“In Italia centrodestra alimenta razzismo e odio” …e stavolta non lo dice Di Maio ma Amnesty International…!

 

Amnesty International

 

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“In Italia centrodestra alimenta razzismo e odio” …e stavolta non lo dice Di Maio ma Amnesty International…!

Secondo Amnesty International il centrodestra in Italia alimenta razzismo e odio

Nel rapporto annuale di Amnesty International del 2017-2018, si legge che l’Italia è “intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, di paura ingiustificata dell’altro”. La maggior parte delle dichiarazioni politiche di Lega Nord (50%), Fratelli d’Italia (27%) e Forza Italia (18%) sono discriminatorie, razziste o incitano all’odio e alla violenza

Incremento dell’odio razziale da una parte e crescita dell’attivismo per i diritti civili dall’altra: questo è quello che emerge dal rapporto globale di Amnesty International del 2017-2018.

Nei 159 paesi del mondo presi in analisi il tema dei diritti umani è centrale, soprattutto in seguito all’ascesa di Donald Trump, secondo quanto denuncia il rapporto.

Ma non solo: anche gli altri leader mondiali sono colpevoli di aver allentato la presa sulla questione dei diritti umani.

“Le organizzazioni della società civile vengono criminalizzate in un numero crescente di Paesi”. I rifugiati e i migranti sono ancora considerati una minaccia per stati come la Libia e l’Australia, dove di fatto esiste ancora la deportazione dei richiedenti asilo.

Oltre ai migranti, vittime dell’odio sono anche le comunità LGBT in Russia, ma Amnesty dichiara che “sicuramente quest’anno al vertice della piramide dell’odio ci sarebbe l’orrenda campagna militare di pulizia etnica dei Rohingya in Myanmar”.

La situazione risulta drammatica anche in Italia. Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia ha dichiarato che “l’Italia sembra concentrare più di altri Paesi europei le dinamiche di tendenza all’odio”. E prosegue “è intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, di paura ingiustificata dell’altro”.

Ricordando anche i fatti di Macerata, Rufini ha aggiunto: “C’è una parte di Paese che si ritiene ‘bella, pura, italiana, mentre il resto non merita di condividere il territorio’”.

Nel clima di tensione in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, Amnesty evidenzia che la maggior parte delle dichiarazioni politiche di “Lega Nord (50 per cento), Fratelli d’Italia (27 per cento) e Forza Italia (18 per cento) veicolano stereotipi, sono discriminatorie, razziste o incitano all’odio e alla violenza in campagna elettorale”.

Matteo Salvini, candidato premier e segretario nazionale della Lega, ha già espresso pubblicamente la volontà di voler incontrare i referenti di Amnesty in risposta a queste dichiarazioni contro la coalizione di centrodestra.

Amnesty in questo scenario definito preoccupante ha evidenziato che però ci sono anche paesi dove la crescita dei movimenti in difesa dei diritti umani rende la situazione positiva.

La fortissima partecipazione dei movimenti di denuncia come la “Women’s March”, “Me too” e “Ni una menos” sono segnali positivi.

E il rapporto ricorda anche “l’eliminazione del divieto totale di aborto in Cile e i passi avanti per il matrimonio egualitario a Taiwan”.

“Mentre ci avviciniamo al 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani a dicembre 2018, la sfida che abbiamo di fronte è chiara. È il momento di reclamare l’idea fondamentale di uguaglianza e dignità di tutte le persone, di conservare quei valori e chiedere che siano alla base delle decisioni e delle prassi politiche”.

 

tratto da: https://www.tpi.it/2018/02/22/amnesty-rapporto-italia-centrodestra-alimenta-odio-razziale/

 

Elezioni politiche, Amnesty International: “In Italia centrodestra alimenta razzismo e odio”

Nel rapporto annuale di Amnesty International, relativo al 2017-2018, si evidenzia un generale incremento dell’odio razziale e nello stesso tempo una crescita dei movimenti per i diritti civili. Nella campagna elettorale italiana gli slogan razzisti vengono utilizzati maggiormente dal centrodestra.

Dal Rapporto 2017-2018 di Amnesty International, che fornisce un’analisi sull’attuale situazione dei diritti umani in 159 Paesi del mondo, viene fuori uno scenario poco rassicurante. L’anno che si è appena concluso è stato caratterizzato dall’odio, da una parte, e dall’altra si registra anche una crescita dell’attivismo e di movimenti per i diritti civili.

Secondo la lettura di Amnesty, i leader mondiali nel 2017 hanno sempre più abbandonato i diritti umani, e l’ostilità dei governi si estende anche “contro le organizzazioni della società civile, criminalizzate in un numero crescente di Paesi”, come nel caso della proposta di legge contro le ong che aiutano i migranti in Ungheria. “Il presidente Trump ha inaugurato l’anno 2017 con il Muslim Ban”, ricorda Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. Anche per questo quest’anno il rapporto è stato lanciato a livello mondiale a Washington, e non a Londra come gli anni precedenti, in quanto Amnesty vuole sottolineare proprio come l’arretramento della presidenza Trump nei diritti umani “stia stabilendo un precedente pericoloso”. I rifugiati e i migranti sono il bersaglio di campagne ostili in tutto il mondo, ma non sono solo loro le vittime delle discriminazioni.

