Quanto ci costa (a noi contribuenti, non a loro) un seggio sicuro per gli amici di Renzi? Dagospia ha fatto i conti: 5,5 MILIARDI vadauno – tanto vale la concessione autostradale in Alto Adige (dove si candida la Boschi). E tanto ci è costato il salvataggio di Montepaschi (a Siena si presenta Padoan)…

 

Renzi

 

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Quanto ci costa (a noi contribuenti, non a loro) un seggio sicuro per gli amici di Renzi? Dagospia ha fatto i conti: 5,5 MILIARDI vadauno – tanto vale la concessione autostradale in Alto Adige (dove si candida la Boschi). E tanto ci è costato il salvataggio di Montepaschi (a Siena si presenta Padoan)…

 

UN SEGGIO SICURO PD COSTA (AI CONTRIBUENTI) 5,5 MILIARDI – TANTO VALE LA CONCESSIONE AUTOSTRADALE IN ALTO ADIGE (DOVE SI CANDIDA MARIA ETRURIA BOSCHI). E TANTO E’ COSTATO IL SALVATAGGIO PUBBLICO DEL MONTEPASCHI (A SIENA SI PRESENTA PADOAN)

Non c’ è dibattito tv in cui, parlando di programmi elettorali, alla fine non spunti la domanda sui costi delle promesse. Abolire la Fornero? Sì, ma quanti soldi servono?

Ridurre le tasse a una sola aliquota, magari del 15 per cento? Ok, ma il denaro dove lo troviamo? Aumentare le pensioni al minimo? Fantastico, ma se l’ Inps è già in deficit, come si fa?

L’ elenco naturalmente potrebbe continuare, perché la fantasia dei leader politici in campagna elettorale spazia dai bonus agli incentivi, senza farsi mancare nulla. Tuttavia il problema non sono le promesse, che in buona parte non sono realizzabili per totale mancanza di fondi, ma ciò che i partiti e il governo hanno già speso proprio in vista del voto del 4 marzo.

Infatti, non ci sono solo le balle che si raccontano agli elettori per invogliarli a votare un partito o un candidato. Ci sono anche le marchette elettorali, quelle operazioni fatte tenendo un occhio agli sbandierati interessi della collettività e un altro alla ricaduta che potrebbero avere i provvedimenti decisi al momento del voto. Non stiamo parlando solo dei famosi 80 euro prima delle elezioni europee o del più recente contratto degli statali, che – quando si dice il caso – garantirà aumenti di stipendio proprio con la busta paga di febbraio.

No, stiamo alludendo a qualcosa di più subdolo, che adesso vi spieghiamo subito. Prendete per esempio il caso di Maria Elena Boschi, la cocca del segretario del Pd. Dopo la vicenda di Banca Etruria, trovare un collegio che se ne facesse carico era diventato un problema. Di candidarla in Toscana, cioè a casa sua, dove tutti la conoscono, non c’ era neanche da parlarne, perché da quelle parti gli elettori che hanno visto andare in fumo i propri risparmi sono tanti e si rischiava una rivolta anche tra i compagni.

A qualcuno dunque era venuta l’ idea di farla emigrare in Campania, dalle parti di Ercolano, dove il Pd renziano andrebbe alla grande. Ma è bastato parlarne per far insorgere i militanti, per cui anche da quelle parti la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio si è trovata le porte sbarrate.

Che fare, si devono essere chiesti dalle parti del Nazareno? E allora ecco spuntare l’ idea risolutiva: spedirla in Alto Adige, sotto l’ ala protettiva della Südtiroler Volkspartei, il partito altoatesino da sempre alleato del centrosinistra che in cambio, come è noto, ha fatto più di una concessione alla Provincia autonoma. Certo, l’ ex ministra delle riforme è un boccone difficile da mandar giù anche per la Svp, perché il flop della revisione costituzionale, ma soprattutto le polemiche relative alla banca di cui era vicepresidente il padre, non sono cose che si dimenticano in fretta.

