egoismi fiscali. L’incarico dato alla Commissione di individuare delle politiche coordinate volte ad aumentare le risorse a favore delle istituzioni comunitarie presenti (Commissione Ue, Mes) o future (Recovery Fund), affinché queste ultime possano indebitarsi sul mercato al posto dei paesi membri, beneficiando di minori tassi d’interesse ha determinato, sia pur sotto traccia, una parziale cessione di sovranità alle istituzioni comunitarie anche in materia fiscale.

Il momento per un ripensamento sarebbe sicuramente propizio. Ma questo salto di qualità trova l’opposizione dei cosiddetti “falchi”, i cosiddetti guardiani del rigore del Nord Europa. Il paradosso è che questi Paesi pretendono una rigidità di bilancio da Paesi ai quali drenano risorse attraverso pratiche fiscali sleali. Alcuni Stati membri come Olanda, Lussemburgo e Irlanda, infatti, pongono in essere pratiche di dumping fiscale e contributivo che, come ha detto di recente il presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli “possono minare le fondamenta della stessa costruzione europea. Paesi come l’Irlanda, l’Olanda e il Lussemburgo sono veri e propri paradisi fiscali nell’area euro che attuano pratiche fiscali aggressive, che danneggiano le economie degli altri Stati membri e che, anche grazie a queste pratiche, registrano elevatissimi tassi di crescita. La stessa crescita di questi Paesi non trova spiegazione nei fondamentali economici, ma è in larga parte riconducibile alla presenza di società veicolo. In effetti, le imprese a controllo estero rappresentano oltre un’impresa su quattro del Lussemburgo, mentre generano il 73,6% del margine operativo lordo complessivo prodotto dalle imprese in Irlanda, a fronte del 12,7% in Italia”.

Il punto è che grazie al modello liberale e mercantilista dell’Unione, l’Olanda beneficia di rendite di posizione fondate sullo storico inserimento nel commercio internazionale e sullo sfruttamento della competizione fiscale al ribasso tra Paesi del vecchio continente. Per tutelare questo vantaggio competitivo storico, l’Olanda ha adottato una politica apparentemente schizofrenica, ma in realtà lucida e utilitaristica. Alla severità nell’esigere il rigore dagli altri governi dei Paesi membri, non corrisponde infatti un analogo rigore nel tassare le multinazionali che utilizzano quel Paese come trampolino di lancio per trasferire in esotici paradisi fiscali miliardi di euro, che rappresentano perdite di entrate per gli altri stati membri dell’Unione.

Storicamente, l’infrastruttura economica olandese risale ai tempi della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali, e si è poi sviluppata per intercettare i traffici commerciali internazionali, dando luogo a una legislazione fiscale di favore idonea proprio ad attrarre investimenti stranieri. Alla base di questa infrastruttura è posto l’ampio volume di convenzioni contro le doppie imposizioni sottoscritte dall’Olanda con Stati esteri che le consente il trasferimento di flussi reddituali transfrontalieri (interessi, dividendi e royalties) verso paradisi fiscali, minimizzando l’onere fiscale complessivo. Tutto ciò ha consentito all’Olanda di divenire il punto d’arrivo degli investimenti esteri in Europa, specialmente da parte di multinazionali americane. E dopo Brexit tale ruolo potrebbe enfatizzarsi ulteriormente.