“In Russia la comunità LGBT è perseguitata” ha detto Marchesi, e “nelle Filippine, il contrasto al traffico di droga ha assunto la forma di una campagna violentissima in cui le persone povere sono state eliminate in modo sommario”. Amnesty non fa una gerarchia delle nazioni più colpite, “ma se dovessimo quasi fare un’eccezione, sicuramente quest’anno al vertice della piramide dell’odio ci sarebbe l’orrenda campagna militare di pulizia etnica dei Rohingya in Myanmar”.

Per quanto riguarda gli Stati membri dell’Ue, “viste le restrizioni importanti introdotte, la libertà di manifestazione pacifica non è più data per scontata”, denuncia Marchesi. Il rapporto mette in luce come per milioni di persone del mondo sia sempre più difficile accedere a servizi di base come alloggio, cibo, istruzione, acqua.

I rifugiati e i migranti poi sono visti come minaccia e questa visione tende e giustificare “scelte politiche o prassi per tenerli lontani”: in Australia esiste ancora il confinamento dei richiedenti asilo sulle isole, mentre il fatto che in Libia i migranti siano sottoposti a reclusione, violenze, torture e schiavitù rende “inaccettabile la scelta di collaborare con gli attori” del Paese “al fine di impedire ai migranti di avvicinarsi alle nostre coste”. Ma a fronte di queste situazioni denunciate Amnesty testimonia anche un “aumento di vecchi e nuovi attivisti”, che hanno raggiunto nel 2017 alcuni traguardi, come “l’eliminazione del divieto totale di aborto in Cile, i passi avanti per il matrimonio egualitario a Taiwan”. E cita per esempio . il caso degli Stati Uniti, dove “gli attivisti hanno lanciato la Women’s March”, mentre sulla rete sono nati i movimenti di denuncia contro la violenza sulle donne e bambine “Me too” e “Ni una menos”. Un anno nero sul tema dei diritti umani, ma c’è “qualche segnale di speranza che arriva dalla società civile”, ha concluso Marchesi.

La situazione in Italia
In un clima mondiale di crescente xenofobia, evidenziato dal dossier, il nostro Paese sembra toccato in modo maggiore dal fenomeno: “L’Italia sembra concentrare più di altri Paesi europei le dinamiche di tendenza all’odio”. Come ha evidenizato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, Se nel 2014 l’Italia era “orgogliosa di salvare le vite dei rifugiati e considerava l’accoglienza un valore importante nel quale la maggior parte dell’opinione pubblica si riconosceva”, oggi “è intrisa di ostilità, razzismo, xenofobia, di paura ingiustificata dell’altro”, non solo verso i migranti ma anche vero rom e Lgbt. “C’è una parte di Paese che si ritiene “bella, pura, italiana, mentre il resto non merita di condividere il territorio”, ha spiegato Rufini, citando anche i fatti di Macerata.

Amnesty, utilizzando lo strumento del “Baromentro politico” per monitorare le campagne social di 1.425 tra candidati ai collegi per le elezioni di Camera e Senato, 17 leader politici in corsa alle elezioni e i candidati a presidenti delle regioni Lazio e Lombardia. In vista delle elezioni politiche del 4 marzo, ha sottolineato che il 95% delle dichiarazioni di politici che “veicolano stereotipi, sono discriminatorie, razziste o incitano all’odio e alla violenza in campagna elettorale” sono da attribuire ai tre partiti della coalizione di centrodestra: “Lega Nord (50%), Fratelli d’Italia (27%) e Forza Italia (18%)”.

 

Tratto da: https://www.fanpage.it/elezioni-politiche-amnesty-in-italia-centrodestra-alimenta-razzismo-e-odio-sui-social/

Vorremmo ricordare a tutti i Tg che per mesi ci hanno aperto le loro edizioni, che l’indagine su Virginia Raggi per il caso Romeo è stata ARCHIVIATA. E senza che Di Maio abbia promosso alcun giudice!

 

Virginia Raggi

 

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Vorremmo ricordare a tutti i Tg che per mesi ci hanno aperto le loro edizioni, che l’indagine su Virginia Raggi per il caso Romeo è stata ARCHIVIATA. E senza che Di Maio abbia promosso alcun giudice!