Tuttavia i sudtirolesi non potevano scordarsi del regalo che proprio pochi mesi fa il governo Gentiloni ha fatto a Trento e Bolzano. A novembre, con un emendamento al decreto fiscale, alla società che gestisce l’ autostrada del Brennero è stata generosamente garantita la proroga trentennale della concessione. Nessuna gara, nessun bando, ma un semplice protocollo d’ intesa fra ministero e i presidenti delle due Province. I quali, ovviamente, sono anche quelli che indicano i vertici. Insomma, invece di essere privatizzata, l’ autostrada è rimasta in famiglia e anche gli utili, di cui ovviamente gode il Trentino Alto Adige.

Due mesi fa il senatore di Forza Italia, Lucio Malan , calcolò che il dono valesse 5,5 miliardi, senza contare l’ indotto politico. Vi sembrano troppi tutti questi soldi per un seggio? Forse, ma qualcuno deve aver pensato che per impedire la caduta della Boschi non si dovesse badare a spese.

Anche dalle parti di Siena c’ è un’ altra operazione che ai contribuenti è costata un occhio della testa e, guarda caso, anche da quelle parti verrà candidato l’ uomo che ci ha messo la faccia, ovvero il ministro dell’ Economia, Pier Carlo Padoan, colui che ha licenziato il precedente amministratore delegato Fabrizio Viola. L’ ad voleva fare in fretta e chiudere la partita della ricapitalizzazione prima del referendum del 2016, ma la botta per il governo sarebbe stata grossa. Così si decise di rinviare.

Quanto sia costata l’ attesa è noto: subito 4 miliardi, che naturalmente ha dovuto mettere lo Stato, cioè i contribuenti, e che poi sono diventati 5,5. E, quando si dice la coincidenza, il ministro che ha seguito l’ operazione andrà a chiedere il voto proprio ai senesi, pur essendo romano, emigrato per anni in giro per il mondo. Attenzione, non si tratta di voto di scambio, che in questo caso non c’ entra nulla, ma di una campagna elettorale dove per non essere spazzati via non si bada a spese. Con i soldi degli italiani.

fonte: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/seggio-sicuro-pd-costa-contribuenti-miliardi-ndash-tanto-vale-165448.htm

Magnifico Marco Travaglio: “Professione pericolo” …dopo questo editoriale a gente come la Boschi e la Bonino, se avessero un po’ di dignità, non resterebbe altro da fare che contattare Cappato per farsi accompagnare in Svizzera…

Marco Travaglio

 

 

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Magnifico Marco Travaglio: “Professione pericolo” …dopo questo editoriale a gente come la Boschi e la Bonino, se avessero un po’ di dignità, non resterebbe altro da fare che contattare Cappato per farsi accompagnare in Svizzera…

 

“Professione pericolo”: editoriale di Marco Travaglio

A qualcuno parrà strano, ma vorremmo spezzare una lancia, ovviamente etrusca, per Maria Elena Boschi: qualcuno, per favore, le dica dove sarà candidata perché questo gioco dell’oca (absit iniuria verbis) fra la natia Toscana e la Basilicata, le Marche e la Lombardia, la Campania e il Lazio, la Sardegna e il Trentino Alto Adige rischia di umiliarla. È vero che i collegi blindati sono pochi e tutti li vogliono dunque nessuno la vuole. Però insomma, un po’ di rispetto non guasterebbe: è la Madre Ricostituente della Terza Repubblica, mica un pacco postale. Nelle ultime settimane, dopo i figuroni in Commissione banche, le cronache la sballottano tra Arezzo (dove non può più metter piede nemmeno col burqa), Firenze e Lucca, la catapultano chissà perché fra Pomigliano d’Arco ed Ercolano (Pompei no), la rimbalzano come una pallina da flipper dal Frusinate ad Ascoli Piceno, la palleggiano da Matera a Potenza, la destinano fra le brume brianzole e poi fra i nuraghe sardi, infine la paracadutano in quel di Bolzano (dove Renzi conta molto sui voti della minoranza tedesca che, parlando poco l’italiano, potrebbe non capire bene cosa dice). E lei ogni volta, secchiona com’è, si mette lì, curva sul suo desco a studiare gli usi e costumi locali, ma soprattutto i dialetti e gli accenti per sintonizzarsi con gli eventuali elettori. Ora se non le cambiano ancora destinazione, dovrà equipaggiarsi alla tirolese, divisa in panno verde, berretto con ponpon e stella alpina d’ordinanza, borraccia, piccozza, scarponcini, corde e ganci da arrampicata, per guidare l’ala rupestre del Giglio Magico.