Un esempio aiuta a meglio comprendere quanto si sta affermando: un gruppo multinazionale canalizza le royalties relative all’utilizzo del marchio per il business europeo nell’headquarters olandese. In tal modo, la ricchezza accumulata viene poi trasferita dall’Olanda verso un paradiso fiscale (per esempio, Aruba), ancora usufruendo di disposizioni di favore di cui godono le società aventi sede nella medesima Olanda, che rendono pressoché inconsistente – o quantomeno estremamente leggero – il carico fiscale. È evidente che questo sistema – che tecnicamente si definisce di profits shifting – da un lato, riduce i profitti della consociata italiana aumentando quelli olandesi, ma soprattutto, dall’altro, genera una fortissima motivazione per tutte le imprese multinazionali a trasferire le proprie sedi nei Paesi Bassi, causando danni enormi agli altri Stati membri. Tramite meccanismi di tale genere, è stato infatti calcolato che l’Olanda sottrae dieci miliardi di dollari all’anno dalla catena del valore prodotto nei Paesi dell’Unione Europea, di cui 1,5 miliardi solo all’Italia. Come corrispettivo di un danno di 10 miliardi di dollari all’anno per i membri dell’Unione europea, i Paesi Bassi raccolgono appena 2,2 miliardi di dollari aggiuntivi di imposte sulle società. Specularmente, per ogni dollaro che i Paesi Bassi ricevono grazie ai profitti spostati nel loro paese, l’Unione europea, nel suo insieme, perde quasi 4 dollari di imposte sulle società. C’è un altro dato che fotografa l’anomalia: nei Paesi Bassi le multinazionali USA presentano un ammontare di utili per dipendente pari a 575mila dollari, cioè 10 volte maggiore dell’ammontare medio che generano negli altri paesi dell’Unione Europea: 46mila dollari per dipendente in Germania, 36mila in Francia, 45mila in Italia e 34mila in Spagna.

E’ chiaro che l’Europa dovrebbe ragionare in un’ottica di sistema e ricercare strumenti per gestire e modificare questa situazione. Esistono, almeno teoricamente, due vie percorribili. Una è poco più che una provocazione: l’abolizione dell’imposta sulle società in ambito europeo, o comunque lo spostamento del momento impositivo alla distribuzione degli utili. Ciò comporterebbe però il raddoppio delle tasse sulle persone fisiche, sulle quali sarebbe spostato tutto il carico impositivo e non risolverebbe il problema della scarsa o inesistente imposizione delle multinazionali che fondano i propri redditi principalmente su fattori produttivi di tipo “intangible”, ma sposterebbe ancora di più il carico impositivo sul fattore produttivo meno mobile: il lavoro. Tale ipotesi risulterebbe di difficilissima attuazione per evidenti ragioni elettorali. La seconda rimane la proposta di direttiva per una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (Common Consolidated Corporate Tax Base – CCCTB) nell’ambito dell’Unione Europea, la cui prima proposta è stata presentata dalla Commissione nel 2011. La proposta, ancora all’esame del Consiglio, mira a fornire alle imprese un insieme unico di norme in materia di imposta sulle società per operare in tutto il mercato unico. In questo modo verrebbero invalidati gli effetti delle politiche di trasferimento del valore verso paradisi fiscali interni alla UE, come l’Olanda. Tale proposta è stata individuata tra le priorità nel programma della Commissione von der Leyen, ma tale obiettivo presenta insidie politiche facilmente comprensibili a causa delle resistenze dei Paesi che attualmente ne traggono un beneficio diretto, e non bisogna dimenticare che per l’approvazione di riforme in ambito fiscale è richiesta l’unanimità.

È auspicabile che il disperato bisogno della liquidità necessaria per impostare il rilancio delle economie dopo la crisi sanitaria in corso sia d’impulso all’adozione di questi nuovi strumenti normativi che determineranno, per l’appunto, una redistribuzione della catena del valore e delle connesse basi imponibili dai Paesi che fungono da meri intermediari a quelli dove viene svolta un’attività economica effettiva. Una battaglia che si intreccia con il più ampio problema della formazione di un nuovo paradigma del commercio internazionale, che è causa dell’attuale battaglia commerciale tra USA e Cina, oltre che con le regole fondamentali di attribuzione della potestà impositiva. E’ su questo fronte, dunque, che i Paesi mediterranei dovrebbero insidiare i “rigoristi”, costruire ampie alleanze e ricondurre queste scelte nel superiore interesse dell’Unione, forse anche decidendo davvero, per la prima volta, di andare allo scontro diretto e usare il doomsday device fornito dall’art. 116 TFUE per imporre ai Paesi “free-riders rigoristi” quel minimo di armonizzazione della fiscalità delle imprese (magari proprio la CCCBT con una aliquota minima)  la cui assenza sempre di più si rivela inconciliabile col corretto funzionamento del mercato interno.