Abbiamo atteso qualche giorno prima di pubblicare la notizia… Volevano vedere se la dava qualche Tg… Gli stessi Tg che sul caso Romeo ci hanno ricamato un mese…

L’inchiesta su Virginia Raggi è stata archiviata

Il gip ha accolto la richiesta della procura, che non ha trovato prove della volontà di Raggi di favorire Salvatore Romeo

L’inchiesta sulla sindaca di Roma Virginia Raggi per la nomina di Salvatore Romeo a capo della sua segreteria è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della procura di Roma, che non aveva trovato prove sufficienti per sostenere l’accusa di abuso di ufficio che era stata formulata. Raggi era accusata di abuso di ufficio per aver scelto Romeo come capo della sua segreteria in modo arbitrario e avergli attribuito uno stipendio molto maggiore di quello che aveva per il suo precedente lavoro al Dipartimento partecipate.

Romeo stesso era indagato con l’accusa di concorso in abuso di ufficio, e anche per lui la procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’indagine. Questa indagine è quella collegata alla famosa storia delle polizze vita intestate da Romeo a Raggi, ma non è l’unica inchiesta sul conto della sindaca di Roma, che dal prossimo 21 giugno sarà a processo per l’accusa di falso per la nomina di Renato Marra a un altro incarico comunale.

Dall’inizio, in breve
Poche settimane dopo la sua elezione a sindaco di Roma, nell’estate del 2016 Virginia Raggi nominò Salvatore Romeo a capo della sua segreteria, un ruolo di aiuto al lavoro del sindaco per sua natura basato su un rapporto fiduciario con il sindaco stesso. Romeo era già dipendente dell’amministrazione comunale romana e lavorava al Dipartimento partecipate con uno stipendio di 39.000 euro l’anno.

La promozione temporanea di dipendenti comunali a ruoli maggiormente “politici” è una prassi di tutte le amministrazioni ed è regolata dall’articolo 90 del Testo unico per gli enti locali (TUEL), che però ha un problema. Il TUEL prevede infatti una differenza di stipendio per i dipendenti dell’amministrazione comunale chiamati a incarichi speciali temporanei dal sindaco: se fanno parte delle stessa amministrazione comunale mantengono il loro stipendio normale, se fanno parte di un’altra amministrazione comunale possono essere inquadrati con uno stipendio da dirigenti.

Questa regola può però creare grosse disparità di stipendio tra persone che fanno di fatto lavori simili: Romeo, per esempio, avrebbe dovuto mantenere il suo stipendio da dipendente comunale pur facendo un lavoro di maggior impegno e responsabilità. Per questa ragione era prassi consolidata delle amministrazioni comunali applicare a tutti i casi simili l’eccezione prevista per gli incaricati chiamati da amministrazioni di altre città, e così fece anche Raggi con Romeo, a cui venne attribuito uno stipendio da dirigente di fascia III, ovvero di circa 111 mila euro all’anno.

Per arrivare alla nomina e all’attribuzione dello stipendio, Raggi aveva chiesto il parere dell’avvocatura comunale di Roma e dell’ANAC, l’autorità anticorruzione: l’avvocatura aveva confermato la possibilità di inquadrare Romeo con uno stipendio da dirigente, l’ANAC aveva però indicato che lo stipendio fosse quello di un dirigente di fascia I, di circa 93.000 euro all’anno. Lo stipendio di Romeo era quindi stato abbassato.

L’accusa
Secondo l’accusa della procura, la scelta di attribuire a Romeo uno stipendio da dirigente era illegittima e per questo Raggi era stata accusata di abuso di ufficio, avendo procurato a Romeo un ingiusto vantaggio patrimoniale. Secondo la procura, inoltre, la nomina era stata approvata con un iter procedurale errato ed era quindi illegittima. Romeo era stato accusato di concorso in abuso di ufficio e si era dimesso nel dicembre 2016 dal suo incarico di capo della segreteria della sindaca Raggi. Erano i primi e molto turbolenti mesi della nuova amministrazione del Movimento 5 Stelle a Roma e Romeo era anche stato accusato dalla ex capo di gabinetto del comune di aver agito per estromettere dall’amministrazione comunale tutte le persone considerate “nemiche” della nuova sindaca.

Le polizze
La vicenda della nomina di Romeo era quella collegata alla storia delle due polizze vita che Romeo stesso aveva stipulato e di cui Raggi era beneficiaria. La storia era stata raccontata da un’indagine dell’Espresso a inizio 2017: si era scoperto che Romeo aveva circa 10 polizze vita i cui beneficiari erano membri del Movimento 5 Stelle e c’era il sospetto che queste polizze avessero in qualche modo a che fare con la sua nomina a capo della segreteria della sindaca. Raggi aveva sempre detto di non sapere niente delle polizze, che avevano un valore complessivo di circa 60.000 euro e che potevano essere liquidate solo in caso di morte di Romeo.

L’archiviazione
Il giudice per le indagini preliminari di Roma Annalisa Marzano ha accolto la richiesta di archiviazione della procura per Raggi e Romeo per “infondatezza della notizia di reato”. Secondo le conclusioni di Marzano, la nomina di Romeo e l’ammontare del suo stipendio erano stati scelti seguendo una prassi che esisteva da tempo nell’amministrazione comunale e Raggi – avendo chiesto pareri all’avvocatura e all’ANAC – aveva agito in buonafede e nella convinzione di non violare nessuna legge.