A prescindere dal patetico caso umano, sarebbe interessante sapere come la mette il Pd col suo Statuto, che all’articolo 19 impone per i candidati al Parlamento una “selezione a ogni livello col metodo delle primarie o… con altre forme di ampia consultazione democratica” rispettose di “principi” come “la rappresentatività sociale, politica e territoriale dei candidati”, la “competenza” e “la pubblicità della procedura di selezione”. Ora la Boschi è certamente competente su almeno una materia: le interferenze per salvare banca Etruria (non a caso finita in bancarotta). Invece non risulta alcuna “pubblicità della procedura di selezione” del suo nome in Trentino Alto Adige. E neppure una sua “rappresentatività territoriale” in loco, a parte la celebre gita turistica a Madonna di Campiglio spacciata per “missione istituzionale”. Se però i suddetti principi, in un partito che si chiama democratico, sono traducibili in un semplice “decide tutto Renzi, fatevi i cazzi vostri”, va benissimo così.

Ciò che invece ci preoccupa, oltreché della Boschi, è la sorte di Emma Bonino. Brillantemente aggirato l’obbligo di raccogliere le firme per presentare la lista +Europa grazie all’annessione di Tabacci, ora deve risolvere un altro problema ancor più seccante: come aggirare l’obbligo di raccogliere voti per essere eletta. Che poi è lo stesso rovello che affligge la Boschi, ma con una complicazione. La Boschi è candidata nel Pd, partito che – se non scende ancora – lo sbarramento del 3% dovrebbe proprio superarlo: quindi, se non passa nell’uninominale, avrà fino a 5 paracadute nelle liste bloccate del proporzionale. Invece, nei sondaggi, la lista +Europa è ben sotto il 3%: nel proporzionale non eleggerebbe nessuno e la Bonino avrebbe un colpo solo da sparare, nel maggioritario e senza paracadute. Perciò, stando ai bene informati, avrebbe chiesto al Pd un collegio blindato per sé e qualcun altro per i fedelissimi, onde evitare di restare a casa (sarebbe la prima volta da 42 anni, dopo 8 legislature in Italia e 3 in Europa). Il guaio è che i collegi sicuri del Pd sono tutti sull’appennino tosco- emiliano: il Nord è tutto forzaleghista e il Lazio e il Sud sono a maggioranza M5S. E nelle due regioni rosse c’è la ressa di chi ama vincere facile.

Ora, che ad aprirsi il doppio paracadute (collegio blindato e proporzionale) siano partiti che non hanno votato questa lurida legge elettorale, passi. Ma che siano pure quelli che l’hanno votato e addirittura scritto, come il Pd e i suoi derivati, è davvero bizzarro. Ma come, Renzi non aveva assicurato il 20 ottobre che “col Rosatellum i cittadini potranno scegliere il proprio deputato e il proprio senatore perché ci sarà una scheda in cui si sa chi si elegge?”. Ed Ettore Rosato, autore del capolavoro, non aveva spiegato il 10 ottobre che “bisogna ridare fiducia agli elettori che sapranno scegliere fra le persone serie e i populisti”?

E allora tranquilli, compagni: anziché scervellarvi per trovare un paracadute a tutti, abbiate fiducia negli elettori e vedrete che tutto andrà per il meglio. I radicali, poi, si battono da sempre per il maggioritario secco all’inglese: un eletto per collegio e tutti gli altri a casa, vinca il migliore. “Noi radicali – dichiarava la Bonino il 20.7.2009 – siamo sostenitori del bipartitismo fondato sui collegi uninominali”. E il 3.10.2011 tuonava contro i sistemi elettorali che fanno scegliere i candidati “al potere oligarchico dei segretari di partito. Il collegio uninominale secco o a due turni è l’unica strada. I collegi dovrebbero essere come in Inghilterra di 85 mila elettori, per consentire un rapporto tra gli elettori e l’eletto”. Giusto: il bello dell’uninominale è il rischio, lo scontro diretto, spericolato, acrobatico, senza rete. Perciò non crediamo alle malelingue che vogliono la Bonino in fila col numeretto per un collegio blindato lontano da casa. Anzi siamo certi che, per coerenza con le grandi battaglie radicali, non accetterà né la Toscana né l’Emilia come una Boschi qualsiasi. Essendo di Bra, si candiderà senz’altro a Cuneo, “come in Inghilterra”, senza farsi paracadutare dal “potere oligarchico dei segretari di partito”. O no?

di Marco Travaglio da Il Fatto Quotidiano del 24 gennaio

Un grande, profondo e pacato pensiero di Gianluigi Paragone su quelli che ci governano: “abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci”.