La Marca (Pd) non osserva la quarantena rientrando dal Canada: “Non ero obbligata, sono deputata” – È la versione 2020 di “Io sono io e voi non siete un cazzo”

 

La Marca

 

 

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La Marca (Pd) non osserva la quarantena rientrando dal Canada: “Non ero obbligata, sono deputata” – È la versione 2020 di “Io sono io e voi non siete un cazzo”

La Marca (Pd) non osserva la quarantena rientrando dal Canada: “Non ero obbligata, sono deputata”

La deputata del Pd Francesca La Marca è rientrata nei giorni scorsi dal Canada, ma non ha osservato la quarantena di 14 giorni prevista per chi ritorna in Italia da Paesi extra Ue. Ma la deputata non ha violato la legge perché in quanto parlamentare è esentata dall’obbligo, come prevede un articolo del decreto legge del 9 marzo 2020.

“Non ho fatto la quarantena perché sono una deputata”. So giustifica così, in un’intervista sul ‘Corriere della Sera’, Francesca La Marca, nata a Toronto, deputata del Pd, eletta per  la seconda volta a Montecitorio nel 2018, circoscrizione Estero.

La vicenda che la vede protagonista è stata raccontata in esclusica da ‘Il Giornale’, scatenando le proteste dei lettori del quotidiano. Rientrata a Roma dal Canada, dove è stata eletta, per partecipare ai lavori della Camera, la parlamentare non ha rispettato il periodo di quarantena di 14 giorni previsto per chi torna in Italia da Paesi extra UE. La Marca ha raccontato come è andato il suo ritorno in Italia e cosa è successo all’aeroporto di Fiumicino: “È vero, – ha ammesso – non sono stata in isolamento ma c’è una ragione”.

‘Quando arrivo a Fiumicino – dichiara – il carabiniere mi dice: “Essendo deputata lei è esentata dalla quarantena” per motivi di lavoro”. Spiega poi meglio cosa ha fatto: “Primo: ho fatto subito un tampone e sono negativa. Secondo: ripeterò il tampone nelle prossime ore”. Ha spiegato inoltre di non aver avuto alcun sintomo al suo arrivo all’aeroporto, né quando – il 13 luglio – si è presentata in Parlamento.

Il carabiniere che effettuava i controlli all’aeroporto probabilmente si riferiva all’articolo 7 del decreto legge 9 marzo 2020, n. 14, uno dei primi che sono stati varati da quando è iniziata l’emergenza Covid in Italia. All’articolo 7, infatti, si legge: “La disposizione (della quarantena di 14 giorni), del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, non si applica agli operatori sanitari e a quelli dei servizi pubblici essenziali che vengono sottoposti a sorveglianza. I medesimi operatori sospendono l’attività nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per COVID-19”. Francesca La Marca, in quanto parlamentare, non deve quindi rispettare l’obbligo di quarantena.

tratto da: https://www.fanpage.it/politica/la-marca-pd-non-osserva-la-quarantena-rientrando-dal-canada-non-ero-obbligata-sono-deputata/
https://www.fanpage.it/

Il vergognoso tweet di Salvini sulla tragedia di Palermo e le risposte di Pif e del trombettista Roy Paci: “Un modo di fare politica che fa schifo” – “Lei è un turpe e miserabile sciacallo”

 

Salvini

 

 

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Il vergognoso tweet di Salvini sulla tragedia di Palermo e le risposte di Pif e del trombettista Roy Paci: “Un modo di fare politica che fa schifo” – “Lei è un turpe e miserabile sciacallo”

Pif contro il tweet di Salvini su Palermo: “Un modo di fare politica che fa schifo”

Anche il trombettista Roy Paci non risparmia le critiche al leader della Lega: “Lei è un turpe e miserabile sciacallo”.