Il decreto di Marzano ha anche escluso che le polizze stipulate da Romeo possano aver avuto un ruolo nella sua nomina, dicendo che è del tutto credibile che Raggi non ne sapesse niente fino a che della loro esistenza non aveva parlato l’Espresso.

Raggi ha commentato la notizia dell’archiviazione con un messaggio su Facebook.

Infondatezza della notizia di reato. Con queste parole il Tribunale di Roma ha cancellato più di un anno di schizzi di fango, ricostruzioni fantasiose e insulti perché avevo nominato Salvatore Romeo a capo della mia segreteria politica.

Oltre un anno di accuse da parte di politici e dei tanti “soloni” che, dalle loro comode poltrone negli studi e salotti tv, pontificavano su materie che evidentemente non conoscono.

Il giudice sottolinea la trasparenza e la bontà del mio operato grazie alle richieste di pareri legali che, prima della nomina, ho fatto all’avvocatura del Campidoglio e all’Autorità Nazionale Anti Corruzione di Raffaele Cantone. E, soprattutto, definisce falso che io possa aver nominato Salvatore Romeo per beneficiare di tre polizze assicurative di cui io non sapevo assolutamente nulla. Ancora fango e facile ironia sulle “polizze a mia insaputa”.

Eppure avevo ragione: sono stata accusata ingiustamente da tanti che ora taceranno o faranno finta di nulla. Invece, voglio ringraziare i miei avvocati, la magistratura che ha fatto chiarezza e tutti voi che avete creduto in me, certi che mi sia sempre comportata correttamente. Andiamo avanti a testa alta.

 

 

tratto da: https://www.ilpost.it/2018/02/20/virginia-raggi-salvatore-romeo-archiviazione/

ECCO CHI E’ IL NOSTRO PRESIDENTE – Sandro Pertini: “Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo” !!

Pertini

 

 

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ECCO CHI E’ IL NOSTRO PRESIDENTE – Sandro Pertini: “Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo” !!

 

Dall’intervista rilasciata da Sandro Pertini a Nantas Salvalaggio della  “La Domenica del Corriere”:
Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione. Non c’è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. Io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto…
Io spero che i documenti dei famosi ‘pretori d’assalto’ siano vagliati con rigore. Spero che tutto sarà discusso in aula, e nessuna copertura sarà frettolosamente inventata dai padrini dell’assegno sottobanco… Mi fanno pena i magistrati e i politici che cercano di tagliare le gambe ai pretori dell’inchiesta sullo scandalo del petrolio. Dicono che sono troppo giovani: ma da quando la giovinezza è un reato? Se mai è un sintomo esaltante e meraviglioso: significa che il Paese ha una riserva di coraggio e di onestà nelle nuove generazioni. E poi, mi creda: questi giovani (beati loro!) sono stati esemplari, rapidissimi. In tredici giorni hanno vagliato quintali di documenti. Hanno perduto ciascuno tre o quattro chili, mi dicono.

Ma è quel sudore, quella fatica, che possono ora lavare le macchie dei piccoli e grandi corruttori. Nel mio partito mi accusano di non avere souplesse. Dicono che un partito moderno si deve ‘adeguare’. Ma adeguare a che cosa, santa Madonna? Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo. Meglio allora il partito non adeguato e poco moderno. Meglio il nostro vecchio partito clandestino, senza sedi al neon, senza segretarie dalle gambe lunghe e dalle unghie ultralaccate… Dobbiamo tagliarci il bubbone da soli e subito. Non basta il borotalco a guarire una piaga. Ci sono i ladri, gli imbroglioni? Bene, facciamo i nomi e affidiamoli al magistrato.

Ecco, io non so perché ancora qualcuno si stupisca che la classe politica attuale goda di così poca stima presso i cittadini… quel che è certo è che se ci fossero un po’ più Sandro Pertini, questo Paese sarebbe certamente migliore. E se non ci sono, non stiamo a lamentarci e a piangerci addosso: cominciamo noi nel nostro piccolo a fare i Sandro Pertini. Cominciamo a non adeguarci, a protestare ogni volta che le cose vengono fatte “secondo il sistema” e non “secondo coscienza”. Forse non cambierà nulla, ma se l’onestà di una persona sola come Pertini ai vertici dello Stato ha fatto tanto, figuriamoci se a quei vertici ce ne fossero almeno un centinaio.

Quella, nel paese che non ha mai risolto la Questione Morale, sarebbe la vera rivoluzione.