 

Gianluigi Paragone

 

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Un grande, profondo e pacato pensiero di Gianluigi Paragone su quelli che ci governano: “abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci”.

 

Il grido di dolore lanciato 4 anni fa da Giannluca Paragone:

Gianluigi Paragone: abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci.

Avremo un Senato purché sia e parlano di riforme.

Abbiamo una disoccupazione spaventosa e un’economia in affanno.
Abbiamo un’opposizione che si sottrae a quel consociativismo lontano parente delle larghe intese di questi tempi. Ma che non viene ascoltata dal Capo dello Stato perché ha mal di testa.
Abbiamo un presidente del Consiglio che gioca a fare il leader senza averne la stoffa ma solo l’arroganza. E la faccia tosta di non rispondere alle sue stesse parole.
Abbiamo presidenti di Camera e Senato senza alcuna preparazione tecnica e infatti si vede come stanno affrontando i passaggi chiave e delicati del dibattito politico.
Abbiamo un presidente della Repubblica che si conferma un attore protagonista oltre il dettato costituzionale.
Abbiamo un Paese in lenta agonia.
Abbiamo una classe politica di ladri di polli, affaroni e incapaci.
Saremo presto preda di grandi speculatori.
Avevamo una dignità.
Avevamo sovranità.
Abbiamo storia e identità.
Non ci meritiamo tanto schifo.
Non ci meritiamo tanti sciacalli.
Cosa daremo ai nostri figli?

di Gianluigi Paragone

…E Travaglio zittisce tutti: “Il punto di forza del M5S, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che NON RUBANO”

 

Travaglio

 

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…E Travaglio zittisce tutti: “Il punto di forza del M5S, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che NON RUBANO”

Di Martedì il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti ha detto che in effetti il M5S al governo lo abbiamo già visto a Roma, Livorno, Torino, i cui sindaci sono tutti indagati.

Il giornalista ha menzionato il caso di Nogarin, il sindaco di Livorno indagato per omicidio colposo per l’alluvione del settembre scorso.

Sallusti, però, deve aver dimenticato che i 5 Stelle, nelle città da loro amministrate hanno ereditato situazioni disastrose e buchi milionari.

Ma non solo. A ricordare la differenza tra le indagini sui 5 Stelle e quelle sui tanti esponenti degli altri partiti ci ha pensato Marco Travaglio, il quale, collegato con lo studio di Floris, ha detto:

“M5S? Ha fatto molti errori e ha incontrato tante difficoltà nel governo delle città. Ma il loro punto di forza, che nessuno è riuscito ancora a scalfire, è che non rubano. E penso che la gente sappia distinguere tra un avviso di garanzia per una disgrazia e un avviso di garanzia per una ruberia”.

E ancora:

“Quando il M5S si comporterà come gli altri, anche dal punto di vista del rubare e del mettersi in tasca i soldi dei cittadini o del favorire gli amici degli amici, allora si potrà dire che i

5 Stelle sono come gli altri. E perderanno quel consenso che oggi hanno. A oggi ce l’hanno proprio perché almeno sul punto della questione morale si sono dimostrati diversi dagli altri. Poi un conto è governare in una città indebitata, un conto è governare il Paese”

Il direttore del Fatto Quotidiano ha anche parlato del fatto che sia Berlusconi che Renzi hanno dichiarato che il loro avverso è il M5S:

“Ha detto che i suoi avversari sono i 5 Stelle, esattamente come Renzi. Evidentemente c’è qualcosa che non ci dicono, se il polo di centrodestra e il polo di centrosinistra individuano come avversario il M5S e non rispettivamente il centrosinistra e il centrodestra. Forse Renzi e Berlusconi pensano di essere molto simili, se non già alleati in pectore in vista del dopo-elezioni”.