Poi Salvini ci ripensa: “Bisogna salvare tutti”

Mi sembra chiaro ed evidente che questo tweet ‘elettorale’ di Matteo Salvini faccia semplicemente schifo!“. È un commento ‘a freddo’ quello che arriva da Pif come lui stesso scrive sui social: “Per un problema tecnico di Twitter non sono riuscito a pubblicare un mio impulsivo commento al tweet ‘elettorale’ di Matteo Salvini, riguardo il temporale di Palermo. Tweet pubblicato mentre le auto galleggiavano, alcuni genitori con i propri figli cercavano salvezza nuotando e mentre arrivava la notizia di una coppia morta annegata in un sottopassaggio. In due ore è caduta l’equivalente di un anno di pioggia. Non ricordo di aver mai visto una cosa simile a Palermo in tutta la mia vita. Ora che è passata una notte, posso giudicare il tweet ‘elettorale’ di Salvini in maniera meno impulsiva e serena”.

Il tweet di Salvini, prosegue Pif, “è il prodotto di un modo di fare politica che fa semplicemente schifo. Non è una questione di destra o di sinistra, fa semplicemente schifo e basta. Lo schifo non risolve i problemi del Paese. Lo schifo illude il popolo e fa avere un meraviglioso stipendio, e poi un’ottima pensione, a chi lo crea“, conclude.

In molti hanno attaccato il leader della Lega tanto da far entrare in trend topic su Twitter l’hashtag #Salvinisciacallo. Tra questi anche il trmobettista siciliano Roy Paci che scrive: “Ho sempre ritenuto superfluo commentare qualsiasi suo post ma di fronte alla morte di due miei concittadini per questa immane tragedia le dico semplicemente una cosa: lei è un turpe e miserabile sciacallo. Spero che le nostre lacrime diventino per lei gocce della tortura cinese”.

“L’importante è che salvino tutti quelli che devono essere salvati. Oggi sono zen“. Così Matteo Salvini torna sul suo tweet sul maltempo a Palermo che ha scatenato le polemiche. Aggiungendo “Tutti vanno salvati”…

Oggi sono Zen… Una ironia idiota e del tutto fuori luogo. Perchè quello che ha detto non gli è bastato. Continua a prendere per il culo noi, la gente di Palermo, le vittime della tragedia ed i loro familiari…

Se questo è un uomo…

 

Da “la pagheranno” a “li pagheremo”: il governo si arrende a Benetton

 

Ponte Morandi

 

 

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Da “la pagheranno” a “li pagheremo”: il governo si arrende a Benetton

Sembra arrivata all’epilogo la vicenda Autostrade dopo il consiglio dei ministri, ma quello che ne è uscito è un vero e proprio schiaffo in faccia alla città di Genova e a tutti e tutte coloro che subiscono e hanno subito la malagestione di Autostrade: i Benetton sono salvi.

Cassa Depositi e Prestiti sottoscrive un aumento di capitale riservato per arrivare al 51% di ASPI; successivamente altri investitori graditi a CDP – si parla di PosteVita, degli americani Blackstone, del fondo australiano Macquarie – comprano azioni da Atlantia, fino a portarla ad una quota tra il 10 e il 12%.

Fino al completamento dello scorporo di ASPI da Atlantia non potranno distribuire dividendi, ma dal momento della ricollocazione in Borsa della “nuova” società anche Atlantia li intascherà, come gli altri azionisti.

I mercati festeggiano, perché ancora una volta i grandi padroni del nostro paese non tireranno fuori un euro per le loro malefatte.

Al contrario: CDP – che non é “lo Stato”, ma una società del MEF che gestisce il risparmio postale delle famiglie – rileva un’infrastruttura che necessità di lavori di manutenzione per circa 7 miliardi, a detta dell’attuale AD, e che quindi non sarà, almeno all’inizio, adeguatamente remunerativa – dopo che per anni i Benetton hanno speso al massimo 300 milioni all’anno.