 

tratto da: http://siamolagente2.altervista.org/ecco-chi-e-il-nostro-presidente-sandro-pertini-se-adeguarsi-vuol-dire-rubare-io-non-mi-adeguo/

Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga – Insomma, un altro grande successo del Governo Renzi, l’ennessimo…

 

Insegnanti

 

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Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga – Insomma, un altro grande successo del Governo Renzi, l’ennessimo…

 

Insegnanti beffati: devono restituire gli 80 euro di Renzi, voragine in busta paga

«A poche settimane dal voto voglio ringraziare pubblicamente Renzi e il Pd per la valorizzazione del merito per gli insegnanti. Grazie, perché nel 2017, oltre agli 80€ mensili, ho arrotondato lo stipendio grazie a diverse attività extra (funzione strumentale, commissioni varie, attività extracurricolari valorizzate solo grazie al bonus di merito). Ora finalmente vedo l’impegno ripagato con uno stipendio di febbraio (e temo anche marzo, aprile, maggio e giugno) molto basso: iniziano a togliermi gli 80€. In pratica, ho lavorato di più ma gratis…».  È il testo ironico, ma amarissimo, di una lettera aperta del professor Fabio Macchi pubblicata sul sito Orizzonte scuola, lettera che si conclude così: «Oggi che è il mio compleanno e ho ricevuto questo bel regalo, ringrazio Renzi, ringrazio il PD e ringrazio la Buona Scuola o come la chiamammo a suo tempo, e nome mai fu più azzeccato, la #BonaSola…».

Migliaia di insegnanti, in queste ore, sono alle prese con la propria “voragine” in busta paga, quasi per tutti intorno ai 300 euro. A partire dal 1° gennaio 2018l Legge di Bilancio 2018 ha rideterminato i limiti di reddito che danno diritto al bonus Renzi 2018. Il limite inferiore passa a 24.600 euro lordi, quello superiore a 26.600. Di conseguenza, chi lavora tutti i mesi dell’anno e percepisce un reddito che va da 8.174 euro a 24.600 euro, riceverà il bonus nella misura piena (960 euro), calcolati su base annuale. Altri, molti altri, devono restituirlo.

Un superamento che arriva, quasi per tutti, a causa del rinnovo contrattuale del contratto degli insegnanti, attesissimo da mesi, atto dovuto, ma “concesso” dal ministro Marianna Madiaproprio alla vigilia delle elezioni, con quella promessa: «Con l’aumento contrattuale chi ha avuto gli 80 euro di bonus non li perderà, non è mai stato messo in dubbio». Ma per tanti insegnanti il boomerang è scattato lo stesso…

 

fonte: http://www.secoloditalia.it/2018/02/insegnanti-beffati-devono-restituire-gli-80-euro-di-renzi-voragine-in-busta-paga/

Ficarra e Picone a Salvini: “La Sicilia più bella quando non ci sei…”

Salvini

 

 

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Ficarra e Picone a Salvini: “La Sicilia più bella quando non ci sei…”

A nostro avviso Salvini non è peggio di quei tanti politici siciliani venduti alle segreterie romane e sui quali ricade la colpa dello stato di miseria in cui è ridotta la nostra isola. Quell’esercito di ascari che continua, chissà per quale divino mistero, a gestire il potere. Ma, certamente, il leader della Lega  non è una alternativa e la battuta dei due comici rimane esilarante…

ROMA (ITALPRESS) – “Salvini ha detto che ogni volta che torna in Sicilia la trova sempre più bella? Noi gli rispondiamo: sapessi quanto è bella quando tu non ci sei…”.

Cosi’ Ficarra e Picone al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora.

“La nostra è una constatazione, non una lite. La Sicilia è più bella quando lui non c’è!”. Quindi se Salvini non ci venisse mai, sarebbe ancora meglio… “Eh be’, quello sarebbe una gran cosa”, hanno aggiunto i due ospiti di Rai Radio1, rispondendo a Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. (ITALPRESS).

Ricapitoliamo, Calenda si scaglia contro Embraco che licenzia 500 lavoratori: “Gentaglia – Totale irresponsabilità verso i lavoratori” …Eppure Embraco non fa altro che avvalersi del JOBS ACT voluto da Renzi ed appoggiato dallo stesso Calenda… E allora?

 

Calenda

 

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Ricapitoliamo, Calenda si scaglia contro Embraco che licenzia 500 lavoratori: “Gentaglia – Totale irresponsabilità verso i lavoratori” …Eppure Embraco non fa altro che avvalersi del JOBS ACT voluto da Renzi ed appoggiato dallo stesso Calenda…  E allora?

 

Quanto sbraita Calenda: gentaglia, totale irresponsabilità verso i lavoratori, ne ho fin sopra i capelli…

500 persone sbattute in mezzo ad una strada da un giorno all’altro…

Ma di chi è la colpa, caro Ministro Calenda?

Le multinazionali in fondo stanno semplicemente sfruttando ciò che consente loro il Jobs Act. La riforma ha abolito la Cigs per cessazione e tagliato gli ammortizzatori. Il ministro dovrebbe prendersela con Renzi&Co (e con se stesso, visto che l’ha calorosamente appoggiato).