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/01/17/travaglio-a-di-martedi-il-punto-di-forza-del-m5s-che-nessuno-e-riuscito-ancora-a-scalfire-e-che-non-rubano/

Tutti i regalini che il governo Renzi-Gentiloni ci ha lasciato in eredità per questo 2018 e su cui in Tv è stato ordinato il silenzio assoluto!

 

governo

 

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Tutti i regalini che il governo Renzi-Gentiloni ci ha lasciato in eredità per questo 2018 e su cui in Tv è stato ordinato il silenzio assoluto!

M5S: ‘Ecco la stangata del governo Gentiloni sulle famiglie’

Riportiamo di seguito il post pubblicato sul Blog Delle Stelle:

“Il 2018 ha debuttato nel segno dell’educatissimo e moderatissimo Gentiloni al governo del Pd. Ma mentre la grande stampa strombazza i dati di una crescita che nessuno ha percepito, ecco che invece qualcuno si preoccupa di ricordare agli italiani quale mazzata, tutt’altro che moderata, arriverà sui bilanci delle famiglie.

L’Adusbef, un’affidabile associazione dei consumatori, ha stimato una stangata da 952 euro a nucleo. Ecco, poi, perché avanzano povertà ed esclusione sociale.

Saliranno Rc Auto, tanto per cambiare, e spese per trasporti. Ma anche Tari ed esborsi per la scuola o i servizi professionali e bancari. Nel dettaglio, si parla, in media, di +40 euro sui pedaggi autostradali, +97 per il trasporto, +49 per la Tari, +45 per l’acqua, +55 per i ticket sanitari, +25 per le assicurazioni auto, +18 per le tariffe postali, +156 per la tariffe professionali e più 38 euro per i costi dei conti correnti bancari.

Questi dati ci spiegano bene perché poi 18 milioni di italiani siano a rischio povertà. Con una percentuale, secondo Istat, passata dal 28,7 al 30% solo dal 2015 al 2017, negli anni dei governi di Renzi e del moderato Gentiloni.

Loro sono quelli bravi e capaci? Sì, bravissimi a farsi i fatti loro a scapito degli italiani.”

Nella giornata di ieri il candidato premier dei 5 Stelle Luigi Di Maio ha proposto di dare una “pensione di cittadinanza” a chi vive sotto la soglia minima di povertà. Una proposta che però non è piaciuta ai parlamentari del Pd, i quali l’hanno derisa,

adinanza_mai_piu_sotto_la_soglia_di_poverta.html” rel=”noopener” target=”_blank”>ha commentato Di Maio,

nonostante siano “rappresentanti di quel partito che in teoria dovrebbe dimostrare una certa sensibilità verso temi come la povertà e l’emarginazione sociale”. Evidentemente, ha aggiunto l’esponente pentastellato, “l’unico tema a cui sono rimasti sensibili sono i loro privilegi”.

Di Maio ha anche spiegato che “se queste persone si tagliassero lo stipendio o rinunciassero al vitalizio, come abbiamo fatto noi del MoVimento 5 Stelle, trovare le coperture per dare una pensione decente ai tanti anziani che non arrivano a fine mese non sarebbe un problema”.

 

tratto da: https://www.silenziefalsita.it/2018/01/21/m5s-la-stangata-del-governo-gentiloni-sulle-famiglie/

Miracolo a Roma – La Capitale ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi della trasmissione di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi!

Santoro

 

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Miracolo a Roma – La Capitale ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi della trasmissione  di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi!

Roma ha quasi 3 milioni di abitanti, ma casualmente, in 2 servizi andati in onda nella trasmissione M di Santoro, viene mostrato lo stesso “contestatore” del M5s e della Raggi, che appare in 2 luoghi e in 2 momenti diversi: è una coincidenza…?

E non è il primo caso di bufale (o fake news come ora amano chiamarle) del suddito del regime Santoro…

Ricordate?