In breve:

1. Lo Stato costruisce un’infrastruttura coi soldi pubblici e la dà in gestione ai Benetton.

2. I Benetton per anni fanno profitti colossali reinvestendo solo una minima parte, insufficiente, in manutenzione.

3. Crolla un ponte a causa della mancata manutenzione, lo Stato lo ricostruisce coi soldi pubblici.

4. Invece di revocare immediatamente la concessione e chiedere i danni al concessionario, il Governo ricompra quote azionarie dai Benetton.

5. I Benetton non pagano un euro per i danni causati alla collettività.

6. Subentreranno altri investitori, replicando un modello di gestione che punta a soddisfare gli appetiti privati piuttosto che tutelare l’interesse generale.

In questo teatro tutti gli attori si tolgono la maschera. I 5 Stelle subiscono una sconfitta clamorosa che tenteranno di spacciare per vittoria; il PD e Italia Viva si riconfermano per quello che sono, gli amici dei potenti; il centrodestra, dopo essere stato il responsabile del contratto di concessione ai Benetton, oggi si straccia le vesti per un accordo che avrebbe sottoscritto di volata se solo ne avessero avuto la possibilità.

Il partito unico dei ricchi è l’unico partito in parlamento.

 

 

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/07/16/da-la-pagheranno-a-li-pagheremo-il-governo-si-arrende-a-benetton-0130068?fbclid=IwAR02IfjdXAMgDe9Ow2eyVlrgxILIGHXISXCuUMRHrqSyBAP2-rB_bP4R1WU

Unione Europea: ecco come Irlanda, Olanda e Lussemburgo sfilano ogni anno 23 miliardi dalle tasche degli Italiani!

 

Unione Europea

 

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Unione Europea: ecco come Irlanda, Olanda e Lussemburgo sfilano ogni anno 23 miliardi dalle tasche degli Italiani!

Due gli elementi che dovrebbero fare riflettere gli italiani. La prima è che questi tre Paesi sono quelli che si atteggiano a rigoristi nei confronti dell’Italia. La seconda è che i Governi del nostro Paese consentono che si consumi questa vergogna contro i cittadini italiani 

di Luca Pinasco

Irlanda, Olanda e Lussemburgo guadagnano ogni anno rispettivamente 106, 57 e 47 miliardi attraendo multinazionali grazie alla fiscalità vantaggiosa. Ce lo dice uno studio pubblicato da 3 docenti delle Università di Berkley e di Copenhagen.

In breve si comportano da paradisi fiscali dentro l’Unione Europea.

Emerge dallo studio un altro dato importante: l’Italia perde 23 miliardi di dollari l’anno a causa dello spostamento delle sedi fiscali di grosse società nei 3 Paesi sopra citati.

Praticamente in un anno e mezzo perdiamo una cifra equivalente al prestito MES. La cosa più buffa e che quei Paesi sono gli stessi che si atteggiano a rigoristi nei confronti dell’Italia.

Questa è l’UE che va smontata, pezzo dopo pezzo.

 

 

tratto da: https://www.inuovivespri.it/2020/07/16/ue-ecco-come-irlanda-olanda-e-lussemburgo-sfilano-ogni-anno-allitalia-23-miliardi/?fbclid=IwAR1mSK96f1MXFIjGk1Ismnjq5CYJ1YWh8mSfl8-LLhV5XhNyFOLuaFFK954

Come si censurano le notizie – Extracomunitario a folle velocità su di un suv investe e uccide una donna friulana… Notizia da prima pagina, Salvini, che stenta a nascondere l’erezione, pontifica sul web… Ma niente, l’extracomunitario è americano, un militare americano. E allora SILENZIO…!

 

militare americano

 

 

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Come si censurano le notizie – Extracomunitario a folle velocità su di un suv investe e uccide una donna friulana… Notizia da prima pagina, Salvini, che stenta a nascondere l’erezione, pontifica sul web… Ma niente, l’extracomunitario è americano, un militare americano. E allora SILENZIO…!