Embraco (come per casi precedenti K Flex e Alstom Power) infatti ha detto «No» alla richiesta di chiedere la cassa integrazione non per cattiveria ma per semplice calcolo economico.

La riforma del lavoro voluta da Renzi (e appoggiata da Calenda) ha reso per le imprese molto più conveniente licenziare rispetto a chiedere gli ammortizzatori sociali e ha cancellato la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività.

Concederla in questi casi – «per garantire una continuità occupazionale mentre si approfondiscono gli interessi degli imprenditori per una re-industrializzazione», Calenda dixit – alle aziende costa: il Jobs act ha introdotto un «contributo addizionale» che va dal 9 al 15 per cento «della retribuzione globale che sarebbe spettata al lavoratore».

Molto meno costoso proporre il part time fino alla chiusura definitiva, come ha fatto Embraco.

In più anche i lavoratori sarebbero stati più garantiti sia prima che dopo il licenziamento: prima del Jobs Act la cassa integrazione per cessazione era di 12 mesi rinnovabili (totale due anni); dopo il licenziamento un 50enne aveva diritto a 3 anni di mobilità. Ora ha diritto a soli due anni di Naspi.
Insomma, la «gentaglia» contro cui si dovrebbe scagliare Calenda sono Renzi e i suoi economisti, nonché un certo Ministro dello sviluppo economico che lui ben conosce…

By Eles

Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

Roberto Fiore

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Ricapitoliamo… permettete a Roberto Fiore (per chi non ricorda: scappò in Inghilterra dopo la strage del 2 Agosto ’80 e è tornò in Italia, dopo 19 anni, a condanne prescritte) di fare comizi per Forza Nuova e vi lamentate delle violenze degli “antifascisti”? …Ma state giocando col sangue della Gente!

 

E’ di pochi giorni fa la notizia di Bologna – la polizia carica i centri sociali: idranti e lacrimogeni. Zona rossa per il comizio di Forza Nuova.

Un migliaio di manifestanti contro l’estrema destra si è mosso per raggiungere la piazza dove parla Roberto Fiore. Sette i feriti, c’è anche un agente.

Più o meno le stesse tensioni si sono avute a Macerata.

La prossima tappa è Palermo. Li già si urla “Non ci può essere spazio per Roberto Fiore a Palermo”.

Una serie di associazioni, dall’Arci al centro Santa Chiara, dai Cobas all’Anpi, chiedono alla Prefettura, alla Questura e al Comune di vietare il comizio del leader di Forza Nuova, previsto a Palermo sabato prossimo.

“Tutti sappiamo chi siano e cosa rappresentino Forza Nuova e il suo leader, ex capo di Terza Posizione, condannato per banda armata e associazione sovversiva, fuggito all’estero nel 1980 e rientrato in Italia solo dopo che i suoi reati sono caduti in prescrizione senza che lo stato riuscisse a sanzionarlo, e partecipare alle elezioni non è e non può essere un salvacondotto per legittimare organizzazioni di estrema destra come questa che non nascondono affatto nostalgie e riferimenti culturali fascisti e razzisti”…!

Signori, i violenti non sono gli Antifascisti, come li chiamate voi. I violenti sono i CRIMINALI che permettono a questa feccia assassina di parlare in piazza. Che lo faccia pure, ma senza scudo delle Forze dell’Irdine. Vediamo cosa pensano di lui gli Italiani!!

Per chiarirvi le Idee:

Da L’Espresso, 15.12.2017

I soldi all’estero del terrorista impunito: i segreti di Fiore, il fascista che odia i giornali

Un’inchiesta esclusiva de l’Espresso in edicola domenica 17 svela i misteri inconfessabili del leader politico di Forza Nuova: le condanne definitive per banda armata, la latitanza inglese con l’appoggio dei servizi, le casseforti straniere, gli affari a Cipro

Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Ha potuto creare un impero economico a Londra mentre era latitante con appoggi sospetti. Ha fondato un partito neofascista e razzista che da vent’anni è al centro di denunce e arresti per centinaia di azioni violente. E mentre racconta ai giovani italiani di battersi da patriota contro la «nefasta globalizzazione», in realtà tiene i soldi all’estero, in una serie di società cassaforte tra la Gran Bretagna e Cipro.

Ecco la storia segreta di Roberto Fiore, il leader politico di Forza Nuova, ricostruita in un’inchiesta giornalistica pubblicata da L’Espresso nel numero in edicola con Repubblica da domenica 17 dicembre.

Il nostro settimanale ha recuperato le storiche sentenze definitive di condanna di Fiore per i reati di banda armata e associazione terroristica. Come capo di Terza Posizione, l’organizzazione eversiva romana collegata alla banda stragista dei Nar, Fiore avrebbe dovuto scontare cinque anni e mezzo di carcere, ma è scappato a Londra nel 1980 e dopo 19 anni di latitanza è riuscito a far cadere la pena in prescrizione. E intanto ha stretto rapporti da una parte con i leader neonazisti, dall’altra con i servizi segreti, documentati da un’inchiesta del parlamento europeo.