L’ospite del pubblico che da Santoro gettava fango sulla Raggi? Sgamato dalla rete! Fake News e figura di merda madornale

 

A VOLTE RITORNANO: eccolo Raffaele Bonanni quello che, dopo aver preso per i fondelli i lavoratori intascando stipendi da far impallidire Obama ed aver messo al sicuro una favolosa pensionato d’oro, ora bussa alla porta del “nemico” Berlusconi per un posto in Parlamento!

 

Bonanni

 

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A VOLTE RITORNANO: eccolo Raffaele Bonanni quello che, dopo aver preso per i fondelli i lavoratori intascando stipendi da far impallidire Obama ed aver messo al sicuro una favolosa pensionato d’oro, ora bussa alla porta del “nemico” Berlusconi per un posto in Parlamento!

Lo abbiamo lasciato così nel 2014, dopo essere riuscito a non fare un cazzo per i lavoratori (compreso il suo vergognoso girarsi dall’altra parte mentre Monti e Fornero ci massacravano)…

Stipendi d’oro: Bonanni da segretario Cisl guadagnava fino a 336 mila euro

Una pensione d’oro e uno stipendio altrettanto lussuoso per l’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni, protagonista di un’escalation salariale da fare invidia al presidente americano Barack Obama. I numeri sono stati diffusi dal Fatto Quotidiano. Sono stati tutti questi aumenti a consentire all’ex segretario di ritirarsi da pensionato d’oro.

Ma a volte ritornano…

così leggiamo da Il Giornale:

Berlusconi candida Bonanni: la nuova vita dell’ex leader Cisl

Un altro colpo del Cav, che “mette le mani” su un candidato di prestigio in vista delle prossime elezioni politiche del 4 marzo. Si tratta dell’ex segretario della Cisl e oggi affermato broker assicurativo, Raffaele Bonanni torna in politica. Con Forza Italia. Nel suo Abruzzo. “La foto dell’investitura lo immortala, il 20 dicembre scorso” racconta il Fatto Quotidiano, “al tavolo della presidenza della cena di gala di Forza Italia, accanto al coordinatore regionale del partito.

Il timbro finale lo metterà il Cavaliere di Arcore. “La voglia è tanta, la riconoscenza pure”. Bonanni “è stato il baffo d’oro Cisl, il sindacalista manager, l’amministratore delegato delle trattative e del negoziato” prosegue Il Fatto, “e infatti nel 2014 aveva salutato l’alto impiego, ricoperto tra un agio retributivo all’altezza del compito, con la più strabiliante delle buste paga: 336mila euro l’anno”. Di fatto, un caso tra i pochi che si contano e quindi da registrare, l’ex leader della Cisl – grazie all’anagrafe e anche a un po’ al suo ottimo fiuto – è riuscito a dribblare quasi del tutto la riforma Dini che instaurava il regime contributivo che la legge Fornero.

La notizia è il possibile ritorno di Bonanni in Parlamento. “Se accadrà” prosegue l’articolo del Fatto, “vestirà i panni di Forza Italia, e pure questa è una novità. Resterà come sempre al centro del centro della politica, come ci ha abituato negli anni e se potrà, Berlusconi permettendo, porterà al centrodestra quel refolo di aria nuova, quel pizzico di sapienza in più e anche di competenza che non guasta”. Infatti Bonanni è anche docente di Diritto del lavoro all’Università Mercatorum.

 

Quindi… A VOLTE RITORNANO…

By Eles

L’ospite del pubblico che da Santoro gettava fango sulla Raggi? Sgamato dalla rete! Fake News e figura di merda madornale

Santoro

 

 

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L’ospite del pubblico che da Santoro gettava fango sulla Raggi? Sgamato dalla rete! Fake News e figura di merda madornale

Sonny Sampson Olumati, era tra il pubblico di Santoro, si lamentava della Raggi, e del M5S.

Poi si scopre che lavora per Rai e Mediaset e che ha l’abitudine di fare selfie con quelli del Pd…

Che figura di merda…

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Il triste suicidio di una grande nazione

 

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Il triste suicidio di una grande nazione

Un sistema economico in cui prevale l’offerta di impieghi sulla domanda di lavoratori va immediatamente corretto, incoraggiando la nascita di nuove imprese che possano soddisfare l’offerta.