Omicidio stradale militare. Come ti nascondo la notizia…

Non diteci che siamo prevenuti e malfidati… Potremmo rispondere che siamo “post-venuti” perché di “fiducia” non ne possiamo più nutrire, dopo tante prove. Specie nei confronti dell’informaziona mainstream (quella che vorrebbe persino condurre una campagna globale contro le fake news…).

Capita così di girare in cerca di notizie e di imbattersi in una “breve” del TgRegionale del Friuli Venezia Giulia. Una breve, come si faceva un volta per i normali incidenti stradali.

Anche se da qualche anno, un potere bulimico-terroristico che non trova più “grandi problemi” da trattare come se si fosse in guerra, ha abituato tutti a trattare come un “caso da prima pagina” anche gli incidenti stradali. Soprattutto se protagonisti negativi – insomma: quelli che erano alla guida del mezzo investitore – sono, nell’ordine, extracomunitari, minorenni o comunque giovani, con alto tasso alcolemico o non negativi ai test antidroga.

Anche noi, che pure non indulgiamo in condiscendenza verso chi si mette alla guida senza avere padronanza di tutti i propri sensi, troviamo tutto ciò decisamente eccessivo. Ma almeno spereremmo in un giudizio “uguale per tutti”, come recita quella scritta beffarda in tribunale.

E invece:

Una donna di 55 anni, Silvia Portuesi, ha perso la vita questa mattina dopo essere stata investita da un’auto. L’incidente è avvenuto a Maniago.

La donna, che era sordomuta, è stata investita mentre camminava sul bordo della strada, a poca distanza dalla sua abitazione.

E’ stata centrata da una vettura condotta da uno statunitense che, dopo l’urto, è uscita di strada. Il guidatore è uscito autonomamente dall’auto. Per Silvia Portuesi non c’è stato nulla da fare, è spirata sul colpo.

Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, i Vigili del fuoco di Maniago, i Carabinieri e la Polizia americana.

Silvia Portuesi era originaria di Vajont. Lascia una figlia.”

Insomma: la notizia era di quelle che dovrebbero far gola al mainstream quotidiano: “cittadino extracomunitario uccide con la propria auto donna friulana scampata da bambina alla tragedia del Vajont“.

Prima reazione: “bravi però, questi del Tg Regionale, non si sono fatti depistare dal fatto che l’investitore fosse un extracomunitario” (gli Stati Uniti, notoriamente, non fanno parte dell’Unione Europea, anche se ne comandano la politica estera e militare).

Seconda reazione: “ma che cavolo ci sta a fare la polizia americana per un normale incidente stradale nella campagna friulana?”

Terza reazione: “guardiamo un po’ la foto”.

Si vede un Suv superfigo della Dodge (ora marchio del gruppo Fca, ossia Fiat-Chrysler) rovesciato sul ciglio della strada. Si vede che andava molto forte, per rovesciarsi così all’impatto con il corpo di una donna…

Lo sguardo cade sulla targa, come farebbe chiunque: pixelata dai Carabinieri, manco fosse il volto di un bambino in un’inchiesta sulla pedofilia.

Strano, no? E certo: se il suv è targato “Afi” (American Force Italy), ossia è un mezzo militare, magari usato impropriamente fuori servizio, meglio nascondere il fatto.

Sia mai detto che “l’odio per gli stranieri” – ufficialmente stigmatizzato su tutto il circuito mainstream – si dovesse dirigere verso un militare degli Stati Uniti di cui, ovviamente, non viene fornito nome, cognome, sesso, etnia, colore della pelle, convinzioni religiose e tanto meno il grado.

“Teniamo la cosa bassa”, si devono esser detti in redazione mentre il direttore girava gli occhi… In fondo siamo nella regione della strage del Cermis, dove due piloti di caccia Usa in vena di cazzeggio col loro aereo superfigo tranciarono di netto i cavi della funivia, provocando 20 morti.