L’Espresso pubblica anche i primi dati completi sull’escalation di azioni violente, raid razzisti e aggressioni politiche commesse in questi anni da giovani neofascisti di Forza Nuova, il partito di estrema destra fondato da Fiore nel 1997. Le statistiche del ministero dell’intero documentano 240 denunce e 10 arresti in soli 65 mesi: in media, un attacco neofascista alla settimana.

L’inchiesta giornalistica svela anche gli affari segreti di Fiore all’estero, con donazioni anomine raccolte da trust di Londra che finiscono in società di famiglia; misterose aziende di Cipro che non pubblicano i bilanci; e soprendenti partecipazioni familiari in un gruppo di spedizioni internazionali che ha come principali clienti gli stranieri immigrati in Italia.

SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

Fedeli

 

 

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SEMPRE PIÙ PIETOSI: la ministra Fedeli prima urla alla “Fake news”, poi si arrampica sugli specchi quando in tv Luca Telese le ricorda la promessa di ritirarsi dalla politica in caso di sconfitta al referendum. Pietosa, ma esilarante!

VALERIA FEDELI MENTE ANCORA!

 

Da Il Giornale:

“Fake news”, “Non si è ritirata?”: scontro Fedeli-Telese

Il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese. Ecco cosa aveva detto prima del referendum

Il ministro dell’IstruzioneValeria Fedeli, ha avuto un acceso scontro in tv a “Tagadà” con Luca Telese.

Al centro delle scintille quella promessa della Fedeli di ritirarsi dalla politica in caso di vittoria del “No” al referendum del 4 dicembre 2016. Telese incalza subito il ministro: “Ma lei non aveva detto che avrebbe smesso con la politica, se avesse perso il Sì al referendum costituzionale? C’ero anche io nella stessa trasmissione”.

La Fedeli ribatte e prova a rimangiarsi quanto detto: “Non ho detto questo. Ho detto un’altra cosa, e cioè che, dal mio punto di vista, dopo la sconfitta del 4 dicembre, si sarebbe dovuti andare al voto” “Non è vero” – replica Telese – “Lei da ministro non può dire questo, quando gira un video, in cui lei dice che non bastava dimettersi, ma era necessario ritirarsi dalla politica”. Poi la chiusura del ministro: “No, mi dispiace, caro Luca. È una fake news”. Ma un video ancora presente sul web mostra esattamente il contrario di quanto sostenuto dalla Fedeli. Ecco le sue parole prima del referendum: “Se vince il No, il giorno dopo bisogna prenderne atto, non possiamo andare avanti perché non avremmo più l’autorevolezza. Sarebbe giusto rimettere il mandato da parte del premier ma anche da parte dei parlamentari: tolgo l’alibi a chi pensa ‘tanto stiamo lì fino al 2018’, perché pensano alla propria sedia. Io non penso alla ‘propria’ sedia”.

QUI il nostro articolo con il video della promessa della Fedeli

QUI il video tratto dalla trasmissione

Ricordate l’aggressione all’inviato Rai da parte del mafioso Spada? Beh, c’è un altro caso molto simile di cui i Tg non hanno alcuna intenzione di parlare: aggredita un’inviata di Fanpage al comizio di De Luca…!

 

Fanpage

 

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Ve ne avevamo parlato solo ieri…

“La nostra quota è del 15%”: il figlio del “signore delle fritture” De Luca affonda nello scandalo appalti rifiuti. Ma per i Tg la notizia è che una decina di grillini non RESTITUISCONO, parte del LORO stipendio…

 

Ricordate l’aggressione all’inviato Rai da parte del mafioso Spada? Beh, c’è un altro caso molto simile di cui i Tg non hanno alcuna intenzione di parlare: aggredita un’inviata di Fanpage al comizio di De Luca…!

COMIZIO DE LUCA, SCHIAFFI ALLA GIORNALISTA DI FANPAGE.IT: “SIETE MONNEZZA!”

Gaia Bozza, cronista di Fanpage, è stata malamente allontanata dall’evento del Pd tenutosi oggi a Salerno, dove erano presenti il governatore campano, “il signore delle fritture”, Vincenzo De Luca e i suoi due figli, Piero (candidato Pd alle elezioni) e Roberto. Quest’ultimo è stato costretto a dimettersi dal suo incarico di assessore al comune di Salerno dopo il coinvolgimento in un’inchiesta sulla corruzione nel settore dei rifiuti, nata proprio da uno scoop di Fanpage.

La giornalista ha rivolto domande a Roberto De Luca ma lui l’ha deliberatamente ignorata. Alcuni presenti sono intervenuti dicendo a alta voce: “Domande qui non se ne fanno. Te ne devi andare”.