Più imprese nascono, più i lavoratori hanno forza contrattuale individuale perché possono proporre i loro talenti al migliore offerente. I lavoratori che non hanno talenti di alto valore sono costretti a studiare e specializzarsi per migliorare le personali capacità professionali e renderle più pregiate, incremento di valore che si traduce in paghe più elevate perché la professionalità più è alta, più è ambita dalle imprese. Ecco cosa rende una nazione più ricca e più giusta. Ora facciamo mente locale sulla cultura che ha ingessato questo paese da metà anni ‘70 in avanti. Abbiamo creato un clima favorevole alla nascita di nuove aziende? Abbiamo stimolato la competizione economica e individuale incoraggiando l’ambizione al miglioramento e all’arricchimento, frutto dell’eccellenza e non della furberia? Abbiamo responsabilizzato le generazioni di giovani che si sono succedute, garantendogli l’accesso all’istruzione ma costringendole a sudarsi il pezzo di carta?

Abbiamo fatto l’esatto contrario, e nel giro di trenta/quarant’anni l’Italia si è spenta da tutti i punti di vista, morale, economico, imprenditoriale e umano. Abbiamo dato la caccia al titolare della “fabbrichetta” accusato di essere evasore fiscale e sfruttatore degli operai e le fabbrichette hanno chiuso. Abbiamo trasformato scuole e università in diplomifici perché si è stabilito che concludere il ciclo di studi è un “diritto civile”.

Abbiamo tacciato di spietato darwinismo sociale concetti come ambizione e desiderio di emergere, e ci ritroviamo a discutere leggi e provvedimenti che ristabiliscano la meritocrazia a norma di legge. Un professionista che guadagna molti soldi perché i suoi clienti gli pagano i suoi servizi non deve dare troppo nell’occhio, mentre un burocrate di stato che guadagna più di Obama è intoccabile.

Un sindacalista che ha lavorato in azienda metà di un lavoratore comune, grazie ai “distacchi sindacali” pagati fior di quattrini, può andare in pensione prima e con una rendita mensile incomparabilmente più alta. E nessuno protesta. Ma questa deriva, non ce l’hanno imposta con le truppe di occupazione, l’abbiamo assorbita, ci abbiamo sguazzato e ora che il fiume è quasi in secca e i pesci boccheggiano, invochiamo ancora più Stato che ci garantisca ossigeno per vivere.

(Mauro Gargaglione)

fonte: http://zapping2017.myblog.it/2018/01/20/incubo-peste-suina-cresce-lallarme-in-europa/

Berlusconi: “La nostra sarà una vera rivoluzione liberale: Flat Tax per tutti al 23%”! Bello vero? Dico a te, coglione, che guadagni meno di € 15.000. Tu paghi già il 23%…! Chi guadagna € 200.000 paga il 43%! Hai capito, coglione, le tasse non le toglie a te, ma ai ricchi!

Flat Tax

 

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Berlusconi: “La nostra sarà una vera rivoluzione liberale: Flat Tax per tutti al 23%”! Bello vero? Dico a te, coglione, che guadagni meno di € 15.000. Tu paghi già il 23%…! Chi guadagna € 200.000 paga il 43%! Hai capito, coglione, le tasse non le toglie a te, ma ai ricchi!

 

Ci scusiamo per epiteto coglioni che ovviamente è rivolto (a giusta ragione) per chi crede e intende votare Berlusconi. Con questi ultimi ci dovremmo scusare anche per il termine “epiteto”, ma non abbiamo intenzione di farlo…

Sulla Flat Tax del Berlusca ci sarebbe tanto da dire… Ma vogliamo essere sintetici. Un unico semplice esempio per capire quanto ti stanno prendendo per i fondelli…

Reddito 1.000.000 di € anno.

Oggi con l’aliquota al 43% pago 430.000 € (grossomodo, qualcosa in meno per gli scaglioni)

Domani – con flat tax di Berlusconi al 23% – pagherò 230.000 € di tasse.

Reddito di 15.000 € anno.

Oggi con l’aliquota al 23% pago 3.450 €

Domani – con flat tax di Berlusconi al 23% – pagherò 3.450 € di tasse

Chi è che ci guadagna? Direi che l’ha studiata molto bene…

By Eles