Un Papa di sinistra e una sinistra che non c’è !!

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Un Papa di sinistra e una sinistra che non c’è

La forza di Papa Francesco, sia per i credenti che i non credenti, è quella di parlare dei problemi reali mettendo in discussione princìpi ritenuti saldi del neo-liberismo. Riuscirà a farlo anche una nuova sinistra, troppo conforme alla cultura dominante?

Per un cattolico, specialmente se praticante, un Papa è un Papa. Occorre rispettarlo, amarlo e sostenerlo, a prescindere dalle posizioni che di volta in volta egli assume sui più disparati argomenti.

La questione si fa invece più interessante, sul piano culturale, se un Pontefice come quello attuale, Francesco I, è in grado oggettivamente di parlare ad un mondo più ampio, fatto da cattolici “non praticanti”, uomini e donne agnostiche fino ad arrivare a coloro che si definiscono apertamente atei.

Se poi, in un’epoca ufficialmente dichiarata “post-ideologica” ma in realtà dominata da un pensiero unico che ha permeato menti e coscienze, per convenzione detto neo-liberismo, questo Papa trova la forza di urlare al mondo tutte le contraddizioni dell’attuale modello, le sue storture inaccettabili, con una chiarezza e semplicità di linguaggio che non lascia spazio a fraintendimenti, allora lo scenario appare realmente rivoluzionario e meritevole di essere raccolto come sfida per costruire, finalmente, un mondo più giusto.

E già, quello che rende forte il messaggio di Bergoglio è proprio quello di non accettare passivamente le regole che la società si è data negli ultimi decenni, di non recitare la solita parte di colui il quale da un lato si augura qualche progresso ma, dall’altro, non è pronto a mettere pesantemente in discussione le convinzioni comuni.

Perché, infatti, dovrebbe piacerci un mondo in cui l’unico obiettivo da raggiungere in modo fideistico è la crescita del PIL, ovvero della ricchezza prodotta dalla nazione, senza allo stesso tempo uno sforzo politico finalizzato a re-distribuire più equamente quest’ultima, evitando ad esempio, come oggi accade in Italia, che il 10% della popolazione disponga della metà della ricchezza complessiva?

E perché, ancora, dovrebbe piacerci una società che chiede, a coloro che lavorano, di pagare contributi pensionistici lavorando quasi fino a 70 anni, per 40 anni continuativi, garantendogli in cambio una pensione di poco al di sopra della soglia di povertà e, beffardamente, per pochi anni rimanenti?

Ad ora, infatti, la vita media di un italiano è di 80 anni per i maschi e 85 per le donne.

Quest’ultima situazione andrebbe poi ulteriormente esplicitata nei suoi risvolti più tristi e quasi mai citati: le ultime statistiche in ambito medico affermano che nel nostro paese, se è vero che l’attesa di vita media è quella detta sopra (dunque superiore a quella di 10 o 20 anni fa), è anche vero che si è drasticamente abbassata l’età in cui si inizia a curarsi per gravi danni alla salute: si è passati, in 10 anni, dall’ammalarsi seriamente ad un’età media di 69 anni per i maschi e 71 per le donne agli attuali 62 e 61 rispettivamente. In altri termini, anche se si vive di più, la vita “sana” si è pericolosamente ridotta!

E come dovremmo commentare il fatto che facendo lavorare sempre di più (per più anni ma anche ad un ritmo ormai sostenutissimo) gli “anziani” l’effetto, banalmente prevedibile, è quello di rendere sempre più difficile l’ingresso nel mercato del lavoro per i giovani, a cui l’unica offerta che si riserva, oltre alla disoccupazione, è quella di una precarietà istituzionalizzata con le riforme più recenti e di salari al limite della soglia di sfruttamento?

Altro esempio: si parla da anni dei famosi diritti da assegnare alle coppie non unite in matrimonio, sia di sesso diverso che dello stesso sesso.

È un dato di fatto, tuttavia, che nessun concreto passo avanti sia stato ancora fatto sul fronte delle cosiddette “unioni civili”, modello di civiltà apprezzabile anche da coloro che, invece, rifiutano l’idea di matrimoni gay e conseguente apertura alle adozioni da parte di costoro.

L’elenco di storture che caratterizzano la nostra società e su cui Papa Francesco ha avuto oggettivamente la forza di esprimersi con nettezza è ancora lungo. Corruzione, pedofilia, sfruttamento dell’immigrazione; un filo rosso le lega tutte ed è quello del rifiuto di un modello culturale basato integralmente sul potere del denaro e la contestuale mano libera lasciata al mercato, i cui effetti più perversi sono sempre stati giustificati e assorbiti passivamente.

Da questo punto di vista, la spinta del Pontefice appare come un potente acceleratore verso una proposta di un differente modello di vita civile, in cui la persona torni al centro e l’obiettivo comune sia finalmente quello di accrescere il senso di felicità collettiva.

Più diritti per tutti, più lavoro per tutti e meno per ciascuno, dunque, con conseguente maggior tempo libero per ognuno di noi in modo da segnare realmente un progresso effettivo della civiltà, che non può ridursi ad efficienza e produttività raggiunte con dosi massicce di “super-lavoro” (quante volte abbiamo sentito che lo stress è la malattia più diffusa) ma anche aprirsi a cultura, interessi personali, pratica di sport e partecipazione civile e politica.

Insomma, la strada per la ricerca di una società migliore e maggiormente in grado di accontentarci è qui davanti a noi; attende solo di essere raccolta.

Appare a tal proposito molto strano che idee del genere vengano portate avanti non da un autorevole esponente della sinistra politica, bensì proprio da un “principe” della chiesa, che in effetti prima di lui non aveva fatto sentire molto la sua voce fuori dal coro.

Ad essere onesti, qualcuno che in questi anni ha provato ad opporsi e a portare idee nuove (ovviamente liquidate come vecchie dai custodi del turbo-capitalismo) all’interno del dibattito politico e culturale c’è stato: si chiama Maurizio Landini.

Ha un carattere un po’ burbero e forse, in taluni casi, rischia di apparire come poco elegante, ma nella sostanza dice cose che segnano una discontinuità col modello fin qui portato avanti.

Vede il mondo da sinistra ed è un bene che esista ancora qualcuno come lui in grado di far capire la differenza tra questa e la destra, che sono tutt’altro che morte come si vorrebbe far credere.

L’augurio è che altre personalità del mondo progressista lo seguano, senza isolarlo o addirittura irridendolo. Oltre il Partito Democratico, cioè, esiste ormai un mondo privo di rappresentanza che attende solo di tornare a sperare, convinto più che mai che il cammino del progresso sociale sia ancora lungo e passi inevitabilmente attraverso proposte in grado di cambiare il volto del capitalismo attuale, troppo feroce e insensibile per risultare all’altezza di essere difeso in tutte le sue componenti.

 

Un Papa di sinistra e una sinistra che non c’è !!ultima modifica: 2015-03-21T19:45:06+01:00da eles-1966
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