Si sente chiaramente la voce di una donna che grida: “Ma tu chi cazzo sei?”. Una delle persone in sala sembra trattenere la cronista, che reagisce dicendo: “Non è questo il modo di trattare i giornalisti”. In un post su Facebook Ciro Pellegrino, caposervizio di Fanpage, ha definito l’episodio un'”aggressione” e l’ha bollato come cosa “particolarmente  infame”.

Il comunicato di Fanpage:

Durante la presentazione della candidatura di Piero De Luca alla Camera dei Deputati, nelle fila del Partito Democratico, una nostra giornalista è stata presa a schiaffi, spintonata e insultata mentre cercava di porre alcune domande a Roberto De Luca, appena dimessosi da assessore al Bilancio del Comune di Salerno, in seguito all’inchiesta “Bloody Money” di Fanpage.it, il tutto alla presenza del Governatore Vincenzo De Luca.

QUI il video

 

 

Nardella assume per chiamata diretta, con un compenso da 47mila euro, la figlia del giudice che archiviò l’amico Renzi. Poi le concede illegittima aspettativa retribuita per motivi di studio. Ma per i Tg i criminali sono quelli che sbagliano i congiuntivi!

 

Nardella

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Nardella assume per chiamata diretta, con un compenso da 47mila euro, la figlia del giudice che archiviò l’amico Renzi. Poi le concede illegittima aspettativa retribuita per motivi di studio. Ma per i Tg i criminali sono quelli che sbagliano i congiuntivi!

 

La figlia del magistrato assunta a chiamata diretta da Nardella già in aspettativa
Chiamata diretta da Nardella: la figlia della giudice che archiviò Renzi già in aspettativa

Per il ‘Fatto’ è “illegittima”: ha 28 anni, compenso da 47mila euro lordi

La figlia del magistrato assunta a chiamata diretta da Nardella già in aspettativa

La notizia rimbalzò su tutte le cronache circa un mese fa, ripresa dall’inchiesta del Fatto Quotidiano. Celeste Oranges, 28enne dal curriculum non strabiliante e con un paio di tirocini alle spalle, scelta dal sindaco Dario Nardella per un incarico alla Città Metropolitana, retribuito con 47mila euro lordi all’anno. Non male.

Una nomina politica, perché Nardella l’ha scelta a ‘chiamata diretta‘. La notizia in quel caso era che Celeste Oranges fosse la figlia di Acheropita Mondera Oranges, la magistrata contabile che chiese l’archiviazione di Matteo Renzi, accusato in Corte dei Conti di danno erariale per le nomine ai tempi in cui era Presidente della Provincia.

Oggi il Fatto Quotidiano è tornato a parlare del caso, rivelando come la 28enne, appena ‘assunta’ a chiamata diretta, abbia già usufruito di un’aspettativa che il quotidiano definisce “illegittima”.

“Dopo averle assegnato l’incarico da 47 mila euro annui per un impegno di 36 ore settimanali, alla giovane è stata riconosciuta una aspettativa retribuita di 150 ore per motivi di studio. E questo è un privilegio riservato al personale organico – scrive testualmente il Fatto di oggi -, secondo quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro del 2000. L’articolo 15 concede ai tempi determinati permessi massimi di 15 giorni e solo in caso di matrimonio”.

Il Fatto, ricordando come la giovane prima della chiamata diretta fosse arrivata 600esima (quindi esclusa) ad un concorso pubblico per entrare in Comune, sottolinea anche come Acheropita Mondera Oranges sia al momento, dal 6 giugno scorso, alla guida della procura della Corte dei Conti della Toscana e come sia stata “convocata a Roma per essere sentita dal procuratore generale della Corte dei conti, che sta verificando se avviare un procedimento disciplinare o una sua possibile incompatibilità ambientale”.

Nardella ha effettuato la chiamata diretta in qualità di sindaco della Città Metropolitana, ma le opposizioni sono pronte a chiederne conto anche in Palazzo Vecchio.

“Non solo ha assunto senza concorso in Città metropolitana la figlia della Procuratrice della Corte dei Conti (che dovrebbe controllare i conti del Comune e della città), ma l’ha assunta per non lavorare – scrive su Facebook Tommaso Grassi, consigliere comunale di Firenze riparte a sinistra -. Sogno per tutte e tutti i giovani universitari che, per mantenersi agli studi, possano avere uno stipendio dal pubblico di 47mila euro. Purtroppo capita solo a chi è meno uguale degli altri, a chi è raccomandato e ha un po’ più diritti degli altri”.

Dopo la notizia della chiamata diretta una giovane fiorentina scrisse al sindaco Nardella per denunciare quella che sentiva come un’ingiustizia, senza ricevere risposta.

 

tratto da: http://www.firenzetoday.it/cronaca/corte-conte-figlia-magistrato-aspettativa.html