Quei due non pagarono la loro stronzaggine neanche con un giorno di galera… Come quello di ieri, molto probabilmente.

fonte: https://contropiano.org/news/politica-news/2020/07/13/omicidio-stradale-militare-come-ti-nascondo-la-notizia-0130009?fbclid=IwAR0I5s59SJuSJ2FOPKpjAMz7VakaoKn3OqAKEp5BEgcU0ree6OIodwEH5M8

 

Aggressione razzista contro Beatrice Ion, nazionale di basket in carrozzina “straniera del c… torna al tuo paese”, picchiato il padre che cercava di difenderla – Questa è la cultura fascio-leghista che sta infestando l’Italia – Noi ci vergogniamo di queste porcherie, loro ne vanno fieri!

 

Aggressione razzista

 

 

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Aggressione razzista contro Beatrice Ion, nazionale di basket in carrozzina “straniera del c… torna al tuo paese”, picchiato il padre che cercava di difenderla – Questa è la cultura fascio-leghista che sta infestando l’Italia – Noi ci vergogniamo di queste porcherie, loro ne vanno fieri!

 

Aggressione razzista contro Beatrice Ion, nazionale di basket in carrozzina

L’atleta italiana di famiglia romena è stata presa di mira da razzisti che l’hanno definita “straniera del c… torna al tuo paese’ e poi hanno picchiato il padre che cercava di difenderla

Una vergogna, l’ennesima. In un paese nel quale razzismo e insofferenza per i disabili sono sempre più evidenti.

Vittima la cestista della Nazionale di basket in carrozzina Beatrice Ion. La 22enne atleta dell’Amicacci Giulianova e suo padre, Viorel Eduard, sono stati vittime di un’aggressione a sfondo razziale mentre si trovavano di fronte al cancello della loro casa di Roma.

Questo il racconto dell’azzurra su Facebook:  “Vivo in Italia da 16 anni, ho la cittadinanza italiana, ho fatto tutte le scuole qui e sto continuando gli studi all’università italiana, gioco nella nazionale italiana di basket in carrozzina e mi considero in tutto e per tutto italiana eppure sono stata aggredita, mio papà è stato aggredito ed è in ospedale probabilmente con uno zigomo rotto perché a detta loro siamo degli stranieri del cazzo che devono tornare al loro paese, ah tralasciando le offese che mi sono presa perché sono disabile. Non dite che il razzismo in Italia non esiste perché io l’ho vissuto oggi dopo 16 anni che vivo qui e fa male. A voi che ci avete aggrediti, vergognatevi saremo anche stranieri ma abbiamo più dignità di voi, e voi che avete guardato il tutto senza alzare un dito vi dovreste vergognare più di loro”.

 

 

Conte proroga lo “Stato di emergenza” – L’indignazione di Salvini… Ma veramente qualcuno sta a sentire un cretino che a febbraio avrebbe voluto riaprire tutto, con tutti i morti che ne sarebbero derivati?

 

 

Salvini

 

 

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Conte proroga lo “Stato di emergenza” – L’indignazione di Salvini… Ma veramente qualcuno sta a sentire un cretino che a febbraio avrebbe voluto riaprire tutto, con tutti i morti che ne sarebbero derivati?

Capitanati da Salvini, i fascio-sovranisti stanno già montando un gigantesco circo dove Conte sarebbe uno spietato dittatore che vuole cancellare la libertà del popolo per imporre la dittatura sanitaria. Abituiamoci, perché saranno queste le argomentazioni dell’opposizione, nonostante Conte abbia detto che nulla è sicuro e soprattutto non abbia parlato di quarantena, ma solo di prorogamento dello stato di emergenza, cioè esattamente come adesso, dove non sembra che le libertà stiano venendo negate, anzi: le regole sono più che mai violate e si parla della pandemia come se avessimo scampato il pericolo.

Ma su twitter la situazione è degenerata in fretta:

Allungare lo “stato di emergenza” fino al 31 dicembre? NO grazie. Gli Italiani meritano fiducia e rispetto, donne e uomini eccezionali che hanno dimostrato buon senso e generosità che adesso vogliono vivere, lavorare, amare. (Matteo Salvini)

Seguono altri post che Vi risparmiamo… Tanto leggere queste cazzate danneggia solo il fegato…